Lamberto Paggi
Avviato da poco l'anno scolastico, a Roma come in altre zone del Paese, è in atto la campagna per organizzare viaggi scolastici di visita ai lager nazisti e, allo scopo, viene proiettato il documentario «Dov'è Auschwitz?», girato durante il tour che studenti romani, guidati dal sindaco Veltroni, seguirono proprio in questi giorni un anno fa.
C'è da augurarsi che almeno il giro d'istruzione di quest'anno, arrivando sino alla parte orientale della Polonia, sappia sostare in meditazione anche in qualcuno dei tanti gulag sparsi nell'area o poco oltre, a doveroso ricordo di altre vaste carneficine.
In preparazione di ciò, vorrei invitare gli studenti a leggere documenti come l'esemplare rapporto inviato da Mosca dal giornalista Gianpaolo Visetti, pubblicato nelle pagine di cultura da «Domenica di Repubblica» di qualche mese fa, in cui con Alexander Solgenitsyn e Robert Conquest si fa il punto circa «la storia dei gulag» ricostruita esclusivamente dai rapporti, finora segreti, degli aguzzini contenenti gli elenchi ufficiali dei civili eliminati per «ordini dall'alto» dallo stalinismo nel suo periodo iniziale, dal 1920 al 1953 (i primi 20 milioni di condannati a morte ufficiali).
Mentre la raccolta dei documenti prosegue, la commissione ha stimato che i Paesi sotto l'Unione Sovietica abbiano pagato i settant'anni di dittatura con almeno 60 milioni di morti di questo tipo (condannati dall'alto) a prescindere da quelli eliminati d'urgenza e senza registrazioni di sorta durante rivolte, invasioni militari, eccetera, che fanno lievitare il totale verso i cento milioni. Pur condividendo senza remore la condanna della dittatura nazista e del «decennio nero» in cui essa attuò l'eccidio diabolico e folle, principalmente contro il popolo ebraico, penso sarebbe ormai da farisei celebrarne la memoria senza affiancarla a quella del comunismo perpetrata soprattutto in tempo di pace.
Non penso si possa scordare che la dittatura del proletariato si realizzò e si realizza tuttora, ovunque vada al potere, seguendo una prassi che le è fisiologica e immutabile; prima con la eliminazione delle classi sociali incompatibili: professionisti, intellettuali, commercianti, contadini, operai specializzati, sacerdoti, credenti e così via, quindi con la trasformazione coatta della popolazione rimanente da cittadini liberi a sudditi proni alla volontà dei quattro riusciti ad andare al potere.
Mentre per mezzo secolo, obbligati dai rapporti di forza con l'Urss imperante, fummo costretti a condannare soltanto i crimini nazisti e a circoscrivere ad essi la celebrazione della «memoria», ora che anche dagli archivi ufficiali emergono quelli dello stalinismo, non dobbiamo più tollerare che essi vengano lasciati scivolare silenziosamente nell'oblio. Per la dignità di ogni essere umano occorre che la «memoria» dei due maggiori olocausti del secolo passato venga celebrata ponendoli nelle corrette reciproche proporzioni, analizzando le ideologie che li generarono ed illuminandone la natura in modo da estirparle il più possibile dal profondo della coscienza umana.
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La risposta dell'Unità (anticipata) del 13,12,2003:
Che senso ha andare in casa dei fratelli Cervi (Agostino, Gelindo, Aldo, Antenore, Ettore, Ovidio, Ferdinando, fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1923) a esigere un atto di contrizione sui gulag, un atroce delitto sovietico, quando la vita italiana è stata segnata casa per casa, villaggio per villaggio, famiglia per famiglia, da un atroce delitto italiano, detto fascismo?
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Forse pochi sanno che i Campi di concentramento e di sterminio sono nati nel nostro ultimo secolo.... Sono stati UNA INVENZIONE COMUNISTA che presto si è estesa ad altre didatture..... prima ancora dei lager nazisti, erano già nati i Gulag sovietici....
I Campi di concentramento sono luohi di prigionia creati per deportare civili e militari, generalmente per motivi bellici o politici. Si differenzia dal carcere per tre ragioni:
1) uomini, donne e bambini sono imprigionati senza un regolare processo;
2) il periodo di confinamento è indeterminato;
3) le autorità che gestiscono il campo di concentramento esercitano un potere arbitrario e illimitato. Sebbene ne esistano svariate tipologie, di solito si tratta di agglomerati di baracche o di capannoni, circondati da torrette e delimitati da reti di filo spinato.
I campi di concentramento vengono chiamati anche campi di lavoro o centri di rieducazione. In diversi momenti della storia del XX secolo i campi di concentramento divennero veri e propri campi di sterminio, per l’eliminazione fisica di gruppi etnici o religiosi (come ebrei e zingari da parte della Germania nazista) o di oppositori politici.
I gulag sovietici
Nei mesi successivi alla Rivoluzione d'ottobre i bolscevichi istituirono “campi di rieducazione e lavoro” per coloro che erano sospettati di essere controrivoluzionari.
Già dalla fine della prima Guerra Mondiale e poi negli anni Venti gli oppositori furono internati, insieme ai criminali, nei campi di concentramento situati nelle isole del Mar Bianco. Negli anni Trenta e Quaranta si sviluppò un sistema di campi di lavoro dislocati in tutto il paese, dove giunsero milioni di prigionieri, in varie ondate successive e attraverso deportazioni di massa. La repressione staliniana colpì indifferentemente classi sociali, minoranze etniche e ogni tipo di opposizione politica: kulaki, intellettuali, anarchici, militari russi rientrati dalla prigionia in Germania, portatori di handicap, malati mentali, ecc. Amministrato negli anni Venti da differenti organismi, il sistema concentrazionario sovietico passò negli anni Trenta sotto il diretto controllo della polizia segreta, meglio conosciuto come il KGB.
Dopo la morte di Stalin (1953) molti internati vennero rilasciati grazie a un'amnistia, ma i campi di concentramento continuarono a essere utilizzati, anche se su scala minore. Si calcola che complessivamente nell'Unione Sovietica furono internate 15 milioni di persone, costrette a lavorare in condizioni durissime nelle miniere o nei pozzi petroliferi della fredda Siberia, cioè in attività di importanza primaria per l'economia sovietica. Una grandissima parte di questi prigionieri non sopravvisse, e purtroppo non esistono elenchi.
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