04-10-2005
a cura di Cortese Benedetta

Se Dio è bandito dalla vita pubblica. Forte richiamo di Benedetto XVI alla signoria di Dio.

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Nell’Omelia della Messa di apertura del Sinodo dei Vescovi sull’Eucarestia (se ne può vedere il testo integrale nella sezione documenti del nostro Sito), il papa Benedetto XVI è tornato a parlare della dimensione pubblica della fede cristiana, della tolleranza e del destino dell’Europa e dell’Occidente.

“Noi uomini – egli ha detto -, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Laddove però l’uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l’arbitrio del potere e degli interessi. Certo, si può cacciare il Figlio fuori della vigna e ucciderlo, per gustare egoisticamente da soli i frutti della terra. Ma allora la vigna ben presto si trasforma in un terreno incolto calpestato dai cinghiali, come ci dice il Salmo responsoriale (cfr Sal 79,14).

La presenza pubblica di Dio, autore della creazione e signore della vigna, è l’unica garanzia di autentica libertà nella verità. Viceversa gli uomini ritengono di avere loro stessi in mano la chiave della convivenza sociale e dei diritti umani, quindi della giustizia e della pace. Ma assolutizzando se stessi e trasformandosi indebitamente in signori della vigna, rendono la giustizia manipolabile, non mettono al riparo nulla dal proprio egoismo, tutto diventa alla loro portata, tutto può essere e non essere. Su queste basi non può esserci vera convivenza sociale.

Il papa ha poi continuato così: “Ma la minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l’Europa e l’Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!".

Il cristianesimo non coincide con l’Europa e l’Occidente, però l’Europa e l’Occidente non riescono ad essere se stessi senza il cristianesimo. Senza Dio Europa ed Occidente possono perdere la luce della loro identità e della loro missione. Ma questo vale anche e soprattutto per la Chiesa. Essa può essere luce se non perde la luce di Dio. La Chiesa svolge anche la sua missione di illuminare la società europea e occidentale solo se si mantiene fedele alla propria missione religiosa. Non ha bisogno di fare altro.

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