Sinodo sull’eucaristia, penultimo atto. Le proposizioni finali
Su queste Benedetto XVI prenderà le sue decisioni. Ma le linee maestre le ha già rese visibili al mondo. Il modello sono le messe da lui celebrate

di Sandro Magister





ROMA, 25 ottobre 2005 – La messa celebrata da Benedetto XVI in piazza San Pietro domenica 23 ottobre ha chiuso il sinodo sull’eucaristia in modo esemplare.

Esemplare perché ha offerto a tutti un modello di liturgia che è anche regola della fede, secondo l’antico motto patristico: “Lex orandi, lex credendi”.

Benedetto XVI ha cantato la messa in latino, nella sua qualità di vescovo di Roma.

In latino è stato cantato il Vangelo. Ma lo è stato anche in greco, subito dopo, da parte di un diacono di rito orientale: a rappresentare l’unità delle Chiese d’Occidente e d’Oriente, pur nella diversità delle lingue, dei riti e dei canti.

In lingue moderne sono state proclamate le due prime letture. E in più lingue è stata tenuta dal papa l’omelia.

I canti sono stati tutti eseguiti nel solco della grande tradizione della Chiesa romana: dal gregoriano alla polifonia antica e moderna. Le voci alte erano quelle dei “pueri cantores” della Cappella Sistina e del coro del Duomo di Ratisbona. Unico strumento musicale, l’organo.

In questa messa – nella sua “ars celebrandi” – è quindi già possibile leggere quelle che saranno le linee maestre dell’esortazione che Benedetto XVI scriverà a coronamento del sinodo sull’eucaristia, avvalendosi delle proposizioni finali a lui consegnate dal sinodo stesso.

(qui il resto del testo:
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