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  1. #1
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    Arrow Nuove Beatificazioni

    Beatificazione dei Servi di Dio
    Josep Tàpies e sei compagni (+ 1936)
    María de los Ángeles Ginard Martí (1894-1936)




    Sabato 29 ottobre 2005, alle ore 17, il Signor Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiederà la celebrazione dell'Eucaristia della XXXI Domenica del tempo "per annum" all'Altare della Confessione della Basilica Vaticana e, per incarico di Sua Santità il Papa Benedetto XVI, darà lettura della Lettera Apostolica con la quale il Sommo Pontefice iscrive nell'Albo dei Beati i Servi di Dio:
    - JOSEP TÀPIES e SEI COMPAGNI, presbiteri e martiri;
    - MARÍA DE LOS ÁNGELES GINARD MARTÍ, vergine e martire, della Congregazione delle Suore Zelatrici del Culto Eucaristico.
    I Servi di Dio, che oggi la Chiesa proclama Beati, sostenuti dal Pane della Vita e rinvigoriti dalla forza della Parola di Dio, hanno affrontato il buon combattimento della fede ed ora partecipano alla gloria di Cristo, Re, Maestro e Pastore.


    * * *

    Alla celebrazione sono invitati a partecipare in particolare i fedeli provenienti dalle Diocesi interessate.
    Gli Ecclesiastici che desiderano prendere parte alla Celebrazione Liturgica sono pregati di trovarsi, indossando l'abito corale loro proprio, alle ore 16.30 nella Basilica Vaticana per occupare il posto che verrà loro indicato.
    Città del Vaticano, 22 ottobre 2005.

    PIERO MARINI
    Arcivescovo Titolare di Martirano
    Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie



    (©L'Osservatore Romano - 26 Ottobre 2005)
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  2. #2
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    Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice

    Beatificazione dei servi di Dio
    Charles de Foucauld (1858-1916)
    Maria Pia Mastena (1881-1951)
    Maria Crocifissa Curcio (1877-1957)




    Il 13 novembre 2005, XXXIII Domenica del tempo "per annum", alle ore 9.30, il Signor Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiederà la celebrazione dell'Eucaristia all'Altare della Confessione della Basilica Vaticana e, per incarico di Sua Santità il Papa Benedetto XVI, darà lettura della Lettera Apostolica con la quale il Sommo Pontefice iscrive nell'Albo dei beati i servi di Dio:


    CHARLES DE FOUCAULD, presbitero;


    MARIA PIA MASTENA, vergine, fondatrice delle Suore del Santo Volto;


    MARIA CROCIFISSA CURCIO, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane Missionarie di santa Teresa del Bambino Gesù.


    I servi di Dio, che oggi la Chiesa proclama beati, ripropongono ad ogni cristiano l'invito a camminare sulle vie del Signore, come figli della luce, nell'impegno ad annunciare il Vangelo del Regno.



    * * *

    Al termine della celebrazione il Santo Padre Benedetto XVI giungerà in Basilica e salirà all'Altare della Confessione. Quindi venererà le Reliquie dei nuovi beati, rivolgerà un saluto ai presenti e impartirà la Benedizione Apostolica.


    * * *

    Alla celebrazione sono invitati a partecipare in particolare i fedeli provenienti dalle Diocesi interessate.
    Gli Ecclesiastici che desiderano prendere parte alla celebrazione liturgica sono pregati di trovarsi, indossando l'abito corale loro proprio, alle ore 9 nella Basilica Vaticana per occupare il posto che verrà loro indicato.

    Città del Vaticano, 4 novembre 2005.

    PIERO MARINI
    Arcivescovo titolare di Martirano
    Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie



    (©L'Osservatore Romano - 10 Novembre 2005)



    C. De Foucauld


    ............


    Sr.Maria Pia Mastena:



    .....................

    Sr.Maria Crocifisso Curcio:



    ....................
    Fraternamente Caterina
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  3. #3
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    Maria Crocifissa Curcio, al secolo Rosa, nasce a Ispica (Rg) il 30 gennaio 1877, da famiglia agiata e viene battezzata con il nome di Rosa. Dopo la sesta elementare, nonostante sia ben riuscita negli studi, il padre le impone di dedicarsi ai lavori femminili sotto la guida materna.
    Avida di conoscenze, trova conforto tra i libri della ben nutrita biblioteca familiare, nella quale s’imbatte casualmente nella Vita di Santa Teresa di Gesù. Così conosce e ama la vista spirituale e il Carmelo, aprendola allo “studio delle cose celesti”.
    Il padre e la maggioranza dei parenti la ostacolano costantemente nella frequenza ai sacramenti e in ogni altro impegno di vita cristiana. Nel 1890, all’età di tredici anni, ottiene il permesso di iscriversi al Terz’ordine Carmelitano, recentemente rifondato in paese da un sacerdote diocesano, e attraverso la conoscenza della spiritualità carmelitana comprende meglio i progetti di Dio su di lei. Assume qui il nome di sr M. Crocifissa. Da Maria, la “tenera madre del Carmelo”, comprende di avere “la missione di far rifiorire il Carmelo nel suo paese e in molti altri” e di doverla realizzare “riunendosi con altre compagne” (Ricordi) .
    A quest’epoca risale la sua prima esperienza mistica: «Mentre ero intenta ad un'occupazione mi sembrò di vedere il Cuore di Gesù, e chiamandomi col mio nome di Rosa del mio cuore, mi scoprì il suo Divin Cuore e lessi questa espressione scritta a caratteri d'oro» (Ricordi) .

    Dopo la morte del padre, trascorre un breve periodo di esperienza presso le suore Domenicane residenti in paese, con la benedizione e la guida di mons. Giovanni Blandini, vescovo di Noto, raccoglie attorno a sé alcune giovani Terziarie Carmelitane, con le quali conduce vita comune nella casa paterna, dedicandosi alla preghiera, alla penitenza, all’accoglienza di ragazze alle quali insegna il ricamo e bambini che istruisce nella dottrina cristiana.
    Costretta a trasferirsi a Modica nel 1912, con le compagne assume la gestione del “conservatorio ‘Carmela Polara’ ”, per accogliere orfane ed educande. Mentre segue l’iter per il riconoscimento diocesano, il vescovo Blandini muore e il suo successore, mons. Giuseppe Vizzini, cerca di convincere sr M. Crocifissa a entrare in una congregazione diocesana di spiritualità domenicana. Il rifiuto di “cambiare vocazione” provoca la reazione del prelato e la conseguente impossibilità di ricevere il riconoscimento ecclesiastico.

    Trascorrono lunghi anni di sofferenza silenziosa in un ambiente ecclesiale che si fa gradualmente sempre più difficile per sr M. Crocifissa e le sue compagne. Ella chiede aiuto molte volte a religiosi e vescovi carmelitani per via epistolare, ma tutto sembra inutile.

    Nel giugno del 1924 una delle sue lettere viene consegnata a un religioso carmelitano olandese residente a Roma: padre Lorenzo van den Eerenbeemt, delegato per le missioni della sua provincia e professore di sacra Scrittura al collegio internazionale “S. Alberto”. Egli sta cercando una congregazione di Carmelitane disposte a prestare collaborazione ai Carmelitani operanti nell’isola indonesiana di Giava e, perciò, si mette subito in contatto con sr M. Crocifissa.
    Dopo un tentativo fallito di fondazione a Napoli, questa giunge a Roma il 17 maggio 1925 per la canonizzazione di s. Teresa di Gesù bambino e il giorno seguente, accompagnata da lui, che ormai ne condivide in pieno l’ideale missionario, visita S. Marinella, sulla costa laziale a nord di Roma, e vi scopre il luogo dove poter finalmente realizzare i disegni di Dio.

    Il 3 luglio 1925 vi si stabilisce definitivamente con alcune compagne e il 16 seguente riceve il tanto desiderato sigillo dell’appartenenza al Carmelo con l’affiliazione all’Ordine Carmelitano.

    Nel 1930, anche se sofferenze e croci continuano a colpire, il suo piccolo nucleo di religiose ottiene il riconoscimento della Chiesa con l’approvazione dall’Ordinario della Diocesi di Porto S. Rufina. Nel frattempo, padre Lorenzo ha dovuto farsi incardinare nella diocesi e viene incaricato della cura pastorale della zona “Pirgus” di Santa Marinella, che poi sarà una parrocchia affidata ai Frati Carmelitani.

    Gradualmente, il piccolo istituto cresce in Italia e all’ estero. Nel dicembre 1947, poco dopo la fine della guerra, madre M. Crocifissa realizza il sogno di una missione in terre lontane e invia le prime figlie in Brasile: «Va’, figlia dei miei sogni giovanili, io sono vecchia e non posso andare: mando te per me e non dimenticare i poveri».

    ”Portare anime a Dio” è l’unico obiettivo che anima le sue molteplici iniziative e attività spirituali e di conduzione della congregazione. Scrive nel diario spirituale: «Padre mio, Gesù ha bisogno di queste anime restauratrici della povera umanità, me lo ripete sempre con diverse e mille espressioni sempre nuove, il Cuore di Gesù Eucaristico. È una delle importanti Missioni che ci ha affidato in questa novella Istituzione. Ecco perché ci ha portato in questo paese che vive nell'indifferenza, non sente nessun bisogno di Dio, non pensa che ha un'anima da salvare» (3/12/1925). Il corrispettivo si trova nelle lettere che scrive a una figlia: « Nel Cuore SS. di Gesù abbandoniamoci e viviamo in questo Oceano di fuoco d’amore, per avere la luce, la forza nelle nostre azioni, per comunicare tale luce d’amore alle anime a noi affidate, con la carità, con la dolcezza e umiltà della Sorgente Eucaristica. Beata l’anima che vive con questo intimo segreto dei Santi, sforziamoci di raggiungere anche noi questo grado d’Amore che è il segreto della perfezione religiosa che abbiamo giurato di raggiungere, farci sante! Nella vita attiva è di sostegno l’intimità con Dio e si deve acquistare a qualunque sforzo perché è essenziale per i disegni divini su ciascuna di noi, far del bene alle anime è la nostra Missione , ma questa attività dovrà finire in noi la perfezione, l’Amore verso Colui che ci ama infinitamente» (14/6/1939) .

    Il 4 luglio 1957 in S. Marinella si ricongiunge per sempre al Cristo suo Sposo, lasciando nel cuore di tutti un vivo ricordo della sua santità.
    Il suo corpo riposa nella Casa madre della congregazione dal 16 giugno 1991 e lo si può venerare nella cappella a lei dedicata in via del Carmelo, 3 a Santa Marinella, Roma.
    Il 12 febbraio 1989 il vescovo della diocesi Portuense, mons. Diego Bona ha avviato il processo per la sua Beatificazione che si è concluso presso la Congregazione per le Cause dei Santi il 19 ottobre 2004.
    E' stata beatificata in San Pietro il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI.


    Autore: Suor M. Nerina de Simone
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  4. #4
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    Charles De Foucald, detto fratel Carlo di Gesù (1858 - 1916), fu ucciso durante una razzia nel Sahara, a Tamanrasset. Aveva scelto di vivere con gli ultimi, nel deserto. E' stato beatificato in San Pietro il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI.



    Tenente dell'esercito francese di stanza in Algeria, nel 1885 viene esonerato dal servizio per maldisciplina aggravata da sregolatezza di vita.
    Affascinato dall'Africa settentrionale, dalla rudezza dei suoi abitanti e dall'ambiente quasi soprannaturale, dedica una parte della sua vita a carpirne le tradizioni e i costumi e, da esploratore delle cose del mondo, diventa uomo alla ricerca di Dio. "Per dodici anni, ho vissuto senza alcuna fede: nulla mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite religioni tanto diverse mi appariva come la condanna di ogni fede [...]. Per dodici anni rimasi senza nulla negare e nulla credere, disperando ormai della verità, e non credendo più nemmeno in Dio, sembrandomi ogni prova oltremodo poco evidente".
    De Foncauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858. Nel 1876 entra nella scuola militare di Saint-Cyr; dopo essere stato esonerato dal servizio, in occasione della rivolta di Orano, chiede di poter essere reintegrato e, terminata la campagna militare, si dimette dall'esercito, dedicandosi a ricerche geografiche e di esplorazione.

    Nel 1886 ritorna in Francia e fissa la sua dimora a Parigi. Con determinazione e insistenza ricerca la fede in Dio anche cercandolo nelle sue opere. "Nello stesso attimo in cui cominciai a credere che c'era un Dio, compresi che non potevo fare altro che vivere per Lui; la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede".

    Si sente ormai portato a servire Dio e completa cosi la sua conversione riscoprendo una fede semplice, incentrata in Gesù sacramento eterno della Chiesa. Decide di rimanere fedele a Dio e ai suoi comandamenti. Sceglie una ricerca basata sulla preghiera e sull'umiltà.


    Per consiglio del suo direttore spirituale, padre Huvelin, nel 1888 visita i luoghi santi della Palestina e Gerusalemme.
    Nel gennaio del 1889 bussa alla trappa di Nostra Signora delle Nevi nella diocesi di Viviers. Diventa monaco trappista e assume il nome di Alberico Maria. Nel 1901 è ordinato sacerdote. E il 28 ottobre dello stesso anno quando fissa la sua residenza a Bénis-Abbès, territorio ai confini algero-marocchini. Nel 1905 nel territorio di Tamanrasset costruisce un piccolo romitorio e successivamente nel 1910 un eremo nell'Aschrem, cima centrale dell'Haggar.

    Dall'arrivo a Bénis-Abbès, inizia la nuova vita religiosa di fratel Charles de Foucauld. Le sue meditazioni e i suoi ritiri diventeranno silenzi e scritti per dar modo alle popolazioni del Sahara di conoscere direttamente le verità cristiane: "L'évangile présenté aux pauvres du Sahara" (1903), "Règlement des Petits Frères du Sacré Coeur de Jésus" (1902).
    Oltre che elevarli spiritualmente, penserà anche alla loro protezione umana contro le incursioni delle bande dei briganti (rezzau), provenienti dai confini algero-marocchini e soprattutto dalla Tripolitania.

    Il suo spirito entra in un rapporto intimo con Dio, in una spiritualità concentrata nell'eucaristia e in Cristo Crocifisso. Perfezionerà gli statuti della fondazione e della congregazione dei Petits Frères de Jésus.
    Nel 1968 saranno approvate dalla Santa Sede diverse congregazioni ispirate da padre de Foucauld: le Petites Soeurs du Sacré Coeur de Jésus, la Fraternité des petites Soeurs de Jésus e i Petits Frères de Jésus. Ci sono anche le Petites Soeurs de l'Evangile, l'Union des Nazaréennes du Père de Foucauld, le Petites Soeurs de Nazareth, i Petits Frères de l'Evangile e i Petits Frères de la Croix.

    Gli scritti spirituali di padre de Foucauld vogliono far scoprire a sé e a tutti il rapporto intimo di fede con Cristo; una fede che non può essere alimentata solo dal soffio del momento, ma deve trovare nelle verità cristiane conosciute e indagate la roccia forte e sicura. "La fede è ciò che ci fa credere dal profondo dell'anima tutti i dogmi della religione, tutte le verità che la religione c'insegna, per conseguenza il contenuto della Sacra Scrittura, e tutti gli insegnamenti del Vangelo: in una parola, tutto ciò che ci vien proposto dalla Chiesa...".
    La vita di padre de Foucauld si conclude tragicamente il 1° dicembre 1916: egli viene assassinato durante un attacco di predoni del deserto.

    I suoi innumerevoli scritti ci riferiscono il suo pensiero e la sua spiritualità, che vorremmo riassumere con queste sue parole: "Qualunque possa essere la mia tristezza, quando mi metto ai piedi dell'altare e dico a Nostro Signore Gesù: "Signore, Tu sei infinitamente felice e nulla ti manca', non posso fare a meno di aggiungere: "Allora, anch'io son felice e niente mi manca. La tua felicità mi basta" [...]. E' la verità, deve essere così, se amiamo Nostro Signore".

    HA DETTO

    "Io mi propongo di custodire in me la volontà di lavorare per trasformarmi in Maria, allo scopo di diventare un'altra Maria vivente ed operante".
    "Dio costruisce sul nulla. E’ con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che. si conquista il cielo e che la fede viene propagata."

    PREGARE CON CHARLES DE FOUCAULD

    PADRE MI ABBANDONO A TE
    Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
    Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature:
    non desidero nient'altro, mio Dio.
    Rimetto l'anima mia nelle tua mani, te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo.
    E per me un'esigenza di amore, il donarmi a Te,
    l'affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre

    SU TUTTA LA TERRA
    Venga il tuo Regno su tutta la terra,
    venga in ogni anima...
    Tutti gli uomini
    siano solleciti al tuo servizio,
    la tua grazia regni
    padrona assoluta in ogni anima;
    che tu solo agisca in ogni anima
    e tutti gli uomini
    non vivano che per mezzo di te
    e per te, perduti in te...
    Senza dubbio è la più grande felicità
    di tutti gli uomini che sia così:
    è ciò che c'è di più desiderabile per il
    prossimo e per me.



    Fonte:
    Giuseppe Gottardo, da 'Santi verso il Giubileo' - Ediz. Messaggero Padova
    Giovani.org



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  5. #5
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    Bovolone, Verona, 7 dicembre 1881 - Roma, 28 giugno 1951



    Ancora un fiore di santità della generosa terra veronese; Teresa Maria Mastena nacque a Bovolone (Verona) il 7 dicembre 1881, prima di cinque figli. Fin da bambina ebbe una grande devozione per l’Eucaristia, per la Passione di Gesù e per il Santo Volto che era raffigurato in un quadretto nella sua stanza.
    A 20 anni, dopo aver sospeso gli studi magistrali, entrò nell’Istituto delle ‘Sorelle della Misericordia’ di Verona e il 24 ottobre 1903 fece la professione religiosa, prendendo il nome di Passitea Maria di Gesù Bambino.
    In ubbidienza ai superiori, riprese gli studi conseguendo il diploma di maestra elementare, ottenendo l’abilitazione all’insegnamento nel 1907. Per la sua qualifica, nell’ottobre 1908 fu trasferita alla nuova fondazione di Miane (Treviso) come superiora della comunità e maestra di scuola elementare, dove rimase fino al 1927, fedele ai suoi compiti di religiosa, molto attiva nell’insegnamento, nelle attività della parrocchia e nelle Associazioni cattoliche.
    Per soddisfare una sua originaria vocazione alla vita di clausura, alla fine dell’anno scolastico del 1927, il vescovo le consentì di farle fare un’esperienza di sette mesi nel monastero cistercense di S. Giacomo di Veglia. Passato il periodo, su consiglio del vescovo di Vittorio Veneto, mons. Beccegato riprese l’insegnamento nella scuola elementare di Miane e di Carpesica, nel contempo cominciò a pensare ad una nuova fondazione.
    Negli anni dal 1930 al 1936 fu insegnante a San Fior (Treviso) dove aprì un asilo ed una mensa gratuita per bambini poveri e un laboratorio; nel contempo cominciò a radunare delle aspiranti per il nuovo Istituto e il 24 ottobre 1932 con il permesso del vescovo di Vittorio Veneto vi furono le prime vestizioni.
    Così a San Fior nacque l’Istituto delle ‘Suore del Santo Volto’ autorizzato l’8 dicembre 1936, giorno della professione perpetua di Teresa Mastena che cambiò ancora il nome in Maria Pia .
    L’approvazione definitiva pontificia, arrivò il 10 dicembre 1947. Lo scopo della Congregazione è quello di un apostolato aderente ai bisogni della società, in parrocchia, nella scuola, tra i malati nelle case di cura, di riposo e a domicilio; aiutando gli aspiranti sacerdoti.
    La spiritualità della Famiglia da lei fondata è di “propagare, riparare, ristabilire l’immagine del dolce Gesù nelle anime”.
    Madre Maria Pia Mastena si spense improvvisamente a Roma il 28 giugno 1951 e sepolta al cimitero del Verano; dal 26 dicembre 1953 le sue spoglie riposano presso la casa-madre dell’Istituto in San Fior (TV).
    Dichiarata venerabile il 5 luglio 2002 da Giovanni Paolo II, è poi stata beatificata il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI.


    Autore: Antonio Borrelli


    (per le tre fonti si ringrazia: www.santiebeati.it )
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  6. #6
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    BEATIFICAZIONE DEI SERVI DI DIO: CHARLES DE FOUCAULD, MARIA PIA MASTENA E MARIA CROCIFISSA CURCIO

    Questa mattina, alle ore 9.30, l’Em.mo Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiede la Celebrazione dell’Eucaristia all’Altare della Confessione della Basilica Vaticana e, per incarico di Sua Santità il Papa Benedetto XVI, dà lettura della Lettera Apostolica con la quale il Santo Padre iscrive nell’Albo dei Beati i Servi di Dio: Charles De Foucauld (1858-1916), presbitero; Maria Pia Mastena (1881-1951), vergine, fondatrice delle Suore del Santo Volto; Maria Crocifissa Curcio (1877-1957), vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambino Gesù.

    Al termine della Celebrazione, il Santo Padre Benedetto XVI giunge in Basilica e sale all’Altare della Confessione. Quindi, dopo aver venerato le Reliquie dei nuovi Beati, rivolge ai presenti un breve saluto.

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    nell’odierna XXXIII domenica del tempo ordinario abbiamo la gioia di venerare tre nuovi Beati: il sacerdote Charles De Foucauld, Maria Pia Mastena, Fondatrice della Congregazione delle Suore del Santo Volto e Maria Crocifissa Curcio, Fondatrice delle Suore Carmelitane di Santa Teresa del Bambino Gesù, tre persone che, in forme diverse, hanno consacrato l’esistenza a Cristo e ripropongono ad ogni cristiano l’ideale sublime della santità. Saluto cordialmente tutti voi, cari amici, venuti da varie parti del mondo per prendere parte a questa solenne manifestazione di fede. Saluto in modo speciale il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e lo ringrazio per aver presieduto la Celebrazione eucaristica, durante la quale ha dato lettura della Lettera Apostolica con cui ho iscritto questi Servi di Dio nell’Albo dei Beati.

    Chers frères et sœurs dans le Christ,

    Rendons grâce pour le témoignage donné par Charles de Foucauld. Par sa vie contemplative et cachée à Nazareth, il a rencontré la vérité de l’humanité de Jésus, nous invitant à contempler le mystère de l’Incarnation; en ce lieu, il a appris beaucoup sur le Seigneur, qu’il voulait suivre avec humilité et pauvreté. Il a découvert que Jésus, venu nous rejoindre dans notre humanité, nous invite à la fraternité universelle, qu’il a vécue plus tard au Sahara, à l’amour dont le Christ nous a donné l’exemple. Comme prêtre, il a mis l’Eucharistie et l’Évangile au centre de son existence, les deux tables de la Parole et du Pain, source de la vie chrétienne et de la mission.

    Un saluto cordiale rivolgo a quanti sono qui convenuti per rendere omaggio alla Beata Maria Pia Mastena. Saluto in modo speciale i pellegrini del suo paese natale, Bovolone, e della cittadina San Fior, dove sono conservati i suoi resti mortali, come i fedeli provenienti da varie Diocesi italiane, dal Brasile e dall’Indonesia. Quanto mai attuale è il carisma della Beata Maria Pia che, conquistata dal Volto di Cristo, ha assimilato i sentimenti di dolce premura del Figlio di Dio verso l’umanità sfigurata dal peccato, ne ha concretizzato i gesti di compassione ed ha poi progettato un Istituto con la finalità di "propagare, riparare, restituire l’immagine del dolce Gesù nelle anime". Questa nuova Beata ottenga per tutti coloro che la venerano con affetto e devozione il dono d’un costante anelito alla santità.

    Saluto ora i pellegrini che da varie regioni d’Italia e del mondo sono venuti per onorare la Beata Maria Crocifissa Curcio. A tutti e a ciascuno il mio cordiale pensiero, specialmente a quanti fanno parte della Famiglia spirituale delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambino Gesù. Al centro della sua vita questa nuova Beata ha posto la presenza di Gesù misericordioso, incontrato e adorato nel Sacramento dell’Eucaristia. Un’autentica passione per le anime ha caratterizzato l’esistenza di Madre Maria Crocifissa che coltivava con slancio la "riparazione spirituale" per ricambiare l’amore di Gesù per noi. La sua esistenza fu un continuo pregare anche quando si recava a servire la gente, specialmente le ragazze povere e bisognose. Continui dal cielo la Beata Maria Crocifissa Curcio a vegliare sulla Congregazione da lei fondata e su tutti i suoi devoti.

    Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono di questi nuovi Beati e sforziamoci di imitarne gli esempi di santità. La loro intercessione ci ottenga di vivere nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Accompagno questi voti con l’assicurazione d’un cordiale ricordo nella preghiera, mentre imparto a voi tutti qui presenti e alle persone a voi care la Benedizione Apostolica.

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  7. #7
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    OMELIA DELL’EM.MO CARD. JOSÉ SARAIVA MARTINS

    1. L'odierna domenica, trentatreesima del tempo ordinario, la penultima dell'anno liturgico, propone alcuni brani della Parola di Dio particolarmente illuminanti anche sulla realtà della santità cristiana, intesa come il migliore impiego dei doni ricevuti dal Signore. Per aver portato a frutto i propri talenti, nella logica divina dell’amore e del dono totale di sé la Chiesa oggi ha iscritto nell’albo dei Beati: Carlo de Foucauld, Maria Pia Mastena e Maria Crocifissa Curcio.

    2. Charles de Foucauld, méditant en présence de l'Enfant-Jésus pendant la période de Noël 1897-1898 sur le passage de l'Évangile de saint Matthieu qui a été proclamé en ce dimanche, retient l'obligation faite à celui qui a reçu des talents de les faire fructifier : "Il nous sera demandé compte de tout ce que nous avons reçu… Et puisque j'ai tant reçu, il me sera beaucoup demandé ! Si j'ai beaucoup plus reçu que la plupart des hommes... la conversion, la vocation religieuse, la Trappe, la vie d'ermite, Nazareth, la communion quotidienne, et tant d'autres grâces, il me sera beaucoup demandé...".

    La béatification de Charles de Foucauld nous en est la confirmation : conduit véritablement par l'Esprit de Dieu, il a su utiliser et faire fructifier les nombreux "talents" qu'il avait reçus et, correspondant heureusement aux inspirations divines, il a suivi un chemin vraiment évangélique sur lequel il a attiré des milliers de disciples.

    Le Saint-Père Benoît XVI rappelait récemment que "nous pouvons résumer notre foi en ces mots : Iesus Caritas, Jésus Amour", qui sont les mots mêmes que Charles de Foucauld avait choisi comme devise qui exprimât sa spiritualité.

    La vie aventureuse et fascinante de Charles de Foucauld offre une preuve convaincante de la vérité de ces paroles du Souverain Pontife. On peut, en effet, découvrir sans peine comme un fil rouge qui, à travers tous les changements et toutes les évolutions, pénètre de part en part l'existence du Frère Charles ; comme l'écrit, en 1889, l'abbé Huvelin au Père Abbé de Solesmes : " il fait de la religion un amour".

    Charles lui- même révélait ainsi, à un ami de lycée resté agnostique, ce qu'il appelait "le secret de ma vie" : "L'imitation est inséparable de l'amour… J'ai perdu mon cœur pour ce Jésus de Nazareth crucifié il y a mille neuf cents ans et je passe ma vie à chercher à l'imiter autant que le peut ma faiblesse".

    Dans la correspondance avec Louis Massignon, on peut analyser la liberté que Charles a acquise dans sa manière d'apprendre à aimer: "L'amour de Dieu, l'amour du prochain... Là est toute la religion... Comment y arriver ? pas en un jour puisque c'est la perfection même : c'est le but auquel nous devons tendre toujours, dont nous devons nous rapprocher sans cesse et que nous n'atteindrons qu'au ciel" .

    En 1882 déjà, nous trouvons la fameuse phrase de Mt 25 qu'il cite si souvent et qui l'accompagne jusqu'à la méditation finale de 1916, quand il met en parallèle présence eucharistique et présence dans les plus petits:

    "Il n'y a pas, je crois, de parole de l'Évangile qui ait fait sur moi une plus profonde impression et transformé davantage ma vie que celle-ci : 'Tout ce que vous faites à un de ces petits, c'est à moi que vous le faites'. Si on songe que ces paroles sont celles de la Vérité incréée, celles de la bouche qui a dit 'ceci est mon corps... ceci est mon sang', avec quelle force on est porté à chercher et à aimer Jésus dans " ces petits ", ces pécheurs, ces Pauvres".

    Charles de Foucauld a eu une influence notable sur la spiritualité du xxe siècle et il reste, en ce début du troisième millénaire, une référence féconde, une invitation à un style de vie radicalement évangélique, et cela au-delà même de ceux qui appartiennent aux différents groupements dont sa famille spirituelle, nombreuse et diversifiée, est formée.

    Accueillir l'Évangile dans toute sa simplicité, évangéliser sans vouloir imposer, témoigner de Jésus dans le respect des autres expériences religieuses, réaffirmer le primat de la charité vécue dans la fraternité, voilà quelques-uns seulement des aspects les plus importants d'un précieux héritage qui nous incite à faire que notre vie consiste, comme celle du bienheureux Charles, à "crier l'Évangile sur les toits… [à] crier que nous sommes à Jésus".

    3. S. Paolo, nella seconda lettura tratta dalla Lettera ai Tessalonicesi, richiama la necessità di vegliare, perché non sappiamo quando il Figlio di Dio verrà a giudicare il nostro operato, in base ai doni ricevuti. La vita del cristiano è davvero una lunga vigilia, un tempo di attesa del Signore. Ma noi, come ricorda l'Apostolo siamo: "tutti figli della luce" (Tes.5, 5) perché mediante il Battesimo siamo inseriti in Cristo, Luce del mondo. Luce ben visibile e illuminante è stata quella che ha fatto brillare la beata Maria Pia Mastena, la quale visse la sua condizione di religiosa, nella continua ricerca di riportare sul volto dei fratelli, lo splendore del Santo Volto, da lei tanto amato. Il volto dell'uomo, specie quando è deturpato dal peccato e dalle miserie di questo mondo, potrà risplendere soltanto quando sarà conforme a quello di Cristo, martoriato sulla Croce e trasfigurato dalla gloria del Padre. Madre Mastena sentì la forte tensione missionaria di: "portare il Volto di Gesù tra gli uomini di tutto il mondo, nei luoghi più poveri e abbandonati". Guardando alla santità della Beata Madre Mastena è legittimo riconoscere in lei una grande artista che ha saputo imprimere in se stessa l'Immagine di Cristo, assumendo, mediante l'esercizio di tante virtù, il "Volto dei volti", il più bel Volto che ci sia tra i figli degli uomini. Essa è riuscita a far trasparire, dai suoi lineamenti personali, il Volto del Signore nelle espressioni della misericordia, della carità, del perdono, del servizio a tempo pieno alle persone più bisognose. Con grandi sacrifici, difficoltà, fede e tenacia, nel 1936 la Mastena fondò la Congregazione delle Religiose del Santo Volto, trasmettendo alle sue consorelle il suo progetto di vita, che in sintesi definiva: "propagare, riparare, ristabilire il Volto di Cristo nei fratelli". Così spiegava, con poche ma intense parole, alle giovani Suore, il carisma delle religiose del Santo Volto: " Quando un fratello è triste e sofferente è nostro compito far ritornare il sorriso sul suo viso...Questa è la nostra missione: far sorridere il volto del dolce Gesù sul volto del fratello! ".

    4. Al servo pigro e arrogante della parabola dei talenti fa da riscontro positivo la figura femminile che ci è presentata dal libro dei Proverbi. In tale contesto si inserisce convenientemente con il suo carisma materno e genio femminile la beata Maria Crocifissa Curcio, donna abile e operosa, attenta a prendersi cura dei bisogni del suo prossimo, fino a farlo diventare "la sua famiglia". Anche Madre Maria Crocifissa ha saputo "procurarsi lana e lino" e lavorarli volentieri "con le proprie mani" per far crescere la famiglia affidatale da Dio. Trovò nello spirito del Carmelo, e molto concretamente nel carisma contemplativo - missionario di Santa Teresa del Bambino Gesù, lo stimolo per fondare la congregazione carmelitana delle Missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino.

    L'amore di Gesù l'ha condotta in un cammino che spesso è stato arduo e amaro, facendole sperimentare cosa significa essere "crocifissa", come Gesù, per amore dei fratelli, sempre presenti nelle sue attenzioni, anche nei momenti di maggiore intimità con Dio. Scriveva nel suo Diario spirituale: " Il solo pensiero di patire per i miei fratelli mi riempiva l'animo di gioia...La mia tenerezza cresce sempre... e di questa tenerezza amo le figliole che la Provvidenza mi ha affidato, amo il mondo intero, amo la natura con tutte le bellezze" ( 4 aprile 1928).

    Madre Maria Crocifissa fu una donna semplice e forte, afferrata dall'amore di Dio, tutta protesa al cielo, ma attenta a curvarsi sulla terra, in particolare sull'umanità sofferente e bisognosa. Essa seppe trarre dalla sua fede profonda e dall'amore appassionato all'Eucaristia ispirazione e nutrimento continuo per la sua ricerca di santità. La beata Madre Curcio ha saputo coniugare, nei fatti ordinari della sua vita quotidiana, la preghiera e l'azione, intesa quest'ultima come recupero degli ultimi, e più precisamente, come accoglienza e formazione della gioventù più abbandonata. Proprio per questa sua normalità e concretezza è un modello a cui ci si può ispirare oggi come oggi, essendo il suo messaggio di grande attualità.

    5. Carissimi fratelli e sorelle,

    Impariamo dai nuovi beati a vivere una fede contagiosa, comunicativa, perché una fede "innocua", che non dice niente a nessuno, che non si traduce in testimonianza, rimane un dono "inutilizzato".

    Sull'esempio di questi testimoni del Cristo Risorto, anche noi non dobbiamo mai smettere di trafficare i talenti che abbiamo ricevuto finché sentiremo ripetere quelle stupende parole che si possono considerare una sorta di formula evangelica di beatificazione: "Bene, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Mt.25,21).

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

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    La beatificazione di Charles de Foucauld

    Amico di Gesù fratello di tutti



    LORENZO CHIARINELLI

    Vescovo di Viterbo

    "Alle soglie del secolo atomico la mano di Dio ha acceso due fari. Si chiamano Teresa di Lisieux e Carlo de Foucauld". L'affermazione è di un teologo, lucido e appassionato: Yves Congar.
    Teresa di Gesù Bambino da Giovanni Paolo II è stata proclamata Dottore della Chiesa: la sua dottrina è l'amore, il suo insegnamento è una vita d'amore.
    Fr. Carlo di Gesù, per decisione di Benedetto XVI, è ora proclamato beato: la sua immagine, dimessa e disarmata, nella cornice solenne della celebrazione in San Pietro, è consegnata a questo nostro tempo come icona della forza della fede, del primato dello spirituale, della carità che crea una fraternità universale.
    E il suo splendore invade il cuore della Chiesa e colpisce di stupore la terra. La Chiesa ne gioisce ed esulta, la terra ne sente il calore.
    Per accoglierne la grazia sarà bello ricordare il carisma che connota la identità più profonda di fr. Carlo: piccolo fratello di Gesù; e rivisitare, come in pellegrinaggio spirituale, alcuni luoghi emblematici della sua straordinaria avventura.


    Carlo piccolo fratello di Gesù


    Di Gesù
    "Per me vivere è Cristo", scrive s. Paolo (Gal 2, 20).
    E fr. Carlo ha inteso riscoprire e rivivere radicalmente questa presenza, e nel "nome" ha espresso il disegno e lo stile della missione. Gesù al centro. Gesù presenza viva. Gesù ragione di vita. Gesù criterio di azione. I discepoli e le discepole devono poter dire: "Noi abbiamo il pensiero di Gesù. Noi vogliamo amare come Gesù; con il cuore stesso di Gesù. Noi vogliamo rivivere concretamente l'avventura di Gesù: appartenere a Lui; essere come Lui; vivere solo per Lui". Ecco Gesù, l'amico, il "beneamato fratello": il 14 agosto 1901 fr. Carlo scriveva: "Non appena cominciai a credere che Dio esisteva, capii subito che io non avrei potuto far altro che vivere per lui". E tra i numerosi suoi "progetti" scriveva (1897): "La tua regola: seguirmi. Fare ciò che farei io. Chiediti in ogni cosa: che cosa avrebbe fatto nostro Signore? E fallo anche tu. Questa è l'unica tua regola, ma è una regola assoluta".
    Fratello
    Fr. Carlo si è chiamato "fratello universale" e tutti conosciamo bene il significato profondo dell'espressione. L'altro è come te. L'altro è il volto di Dio. L'altro è il paradiso (non l'inferno, secondo Sartre). E, allora, l'altro va amato come lo ama Dio. E ciò richiede attenzione, condivisione, donazione totale: "Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Fr. Carlo: fratello universale. Quanti hanno accolto il suo messaggio: fratelli e sorelle di tutti.
    Piccolo
    È una connotazione che qualifica un modo di essere e sembra caratterizzare una intensa stagione ecclesiale. Piccolo dinanzi a Dio: Lui, il Signore dell'impossibile. Piccolo dinanzi al compito: testimone fragile, del suo amore infinito. Piccolo come "fanciullo" nelle mani del Padre. Ecco l'infanzia spirituale consegnata da Teresa di Gesù Bambino al secolo XX. Ecco la lezione concreta di fr. Carlo espressa nella sua preghiera emblematica: "Padre mio, mi abbandono a te... perché tu sei Padre mio".
    S. Francesco d'Assisi parlava di minorità. Fr. Carlo parla di piccolezza. È uno stile di vita. È una regola di azione. È una visione evangelica della storia del mondo. I fratelli di p. Voillaume e le sorelle di ps. Magdeleine ne sono testimonianza viva, fedele, gioiosa nelle periferie del mondo e nel cuore della comunità dei credenti.


    Luoghi emblematici

    Nell'esperienza di fr. Carlo ci sono dei luoghi assai significativi e veramente emblematici ancora oggi. Ne ricordiamo tre: Nazareth, Benì-Abbes, Tamanrasset.

    Nazareth
    È il luogo delle origini, delle grandi intuizioni, delle scelte radicali. Nazareth rappresenta una scelta di vita: imitare Gesù; è uno stile di vita evangelico: povera, umile, nascosta. In essa si realizza il progetto di Dio che vede insieme lavoro e povertà, silenzio e contemplazione, ringraziamento e perdono. Nazareth: un amore appassionato a Gesù, uno spazio misterioso di identificazione.
    Benì-Abbes
    Gesù non è solo una memoria del passato. Gesù è oggi vivo, per sempre e per tutti. E, allora, bisogna renderlo presente in tutti i luoghi. Ed ecco che fr. Carlo diventa sacerdote; vuole che Gesù, presente nell'Eucaristia, sia presente non solo ai vicini ma ai lontani, non solo nei paesi cristiani, ma in tutte le parti del mondo. Il 26 settembre 1901 fr. Carlo scrive a M.me Bondi: "A Benì-Abbes, attualmente io sono il solo prete; il più vicino è a 400 Km. Sarò certamente emozionato la prima volta quando eleverò l'Ostia Santa, quando darò la Benedizione del Santissimo Sacramento in questi luoghi, dove, dopo 19 secoli dalla sua discesa nella mangiatoia, Gesù non è ancora venuto corporalmente". Ed è questa presenza che costituisce l'evangelizzazione, cioè la buona notizia che è Gesù. "È questa - scrive ancora fr. Carlo - l'evangelizzazione: non mediante la parola, ma mediante la presenza del Santissimo Sacramento, l'offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna e universale che condivide fino all'ultimo boccone il pane con ogni povero, con ogni sconosciuto che si presenti e che accoglie ogni uomo come un fratello amatissimo".
    Tamanrasset
    L'annuncio di Gesù deve andare sempre oltre: ed ecco la condivisione, la carità senza limiti e senza misure. Ed è a Tamanrasset che fr. Carlo vede realizzato il suo desiderio sacerdotale: "Andare là - scrive - dove andrebbe Gesù ... verso la pecora più smarrita, al fratello di Gesù il più malato; verso i più abbandonati, a coloro che hanno meno pastori, a coloro che sono caduti nelle tenebre più fitte, nell'ombra di morte più profonda; ai più prigionieri del demonio, ai più ciechi, ai più perduti".
    Di ciò esiste una testimonianza interessante di p. Guerin, allora Prefetto apostolico di Ghardaia in una lettera alla Congregazione di Propaganda Fide dove esprime la sua ammirazione per le "virtù" di fr. Carlo e testimonia dell'influenza esercitata tra i musulmani con la coerenza della sua vita.
    All'inizio abbiamo ricordato la parola di p. Congar. A conclusione, per una singolare sintonia, suscita commozione ricordare un testo del 1953 (avrebbe dovuto essere la prefazione a "Come loro" di p. Voillaume) di Mons. Giovan Battista Montini: "Una (quella di fr. Carlo) vita così varia e tormentata, così vagabonda e insieme così tranquilla, solitaria ed avida d'incontri spirituali, agitata da molteplici esperienze e strane avventure e resa da esse ognor più semplice e raccolta, così gradatamente spoglia di tutto e insieme progressivamente ricca di bontà e di amore, sconcertante e avvincente, spunta come un tenue lume fra le mille luci fatue del nostro secolo, e a mano a mano ch'essa si allontana nel tempo diviene un faro, e segna un cammino".
    Il faro oggi in San Pietro è acceso, il cammino per le vie del mondo è aperto: il beato Carlo di Gesù, fratello universale, ci illumini e ci accompagni.


    (©L'Osservatore Romano - 16 Novembre 2005)
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    Domenica 20, nella Cattedrale di Guadalajara

    Beatificazione di 13 martiri messicani


    Nell'ultima domenica dell'anno liturgico, 20 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, nella Cattedrale di Guadalajara, il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiede, come rappresentante del Santo Padre, il rito della beatificazione di 13 martiri messicani. Si tratta di sacerdoti e di laici, tra i quali un ragazzo quattordicenne, assassinati in odio alla fede tra il 1927 e il 1931, durante la persecuzione anticristiana scatentatasi in Messico in quegli anni. Ecco i loro nomi: José Trinidad Rangel (sacerdote della diocesi di Léon), Andrés Solá Molist (sacerdote professo della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria-Claretiani) e Leonardo Pérez (laico), noti come i "martiri di san Joaquín", assassinati il 25 aprile 1927; Ángel Darío Acosta Zurita (sacerdote della diocesi di Veracruz) ucciso nel 1931; Anacleto González Flores e 7 Compagni - José Dionisio Luis Padilla Gómez, Jorge Ramón Vargas González, Ramón Vicente Vargas González, José Luciano Ezequiel Huerta Gutiérrez, J. Salvador Huerta Gutiérrez, Miguel Gómez Loza, Luis Magaña Servín -, nonché José Sánchez del Rio, tutti laici della diocesi di Guadalajara, uccisi tra il 1927 e il '28.
    Pagine 6-7-8

    (©L'Osservatore Romano - 20 Novembre 2005)
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