Solo chi ha Fede può pensare di rinunciare alla violenza per cambiare lo status quo.
Davanti ad un episodio di violenza come quello perpetuato nei confronti del PdC, spesso la prima reazione è il rifiuto totale di ogni tipo di violenza.
Ma quanto si analizzano i fatti da un punto di vista puramente materiale, quanto sia ingenua questa posizione lo dimostrano ampiamente gli eventi che hanno accompagnato la nostra storia, infatti senza introdurre alcun riferimento metafisico, ben difficilmente si potrà dimostrare che c'era un modo, ad esempio, per sconfiggere il nazismo, che non prevedesse in alcun modo la violenza.
Da questo punto di vista si potrebbe dire che esiste un limite oltre il quale la risposta violenta ad un sopruso diventa lecita.
Naturalmente comprendere quale sia questo limite è molto difficile, se tutte le accuse attribuite al nostro PdC fossero vere, molti potrebbero considerare quel limite ampiamente oltrepassato ed affermare semplicemente che queste accuse non sono dimostrate ci porta sul terreno scivoloso del quale sia la verità oggettiva, in tempi di ampio revisionismo storico anche su altri temi.
Pare quindi che non si riesca ad uscire da un grossolano soggettivismo per stabilire quale sia il limite oltre il quale la violenza diventa lecita.
Inoltre lasciando perdere la vicenda personale del PdC, chi ci dice che in realtà già ogni politico non abbia di per se superato quel limite che secondo molti è stato superato dai nazisti o dagli stalinisti o dai mafiosi o dai vostri nemici preferiti.
In questo senso la citazione di Proudhon in questo thread (http://forum.politicainrete.net/libe...mo-faccia.html) la dice lunga su quanto si possa legittimamente sostenere in merito.
Sembra quindi che non esista un discrimine oggettivo per stabilire cosa è violenza giustificata e cosa no, certo esistono le leggi dello stato nazista o democratico liberale, ma non hanno certo un criterio di oggettività.
A questo punto l'affermare che possa esistere un criterio oggettivo rivelato ci porterebbe su un terreno interessante ma che non voglio affrontare almeno in prima battuta.
Quello che invece mi premeva sottolineare è che nel momento in cui si ritiene che non ci sia alternativa materiale alla violenza per rompere le catene dell'oppressione dalle quali ci si sente incarcerati, solo una speranza in qualche riferimento metafisico può portare a rinunciare alla violenza a meno di non voler passivamente restare in catene.