Rai, allarme conti: perdita di oltre 80 miloni
A preoccupare il dg anche i limiti sulla raccolta pubblicitaria: «L'azienda dovrà sopportare notevoli sacrifici»

STRUMENTI
VERSIONE STAMPABILE
I PIU' LETTI
INVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA - «Nel 2006 la Rai registra un rischio di perdita tendenziale di oltre 80 milioni di euro»: è l'allarme lanciato dal direttore generale Alfredo Meocci in Commissione di vigilanza. Questa situazione, ha spiegato il dg, «comporta una serie di interventi per riequilibrare i conti che costerà notevoli sacrifici all'azienda. Il mancato adeguamento del canone potrebbe accentuare l'impatto negativo sullo sviluppo strategico dell'azienda». A preoccupare il dg, anche i limiti normativi imposti alla raccolta pubblicitaria: «Per questo - ha sottolineato Meocci - è necessario che l'azionista e i referenti istituzionali individuino degli indirizzi per intervenire sulla dinamica delle risorse».
Alfredo Meocci con Claudio Petruccioli (Ansa)
STOP ALLA PRIVATIZZAZIONE - La privatizzazione della Rai «è di fatto sospesa. Restano elementi che rendono critica la prospettiva economico-finanziaria», ha detto Meocci in un altro dei passaggi della sua relazione. Il dg ha denunciato chiaramente il rischio «che la Rai debba subire un ridimensionamento, perdendo il suo ruolo trainante nel settore dei media, sconvolgendo, peraltro, l’attuale assetto. Si potrebbe arrivare ad una "piccola Rai", se non ci saranno interventi che ridisegnino introiti e struttura dell’azienda». La ricetta ipotizzata da Meocci riguarda sia il fronte del canone che quello della raccolta pubblicitaria: sul primo l'azienda chiede certezze sull’adeguamento del canone alla sua funzione di servizio pubblico, e si dice pronta a rendere trasparente il finanziamento del servizio pubblico con la separazione contabile. Dall’altra parte, Meocci sottolinea la necessità di rivedere gli attuali limiti alla raccolta pubblicitaria Rai, in modo da poter competere sul mercato.
L'INFORMAZIONE - Il direttore generale della tv di Stato è tornato anche sulle polemiche generate dal caso Celentano: «Sul fronte dell'informazione, nel settore in cui la Rai è in prima linea, serve oggi non solo libertà, come ha detto Celentano, ma anche autorità. La Rai che vorrei è una Rai veramente libera e che ha autorità, che vuol dire autorevolezza». Citando la «Repubblica» di Platone, il dg ha sottolineato che «quando i giullari diventano capo-popolo, la democrazia è in crisi. Voglio piuttosto una Rai che dispensi la cultura e faccia crescere i giovani. Sembra un'utopia, ma non rovesciamo sempre l'utopia. L'utopia fa scelte scomode e, se necessario, le farò». Nel disegno del direttore generale, c'è una Rai «morale, parola dal sapore religioso che mi piace molto» e «equilibrata, che vuol dire capacità di giudizio, di discernimento, di scelta. Ce la faremo se saremo in molti nel far partire la carovana: ma sono i sogni che fanno muovere la carovana».
VINCOLI POLITICI - In commissione di vigilanza ha parlato anche il presidente Rai Claudio Petruccioli: «C'è un solo modo per rifondare il governo del servizio pubblico: tagliare il cordone ombelicale della dipendenza del servizio pubblico dalla politica. È una cosa che non è stata fatta ma che va fatta». Petruccioli ha sottolineato che con il maggioritario e dunque con l'alternanza «la dipendenza della politica riconduce inevitabilmente il servizio pubblico radiotelevisivo nell'ambito dello spoil-system» e questo si tradurrebbe a lungo andare nella «liquidazione del servizio pubblico». Petruccioli sottolinea anche che «l'attuale cda, compreso il presidente, è emanazione della politica» ma «può avere senso e ruolo se viene vissuto come l'occasione per la politica di prendere piena coscienza delle proprie responsabilitá e dei propri doveri. Paradossalmente - aggiunge - una ricollocazione dell'Azienda rispetto alla politica, non possono farla nè i tecnici nè i professori: devono prendersene la responsabilitá i politici. Perchè si tratta di una scelta politica. Questo cda, dunque, deve trarre l'obbligo a pensare, progettare, realizzare questa ricollocazione, agevolando le iniziative del legislatore in questa direzione».