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    Ridendo castigo mores
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    Predefinito USA: " il san giorgio dell' umanita'"

    di solito e' il lupo che fa il tanto odiato "copia&incolla" di cose " bruttebrutterutte . ma bruttebruttebrutte" .. per una volta lo faccio anchio ..

    dell' articolo mi piace tanto l' incipit ( da me posto in grassetto ) del Cardini d'antan , quello che faceva ancora il " cattolico" e non era stato ancora richiamato all' ordine dai "fratelli" ..

    http://fumettidicarta.interfree.it/R...ione_mente.htm


    LA COLONIZZAZIONE DELLA MENTE:

    Breve ma intensa storia del controllo mediatico mondiale.

    GLI USA: IL “SAN GIORGIO DELL’UMANITA’ ”

    Su “Il Sabato” del 13/04/1991 Franco Cardini, professore di Storia Medievale e uno dei più stimati studiosi italiani, scriveva: “Facciamoci un pò caso: da che mondo è mondo, non c’è popolo che non abbia avuto i suoi nemici, la storia è fatta così […]. Solo alla beata gente degli Stati Uniti è toccato in sorte di dover sempre contendere non già con avversari normali, bensì con demoni o con belve o con mostri, e loro, beninteso, non lo fanno mica per sè; ci mancherebbe, loro sono il S. Giorgio dell’Umanità, il Superman per tutte le stagioni, Capitan America per sempre, loro lottano e stanno sempre all’erta perchè il Bene trionfi sul Male, e sanno sempre esattamente, felici loro, dove l’uno e l’altro si collochino […].
    “I suoi errori, le sue scappatelle, le ha sempre fatte a fin di bene e per commendevoli fini, quale il sollecito concludersi di un conflitto. Tutte le volte il popolo americano si è chiuso nel suo dolore, a meditar su se stesso; e il mondo, in punta di piedi, ha assistito all’edificante scena ed ha appreso infine, con un sospiro di sollievo, che il popolo americano si è puntualmente autoassolto.
    “Il pò di male che fa lo fa per gli altri; e noi dobbiamo essergli grati. A lui il dominio mondiale non interessa: gli interessano solo la pace, il Progresso, la Libertà.
    “Ne ho fin sopra i capelli di tanta virtù. Evviva la faccia di Clemenceau, il quale non ci metteva niente a dichiarare che una goccia di petrolio val bene una goccia di sangue, lui sì che faceva politica a misura d’uomo. Ma l’arrogante ipocrisia di questi, che pretendono sempre di agire in nome e per conto di Dio e che credono che tutti i loro nemici siano dei pazzi criminali avversari dell’Altissimo, proprio non lo sopporto” (1).

    Già, è così: il mondo non è che non fosse già un pò folleggiante già prima ma ora, dopo la fatidica data dell’11 Settembre 2001, pare impazzito del tutto: ora non ci sono più nazioni, popoli, culture diverse dalla nostra o, molto più semplicemente, PERSONE le quali forse non gradiscono le nostre ingerenze nei loro modi di vivere e di pensare; il mondo è semplicemente spaccato a metà: chi è con “noi” e chi è “contro” di noi, gli stati “democratici” e quelli “non democratici”, chi fa parte dello schieramento del “Bene” e chi dell’ “asse del Male”. Il messaggio che trapela dai vari TG, approfondimenti vari e Porta a Porta, ora vagamente accennato tra le righe, ora marcatamente fatto capire in perfetto stile Cosa Nostra dai vari “esperti” (Edward Luttwak in testa) è: “siete tutti arruolati; scordatevi ogni ragionamento, ogni indugio, ogni genere di riflessione critica o neutralità; è tempo di schierarsi, non di fare autocritica; o siete amici, oppure nemici”. Ne sanno qualcosa i tedeschi e i francesi, nei mesi scorsi oggetto di vere e proprie “campagne d’odio” da parte dei media americani, “colpevoli” di aver provato a ragionare, prima di sparare bombe e massacrare una popolazione civile inerme.
    E a proposito dell’esimio Luttwak, verrebbe proprio da chiedersi come mai nel nostro paese più che in ogni altro l’illustre personaggio è stato invitato in così tanti programmi di approfondimento e talk-show (a ben guardare, sempre gli stessi...). Forse che noi qui in Italia siamo particolarmente sensibili alla propaganda USA? Bè, visti i recenti esempi verrebbe fatto di rispondere di si, ma andiamo con ordine.
    In questi mesi ci è stato lasciato credere tutto e il contrario di tutto: nei mesi precedenti all’attacco all’Iraq gli USA dichiaravano che gli ispettori “non sono stati capaci di trovare le prove delle armi di Saddam, (sottinteso: per loro inadeguatezza o incapacità o per mancanza di collaborazione), tanto che l’ONU avrebbe deciso di ritirarli” (ma Hans Blix e gli ispettori ONU dichiarano invece che non è stato dato loro il tempo di lavorare a causa delle pressioni americane, anzi Blix è ancora più brutale nella sua chiarezza: la colpa è tutta di “quei bastardi del Pentagono” che hanno remato contro gli ispettori per tutto il tempo, affrettando il “fallimento” della missione per accelerare i tempi di un attacco deciso ormai da mesi prima);
    Negli anni precedenti alla nuova guerra, anche durante la presidenza Clinton, gli USA avevano accusato il regime di Saddam di aver cacciato via per anni le missioni ONU prima dell’ultima (con a capo Hans Blix), il che proverebbe la malafede degli iracheni e il riarmo del regime. Il capo delle missioni ONU di allora, Scott Ritter, DICHIARO’ CHE LE MISSIONI ONU ERANO UNA COPERTURA E CHE IN REALTA’ LORO VENIVANO USATI COME SPIE PER CONTO DELLA CIA. E non lo affermano solo dei siti o delle riviste “faziose”, ma la notizia – vivaddio! – per una volta è stata riportata persino nei TG.
    Il premier inglese Tony Blair lesse in presenza del parlamento lo “scottante” dossier che avrebbe provato il riarmo iracheno. In seguito si è scoperto che il prezioso documento era stato copiato parola per parola, errori di grammatica compresi, da una tesi di laurea di uno studente di lingua araba discussa anni prima. Anche questa notizia regolarmente riportata nei telegiornali, tanto che il governo inglese ha dovuto ammettere il plagio. Di recente anche il governo spagnolo è stato accusato di aver – per così dire, anzi, a dir poco, “esagerato” i presunti rapporti del Rais di Bagdad con Osama Bin Laden e Al-Qaeda. In Spagna e nel Regno Unito queste figuracce dei Servizi e dei relativi premier rischiano di assumere i connotati di veri scandali politici. Il direttore della CIA, Tenet, dovrà rispondere davanti al Senato la sua condotta, e adesso le prime rivelazioni iniziano a trapelare. I Servizi accusano: sono stati i governi a indicare come “gonfiare” i rapporti e a ipotizzare collegamenti inesistenti tra fatti senza alcuna attinenza tra loro. E infatti, a guerra finita, le famose “armi di distruzione di massa” irakene non sono a tutt’oggi state trovate. Scommettiamo che, ci siano o no, presto o tardi salteranno fuori?
    Le cavolate post-Afghanistan sono un altro esempio mirabile: nei covi di Osama Bin Laden (e vi dirò, sull’esistenza di questo bizzarro e fantomatico personaggio oggi io qualche dubbio ce l’avrei...) sarebbero stati trovati ben 11 volumi (e la notizie riportavano che detti volumi pare constassero di ben 500 pagine l’uno...) di una grandiosa opera sulla Jihad, con tanto di videocassette su “come fare” gli attentati: una vera e propria enciclopedia De Agostini...Non so voi, ma io ho un certo imbarazzo a credere a della roba allucinante come questa. Qualcuno ipotizzò pure che le BR italiane avevano dei numeri di cellulare che le mettevano in contatto con Bin Laden e Al-Qaeda...e perchè no?
    E questi sono solo i casi in cui gli inganni sono stati clamorosamente svelati: dal Secondo Dopoguerra in poi, gli esempi di informazione manipolata non si contano. La pura e semplice verità è che i democratici e liberalissimi paesi “difensori degli Inalienabili Diritti Umani” oggi hanno non solo appreso alla perfezione gli stessi sistemi di controllo mediatico dei regimi “totalitari” che ad ogni piè sospinto condannano, ma ora quegli stessi metodi di repressione e – talvolta – persino di prevenzione del dissenso, sono stati perfezionati fin nel minimo dettaglio.

    BREVE STORIA DEL CONTROLLO MEDIATICO.

    Furono proprio i regimi totalitari della prima metà del XX secolo a capire per primi le enormi potenzialità dei nuovi mezzi di trasmissione delle informazioni: con l’invenzione della radio la “voce” dello Stato, del regime, poteva entrare direttamente nelle case, raccontare le notizie, influenzare modi di vivere e di pensare, in ultima analisi controllarli.
    Oggi c’è la televisione, e il gioco è ancora più facile di prima.
    Qualche tempo dopo la prima Guerra del Golfo, in Europa fece un certo scalpore un’inchiesta del settimanale francese “Nouvel Observateur” sulle manipolazioni dell’informazione da parte della Casa Bianca. L’inchiesta rivelava pure i forti e sofisticati condizionamenti esercitati anche dai kuwaitiani in esilio; in Italia la questione fu stata del ignorata, non fosse stato per “Il Sabato” e la trasmissione “Mixer” che nel 1992 se ne occuparono, ma non ne seguì alcun dibattito.
    Nel suo libro, La lunga notte dell’informazione . La guerra del Golfo e i media tra bugie e “spezzoni di verità”, Fabio Andrio la scrive:
    “Il sistema di controllo dell’informazione parte da lontano, fin dall’immediato dopo-Vietnam, dietro precise pressioni esercitate dagli ambienti più conservatori della destra USA. E l’apice lo si è raggiunto durante gli anni della presidenza Reagan, il “grande comunicatore”: […]. Nel 1981 le società che controllavano la stragrande maggioranza dei media USA erano 50 mentre nel 1991 si erano ridotte a 29. Il trinomio “denaro-media-potere” è una realtà strettamente correlata al sistema di potere statunitense. Ha osservato Gore Vidal: “Il problema è il denaro; chi ce l’ha, chi lo spende, e chi riceve ciò per cui ha pagato. Dato che per creare un candidato alla Presidenza ci vogliono 40 milioni di dollari, il candidato non presterà mai troppo interesse alla popolazione. Rappresenterà gli amici che gli hanno dato 40 milioni di dollari. […] Il piccolo gruppo di persone che paga per i presidenti e i congressi tiene in pugno il paese attraverso i media e le scuole. In fondo se la gente non avesse bevuto la storia che Noriega era il distributore di droga numero uno, non si sarebbe potuta invadere illegalmente Panama per togliere a Bush l’immagine del pappafrolla […]. Dato che la capacità di lettura del popolo americano è la più bassa del Primo Mondo, manipolarlo diventa un gioco da ragazzi per la televisione. Ciò significa che, volendo vedere il demonio negli arabi, nei giapponesi o nelle droghe, si può fare benissimo apertamente, nei media. Si può fare anche subliminalmente” (2).
    L’inchiesta del Nouvel Observateur indica anche uno dei personaggi-chiave della moderna macchina per la manipolazione delle informazioni: Mike Deaver, che avrebbe addirittura inventato fin dai tempi di Reagan il moderno sistema del cosiddetto packaging dell’informazione.
    In pratica, basandosi su dei sondaggi che “scandagliano” i gusti del pubblico, si tratta di confezionare letteralmente le notizie così come le vuole presentare il cliente, sia esso il governo USA o, ad esempio, un emiro Kuwaitiano che ha bisogno di distogliere l’attenzione sulla “democrazia (a dir poco) imperfetta” del suo paese attaccando i vicini Irakeni:
    “Da un’indagine svolta il 22 novembre scorso [1990, nda], quando l’idea della guerra suscitava ancora una certa ostilità nell’opinione pubblica USA, risulta che gli americani sosterrebbero più volentieri un intervento militare se si trattasse di impedire all’Iraq di usare le armi nucleari. Pochissimo tempo dopo, Bush dichiara che Saddam potrebbe procurarsi la bomba in pochi mesi. Fino ad allora tale possibilità veniva valutata in anni. Eppure, nessuna nuova informazione era intervenuta a mutare le coscienze americane. Il “metodo Deaver” consiste nel nutrire costantemente la stampa, nel fornire ai media tutte le informazioni scelte dagli uomini del presidente, così che i giornalisti sazi di notizie non sentano la necessità di indagare per proprio conto. E’ quella che Hertzgaard chiama “manipolazione per inondazione” […]. Ogni venerdì, per almeno quattro ore, la sua èquipe si riuniva alla casa Bianca per “montare” le informazioni per le due settimane successive. “Se si forniscono ai giornali soggetti sufficienti per quindici giorni”, prosegue Deaver, “si riesce a controllarne almeno la metà. In caso di guerra, poi, il controllo è ancora più facile perchè le informazioni si possono programmare con un anticipo di quasi un mese.
    […]“Uno dei “video” di maggior impatto è stato quello in cui una ragazza kuwaitiana raccontava, in lacrime, le atrocità degli occupanti iracheni contro dei neonati strappati dalle loro incubatrici. Uno dei corrispondenti de “La Stampa” dagli USA, Franco Pantanelli, riferiva così ai suoi lettori il 7 gennaio 1992: “Quando ci fu la testimonianza sui bambini kuwaitiani presi dalle incubatrici, gettati sul pavimento e lasciati lì a morire, diventò una specie di simbolo della crudeltà irachena. Ora si scopre che si trattò di un imbroglio. Della ragazza di quindici anni che raccontò ad una commissione di deputati americani di aver visto la scena coi suoi occhi nell’ospedale di Al-Adan di Kuwait City, a suo tempo fu reso noto solo il nome, Nayirah, “per ragioni di sicurezza”. Ma ora che è stato possibile anche il suo cognome si scopre che è la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano negli USA, Saud Nasir al-Sabah, e che all’epoca si trovava a Washington. La denuncia è di John Mc Arthur, editore di “Harper’s Magazine” che sta scrivendo un libro sulla propaganda e la censura durante la guerra del Golfo […]. L’episodio, che permise a Bush di paragonare Saddam a Hitler, insiste, è stato un imbroglio organizzato dall’ambasciata e dalla famosa agenzia di pubbliche relazioni “Hill & Knowlton”, che all’epoca fu assunta per fare “lobby” in favore della guerra […]”.
    La società che si è occupata della distribuzione di questi video è la “Media Link” il cui presidente, Laurence Moskowitz, ha dichiarato: “Non ho trovato nessuna differenza nel distribuire questi programmi invece delle normali pubblicità di bibite”.
    La guerra come una lattina di aranciata? Sembra proprio di si.” (3).
    Nel suo bellissimo libro, L’Industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, l’ebreo americano Norman Finkelstein ci svela tutta una serie di piccoli e grandi inganni e la confusione che i più prestigiosi quotidiani e settimanali negli Stati Uniti si divertono a seminare tra il pubblico: avrete sicuramente notato il “teatrino” qui in Italia dei vari esperti e testimoni come il citato Luttwak e la dolce Clarissa Bart, la quale con le lacrimucce agli occhi si presentava in TV con un burqa in mano (simbolo della sofferenza delle donne Afghane, e chi meglio di un’americana può essere in grado di capirle...!) a raccontarci di come il suo paese fosse cambiato dopo l’11/09, di come la gente soffriva e penava per i parenti periti in quel novello Olocausto, buono per tutte le stagioni e utile pretesto per ogni attacco a chiunque ci venisse in mente. Ora chiunque sia anche di vaga ascendenza Americana, di fronte ad un benchè minimo accenno di critica o anche un semplice dubbio rivolto al suo paese e alla sua politica criminale, ci dirà: “voi siete critici perchè siete lontani; qui in Europa nessuno capisce l’11 Settembre, non l’avete provato sulla vostra pelle: perchè se l’aveste provato...”
    Ora, scongiuri a parte, il messaggio è chiaro: l’11/9 come una specie di novello Olocausto Americano usato come paravento per giustificare ogni azione violenta (esattamente come avviene in Israele), Osama Bin Laden come Hitler, addirittura l’Islam come il nazismo e la critica contro gli USA assimilata all’antisemitismo. Vediamo come.

    L’ “OLOCAUSTO” DEGLI AMERICANI.

    Secondo Norman Finkelstein, una delle più grandi forzature e falsità della storia che siano state mai compiute sulla gente è sicuramente la cosiddetta “lezione” da trarre sulla pelle degli ebrei uccisi dai tedeschi e delle altre vittime innocenti dell’Olocausto nazista:
    “Lo scopo dell’educazione all’Olocausto consiste naturalmente nell’imparare le “lezioni dell’Olocausto”. Ma quali sono le lezioni che l’industria dell’Olocausto vuole trasmetterci? Una di esse insegna a dare la priorità alla lotta contro l’antisemitismo...tranne nei casi in cui è più conveniente non farlo. […] Un’altra lezione importante insegna a “non confrontare” l’Olocausto con altri crimini...tranne nei casi in cui il confronto è conveniente dal punto di vista politico. Così, un periodico dell’industria dell’Olocausto ha paragonato l’attacco dell’11 settembre contro il World Trade Center al “travaglio della Seconda Guerra Mondiale e alle sofferenze della Shoah”, mentre l’ “Atlantic Monthly” si è domandato chi occupasse il posto più alto nella “gerarchia del male” tra Bin Laden e Hitler, e il “New York Times Magazine” ha affermato che il fondamentalismo islamico è “un nemico più formidabile del nazismo”. Un’altra lezione insegna a ricordare il genocidio nazista ma a dimenticare tutti gli altri. Shimon Peres, il Ministro degli Esteri israeliano, ha così liquidato lo sterminio sistematico degli armeni da parte dei turchi come semplici “chiacchiere” e ha definito “insignificante” il bilancio armeno della strage. Un’altra lezione insegna a vigilare sui crimini contro l’umanità...a eccezione di quelli commessi dal nostro governo. Così, mentre l’incontrollabile potere statunitense semina distruzione tra gran parte dell’umanità, l’Holocaust Memorial Council “ha invitato gli Stati Uniti a concentrarsi sulla “minaccia di genocidio” in Sudan”. Chi sta imparando dall’Olocausto la lezione più istruttiva è infine l’esercito israeliano: per soffocare la resistenza palestinese a un’occupazione che dura ormai da trentacinque anni, un alto ufficiale israeliano ha chiesto alle truppe di “analizzare e interiorizzare gli insegnamenti derivanti […] dal modo in cui l’esercito tedesco combattè nel ghetto di Varsavia”. (4)
    Tramite il controllo dell’informazione possiamo far credere a chiunque qualunque cosa ci venga in mente, come si è visto: fondamentalisti islamici o nazisti è lo stesso. E la cosa non si ferma meramente al controllo dei media o dell’informazione: la cosa grave è che anche cinema, tv e altri mezzi sono ingranaggi della stessa terrificante ruota.


    LA “UNITED STATES INFORMATION AGENCY”

    Tempo fa, nei mesi immediatamente successivi all’attacco al WTC, sulle veline e nelle note di agenzia dei media italiani e mondiali si accennava con preoccupazione ad una fantomatica “agenzia” studiata allo scopo di trasmettere all’estero delle “bugie”, ovvero delle false informazioni date apposta per confondere le acque su ciò che avveniva realmente negli USA. Tutti pensarono: bè, in tempi così difficili di “Terrorismo” islamico (e non), la Sicurezza Nazionale andrà pure salvaguardata in qualche modo, o no?
    Sembrava una cosa perfettamente logica, data la gravità della situazione: quel che non fu detto è che la cosa non era affatto nè temporanea nè tantomeno nuova; in realtà questa “agenzia” esiste da mezzo secolo, e le “false informazioni” le ha sempre trasmesse a suo piacimento...e naturalmente a nostro consumo.
    Non sono più in molti a ricordare oggi le “ombre” più fosche degli anni ’50, il momento più nero della Guerra Fredda: la scoperta, avvenuta nel 1949, che i Russi avevano costruito il loro primo ordigno nucleare. Il mondo “Occidentale” precipitò nel terrore: non avevamo più la presunta superiorità tattica e strategica che la nuova superarma ci aveva dato. Negli USA in particolare, la furia anticomunista fu tale che nessun settore della società ne fu risparmiato; neanche il cinema.
    Qualunque pellicola che accennasse anche solo vagamente a delle tematiche sociali, qualunque anche vano accenno di critica sociale o di sistema, qualunque mancata deificazione del sistema capitalistico andava perseguita, bollata come “Comunismo” e annientata senza pietà. Già nel 1938 la famigerata HUAC (Commissione per le Attività Anti-Americane) aveva inaugurato il fenomeno detto blacklisting, cioè delle “liste nere” di attori, registi e personaggi in generale ai quali veniva interdetta ogni attività e ogni possibilità di lavorare. Tra i semplici interrogati già figuravano Frederic March, Humphrey Bogart, James Cagney, Jean Muir e perfino Bertold Brecht (il quale era scappato dal nazismo cercando la libertà negli....Stati Uniti. Dopo gli interrogatori e dopo aver dichiarato di non essere mai stato Comunista, se ne tornò in Germania...). Qualche tempo dopo ci furono le prime condanne: Bessie, Biberman, Cole, Dmytryk, Lardner, Lawson, Maltz, Ornitz, Scott e Trumbo vennero condannati a un anno di reclusione con l’accusa di oltraggio al Congresso per aver rifiutato di rispondere alle domande della commissione, condanna poi confermata dalla Corte Suprema e scontata. I testimoni raccontarono che chi si rifiutava di rispondere in virtù del Primo Emendamento veniva messo a tacere e in alcuni casi trascinato a forza fuori dall’aula. (5)
    Dal 1956 in poi a capo dell’HUAC fu il senatore Joseph McCarthy: durante il Maccartismo le liste nere aumentarono a dismisura, grazie anche ai “pentiti” Elia Kazan ed Edward Dmytryk, e ben 324 nuovi nomi si aggiunsero alla lista. Tra i nomi, Dashiell Hammett, Joseph Losey, Howard Da Silva, Zero Mostel, Lionel Stander, Anne Revere, e John Garfield. Hammett fu incarcerato anch’egli per un anno per “oltraggio”; Garfield morì per lo stress correlato al triste periodo, e con lui Edward Bromberg, Gordon Kahn, Canada Lee e Mary Christians.
    Philip Loeb e la moglie di Dmytryk, Madelyne, si suicidarono. Arthur Miller venne condannato a un anno di carcere per aver rifiutato di rispondere; Charles Chaplin riparò in Europa, e così anche Orson Welles, John Houston, Joseph Losey, Jules Dassin e altri. Per arginare il fenomeno delle fughe all’estero degli indagati, l’HUAC pensò bene dopo un pò di ritirare il passaporto a tutti gli indagati. L’epurazione si era conclusa; l’assoggettamento di Hollywood alla Propaganda di Stato era ormai una solida realtà, che in molte forme dura ancora oggi, e venne solennemente ratificato dalla cosiddetta Dichiarazione del Waldorf del 1947.
    Il dato interessante è che fin dal 1953 il compito di “forgiare” la futura immagine degli Stati Uniti nel resto del mondo venne affidata ad un’altra agenzia, che funse da consulente dell’HUAC ma che al contrario di quest’ultima è ancora viva e vitale: la “United States Information Agency” (USIA). Terminate le “purghe” di McCarthy sarà l’USIA a prendere in mano l’informazione, il cinema e altri media. Le inchieste dell’HUAC infatti da ora in poi si faranno sempre più rare, ma non ce ne sarà più bisogno: ora Hollywood si automunisce di un “codice di autoregolamentazione” redatto a cura della sceneggiatrice Ayn Rand, denominato Screen Guide for Americans (Guida allo Schermo per gli Americani) (6). Alcuni dei principi espressi in questo manuale erano: “Non insultare il sistema della Libera Impresa; non deificare l’Uomo Comune; non glorificare il Collettivo; non glorificare il Fallimento; non insultare il Successo; non insultare gli Industriali”. (7)
    Inutile dire che il manuale fu adottato dall’USIA nei suoi corsi di formazione e di aggiornamento.
    Oggi la sede dell’USIA è a Washington, il suo direttore dipende direttamente dal Segretario di Stato USA e il suo scopo è, ora come allora, lo stesso che venne espresso in una pubblicazione negli anni ’60:
    “Influenzare le opinioni e le attitudini del pubblico estero in modo da favorire le politiche degli Stati Uniti d’America...[all’uopo avendo] il compito di descrivere l’America e gli obiettivi e le politiche americane ai popoli di altre nazioni in modo da generare comprensione, rispetto e, per quanto possibile, identificazione con le proprie legittime aspirazioni”. (8)
    Quali siano queste “legittime aspirazioni” chiunque lo potrà capire leggendosi i punti principali della cosiddetta “Dottrina Bush” o analizzando per bene la politica estera americana in questo e in tutto lo scorso secolo. L’attività dell’USIA è resa perfettamente legittima da una legge del Congresso del 1948, lo Smith-Mundt Act, che – ed è questo il punto cardine – autorizza il governo a diffondere all’estero notizie “false o deformate” ogni qual volta faccia comodo.

    Aggiungiamo anche che essa a quanto pare controllerebbe anche la VOA (Voice of America) e possiederebbe in proprio, o comunque sicuramente finanzia, un nutrito gruppo di giornali, riviste, stazioni radiofoniche e televisive e quant’altro. E naturalmente c’è il controllo anche sulla parte di Hollywood più sensibile ai film di pura propaganda (vale a dire la maggior parte, perchè oggi sono quelli i film che fanno cassetta...), come i recenti “capolavori” del genere dei vari Rambo, Top Gun, Pearl Harbour e altri, nei quali sarebbe proprio l’USIA, vale a dire la Voce del Governo, a dare mezzi sia economici che in termini di attrezzature, anche militari: la Marina e l’Areonautica in questi casi forniscono essi stessi aerei (come in Top Gun), navi, portaerei (Pearl Harbour), sommergibili (Caccia a Ottobre Rosso) e tutto ciò che serve al caso.
    E non che il controllo del governo americano sull’informazione e su tutto ciò che serve non sia già stato rilevato o denunciato anche in passato; nell’introduzione al suo libro, Death in Washington. The Murder of Orlando Letelier (1980), William F. Pepper scriveva:
    “Questo volume […] si riferisce ad un problema di gran lunga più pervasivo negli Stati Uniti di oggi, che costituisce forse la più seria minaccia alla libertà: il premeditato utilizzo da parte di strutture governative e semigovernative di tecniche di informazione di massa allo scopo di forgiare le opinioni e le attitudini del pubblico nei riguardi di eventi storici di grande significato.
    L’uso estensivo di campagne di informazione e strategie e tecniche tese a forgiare opinioni nel pubblico è stato sviluppato negli ultimi venti anni negli Stati Uniti con una sofisticazione ineguagliata nella storia sia della politica sia delle comunicazioni. Il rispetto del Primo Emendamento da parte dei poteri pubblici e privati sembra più che mai basarsi sull’intesa che su argomenti critici: gli organi di informazione faranno in modo di mantenere il dissenso entro limiti tollerabili. In pratica, allora, in ogni significativa istanza di copertura e commento di notizie importanti, professionisti dell’informazione collegati al potere, ben piazzati in posizioni editoriali e direttive, riportano, analizzano e gestiscono le notizie in modo da proteggere quelli che essi percepiscono essere i loro (e naturalmente della nazione) interessi vitali.
    Questa gestione dell’informazione si estende dai più potenti network televisivi di massa ad agenzie di stampa, giornali, periodici, stazioni radiofoniche locali e nazionali e, naturalmente, a cinematografia, industria editoriale, teatro.” (9)
    Insomma, tra agenzie private di “fabbrica” delle informazioni, giornali, reti televisive e cinema “venduto”, oggi alla manipolazione dell’informazione non c’è virtualmente più limite alcuno. Tramite il loro capillare sistema di prevenzione, controllo e repressione di qualunque dissenso i padroni del Nuovo Ordine Mondiale ci fanno e faranno credere ciò che vogliono: che il mondo arabo è pieno di “armi di distruzione di massa” (e già, ma chi glie le fornì? E come mai prima che lo stato di Israele si dotasse di circa 200 ordigni nucleari nel mondo arabo le armi di sterminio non si sapeva neanche cosa fossero?); che Israele non pratica mai il Terrorismo di Stato (in assoluto lo stato più guerrafondaio, armato e aggressivo dell’area...); che i Palestinesi sono tutti degli sporchi “terroristi” (peccato che a causa dell’esistenza di Israele la popolazione palestinese viva nell’unico territorio in perenne stato di occupazione militare oggi esistente, in veri territori-lager a cielo aperto dove non ci si può neanche spostare da una zona all’altra senza il permesso dell’esercito occupante, e dove la miseria interessa circa il 70% della popolazione...); che gli USA hanno sempre combattuto per la Libertà (e perchè allora in nome del “contenimento del Comunismo” si bombardò il Nord-Vietnam per degli anni interi, causando la morte di ben TRE MILIONI DI PERSONE? E l’avvelenamento di una bella parte del territorio vietnamita a causa dei veleni chimici come l’Agent Orange? E lo stato di colonizzazione di fatto dell’America Latina, il sostegno ai regimi paramilitari più feroci, il Cile di Pinochet, l’Argentina dei “voli della morte”, la tirannia di Noriega, il sostegno a Fulgencio Batista? Anche questa è “libertà”?).
    Certo, noi non siamo come i cattivi sostenitori degli “Stati-canaglia”: noi siamo ben diversi...Noi, chi? Gli alfieri del Nuovo Ordine Mondiale, certo. Non solo siamo vincitori sul piano militare ma, sempre e qualunque cosa facciamo, anche su quello morale: la storia la scrivono i vincitori, e chi perde non solo ci rimette le penne, ma per giunta ha sempre torto.
    Un esempio? Di recente, per l’esattezza nel novenbre 2000, il “New York Times” dichiarava che il presidente Clinton sarebbe stato “il primo presidente a mettere piede sul suolo del Vietnam dalla fine della guerra in quel paese, guerra che è costata la vita a cinquantottomila americani”. “Per fortuna”, aggiunge Norman Finkelstein, “non è morto nessun vietnamita”... (10):
    “[…] Il presidente Bill Clinton ha dichiarato che la sua “unica priorità” consisteva nell’ “ottenere il computo esatto dei prigionieri di guerra americani e degli americani dispersi nell’Asia sudorientale”. […] Un esperto americano che ha visitato la nazione qualche mese dopo temeva che le relazioni tra Stati Uniti e Vietnam potessero essere compromesse dalla richiesta di aiuti umanitari formulata da Hanoi per il milione di vittime vietnamite (tra cui centocinquantamila bambini) dell’Agent Orange: “Se le bonifiche venissero considerate indispensabili, se l’assistenza sanitaria fosse indispensabile, se il risarcimento fosse necessario, i costi sarebbero molto elevati”. Certo, Clinton si è “impegnato a fornire al Vietnam un sistema informativo contenente dati sulle aree in cui l’esercito statunitense conservava e spruzzava l’Agent Orange”. Persino Human Rights Watch, l’illustre organizzazione umanitaria con sede negli Stati Uniti, si è limitata a “invitare” Clinton affinchè il Vietnam si assumesse le proprie responsabilità riguardanti i diritti umani”. (11)
    La generosità degli USA ci commuove e ci sorprende ogni volta sempre di più. L’autore ci riferisce anche che di fronte alla giusta richiesta vietnamita di risarcimenti per i danni di guerra il segretario della difesa di Clinton, William Cohen, avrebbe dichiarato: “Entrambi i paesi ne sono stati segnati. Loro hanno le loro ferite, noi certamente abbiamo le nostre”. (12)
    Ma, ovviamente, stiamo parlando dell’unico paese al mondo che abbia mai usato l’arma di distruzione di massa per eccellenza, quella atomica, su una popolazione civile, e che ancora oggi tenta di ottenere dai Giapponesi delle scuse ufficiali per il “vile” attacco a Pearl Harbour, “il Giorno della Vergogna”...
    Se ancora non siete convinti tornate pure a guardarvi il TG della sera: tanto qualunque cosa dice la televisione e vera, che vi piaccia o no.
    E un ultimo consiglio: visitate gli Stati Uniti d’America...prima che siano gli USA a visitare voi.

    Mr. Garak

    NOTE BIBLIOGRAFICHE
    (1) F. CARDINI, da “Il Sabato” del 13/04/1991, cit. in F. ANDRIOLA, “La lunga notte dell’informazione. La guerra del Golfo e i media tra bugie e “spezzoni di verità”, Roma, Settimo Sigillo, 1991, p. 72.
    (2) Ivi, p. 156.
    (3) Ivi, p. 161-162.
    (4) NORMAN G. FINKELSTEIN, L’industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, trad. di Daria Restani, Milano, Rizzoli, 2002, pp. 279-281.
    (5) Per uno studio più approfondito cfr. JOHN KLEEVES, Divi di Stato. Il controllo politico su Holluwood, Roma, Settimo Sigillo, 1999 e, dello stesso autore, Un paese pericoloso. Storia non romanzata degli Stati Uniti d’America, Milano, Barbarossa, 1998.
    (6) Come tutti sappiamo un fenomeno assai simile avvenne, sia pure per motivi diversi, con i fumetti americani dopo l’introduzione del cosiddetto Comics Code.
    (7) J. KLEEVES, Un paese pericoloso, cit., p. 278.
    (8) Ivi, p. 12.
    (9) Ivi, pp. 15-16
    (10) N. G. FINKELSTEIN, L’Industria dell’Olocausto, cit., n.3 p. 282.
    (11) DAVID E. SANGER, Settling a Goal for Reconciliation, Clinton Plans a November Trip to Vietnam, in “New York Times”, 15 nov 2000; SETH MYDANS, Clinton to Try a Juggle Past Horrors and Future Hopes on Vietnam Visit, in “New York Times”, 16 nov 2000; Official: 70 percent of Agent Orange child Victims have not received aid, in “Associated Press”, 30 mag 2001; TINI TRAN, U.S. Vietnam Hold second meeting on Agent Orange research, in “Associated Press”, 2 lug 2001; comunicato stampa di “Human Rights Watch”, 10 novembre 2000, cit. In N.G. Finkelstein, L’Industria dell’Olocausto, cit., n.3 pp. 282-283.
    (12) Ivi, p. 127.
    "dammi i soldi, e al diavolo tutto il resto "
    Marx


    (graucho..:-))

  2. #2
    Totila
    Ospite

    Predefinito Re: USA: " il san giorgio dell' umanita'"

    Originally posted by larth
    [B
    E un ultimo consiglio: visitate gli Stati Uniti d’America...prima che siano gli USA a visitare voi.

    .
    [/i] [/B]
    temo che ci abbiano già fatto visita...

 

 

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