L'IDEOLOGIA: UNA RAZIONALITA' CHIUSA
L'ideologia, a mio avviso, non è che una forma estrema di razionalismo, che consiste nel porre un principio, o dei principi, e nel dedurre tutto da questi. Il risultato è la creazione di una realtà propria, soggettiva, mentale. Questo modello mentale è ben diverso dalla realtà delle cose: i principi non sono in grado si spiegare tutta la realtà, di render conto della sua totalità, essa quindi viene forzata per adattarsi al modello che si è costruito. Modello in cui non ha nessun valore l'evidenza; conta solo il principio, ed esso porta spesso a negare l'evidenza delle cose. L'ideologia è come un tunnel, nel quale entra la ragione autolimitandosi, e in questo tunnel si nega tranquillamente l'evidenza, se contraddice il principio. Chi è fuori dal tunnel e parla con l'ideologizzato pensa che questo sia folle, perchè nega i fatti, al posto di spiegarli. Forse non è così sbagliato parlare di follia: l'ideologia è la vera malattia della ragione, che nega la sua apertura alla realtà, per chiudersi in se stessa, creando un sistema, anche potentissimo, che però rimane chiuso, finito, e quindi, come insegna Godel, contraddittorio. Questa operazione è una tentazione sempre presente, è forse il pericolo per eccellenza della ragione. Spesso sono le persone intelligenti a cadere in questo baratro, nel quale la realtà è strumentalizzata per garantire il principio. C'è una frase che viene erroneamente attribuita ad Hegel, ma che comunque spiega bene questo: "se i fatti contraddicono la mia teoria, tanto peggio per i fatti". L'ideologizzato pensa di avere in pugno la realtà, considera la verità come qualcosa che è racchiudibile entro i propri concetti. L'ideologizzato non si rende conto di esserlo, e spesso, a parole, è anche ostile al "sistema" che in realtà utilizza.
IL RUOLO DELLA VOLONTA' NELL'IDEOLOGIA
L'ideologizzato, spesso molto intelligente, tende ad escludere la volontà e quindi il fine e il motore, quindi la ragione rischia di essere statica, inerte contemplatrice del sistema che ha costruito. Tale esclusione nella prassi non può mai essere vera, totale e completa, essendo intelletto e volontà, per loro natura sinergici, si verificherà quindi nei fatti uno squilibrio nella relazione intelletto-volontà, il quale tende a far totalizzare l'intelletto. La volontà però, paradossalmente, assume nei razionalisti, che teoreticamente la negano, un ruolo chiave, nell'indurre la ragione a scegliere il principio, nell'indurre la ragione a rimanere legata ad esso, e quindi nel continuare ad indurre la ragione in errore. L'affettività, nell'affermazione della ragione, come dimensione unica dell'umano, viene considerata come qualcosa di poco valore, generalmente un disturbo per la ragione. Questa è la concezione che si trova, ad esempio, in Cartesio. Una affettività cui viene negata la propria relazione originaria con il logos, finisce spesso per manifestarsi in modi dirompenti e irrazionali.
LA SVOLTA ANTROPOLOGIA DELLA FILOSOFIA MODERNA ALLA RADICE DELL'IDEOLOGIA
I presupposti che portano all'ideologia sono i presupposti della filosofia moderna. Essi si configurano a partire dalla svoltà antropologica cartesiana, che porta all'inversione del rapporto tra ente e pensiero. Con Cartesio l'evidenza non è più criterio di verità; primo principio è la certezza di sè. Viene meno la specularità tra pensiero ed essere, si forma una vera e propria spaccatura. Oggetto della conoscenza non è più la realtà, ma le idee della ragione. L'esistenza della realtà fuori di me e il fatto che i miei concetti siano indirizzati ad essa, non è più una evidenza, ma deve essere dimostrato, attraverso una complessa argomentazione, che deve includere anche la prove dell'esistenza di Dio. Dio ricuce, in qualche modo, pensiero ed essere. Quando, più coerentemente, l'immanentismo della coscienza, porterà a negare l'esistenza di Dio, sarà tolto ogni ponte con la realtà. Con la filosofia moderna inizia quindi un nuovo modello di pensiero, nel quale oggetto della ragione sono le rappresentazioni della ragione. Modello costante nel dedurre tutto da un principio, diverso nei principi, che variano nei diversi filosofi. Spinoza così partira dalla definizione cartesiana di sostanza, per affermare l'unicità di essa. La volontà in questi modelli di pensiero tende ad essere emarginata, così l'affettività.
L'IDEOLOGIA, L'ALTERITA' E IL TEISMO
L'ideologia si regge sull'immanentismo della coscienza. Coscienza che tende a divenire soggetto conoscente e oggetto conosciuto. Questa chiusura della coscienza in se stessa non lascia spazio all'altro. Perfino l'esistenza stessa dell'altro diviene, a partire da questi presupposti, teoreticamente indimostrabile. Praticamente l'altro viene visto in funzione di sè, come un satellite che ruota attorno al pianeta-soggetto, e che quindi è accettabile nella misura in cui persegue i fini dell'io. La relazione viene considerata come una ragnatela che promana dal soggetto, come una proprietà del soggetto, e quindi può essere in qualsiasi momento negata: non esiste un bene proprio della relazione.La relazione con l'altro sarà quindi o di sottomissione dell'altro a sè, o irriducibilmente conflittuale. L'alterità "orizzontale", evidente, tende ad essere negata, a maggior ragione viene negata, o almeno non considerata, l'Alterità "verticale" di Dio, che non è immediatamente evidente. Un dio minore esiste già: la coscienza, una coscienza che si pretende creatrice e padrona della realtà che si crea. Dio può essere accettato, non con molta coerenza a dire il vero, solo se è in qualche modo utile alla coscienza. Si tratta comunque di una divinità del tutto concettualizzabile.