Il fondatore dei Redentoristi nasce a Marianella (Napoli) il 26 Settembre 1696. Dopo gli studi umanistici, a 13 anni affronta filosofia e diritto. Nel 1713, a 16 anni, è dottore in utroque (con 4 anni di dispensa sull'età richiesta). A 20 anni è maturo per imporsi nel foro napoletano. Contemporaneamente affina la sua formazione artistica presso i migliori maestri dell'epoca: poesia, pittura, architettura e musica. Nel 1723 la crisi: una causa importante, perduta a causa di intrallazzi politici, lo porta a lasciare il mondo, e a vestire l'abito ecclesiastico (23 Ottobre 1723). Il 21 Dicembre 1726 è sacerdote. Si lancia subito in un apostolato intenso tra il popolo minuto dei rioni più poveri di Napoli, specialmente tra i ragazzi della strada (scugnizzi o lazzaroni). Coadiuvato da laici istituisce le famose Cappelle serotine, che diventano una scuola di rieducazione civile e morale. Come socio delle Apostoliche Missioni percorre i paesi vesuviani, gli Appennini e le Puglie, annunciando con semplicità le verità eterne alle masse
popolari.
In un momento di relativo riposo per riprendersi dalle estenuanti fatiche apostoliche, a Scala, presso Amalfi, ha netta l'intuizione che segnerà il destino della sua vita: si dedicherà con i compagni alla salvezza delle «anime più abbandonate», più precisamente alla evangelizzazione della povera gente sparsa specialmente nelle campagne e nei paesetti rurali. E' il 9 Novembre 1732: data di nascita della Congregazione del SS. Salvatore, poi del SS. Redentore (CssR). La tradizione vuole che l'intuizione, sostenuta e incoraggiata da una grande mistica, la Venerabile suor Maria Celeste Crostarosa (1696-1755), fosse confortata dalle frequenti apparizioni della Madonna nella grotta in cui Alfonso sarebbe stato solito ritirarsi a pregare e far penitenza.
Da ottimo stratega, egli cementa i compagni con la «vita comune», sigillata dai voti religiosi e dedita a un esercizio intenso di preghiera, di studio e di penitenza. Non, comunque, una comunità di stile monastico ripiegata su sé stessa, bensì una comunità finalizzata all'evangelizzazione. La preminenza assoluta della predicazione, attuata mediante le missioni popolari, gli esercizi spirituali, le catechesi, il voto di andare alle missioni estere, portò ad escludere altre attività, tra cui le scuole (intorno alle quali si accese un forte dibattito che si risolse nell'abbandono pressoché totale dei primi compagni), e le parrocchie, ritenute per più motivi un legame alla libertà dell'operaio apostolico.
Diventato vescovo di Santa Agata dei Goti (1762-1775), sede rinomata che, tra gli altri, aveva avuto come pastore il futuro Sisto V, Alfonso porterà nel nuovo incarico l'ardore missionario che lo aveva bruciato per oltre 30 anni di vita apostolica. Sprigionerà un'attività che ha del miracoloso, non solo per ciò che riguarda il ministero pastorale diretto (estirpazione di abusi inveterati, restauro di chiese, cura del decoro liturgico e del Seminario, carità inesauribile che, nella carestia del 1763-64, lo induce a vendere ogni cosa, persino la carrozza con le mule), ma soprattutto per l'attività letteraria che non conosce soste. Nel 1775 lascia l'episcopato per motivi di salute e si ritira a Pagani, dove morirà il primo Agosto 1787. In quell'istante, a Varsavia, due Redentoristi, San Clemente Hofbauer e Taddeo Hùbl, sentirono battere ripetutamente su una tavola che avevano davanti, e vi riconobbero il segno della morte del Padre. Beatificato nel 1816, canonizzato nel 1839, Sant'Alfonso fu proclamato Dottore della Chiesa il 7 Luglio 1871, e Protettore dei confessori e moralisti nel 1950