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    Predefinito Ahmadinejad: "Ho espresso il pensiero della Nazione Iraniana"

    Iran-Israele: Ahmadinejad Torna Alla Carica
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    (AGI) - Teheran, 28 ott. - Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, e' tornato alla carica contro Israele e ha respinto le reazioni indignate dei leader dei paesi occidentali suscitate dal suo intervento di mercoledi' scorso, durante il quale aveva auspicato la cancellazione dello stato ebraico dalla mappa del mondo. "Sono liberi di parlare ma le loro parole non hanno alcuna validita'", ha detto oggi all'agenzia di stato Irna sullo sfondo delle manifestazioni indette a Teheran e nelle altre citta' iraniane per la "Giornata mondiale per Gerusalemme", istituita dall'imam Khomeini a favore della causa palestinese. "E' chiaro - ha insistito - che se un discorso e' giusto, provoca una reazione". Oltre a Israele, Ahmadinejad ha attaccato anche gli Usa. "Sono uomini insolenti, pensano che tutto il mondo debba obbedire a loro", ha detto dei dirigenti dei due paesi. "Distruggono le famiglie palestinesi e si aspettano che nessuno sollevi obiezioni per le loro azioni". Quello che ha detto, ha puntualizzato, "corrisponde alle esatte parole del popolo iraniano". (AGI) -

  2. #2
    Ashmael
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    Dociamo che i manifestanti sono stati indottrinati a esprimere il suo "pensiero"

  3. #3
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    Predefinito Re: Ahmadinejad: "Ho espresso il pensiero della Nazione Iraniana"

    Originally posted by Basiji
    Iran-Israele: Ahmadinejad Torna Alla Carica
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    (AGI) - Teheran, 28 ott. - Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, e' tornato alla carica contro Israele e ha respinto le reazioni indignate dei leader dei paesi occidentali suscitate dal suo intervento di mercoledi' scorso, durante il quale aveva auspicato la cancellazione dello stato ebraico dalla mappa del mondo. "Sono liberi di parlare ma le loro parole non hanno alcuna validita'", ha detto oggi all'agenzia di stato Irna sullo sfondo delle manifestazioni indette a Teheran e nelle altre citta' iraniane per la "Giornata mondiale per Gerusalemme", istituita dall'imam Khomeini a favore della causa palestinese. "E' chiaro - ha insistito - che se un discorso e' giusto, provoca una reazione". Oltre a Israele, Ahmadinejad ha attaccato anche gli Usa. "Sono uomini insolenti, pensano che tutto il mondo debba obbedire a loro", ha detto dei dirigenti dei due paesi. "Distruggono le famiglie palestinesi e si aspettano che nessuno sollevi obiezioni per le loro azioni". Quello che ha detto, ha puntualizzato, "corrisponde alle esatte parole del popolo iraniano". (AGI) -
    E QUINDI???

    se lo pensa la maggioranza degli Iraniani, vuol dire che è giusto??

    è questo il criterio???

  4. #4
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    I criteri sono due:

    1- In quanto presidente eletto della Repubblica Islamica dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad ha espresso la posizione del proprio governo - che riflette la volontà della popolazione rivoluzionaria iraniana - sulla questione palestinese.

    2- L'entità sionista che occupa Gerusalemme è uno "stato" fittizio creato artificialmente mediante il soppruso, il terrorismo, la violenza, l'espulsione dalle proprie case e dalle proprie terre dei legittimi abitanti, la dissacrazione e distruzione dei luoghi religiosi e non ha alcuna base - giuridica, storica, religiosa, morale ed etnica - per poter esistere.

  5. #5
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    Originally posted by Basiji
    I criteri sono due:

    1- In quanto presidente eletto della Repubblica Islamica dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad ha espresso la posizione del proprio governo - che riflette la volontà della popolazione rivoluzionaria iraniana - sulla questione palestinese.

    2- L'entità sionista che occupa Gerusalemme è uno "stato" fittizio creato artificialmente mediante il soppruso, il terrorismo, la violenza, l'espulsione dalle proprie case e dalle proprie terre dei legittimi abitanti, la dissacrazione e distruzione dei luoghi religiosi e non ha alcuna base - giuridica, storica, religiosa, morale ed etnica - per poter esistere.
    A parte le cose sbagliate che dici....se la pensi così non venire a parlarmi di pace, poi.....

    QUESTA E' UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA.....te ne rendi conto, vero?

  6. #6
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    Originally posted by Basiji
    I criteri sono due:

    1- In quanto presidente eletto della Repubblica Islamica dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad ha espresso la posizione del proprio governo - che riflette la volontà della popolazione rivoluzionaria iraniana - sulla questione palestinese.

    2- L'entità sionista che occupa Gerusalemme è uno "stato" fittizio creato artificialmente mediante il soppruso, il terrorismo, la violenza, l'espulsione dalle proprie case e dalle proprie terre dei legittimi abitanti, la dissacrazione e distruzione dei luoghi religiosi e non ha alcuna base - giuridica, storica, religiosa, morale ed etnica - per poter esistere.
    Profughi e diritto al ritorno

    La pretesa palestinese di un diritto illimitato a stabilirsi nello Stato di Israele non regge sul piano storico, giuridico, politico e di buon senso

    Gennaio 2001

    Forse anche noi ci appelleremmo a un fantomatico diritto al "ritorno" da qualunque altra parte pur di non stabilirci sotto un regime inefficiente, arbitrario e corrotto, che ti puo' processare, condannare a morte e fucilare nel giro di quarantott'ore. E' la tesi neanche troppo paradossale di Danny Rubinstein, corrispondente di Ha'aretz nei territori, che scrive: "Dopo diversi anni di Autorita' Palestinese, i palestinesi hanno iniziato a chiedersi se vale la pena rinunciare al diritto al ritorno all'interno di Israele in cambio di un regime come quello" (Ha'aretz, 25.12.00). Forse anche per questo oggi in campo palestinese compaiono numerose pubblicazioni che respingono tout-court il concetto di reinserimento dei profughi la' dove ora si trovano, fosse anche nei territori palestinesi di Cisgiordania e Gaza destinati a diventare Palestina indipendente, a pochi chilometri dalle antiche case. "Arafat e i suoi - continua Rubinstein - sono ben consapevoli di questi umori e cercano di placare la loro opinione pubblica proclamando che non cederanno mai sul diritto al ritorno". Altri sostengono che in realta' la posizione palestinese e' piu' flessibile di quanto non voglia dare a vedere: "Vengono messi in giro molti ballon d'essai sulla questione profughi - ha scritto Zvi Bar'el su Ha'aretz (14.01.01) - ma nei loro documenti giuridici i palestinesi si dichiarano pronti a mostrare flessibilita' e creativita' su questo tema". Sta di fatto che nelle ultime settimane di trattative e' tornata di prepotenza sul tavolo la classica rivendicazione palestinese del cosiddetto "diritto al ritorno", vale a dire del diritto di tutti i profughi palestinesi, delle loro famiglie e dei loro discendenti a stabilirsi all'interno dello stato di Israele, anche dopo la nascita di uno Stato palestinese. Il tutto accompagnato da un'assunzione di responsabilita' morale e storica da parte di Israele per le sofferenze patite in tutti questi anni dai profughi palestinesi. Rivendicazione che Israele respinge in modo fermo e deciso. Vediamo perche'.
    Il processo di pace
    In primo luogo, la pretesa palestinese contraddice le basi stesse del processo di pace, che si fonda sul principio "due stati per due popoli". Come ha detto lo stesso Clinton quando il 7 gennaio ha riassunto la sua proposta di compromesso, una tale pretesa "cancellerebbe il motivo stesso per creare uno stato palestinese". In effetti l'idea di un "ritorno" in massa all'interno di Israele appare bizzarra se si pensa che va di pari passo con la pretesa che Israele si ritiri fino all'ultimo centimetro entro le linee del 1967, compresa Gerusalemme est. E i palestinesi dovrebbero spiegare perche', assieme al loro ritorno in Israele dove gia' risiedono 1 milione e 250mila cittadini arabi, pretendono anche l'allontanamento di tutti i 200mila ebrei che vivono nelle terre del futuro Stato palestinese. Una pratica, sia detto per inciso, che in ogni altra parte del mondo ha un solo nome: pulizia etnica. E che tuttavia Israele ha gia' accettato in linea di principio, pur di arrivare a un accordo di pace.
    Le fondamenta di Israele
    In secondo luogo, un ritorno illimitato in Israele dei profughi palestinesi del 1948 (tra i 600 e i 700mila) e di tutti i loro discendenti (3 o 4 milioni) altererebbe irrimediabilmente l'equilibrio demografico del paese al punto da cancellare la sua stessa natura e ragion d'essere. In pratica, sono ancora parole di Clinton, "significherebbe minacciare le fondamenta stesse dello Stato di Israele". Come si legge in un appello firmato dai piu' famosi intellettuali pacifisti israeliani, "un massiccio numero di profughi palestinesi che facesse ritorno nel territorio d'Israele si tradurrebbe nella negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo ebraico" (Ha'aretz, 2.01.01). E sarebbe una ricetta sicura per conflittualita' e lutti a non finire. Tanto piu' che, tra i palestinesi destinati a "tornare", vi sarebbero proprio quelli che si oppongono con maggior veemenza all'esistenza stessa dello Stato d'Israele, il fior fiore di quei movimenti palestinesi che gia' oggi spargono odio, sangue e terrore nelle strade d'Israele. "Tutto fa pensare - nota un editoriale del Jerusalem Post (24.12.00) - che la situazione ipoteticamente creata da questo ritorno non farebbe che aumentare violenze e spargimenti di sangue fino a livelli mai visti dal 1948 a oggi".
    I termini del problema
    Il dramma dei profughi palestinesi ha un'origine precisa: il rifiuto arabo e palestinese del piano di spartizione dell'Onu (risoluzione 181 del 1947) e la guerra di aggressione scatenata dal mondo arabo per impedire la nascita dello stato ebraico d'Israele e dello stato arabo palestinese. Lo stato di Israele nacque lo stesso, quello palestinese no. Al suo posto ci fu l'occupazione araba dei territori, e la creazione sotto i regimi arabi dei famigerati campi profughi fatti cinicamente durare fino ai nostri giorni. Che siano stati istigati e ingannati dalla propaganda araba (come in Galilea), che siano stati espulsi (come da Lod, sulla strada per la Gerusalemme assediata) o che siano semplicemente sfollati di fronte all'infuriare dei combattimenti (come in genere accade dappertutto), in ogni caso senza l'aggressione araba contro Israele oggi i profughi palestinesi non esisterebbero nemmeno. Per questo Israele non deve e non puo' addossarsi, nemmeno come gesto simbolico, la responsabilita' per la genesi e per il perpetuarsi del dramma dei profughi palestinesi. Cio' che potra' fare, come ha piu' volte dichiarato, sara' partecipare a uno sforzo internazionale per dare soluzione al problema attraverso risarcimenti, indennizzi, programmi di reinserimento, piani umanitari di ricongiunzione famigliare. Cosa che ha ga'à iniziato a fare. Secondo cifre pubblicate da Alan Baker, assistente legale del ministero degli esteri, nel corso degli anni passati Gerusalemme ha gia' accolto in Israele 70mila profughi palestinesi nel quadro di un programma di ricongiungimenti famigliari varato fin dal 1948 e ostacolato dalle dirigenze arabe, mentre altri 114mila profughi palestinesi sono tornati dai paesi arabi nei territori di Cisgiordania e Gaza dopo il 1967 sulla base di motivi umanitari (Jerusalem Post, 2.01.01). Ma non basta. Secondo stime riportate da Avrahan Tal su Ha'aretz (5.01.01), decine di migliaia di palestinesi dei territori di Cisgiordania e Gaza (forse gia' 100mila) risiedono oggi in modo stabile, benche' illegalmente, all'interno di Israele nelle zone ad alta densita' di popolazione arabo-israeliana. Il fenomeno, sviluppatosi nel corso degli anni in cui 120-150mila palestinesi dei territori si recavano ogni giorno in Israele per lavoro, e' stato favorito dai legami famigliari che spesso intercorrono tra arabi israeliani e arabi dei territori. Fra l'altro, secondo alcune valutazioni la crescita dei gruppi piu' estremisti e fondamentalisti all'interno della minoranza arabo-israeliana sarebbe da collegare anche a questi arrivi.
    La risoluzione 194
    Secondo i palestinesi, il "diritto al ritorno" come lo intendono loro sarebbe sancito dalla risoluzione dell'Onu 194 del dicembre 1948. Ma la 194 (che oltretutto non e' una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ma dell'Assemblea Generale, e quindi come tale non e' vincolante) non parla affatto di un diritto illimitato e incondizionato. Essa affronta il problema profughi all'art. 11, ma nel quadro di un piu' vasto piano di riconciliazione composto da altri 14 articoli sempre dimenticati dalla propaganda palestinese. E prevede risarcimenti che saranno garantiti "dai governi e dalle autorita' responsabili": al plurale e senza menzionare Israele. Inoltre la 194 parla, non a caso, di "profughi" tout-court. Precedenti bozze che limitavano il riferimento ai "profughi arabi" furono respinte, giacche' non solo di profughi arabi si tratta. Tra il 1948 e il 1956 quasi 900mila ebrei furono costretti ad abbandonare i paesi arabi dove vivevano da molte generazioni, in alcuni casi da prima della stessa conquista arabo-islamica. Spogliati dei loro averi, dovettero abbandonare sul posto beni e proprieta' per un patrimonio che oggi l'ex ministro israeliano Moshe Shahal, presidente di un'organizzazione mondiale di ebrei originari dei paesi arabi, stima attorno ai 30 miliardi di dollari. Infine non bisogna dimenticare i 17mila ebrei cacciati dalle zone della Palestina occupate dagli arabi nel 1948 (come la Citta' Vecchia di Gerusalemme).
    Profughi ebrei
    Questi e quelli furono i mai ricordati profughi ebrei del conflitto arabo-israeliano: almeno 600mila di loro si riversarono in Israele durante i primi, durissimi anni di vita del giovane stato. Furono accolti e, pur tra mille contrasti e difficolta', integrati nella vita del paese. Secondo il giornalista Yair Sheleg, "nei negoziati coi palestinesi Israele ha gia' sollevato il tema del risarcimento per i beni perduti dagli ebrei nei paesi arabi" (Ha'aretz, 2.01.01). Lo stesso Clinton vi ha fatto riferimento dopo i colloqui di Camp David del luglio scorso. I palestinesi replicano che il problema non li riguarda. Riguarda pero' Israele, i paesi arabi e la risoluzione 194. E riguarda la comunita' internazionale, che non puo' avallare il principio per cui un paese aggredito debba, dopo la guerra, accollarsi la responsabilita' morale, politica ed economica delle conseguenze dell'aggressione subita.
    L'ultimo pretesto
    Nel 1938 nei Sudeti vivevano tre milioni di tedeschi. Hitler se ne servi' come pretesto per aggredire la Cecoslovacchia e, in definitiva, per scatenare la seconda guerra mondiale. Risultato dell'aggressione tedesca: dopo la guerra, quei tedeschi furono espulsi dalle terre che avevano abitato per generazioni e furono riassorbiti in Germania. Cosi' come furono riassorbiti in Italia i 500mila profughi cacciati da Istria e Dalmazia dopo l'aggressione alla Iugoslavia. "Gli unici a non essere mai stati riassorbiti dopo l'aggressione a Israele sono i profughi palestinesi - scrive il giornalista italiano Luciano Tas - all'unico e proclamato scopo di concorrere con la loro semplice presenza a cancellare Israele dalle carte geografiche, qualcosa che in molte scuole arabe hanno gia' fatto. Questo e' il senso della loro ultima richiesta, le altre essendo gia' state accolte. Che questa richiesta sia un pretesto per non firmare alcuna pace con Israele lo sanno tutti, in Europa come in America, e soprattutto nel mondo arabo. Lo scopo di gran parte del mondo arabo e della dirigenza palestinese [...] e' quello di sempre: distruggere Israele, buttare a mare gli israeliani". "Se i palestinesi vogliono demolire ogni possibilita' di soluzione negoziata insistendo su questi punti - conclude l'editoriale del Jerusalem Post del 24 dicembre - nessuno potra' poi sorprendersi delle conseguenze. Questo discorso e' talmente ovvio che non dovrebbe nemmeno essere necessario ripeterlo. Ma se si deve proprio discutere di diritto al ritorno, allora bisognera' non stancarsi di ripetere questi concetti finche' necessario".

  7. #7
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    Predefinito Re: Ahmadinejad: "Ho espresso il pensiero della Nazione Iraniana"

    Bravo..bene..bis!

    Originally posted by Basiji
    Iran-Israele: Ahmadinejad Torna Alla Carica
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    (AGI) - Teheran, 28 ott. - Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, e' tornato alla carica contro Israele e ha respinto le reazioni indignate dei leader dei paesi occidentali suscitate dal suo intervento di mercoledi' scorso, durante il quale aveva auspicato la cancellazione dello stato ebraico dalla mappa del mondo. "Sono liberi di parlare ma le loro parole non hanno alcuna validita'", ha detto oggi all'agenzia di stato Irna sullo sfondo delle manifestazioni indette a Teheran e nelle altre citta' iraniane per la "Giornata mondiale per Gerusalemme", istituita dall'imam Khomeini a favore della causa palestinese. "E' chiaro - ha insistito - che se un discorso e' giusto, provoca una reazione". Oltre a Israele, Ahmadinejad ha attaccato anche gli Usa. "Sono uomini insolenti, pensano che tutto il mondo debba obbedire a loro", ha detto dei dirigenti dei due paesi. "Distruggono le famiglie palestinesi e si aspettano che nessuno sollevi obiezioni per le loro azioni". Quello che ha detto, ha puntualizzato, "corrisponde alle esatte parole del popolo iraniano". (AGI) -

  8. #8
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    Predefinito Re: Re: Ahmadinejad: "Ho espresso il pensiero della Nazione Iraniana"

    Ma che andate cercando? Quando parla quel criminale di Bush che la guerra ai popoli la fa con le bombe e tutte quelle stronzate sugli Stati-canaglia va tutto bene? Il Presidente iraniano ha tutto il diritto di dire cio' che pensa
    e che riflette tra l'altro la realta' dei fatti.
    Originally posted by Luca_liberale
    E QUINDI???

    se lo pensa la maggioranza degli Iraniani, vuol dire che è giusto??

    è questo il criterio???

  9. #9
    Ashmael
    Ospite

    Predefinito Re: Re: Re: Ahmadinejad: "Ho espresso il pensiero della Nazione Iraniana"

    Originally posted by pietro
    Ma che andate cercando? Quando parla quel criminale di Bush che la guerra ai popoli la fa con le bombe e tutte quelle stronzate sugli Stati-canaglia va tutto bene? Il Presidente iraniano ha tutto il diritto di dire cio' che pensa
    e che riflette tra l'altro la realta' dei fatti.

    Mio Dio, la realtà dei fatti...la realtà dei fatti è che Israele esiste e voghglio vedere chiunque a cancellarlo, se non con le bombe atomiche...poi però chiunque lo facesse sarebbe cancellato a sua volta.

    Non so, se vi pare che valga la pena...

    L'unica soluzione praticabile è la convivenza pacifica fra uno Stato Palestinese e lo Stato Israeliano.

  10. #10
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    La Palestina esiste.

 

 
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