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Risultati da 1 a 10 di 34
  1. #1
    Guido Keller
    Ospite

    Predefinito Massimo Fini sul canaro della magliana

    Canaro: nuovo lavoro alla Magliana
    Impiegato come fattorino in uno studio commercialista
    (ANSA) - ROMA, 28 OTT - Pietro del Negri, il 'Canaro' della Magliana, uscito dal carcere ai primi di ottobre, lavorera' come fattorino in uno studio commercialista. Uno studio che si trova in una traversa di via Magliana, a pochi passi dalla strada dove De Negri, 18 anni fa, lavorava come tosacane. Il luogo che divento', nel febbraio dell'88, il teatro della sua furia omicida, dove torturo' ed uccise il pugile di 27 anni Giancarlo Ricci.
    ---------------------------------------------------------------------

    La mattanza della Magliana: terribile è l’ira del mansueto
    Massimo Fini da L'Europeo del: 11/03/1988


    II lettore conoscerà probabilmente la storia, cui i quotidiani hanno dato ampio risalto, di Piero De Negri, il tosacani della Magliana, da tutti chiamato con malcelato disprezzo «er canaro», che ha torturato nel più orrendo dei modi il giovane Giancarlo Ricci, un ex pugile che da tempo lo angariava. Incatenata la sua vittima, De Negri, con un tronchesino, gli ha amputato i pollici e gli indici e, cospargendole di benzina, ha dato fuoco alle ferite. Poi con le forbici ha ritagliato la faccia del Ricci, le orecchie, la punta del naso «in modo simmetrico come faccio per i cani, volevo che assomigliasse a un cane». Prima gli ha mozzato la lingua, il pene, le palle e, disserrando le mascelle della vittima con un pappagallo, glieli ha cacciati in gola. E mentre quello moriva soffocato, «er canaro» ha raccolto i mozziconi delle dita e li ha ficcati uno nell’ano, gli altri negli occhi del morto. Poi gli ha aperto a martellate la calotta cranica e vi ha versato dentro shampoo per cani.
    Per comprendere questo massacro si sono tirati in ballo la droga, la follia, i rituali mafiosi, la disgregazione morale e sociale di un quartiere come la Magliana. Può darsi che qualcuna di queste componenti abbia giocato un ruolo. Ma non è questo il nocciolo della questione. Il delitto del «canaro») è molto più vicino a noi, a ognuno di noi, di quanto non si pensi. È la rivolta di «cane di paglia», del debole e del mite che a un certo punto esplode incontrollabile contro i soprusi d’una vita. Piero De Negri, infatti, prima di essere carnefice era stato vittima. Quattro anni fa col Ricci compie una rapina. Si fa dieci mesi di carcere, perde, per questo, la moglie e la figlia, che ama, ma non fa il nome del complice. Quando esce va da Ricci per avere la sua parte di bottino, ma quello gli ride in faccia e lo riempie di botte. E continuerà a dargliele, con quell’arroganza impunita da gradasso, da ex pugile, da uomo grande e forte. con la quale del resto terrorizza l’intero quartiere. Di questa prestanza fisica Ricci fa continuo uso sul «canaro». piccolo, mingherlino, docile, rassegnato, irridendolo e umiliandolo in tutti i modi. Quando qualcuno ruba al «canaro» lo stereo, Ricci gli propone di farglielo riavere per 200 mila lire e, intascatele, non gli restituisce nulla, anzi, ghignando gli fa sapere che il ladro è proprio lui. È l’ultimo spregio che fa traboccare un vaso troppo colmo.
    Anche chi è disposto a riconoscere qualche giustificazione al De Negri non riesce a capacitarsi dell’orrendo rituale della tortura. E invece è proprio questo che occorre al «canaro». La morte non gli basta, anzi, in un certo senso, lo ostacola. Nell’antico poema indiano Mahabharata, Bhima, dopo aver tagliato il braccio del nemico e averlo con quello stesso braccio schiaffeggiato, dopo avergli sfondato il petto, troncata la testa e bevutone il sangue, ha un ruggito di furore deluso: «Che altro mi resta da fare? La morte ti difende!». Per contraccambiare il suo rivale delle umiliazioni che ha sofferto per anni, per fargliele assaporare fino in fondo, De Negri deve ritardarne il più possibile la morte. E infatti, per il «canaro», più importanti ancora delle mutilazioni fisiche che infligge al «pugile» sono quelle morali, sono le frasi che gli dice per irriderlo, per umiliarlo, per destituirlo come uomo così come l’altro aveva fatto con lui. Quando gli tronca le dita gli domanda: «Ma che gli hanno fatto ar pugile? Chi è stato? Chi ha osato?». E quando gli taglia i genitali, si china all’orecchio della sua vittima allo stremo e sussurra: «A Giancà, ma quale uomo, ora sei un femminiello!». L ‘uomo oramai è solo lui, finalmente, «er canaro». E in un certo, tremendo, senso ha ragione. Ho visto due foto di Piero De Negri. prima e dopo il delitto. Prima aveva un aspetto da orfanotrofio, da vittima designata, dopo, per usare un’espressione di Sartre a proposito d’un omicida, «il suo volto splendeva come un incendio». Attribuire a De Negri l’«infermità mentale», significa rendergli un’ingiustizia, restituirlo al suo ruolo di eterna vittima, di «canaro», togliere al suo atto il profondo senso che ha per lui. E infatti De Negri, interrogato dai giornalisti, a mente lucida e senza cocaina in corpo, ha detto: «Lo rifarei».
    Non voglio con ciò giustificare la mattanza della Magliana e togliere orrore a una vicenda che ne è colma. Dico solo che questa storia non è folle. È umana, molto umana e ha a che fare con quel pendolo fondamentale della nostra vita che è il sadomasochismo, il quale non si esercita solo nelle botteghe per cani ma anche, sia pur in forme meno truculente ed evidenti, più acculturate, negli uffici, nelle fabbriche e nella vita d’ogni giorno.
    E credo anche che la vicenda della Magliana contenga un suo insegnamento. Ci sono dei limiti oltre i quali anche l’arroganza, la prepotenza, la sopraffazione dei più forti nei confronti dei miti, dei deboli, degli eternamente sconfitti non può andare senza incendiare il «cane di paglia». E terribile. dice la Bibbia, è l’ira del mansueto.

  2. #2
    fedalmor
    Ospite

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    Ottimo articolo, che condivido. Più lo leggo è più mi convince, Massimo Fini...

  3. #3
    Cavaliere d'oro
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    Ottimo articolo, a perenne monito dei violenti e degli arroganti.
    Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge avranno le armi

  4. #4
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    Effettivamente ci si deve anche immedesimare nello stato di vessazione in cui era l'assassino per comprendre le modalità del delittto.

    Ho sentoo non so dove he l'assassino aveva rinchiuso la vittima in una gabbia per cane. Però non ho sentito con quale scusa lo aveva attirato nella trappola. Sono curioso. Qualcuno sa come?

  5. #5
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    Testo originale scritto da aguas
    Effettivamente ci si deve anche immedesimare nello stato di vessazione in cui era l'assassino per comprendre le modalità del delittto.

    Ho sentoo non so dove he l'assassino aveva rinchiuso la vittima in una gabbia per cane. Però non ho sentito con quale scusa lo aveva attirato nella trappola. Sono curioso. Qualcuno sa come?
    Sì. De Negri disse a Ricci che stava per arrivare uno spacciatore pieno di soldi e droga e che avrebbero potuto derubarlo se l'altro si fosse nascosto nella gabbia.

    Chiusa quest'ultima, Ricci fece in tempo a rendersi conto della trappola ma De Negri lo stordì con una legnata prima che riuscisse a liberarsi.

  6. #6
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    Testo originale scritto da Rick Hunter
    Ottimo articolo, a perenne monito dei violenti e degli arroganti.
    Si pero' credo che l'assurda efferratezza del fatto, non deponga a favore della salute mentale del Canaro.
    Voglio dire che, capisco la vendetta, ma chi sarebbe capace di arrivare a tanto?
    Wallace_60

  7. #7
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    Testo originale scritto da Tomás de Torquemada
    Sì. De Negri disse a Ricci che stava per arrivare uno spacciatore pieno di soldi e droga e che avrebbero potuto derubarlo se l'altro si fosse nascosto nella gabbia.

    Chiusa quest'ultima, Ricci fece in tempo a rendersi conto della trappola ma De Negri lo stordì con una legnata prima che riuscisse a liberarsi.
    Neanche nei film americani, diobono... non sapevo i particolari della tortura, adesso che li ho letti mi sta tornando su la cena.
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
    ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.
    Racconti senza fine di gente che ha pagato
    non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.
    La rivoluzione è come il vento, la rivoluzione è come il vento.

  8. #8
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    Predefinito

    Testo originale scritto da Fenris
    Neanche nei film americani, diobono... non sapevo i particolari della tortura, adesso che li ho letti mi sta tornando su la cena.
    Per notizia, il magistrato che si occupo del caso, (pare una donna), rimase quasi scioccata quando apprese i particolari della tortura.
    Wallace_60

  9. #9
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    Predefinito Re: Massimo Fini sul canaro della magliana

    Testo originale scritto da Guido Keller
    Prima gli ha mozzato la lingua, il pene, le palle e, disserrando le mascelle della vittima con un pappagallo, glieli ha cacciati in gola. E mentre quello moriva soffocato, «er canaro» ha raccolto i mozziconi delle dita e li ha ficcati uno nell’ano, gli altri negli occhi del morto.
    Non proprio, fu ancora peggio. Dopo aver tagliato il pene a Ricci e aver cauterizzato la ferita con la benzina, De Negri fece una pausa per lavarsi e andare a prendere la figlioletta a scuola. Quindi tornò dal pugile agonizzante e, dopo avergli infilato i genitali in bocca, gli mise i mozziconi di dita negli occhi (perché non ne sopportava lo sguardo).

    Poi gli ha aperto a martellate la calotta cranica e vi ha versato dentro shampoo per cani.
    Ah sì... disse di avergli voluto "lavare il cervello".

  10. #10
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    Predefinito

    Io sono convinto che la condanna a 24 anni è eccessiva. Lo stato di grave provocazione aveva probabilmente messo in stato di parziale incapacità di intendere e volere l'assassino.

    Le vessazioni che aveva subito il De Negri erano cosa difficilemtne sopportabile, perché facevano leva, con cattiveria gratuita, su uno stato di soggezione in cui era De Negri.

 

 
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