Preghiamo per i cristiani sofferenti del Libano, perseguitati, ostacolati ma coraggiosi nella fede.
Non c'è solo Israele, e gli israeliani non sono sempre le uniche vittime... penso che la politica di uno stato sia criticabile, e quella di israele personalmente non la condivido.
I cristiani del Libano sono vittime della guerra israelopalestinese,delle politiche americane, e anche ostacoltai in tutti i modi dai musulmani...
preghiamo per loro...
Henry Bakhos
14/08/2005
La bandiera libanese
In un mondo arabo profondamente musulmano, si trova una piccola comunità cristiana che resiste ormai da più di 30 anni ad una politica americana che non ha mai smesso di credere in un triste piano elaborato da Henry Kissinger, che serve unicamente la causa ebrea in un Medio-Oriente macchiato di sangue, odio, morte e distruzioni.
Nell'ormai lontano 1975, l'Occidente mandò delle navi pronte a trasferire i cristiani dal Libano verso terre lontane in Canada, Stati-Uniti, Australia ...; i cristiani dovevano così lasciare la loro terra ai rifugiati palestinesi ospitati in Libano qualche anno prima; questa soluzione doveva accontentare tutti: per cominciare il popolo ebreo, che si liberava dei palestinesi, gli stessi palestinesi, che trovavano una sistemazione, gli Stati arabi, che non volevano ricevere i palestinesi ... ; ma i loro calcoli non si realizzarono visto che la comunità cristiana resistette da sola a tutte queste forze e poi si attivò il Vaticano e qualche movimento cristiano in Occidente, avendo capito la pericolosità di questo piano.
Dopo 16 anni di guerra, con più di 300.000 morti, arrivava una "soluzione" che doveva cambiare la società trasformando il patto nazionale in un vero patto sociale; questo cambiamento si concretizzava in un accordo siglato a Taef tra rappresentanti di tutte le comunità libanesi, con la presenza di delegazioni arabe; in realtà questo accordo prevedeva molte soluzioni che non furono mai applicate ed altre che furono adottate 15 anni dopo, come il ritiro delle truppe siriane dal Libano; dunque in un certo senso questo accordo serviva non tanto ad assicurare un cambiamento in Libano, ma piuttosto a ritardare la soluzione del problema libanese che era e resterà sempre collegato alla causa israelo-palestinese.
Il 2005 sembrava essere, 5 mesi fa, un anno nel quale il Libano ritrovava la sua indipendenza e ritornava a volare con le proprie ali, liberato dalla tutela siriana; in realtà, e dopo le elezioni politiche, possiamo dire che c'è un'incertezza totale per il futuro del Paese e che le sole cose certe sono: un "aggravarsi della crisi economica", con quasi tutti i settori economici in difficoltà (la Siria chiude le sue frontiere ai tir che trasportano frutta e verdura verso i paesi arabi, l'industria deve ristrutturarsi per ridiventare competitiva e manca di investimenti, il settore bancario soffre del ritiro di capitali dal Libano e della crisi del turismo, soprattutto del turismo arabo, che ha rinunciato al Libano come mèta turistica vista l'insicurezza e gli attentati che si ripetono), il "ritorno al potere di un'elite politica" per il 70% la stessa di prima, che oggi rivendica di essere in opposizione al regime siriano, ma che solo 10 mesi fa era al potere sotto la tutela siriana, e si ritorna a parlare della "reimpiantazione dei palestinesi" nel sud del Libano.
Il futuro non è molto chiaro, ma ci dobbiamo chiedere se quel famoso piano Kissinger non sia ancora in atto, se non si stia pensando di spartire il Libano in cantoni un po' come si sta facendo in Iraq ...
E da tutto questo ci chiediamo quale sarà il futuro della comunità cristiana (quella in Iraq vive nell'incertezza totale) e quanto può resistere alla schiacciante tendenza all'islamizzazione del Libano e soprattutto quando l'occidente cristiano capirà il valore di questa presenza cristiana in un mondo tutto musulmano .
Mi permetto di dire infine che l'Occidente non deve pensare a chiudersi per combattere il terrorismo e l'integralismo, ma deve passare all'attacco e non può farlo che tramite il sostegno e la valorizzazione di queste comunità cristiane in un mare arabo, comunità che possono essere un vettore di pace, di trasformazione e di conversione di popoli addestrati per uccidere da certi strateghi che hanno un solo obiettivo: dominare il mondo.
di Henry Bakhos
Beirut, 14 agosto 2005