Un massacro ignorato
di Angela Lano
domenica, 10 ottobre 2004
«Non vedo, non sento, non parlo»... Quando ad essere ammazzati sono i palestinesi (tra cui molti bambini), è come se nelle redazioni di giornali e tg «autorevoli» comandassero le classiche tre scimmiette...
Tra le notizie proposteci negli ultimi giorni da giornali e tv si è notata un’assenza pesante: il massacro in corso in Palestina – a Gaza, per essere precisi. L’operazione dell’esercito israeliano, denominata «Giorni di penitenza» è in corso dal 28 settembre (anniversario dell’inizio della seconda intifada), ma pochi giornali si prendono il fastidio di pubblicare articoli, reportage, titoli a tutto campo e, soprattutto, il conteggio delle vittime, che sono oltre 100, tra cui molti bambini. La Striscia di Gaza è off-limits per i giornalisti e per le troupe televisive: il governo israeliano non vuole testimoni per la carneficina che sta compiendo nell’indifferenza generale e nell’impunità. Le notizie che ci giungono sono veicolate ai colleghi delle redazioni attraverso fonti israeliane. Dove si parla di «azioni contro i terroristi che lanciano missili Qassam contro le colonie».
I mezzi di informazione ci spiegano laconicamente che è in corso una «battaglia contro i terroristi» e che le vittime sono per lo più «terroristi». Azioni di difesa, dunque, per proteggere la popolazione d’Israele dagli attacchi di criminali. I termini che vengono rimbalzati insieme a fugaci comunicati di «operazioni» in territorio palestinese sono tali da indurre a pensare che tutto sia legale, controllato, giustificato.
Ma questa è una menzogna. Una delle tante manipolazioni a cui governi e media ci hanno abituato. Si tratta di attacchi pesantissimi che colpiscono civili inermi del campo profughi da sempre noto per il suo sovraffollamento – Jabaliya. E’ incredibile: mentre il mondo, giustamente, trattiene il fiato per la tragica sorte dei turisti coinvolti nell’attentato nel Sinai, nessuno si occupa delle cento e più persone palestinesi morte tra le macerie delle proprie case, o per strada. Quei bimbi, quei ragazzi, quelle donne non interessano. Sono di serie C. Non appartengono alla parte importante dell’umanità.
Siamo tutti uniti nella «lotta contro il terrorismo islamico» e, in questa lotta, il governo israeliano è riuscito con successo ad infilarci, per esempio, quella contro Hamas e contro tutta la resistenza palestinese, laica o religiosa che sia. Ma, soprattutto, contro la gente comune che sopravvive a se stessa in questi decenni di umiliazioni, privazioni e violenze. Così noi, spettatori e lettori confusi o distratti, dimentichiamo che esiste anche un terrorismo di Stato [cfr. l'originale in inglese], quello portato avanti da certi governi contro la legalità internazionale e a dispetto delle centinaia di risoluzioni dell’Onu[*] a danno di popoli interi, resi schiavi per l’avidità territoriale, economica, strategica e politica della parte «civile e progredita» dell’umanità. La stessa che fa distinzione tra i cadaveri a seconda che siano occidentali o arabi, o di paesi non significativi.
Angela Lano
[*] La classica obiezione "tecnica" dei filo-sionisti è che le risoluzioni dell'Onu riguardanti lo Stato d'Israele sono state votate in base ad un capitolo della carta dell'Onu che non prevede l'uso della forza ("ammonimenti"), a differenza di quelle concernenti l'Iraq di Saddam Hussein.
Tutto vero. Ma involontariamente viene evidenziato il favoritismo di cui gode lo Stato d'Israele in sede Onu rispetto a tutti gli altri Stati! (nota redaz.)