Maurizio Blondet
01/11/2005

WASHINGTON - La notizia è data da TBR News, un sito internet che pare avere più di un legame coi servizi segreti tedeschi.
La diamo così com'è, senza poterne ovviamente controllare la
veridicità (1).
La notizia riguarda l'attentato che nel febbraio 2005 ha ucciso Rafik Hariri, per cinque volta capo del governo libanese: un'enorme esplosione, condotta con mezzi sofisticati, che ha fatto saltare il convoglio di auto corazzate di Hariri ed ha ucciso altre sei persone, sue guardie del corpo.
Dell'attentato è stata accusata la Siria.
Hariri aveva appena contestato l'estensione del periodo di carica del presidente libanese Emile Lahoud, considerato filo-siriano, e si sarebbe probabilmente presentato alle elezioni presidenziali in aprile, proprio in alternativa a Lahoud.



Ora TBR News asserisce che «nei circoli neocon vicini a Bush si conosce bene il nome dell'attentatore» che avrebbe agito per creare il pretesto per attaccare militarmente la Siria.
Hariri sarebbe stato ucciso da un piccolo gruppo di «professionisti», guidati da un uomo che dice di chiamarsi Robert H. Lewis, o Robert Alan Lewis o Robert Hall Lewis.
Il suo vero nome è Robert Lipschitz, nato negli Stati Uniti il 23 giugno 1935.
In possesso di due tessere della sicurezza sociale USA, numero 451-76-4488 e 114-07-8811.
Come prevedibile, Lipschitz alias Lewis ha doppia cittadinanza, israeliana e americana.

Il personaggio avrebbe agito su ordine dell'Office of Special Plans, il comitato semisegreto istituito da Rumsfeld al Pentagono nell'ottobre 2001. L'Office of Special Plans è stato guidato da Paul Wolfowitz (la mente dei neocon, allora vice ministro al Pentagono, oggi presidente della Banca Mondiale) e da Douglas Feith (altro viceministro, neocon ed ebreo come Wolfie), mentre l'attività quotidiana dell'Ufficio era in mano a Richard Perle ed a suoi vari colleghi, tutti ebrei, dell'American Enterprise, il think-tank neoconservatore di Washington.
Tutta gente con forti e documentati legami col Mossad e il Likud israeliano: e che condividevano il piano del Mossad e di Sharon di lanciare le forze armate USA contro i nemici potenziali di Israele: l'Iraq prima, la Siria e l'Iran poi.



Forse gli amici che abbiamo in Libano ci possono dare qualche informazione su questo Lewis o Lipschitz?
Sotto il suo falso nome, il personaggio deve aver alloggiato per qualche tempo prima dell'attentato in un albergo di Beirut.
La notizia di TBR News è, benché non accertabile, precisa.
I numeri delle carte della sicurezza sociale di Lipschitz lo identificano con precisione.
Qui di seguito, diamo una notizia collegata all'assassinio di Hariri.
La dobbiamo a un lettore.
Come si ricorderà, a proposito dell'accusa contro la Siria, sostenuta dal procuratore tedesco Detlev Mehlis, abbiamo scritto che Mehlis (secondo Der Spiegel) si è fatto indicare il principale testimone d'accusa antisiriano da Rifaat El Assad, zio dell'attuale presidente siriano Bashar, oggi fuggiasco dal suo Paese, avevamo scritto, per «oscure ragioni».

Il lettore ci chiarisce queste ragioni: «Rifaat, fratello di Hafez, già ministro dell'Interno, già comandante delle brigate di difesa, responsabile di uno dei tanti mukabahrat siriani [polizia segreta, ndr] nonché principale riciclatore delle auto di lusso rubate in Europa e controllore di porti illegali dedicati al contrabbando e ad altre attività illecite era già dagli anni ottanta una delle principali preoccupazioni interne di suo fratello tanto che il primo a mandarlo in esilio fu proprio Hafez. E' sospettato, non so con quanto fondamento, di essere il responsabile dell' 'incidente d'auto' che ha provocato la morte di Basel el Assad figlio maggiore e Delfino di Hafez . L'attuale presidente, nel periodo finale della malattia del padre, si liberò, manu militari, di lui espugnando i suoi feudi nella zona di Latakia, gestiti da suo figlio Somar e dai figli dell'altro fratello di Hafez, Jamil. Dopo di che Rifaat fu costretto a dimettersi dalla carica di vicepresidente della repubblica, che ancora formalmente ricopriva, espulso dal partito Baas e definitivamente esiliato».

Maurizio Blondet



Note
1) «The voice of the White House», TBR News, 26 ottobre 2005. La rubrica «Voice of the White House» è stilata da un'anonima «gola profonda» che pare essere interna alla Casa Bianca, e fornisce retroscena e pettegolezzi regolarmente precisi, a volte di grande importanza.




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