«Linate e Orio al Serio, sicurezza a rischio»
L'aereo che non riesce a prendere quota, un’improvvisa e al momento inspiegabile virata e poi lo schianto in un campo, l'unico spazio libero tra un mare di tetti, capannoni, nastri d'asfalto. Tra centinaia di potenziali vittime di un disastro. La tragedia del cargo della Trade Air di Orio al Serio è andata così e l'incidente ripropone ora il problema della convivenza tra gli scali lombardi e l'ambiente circostante, uno dei più urbanizzati del Paese. Non bastassero le proteste di comitati e delle amministratori locali, studi ed esperti sottolineano da tempo che negli scali della Lombardia il rischio di incidenti come quello di domenica potrebbe essere abbassato.
«Secondo i parametri dell'Icao, che è un'organizzazione chiamata proprio a vigilare e dare suggerimenti in materia di sicurezza al volo, l'Italia è molto indietro rispetto a molti altri Paesi», conferma Giuliano Mansutti, ex comandante Alitalia e tra i responsabili di Aerohabitat , un'associazione che si occupa di sicurezza dei cieli. Ma prima ancora di Mansutti l'Agenzia per la sicurezza al volo, punta da anni il dito sulle pecche degli scali italiani. Anche l’ultimo rapporto inserisce proprio Linate e Orio al Serio in un elenco di aeroporti dove la distanza tra le piste e costruzioni circostanti è troppo bassa, circa 90 metri.
«Con fine pista a ridosso di strade a intenso traffico - scrive l'agenzia nel suo rapporto - sarebbe più opportuno adottare un'area di sicurezza di 240 metri, come raccomandato internazionalmente».
Le condizioni urbane attorno allo scalo, ma anche il volume di traffico sono gli elementi che influenzano l'indice di rischio di un aeroporto, con un un'aggiunta: secondo un'indagine della Boeing l'80% degli incidenti avviene entro due minuti dall'atterraggio o tre minuti dal decollo. Con conseguenze dunque gravi per i centri abitati vicini agli aeroporti.
Il disastro dell'8 ottobre 2001 ha concentrato l'attenzione sulla sicurezza di Linate. Istituire una fascia di sicurezza di 240 metri a Linate è oggi praticamente impossibile, a meno di accorciare la pista e ridurre quindi il numero dei voli. «Ma ancora oggi - osserva Mansutti - l'espansione edilizia in comuni come Segrate è in pieno corso. Oltre a ciò l'80% dei velivoli in decollo da Linate passa sopra il polo chimico di Pioltello: una procedura proibita dalle direttive europee e che abbiamo segnalato al prefetto di Milano».
Non dissimile da Linate è la situazione di Orio: il pilota croato morto domenica è riuscito con ogni probabilità a indirizzare l'aereo nell'unica aerea libera della zona. «Senza contare - prosegue l'esperto di Aerohabitat - che il centro abitato di Orio si trova praticamente attaccato al termine della pista e che il piano di espansione della società di gestione aeroportuale bergamasca prevede una forte espansione del traffico».
Paradossalmente sembra godere di una situazione meno rischiosa il gigante di Malpensa: è vero, le rotte di atterraggio e decollo tagliano in due in continuazione interi paesi ma l'area circostante offre qualche via di fuga in più rispetto a Linate e Orio. «Continuano a preoccupare, tuttavia - osserva Mansutti - i depositi di carburante, a pochi metri sul lato della pista di destra».
L'agenzia di sicurezza al volo ritiene il tallone d'Achille per Malpensa l’attraversamento di pista a cui sono costretti gli aerei - centinaia di volte al giorno - per raggiungere il terminal.
Montichiari, infine, ultimo nato nel panorama dell'aviazione commerciale lombarda non mostra al momento punti critici, anche a ragione del traffico oggi molto limitato: ma l'attività cargo è in espansione, molte società si sono fatte avanti per costruire infrastrutture attorno allo scalo bresciano. E da lì i rischi possono aumentare.
Claudio Del Frate
Corriere della Sera