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    4 Novembre 1995-2005: Itzhak Rabin




    "Ho sempre pensato che la maggioranza del nostro popolo vuole la pace ed è pronta ad assumersi dei rischi in nome della pace. Esistono dei nemici della pace, che tentano di colpirci. Ma noi oggi abbiamo trovato un partner per la pace anche tra i palestinesi. A loro chiederemo di fare la loro parte come noi faremo la nostra, per risolvere l’aspetto del conflitto arabo-israeliano più complesso, più lungo e più carico emotivamente, e cioè il conflitto israelo-palestinese".(Itzhak Rabin)


  2. #2
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    TEL AVIV - Buio su Israele. Buio sulla pace. Yitzhak Rabin, il generale che aveva saputo guidare Israele verso l'intesa con i suoi nemici, è stato assassinato ieri sera con tre colpi di pistola sparati da un giovane estremista israeliano, Ygal Amir, di 23 anni, dopo aver parlato a una grande manifestazione della sinistra a sostegno della coesistenza e del dialogo con gli arabi.

    "Ho sempre creduto - aveva appena detto Rabin con il suo tono di voce baritonale(...) - che la maggioranza degli israeliani vuole la pace ed è pronta a rischiare per essa". Ad uccidere Rabin, 73 anni, dal novembre del '92 primo ministro, è stato un giovane studente in Legge di Erzilia, un grosso centro industrale a pochi chilometri da Tel Aviv, che ha dichiarato di aver agito da solo: "Me lo ha ordinato Dio e non ho rimpianti", ha confessato alla polizia. L'attentato, tuttavia, è stato rivendicato dall'"Organizzazione ebraica Vendetta", una delle tante sigle fiorite nel campo dell'estremismo nazionalista e radicale che ha tentato di contrastare il processo di pace con l'odio, la paura e il fanatismo.

    Amir, l'assassino, era attivo nel movimento dei coloni, "Zo Arzenu" (Questa è la nostra terra) che da mesi con il sostegno del partito conservatore, Likhud, conduce una campagna violenta ed esasperata contro il governo(...). Il giovane killer, faccia bruna, spigolosa, occhi febbrili, era già stato arrestato due volte, sempre per lo stesso motivo: se ne andava in giro dicendo che avrebbe ucciso Rabin. (...)

    Erano da poco passate le nove. Yitzhak Rabin aveva appena lasciato la Tribuna della manifestazione, il più grande raduno pacifista dai tempi della guerra del Libano (1982) e si accingeva a salire sulla sua auto posteggiata nel sottopassaggio che collega la piazza dei Re d'Israele al Municipio di Tel Aviv. Il sottopassaggio era pieno di gente. Come sempre, il primo ministro era circondato dalle guardie del corpo. "Rabin scendeva verso la macchina - ha raccontato Noam Kedem, una persona che si trovava sulla scena dell'attentato - all'improvviso ho sentito quattro, cinque colpi di pistola e l'ho visto accasciarsi". Alcuni uomini della scorta, uno dei quali è stato ferito, hanno risposto al fuoco. Altri hanno afferrato Rabin da terra è lo hanno spinto dentro la macchina che è partita a razzo verso l'Ospedale Ichilov. L'attentatore è stato subito sopraffatto. Ma ormai era troppo tardi. (...)

    Per pochi attimi un silenzio spesso, profondo, sgomento è sceso sulla piazza dei Re d'Israele. Chi è fuggito in preda al panico, chi ha cominciato a gridare, chi si è messo a piangere non nascondendo un sentimento di vergogna per quel che era accaduto. Un israeliano, un ebreo, un uomo della stessa razza e religione, e non un arabo, un "nemico", aveva osato fare qualcosa di impensabile, uccidere Rabin.

    L'assassino non poteva scegliere un luogo più denso di significati per compiere il suo delitto. Quella piazza è il teatro storico del pacifismo, lo specchio della democrazia israeliana.(...) Lì ieri sera a decine di migliaia erano accorsi di nuovo per sentire le parole di Rabin e Peres, ma soprattutto per interrompere il ciclo martellante delle manifestazioni organizzate dalla destra contro gli accordi di Oslo, contro l'autonomia alla Cisgiordania, contro i negoziati passati, presenti e futuri. Quelle manifestazioni rancorose, demagogiche, offensive, in cui Rabin era stato raffigurato con una divisa da SS, insulto che più grave non gli si poteva rivolgere. (...)

    "Paceé" aveva gridato l'ex sindaco di Tel Aviv, Slomo Lahat, organizzatore dell'incontro, prima di dare la parola a Peres. "Paceé", aveva ripetuto il ministro degli Esteri concludendo il suo discorso.

    E' stato in quel momento che Rabin si è avvicinato alla tribuna per prendere la parola (...). "Ra-bin, Ra-bin, Ra-bin", scandiva la folla. Le ultime parole del premier sono state due precisi messaggi politici. Il primo è stato rivolto a quella parte della comunità ebraica americana che durante l'ultimo suo viaggio negli Stati Uniti lo aveva fatto soffrire, accusandolo di mettere in pericolo il destino d'Israele (...). Il secondo messaggio è stato agli scettici che negli ultimi giorni hanno messo in dubbio i propositi di Rabin e Peres di raggiungere un accordo anche con Damasco (...)

    (5 novembre 1995)

  3. #3
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    Predefinito Re: 4 Novembre 1995-2005: Itzhak Rabin

    In origine postato da danny78

    un sogno svanito?

    Paolo

  4. #4
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  5. #5
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    unpo' triste che a rendere omaggio a rabin qui siano così pochi..........

  6. #6
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    In origine postato da CriticaLiberale
    unpo' triste che a rendere omaggio a rabin qui siano così pochi..........

  7. #7
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    Della morte di Rabin mi ricordo, una sera, le scale di casa mia, quando la notizia arrivò.

  8. #8
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    In origine postato da Lollo87Lp
    Della morte di Rabin mi ricordo, una sera, le scale di casa mia, quando la notizia arrivò.
    Io ricordo che stavo vedendo la tv, era sera, e ad un certo punto, cambiando canale.. trovai uno speciale che parlava della notizia....

  9. #9
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    A dieci anni dalla morte, Israele ricorda Yitzhak Rabin

    Nel decimo anniversario dell'uccisione, Israele commemora la figura di Yitzhak Rabin, il premier laburista ucciso al termine di un raduno pacifista dalle pallottole di un estremista di destra determinato ad impedire a tutti i costi che il processo di pacificazione con i palestinesi prendesse quota e che Israele si ritirasse mai dalla Cisgiordania e da Gaza. Il presidente israeliano Moshe Katsav ha dato il via giovedì alle cerimonie di commemorazione accendendo, come vuole la tradizione ebraica, una candela alla sua memoria.

    Le celebrazioni in memoria di Rabin proseguiranno fino alla metà del mese. Il calendario prevede una manifestazione di massa (il 12 novembre) nel luogo dove Rabin fu ucciso il 4 novembre 1995, la piazza del Municipio di Tel Aviv; l'apertura ufficiale (il 13 novembre a Tel Aviv) del Centro Rabin per la ricerca sociale in Israele; una cerimonia commemorativa (il 14 novembre) nel Cimitero del Monte Herzl di Gerusalemme dove si trova la tomba dello statista; e quindi (il 15 novembre) un simposio internazionale a Natanya (a nord di Tel Aviv) sulla portata storica della politica di Rabin. Secondo il programma vi prenderà la parola per la prima volta in assoluto di fronte a un pubblico
    israeliano il presidente palestinese Abu Mazen. Diverse personalità straniere hanno assicurato la propria partecipazione agli eventi fissati per la metà del mese. Fra queste spicca il nome dell'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton che aveva stretto con Rabin un rapporto di calda amicizia.

    A Tel Aviv fervono intanto i preparativi per aprire al pubblico il fastoso Centro Rabin che sarà dedicato all'insegnamento alle nuove generazioni del retaggio del premier scomparso: sia nell'impegno per la ricerca di una intesa storica con i palestinesi, sia per il suo tentativo di lottare contro le ingiustizie sociali in Israele. Gli israeliani, che hanno molto amato Rabin da vivo per la sua totale schiettezza, hanno dedicato alla sua memoria numerosissime istituzioni. Secondo un calcolo parziale curato dal quotidiano israeliano più diffuso,Yediot Ahronot, sono stati intestati a Rabin: 28 scuole, 8 istituti educativi, 26 strade, viali e ponti, 14 rioni, 13 monumenti, 11 piazze, 7 parchi naturali, 2 sinagoghe, un insediamento, un ospedale, un'autostrada, una centrale elettrica, una base militare (la sede dello Stato maggiore, a Tel Aviv). A chiedere di riportare Rabin alle dimensioni naturali - e a liberarlo dall'alone di mito, che non gli si addice - è stato nelle settimane scorse un giornalista di sinistra sulle colonne del quotidiano liberal Haaretz.

    Intanto un sondaggio d'opinione, i cui risultati sono stati pubblicati oggi, indica che l' 84% degli israeliani temono che sia possibile un nuovo assassinio politico in seguito alla profonda spaccatura nel paese sul futuro dei Territori occupati. Inoltre il 42% ritengono che vi sia una reale possibilità di guerra civile sulla questione dei Territori; un altro 30% la ritengono poco probabile; il 28% la esclude.

    Anche i palestinesi si preparano a ricordare il primo ministro israeliano protagonista degli storici accordi di Oslo. Per molti anni il suo nome era stato associato da coloro che vivono nei Territori alla politica israeliana del pugno di ferro. Rabin, che all'inizio della prima Intifada (1987-93) era
    ministro della difesa, attuò una repressione molto dura di quella ribellione palestinese meno cruenta rispetto alla seconda Intifada, quella dei kamikaze - contro l'occupazione militare. ''Non sono quanta fiducia Rabin avesse nei palestinesi, ma l'Intifada comunque gli fece capire che Israele non poteva
    tenere sotto occupazione, di fatto prigioniero, un intero popolo che ha diritto all'indipendenza'', spiega il professor Salim Tamari, un docente dell'università di Bir Zeit (Cisgiordania) per anni coinvolto nelle trattative multilaterali sulla questione dei profughi palestinesi.

    Ad aiutare la svolta pacifista di Rabin furono anche alcuni dirigenti laburisti come Yossi Beilin (oggi leader del partito di sinistra Yahad e firmatario degli Accordi di Ginevra) convinti della assoluta necessità di riconoscere la leadership storica palestinese: Yasser Arafat e l'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Arafat accettò subito il dialogo con il governo Rabin, tenuto segreto per molto tempo, che sarebbe sfociato nel 1993 negli accordi di Oslo, anche perché il leader palestinese era alla ricerca di un riconoscimento per rompere l'isolamento internazionale nel quale veniva tenuto dal 1991 a causa del suo sostegno a Saddam Hussein nella prima Guerra del Golfo. ''Noi dei Territori invece stentavamo ad aprirci all'uomo che aveva represso l'Intifada, guardavamo con sospetto alle sue intenzioni di pace. Poi, poco alla volta, capimmo che Rabin era sincero. Oslo non ci convinceva del tutto, non realizzava tutte le nostre aspirazioni ma era qualcosa di concreto'' ricorda Issam Nassar dell'Istituto di studi palestinesi.




  10. #10
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