La Caritas contro il Cinese: «Colpisce solo i più deboli»
- di ANDREA TORNIELLI -
Andrea Tornielli
da Bologna
«Queste iniziative del sindaco Cofferati mi lasciano quantomeno perplesso. Mi sembrano azioni che mancano di un progetto e finiscono soltanto per pesare sui più deboli...». Il professor Paolo Mengoli ha trascorso una vita a occuparsi di matematica e di poveri. Ha sessantacinque anni, una carriera da ricercatore affiancata dall'impegno nel mondo del volontariato, conosce personalmente molti dei poveri e dei mendicanti di Bologna. L'arcivescovo Carlo Caffarra
l'ha nominato direttore della Caritas diocesana e ora lui si trova a dover fare i conti con il sindaco che ha dismesso i panni del movimentista per indossare quelli dello sceriffo.
Come giudica gli ultimi provvedimenti del sindaco Sergio Cofferati?
«Ci sono state delle azioni che lasciano davvero perplessi. Prendiamo il caso dei lavavetri: io credo che in realtà non esista il racket denunciato dal sindaco. E glielo dico per conoscenza diretta. Conosco immigrati extracomunitari che hanno svolto quell'attività per anni e grazie a quei vetri lavati ai semafori sono riusciti a mantenersi e ad aprire piccole attività.
Conosco dei lavavetri che oggi hanno negozi di frutta e verdura».
Ammetterà che talvolta il fenomeno può infastidire gli automobilisti...
«Certo, ma bastava soltanto dare un ordine ai vigili urbani perché cercassero di intervenire nei confronti di chi dà fastidio. Non occorreva mobilitare la polizia».
Oggi i lavavetri ci sono ancora o sono scomparsi?
«Posso dirle quello che penso? La mia impressione è che siano persino aumentati. Comunque non mi pare che sia questo il problema della legalità a Bologna.