Fazio esce a testa alta
Le valutazioni della Bce chiudono il terreno ad ulteriori speculazioni
di Giorgio La Malfa
In un articolo del 30 agosto scorso avevo preso posizione sul caso Banca d'Italia, che aveva occupato i giornali nel corso dell'intera estate con accuse di violazione delle leggi rivolte all'Istituto da esponenti di varie forze politiche, oltre che da larga parte della stampa italiana e internazionale. In quell'articolo avevo esaminato la posizione del Governatore della Banca d'Italia e la questione delle sue dimissioni. Circa la posizione giuridica avevo scritto testualmente che "alla luce degli elementi disponibili il comportamento del governatore della Banca d'Italia nelle vicende Antonveneta e Bnl è stato rispettoso delle norme europee ed italiane che regolano queste materie e del tutto conforme agli interessi del Paese". Quella mia posizione andava certamente controtendenza rispetto alle tesi ed alle opinioni prevalenti, così come non era stato facile nelle settimane e nei mesi precedenti difendere, come ministro del Governo, in sede internazionale, la posizione e la reputazione nella Banca d'Italia. Quanto alla posizione personale del Governatore, nello stesso articolo concludevo che, nonostante questa solida posizione giuridica, il mio suggerimento era che egli dovesse "considerare, nell'interesse precipuo dello Stato e della Banca la possibilità di offrire le sue dimissioni".
Ieri la Banca Centrale Europea, dopo un'indagine molto approfondita, è giunta ad una posizione definitiva, sottoscritta dall'intero collegio. La frase centrale di queste conclusioni è la seguente: "senza pregiudizi nei confronti dell'esito dei procedimenti italiani (...) il consiglio direttivo è giunto alla conclusione che le procedure applicate nel contesto delle recenti scelte riguardanti banche italiane sono state basate su un quadro legale nazionale che permette un certo grado di discrezionalità che potrebbe essere usato in maniera tale da non risultare necessariamente in linea con i principi e gli obiettivi comunitari appena elencati."
In sostanza, la Banca Centrale Europea autorevolmente afferma che la Banca d'Italia non appare avere violato norme europee ed italiane. E' esattamente ciò che avevo sostenuto nell'articolo del 30 agosto. Al massimo _ scrive la Bce con una frase piuttosto oscura _ potrebbe essere stato violato dalla Banca d'Italia lo spirito della legislazione europea. Secondo qualche interpretazione di stampa, questa frase indicherebbe che la Bce offre alla Banca d'Italia solo una mezza copertura accompagnata da una sostanziale condanna. In realtà il senso della frase citata per esteso è esattamente il contrario. Essa infatti offre una piena copertura al comportamento della Banca d'Italia, poiché le dà atto di non aver violato le leggi, e dunque offre solo una copertura, se non addirittura un semplice contentino, a quanti abbiano scritto od affermato che vi era stato da parte di Banca d'Italia una violazione dei trattati europei, oltre che della legislazione italiana.
Questa conclusione mi fa molto piacere, soprattutto perché il Paese ha subìto un danno molto considerevole da iniziative partite da un evidente interesse economico di imprese straniere, ma sposato con grande superficialità e leggerezza da una parte importante del nostro Paese. La conclusione della Bce dovrebbe portare ad una ben profonda riflessione da parte di quanti hanno preso posizione sulla materia, uomini politici, economisti e organi di stampa. E, a questo proposito, colpisce che un giornale internazionale che ha dedicato al caso Banca d'Italia decine di articoli abbia ieri, sorprendentemente, riferito della conferenza stampa di Trichet al termine del Consiglio, senza minimamente riferire della parte relativa alla conclusione sull'indagine sulla banca centrale italiana.
E' forse il caso di aggiungere che nel frattempo una operazione bancaria che aveva visto contrapporsi due Opa, ed una essere rifiutata dagli azionisti, si è conclusa con la vittoria di chi aveva mosso la prima Opa. Ho scritto in un'altra occasione, sempre sul nostro giornale, che qualcuno dovrebbe spiegare agli azionisti di Antonveneta perché dovevano cedere le loro azioni a 1 euro in meno di quanto non potessero ricavare dall'offerta alternativa. Mi chiedo anche se gli azionisti della Banca Popolare Italiana, aggredita non da una conclusione giudiziaria, ma dall'annuncio e dall'inizio di un'indagine giudiziaria, non abbiano subito dei danni di cui nessuno sarà chiamato ad essere responsabile.
Abbiamo attraversato una vicenda orribile nella quale è stata infangata, nello scontro fra interessi particolari, una grande istituzione del Paese, e che ci fa piacere esca oggi a testa alta. A Fazio avevo suggerito la via delle dimissioni per meglio difendere la reputazione dell'istituto. Egli ha scelto una strada diversa ed egli di questa decisione era e resta titolare. Fa piacere però che questo capitolo si chiuda con una valutazione come quella della Banca Centrale Europea che chiude il terreno ad ulteriori speculazioni.
Roma, 4 novembre 2005
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tratto da http://www.pri.it