COMUNICATO STAMPA

Tra soldi, intrecci politici e business di varie organizzazioni

Bambini sospesi

I retroscena del blocco delle adozioni internazionali dalla Bielorussia raccontati dalle famiglie e le gravi responsabilità delle Istituzioni italiane

(Ministero Pari Opportunità, Commissione Adozioni Internazionali, Ministero degli Affari Esteri, Commissione Bicamerale per l’Infanzia)



ROMA - Rissa istituzionale vergognosa e dalle gravissime conseguenze per i bambini orfani e soli, tra il Ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, da una parte, e le On. Maria Burani Procaccini e Marida Bolognesi, della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, dall’altra, giocatasi tutta sulla pelle dei nostri bambini.



I fatti: 150 pratiche adottive di altrettanti bambini bielorussi percorrono da oltre 45 mesi il penoso e tortuoso iter adottivo. Ma da ben 13 mesi sono bloccate deliberatamente a Minsk. Causa di questo blocco un discorso del Presidente Lukascenko che anticipava l’intenzione di modificare la legge bielorussa sulle adozioni internazionali in senso restrittivo e retroattivo.

Noi famiglie direttamente interessate dal blocco (appunto tra le 150 pratiche bloccate da 13 mesi a Minsk), ed a conoscenza che altre 600 coppie adottive sono in attesa da oltre 24 mesi per una strada che non appare avere futuro, vogliamo, con questo COMUNICATO alla STAMPA, denunciare pubblicamente quanto segue:

Bambini senza sogni

Tatiana e Valerji (3 anni e mezzo), Denis (4 anni) e centinaia di altri bimbi hanno fatto appena in tempo ad identificare noi e tanti altri come loro genitori, a chiamarci “mamma e papà”. Qualcuno, anche se per poco, si era finalmente dedicato a loro, in via esclusiva. Ora, Tatiana, Valerji, Denis e tutti gli altri hanno poche speranze di sentirsi ancora al centro di un mondo d’amore. Il loro destino sarà forse ancora chiuso tra le mura di un orfanotrofio bielorusso, in camerate da 20 lettini e vetri appannati su un mondo di nebbia e gelo.

Le responsabilità dirette degli enti autorizzati all’adozione in Bielorussia e il business delle accoglienze

Vanno analizzate e verificate le reali responsabilità soggettive ed oggettive degli Enti autorizzati rispetto ai ritardi ed alle tante omissioni, manifeste e reiterate, e la totale insussistenza dei controlli sul loro operato da parte della Commissione adozioni internazionali (CAI), organismo preposto alla loro vigilanza.

Gli interessi economici in gioco sono elevati e coinvolgono diverse aree e settori economici, sia bielorussi che italiani. La Bielorussia resta infatti l’ultima nazione dell’ex blocco sovietico a voler intrattenere rapporti per le adozioni internazionali con l’Italia, dopo la chiusura della Federazione Russa, dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria, come recentemente dichiarato dalle stesse autorità di governo.

Troppi protagonisti italiani

Come sempre in Italia, la rete gerarchica per gestire una singola area ha più teste, più titolari, regolarmente in dissenso o antagonismo. Per le adozioni internazionali e, nello specifico, per i rapporti con la Bielorussia possiamo contare sulle decisioni del Ministero per le Pari Opportunità (Ministro On. Stefania Prestigiacomo), della CAI (Commissione adozioni internazionali, organo tecnico del Ministero per le Pari Opportunità, che dovrebbe svolgere il ruolo di mediazione internazionale e controllo nazionale, con a capo la Dott.ssa Roberta Capponi, magistrato, Presidente), del Ministero degli Affari Esteri (Ministro plenipotenziario Dott. Giuseppe Panocchia), della Commissione Bicamerale per l’Infanzia (Presidente On. Maria Burani Procaccini, Vicepresidente On. Marida Bolognesi, On. Piero Ruzzante), degli Enti autorizzati a titolo oneroso per le adozioni internazionali in tale paese ed anche su un Comitato di coordinamento delle famiglie di aspiranti all’adozione (circa 300 famiglie).

Le due delegazioni che non lavano i panni sporchi in casa

Non ci facciamo mancare niente noi Italiani. E così, per dirimere una questione tanto delicata (il blocco da oltre 13 mesi di 150 bambini), decidiamo di inviare non una, ma due delegazioni a mercanteggiare direttamente a Minsk. Entrambe sono state però espressamente richieste dalle autorità bielorusse ai fini della riapertura di un dialogo. La prima è una delegazione tecnico-ministeriale (la compongono la Dott.ssa Capponi e il Dott. Panocchia), la seconda è politico-parlamentare (Bicamerale per l’Infanzia, nelle persone degli On. Burani-Procaccini, Bolognesi e Ruzzante). La prima delegazione parte ad oltre un anno di distanza dalla proclamazione del blocco, il 13 e 14 ottobre u.s., ma torna con poco o nulla. La seconda parte dopo dieci giorni, il 24-25-26 ottobre u.s., per completare l’operato della prima e per sbloccare definitivamente le 150 pratiche giacenti dal 2004. Questa seconda missione doveva però essere affiancata dai due componenti tecnici della prima (Dott.ssa Capponi e Dott. Panocchia), unici delegati alla firma di un accordo di governo. Ma i due tecnici non si presentano alla partenza. Cosa sia accaduto, non è ancora dato saperlo, soprattutto per dei semplici cittadini in agonia da oltre un anno per una firma. La delegazione torna con un mezzo accordo, che però alla prima delegazione non va bene, nonostante i continui contatti tra i parlamentari a Minsk e i più importanti rappresentanti delle Istituzioni governative italiane (tra cui il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta). Così, quando la prima delegazione torna per firmare, ma solo dopo mille pressioni da parte delle famiglie italiane indignate, si rifiuta di farlo perché se firmano lo fanno solo con il loro testo. La totale mancanza di concertazione mette ora a rischio il futuro dei “bambini sospesi”. Morale: tra mal parole da pescivendole e scarsa professionalità riusciamo a farci deridere persino dai Bielorussi.

Nel “superiore interesse dei minori”, il Ministro Prestigiacomo ha vietato alla Dott.ssa Capponi di apporre la firma su un Protocollo d’intesa finalmente concordato dalla Bicamerale Infanzia e dalle autorità bielorusse. Perché? Ce lo chiediamo ancora, ma a questa domanda non è stata ancora data una risposta convincente.

La perenne mancanza di informazioni e di trasparenza

Va allora evidenziato come l’intera vicenda sia da almeno quattro anni priva di informazioni e di trasparenza da parte del Ministero per le Pari Opportunità, che ha taciuto la reale situazione della Bielorussia come paese “a rischio”, isolato dall’UE da anni, ma con il quale intercorrono in campo commerciale scambi bilaterali, che vanno ben oltre i 30.000 bambini accolti per i soggiorni terapeutici (dai quali derivano comunque lauti guadagni). Pur a conoscenza di tale problematica situazione, appare sconcertante aver indotto un migliaio di coppie adottive italiane, da 4 anni a questa parte, a versare migliaia di euro nei contratti di mandato adottivi, ed illudere così altrettanti bambini per poi impantanarsi in lotte tra istituzioni.

L’immobilismo delle Istituzioni italiane

Tutte le nostre Istituzioni sono rimaste immobili ed inerti fino alla mobilitazione delle famiglie nel giugno scorso, data della nascita di un primo Comitato di coordinamento a Roma, il 14 giugno. Mentre la Bielorussia bloccava le adozioni già vagliate e pronte per la sentenza definitiva, la CAI si ostinava a parlare di semplice “rallentamento” e invitava beffardamente le famiglie ad “avere pazienza”.

La richiesta delle famiglie

L’urgente ed immediata ripresa delle trattative e i nostri bambini a casa!



Parte delle famiglie in attesa, disponibili a rilasciare interviste e a raccontare gli aspetti sconosciuti di questa drammatica vicenda



informazioni:

Alessandro Maria Fucili

mobile 348330603

www.LoretoBambino.it