Bossi alla scuola politica del Carroccio
«Siamo a un passo dal grande cambiamento»
Il leader leghista: «Il federalismo permette al Paese di crescere»
Igor Iezzi
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Bellaria - «Un passo importante», «il grande cambiamento epocale», «il rinnovamento»: federalismo e devoluzione sono stati al centro dell’intervento di Umberto Bossi alla scuola politica della Lega Nord, che si è conclusa domenica a Bellaria, in provincia di Rimini.
Davanti ad oltre duecentocinquanta dirigenti romagnoli e veneti, sono intervenuti i tre ministri leghisti, il presidente della Commissione Bilancio a Montecitorio, il segretario nazionale lombardo Giancarlo Giorgetti, il capogruppo alla Camera Andrea Gibelli e il sottosegretario Stefano Stefani illustrando quanto fatto fino ad oggi dal Governo della Cdl e dalla Lega. Ma anche sottolineando cosa ancora manca. Il prossimo appuntamento è per il 19 e 20 novembre a Sestri Levante, quando la Lega metterà a punto il proprio programma per le prossime elezioni politiche che andrà poi sottoposto agli alleati della Cdl.
L’iniziativa è stata chiusa dall’intervento del segretario federale che, per la prima volta dalla malattia, è venuto in Romagna. Per lui un clima da grande occasione, il Palazzo del turismo pieno e grande entusiasmo della platea. Tanto che alla fine del suo intervento, Bossi, per oltre un’ora, si è fermato a firmare autografi.
Che fosse di buon umore lo si era capito subito, quando il leader leghista, prima di entrare, si è fermato a scambiare qualche battuta con i giornalisti. «Mi è mancato il contatto con la gente. Quella per me è la cosa più importante. Io da sempre sono abituato ad andare in giro e a parlare con le persone. Ma adesso finalmente ho ripreso» ha detto Bossi che subito ha scherzato sottolineando, davanti ai militanti che lo aspettavano, che «mi tocca vincere le elezioni senza averle preparate». Anche all’interno della sala, ha scherzato con i suoi, con i ministri («Castelli non poteva fare il ministro della Giustizia? Quando uno si laurea in ingegneria a Milano può fare qualsiasi cosa») e con la platea.
Sornione lo è stato soprattutto con i giornalisti. A chi gli chiedeva un commento sull’imparzialità del Capo dello Stato, Bossi ha risposto, sicuro: «Certo che è imparziale. Deve per forza essere imparziale». Gli è stato successivamente chiesto se ci siano frizioni o disaccordo tra Ciampi e Berlusconi e, sempre sorridendo, Bossi ha risposto: «E’ difficile essere in disaccordo con Berlusconi, perchè Berlusconi è uno molto flessibile. E poi, figurati se si può eludere una richiesta del Presidente della Repubblica. Se il Presidente chiede qualcosa, Berlusconi certamente gli va incontro».
Secondo alcuni commentatori tra gli argomenti di frizione tra il Quirinale e palazzo Chigi potrebbe esserci la legge elettorale. «Berlusconi aveva interesse a mantenere il maggioritario ma lui è un vero democratico e siccome tutti volevano la legge proporzionale... - ha fatto notare Bossi - Certo il proporzionale c'è in tutta Europa ed indubbiamente è più lineare. Poi le leggi elettorali si fanno e finchè non le metti in pratica non sai come funzionano, ma indubbiamente Berlusconi avrebbe avuto interesse a mantenere il maggioritario ma essendo un vero democratico ha seguito il volere della maggioranza».
Davanti ai suoi, invece, il leader del Carroccio, ha voluto fare il punto sulla riforma costituzionale senza attardarsi sulle questioni di stretta attualità («Io non parlerò del futuro, ma del passato»). «Ci ponemmo il problema di come cambiare il Paese, capimmo che la via da battere era quella del federalismo. Alcuni ci dicevano che non ce l’avremmo fatta, perchè, secondo loro, molti non avrebbero capito. Invece - ha sottolineato - abbiamo trovato terreno fertile, soprattutto in Lombardia dove le classi economiche e politiche sono sempre state federaliste. E’ una storia che viene da lontano, dai Comuni, dove l’autonomia era molto sentita, tanto da opporsi al Barbarossa che cercò di toglierla causando una guerra. I veneti e i lombardi si unirono e sconfissero l’imperatore in battaglia. La storia dimostra le forti motivazioni della nostra gente».
L’ideatore del moderno federalismo ha voluto poi spiegare il percorso scelto dal Carroccio per raggiungere l’obiettivo.
«Noi abbiamo portato avanti una lotta democratica, mai nelle manifestazioni della Lega qualcuno ha incendiato i cassonetti, ha distrutto vetrine nei negozi, mai. Noi siamo - ha chiarito - un movimento profondamente democratico e popolare. Chi, nella Cdl, ha ascoltato la voglia di federalismo montante nel paese siamo stati noi ed è per questo che abbiamo realizzato la politica più responsabile. Bisogna andare avanti, la partita non è ancora chiusa, anche se io sono convinto che ce la faremo».
Un percorso, a livello istituzionale, iniziato da Bossi è proseguito dall’attuale ministro delle Riforme a cui il segretario federale ha voluto riconoscere una qualità: la pazienza.
«Calderoli si è impegnato per portare avanti il federalismo, ha avuto molta pazienza quando andava in commissione e stava là ore, a volte dalle sei del pomeriggio alle due di notte. Serve pazienza - ha aggiunto - per ottenere i grandi cambiamenti. E’ stata necessaria fin dall’inizio, quando siamo andati in una baita in montagna dove si è incominciato a scrivere il cambiamento della Costituzione».
Oggi siamo ad un passo dalla realizzazione di un grande obiettivo e «la mia speranza è che passi il federalismo, che rappresenta la battaglia del movimento. E’ stato difficilissimo, ma è normale che sia così quando si tratta di realizzare cambiamenti epocali di un Paese. Io mi auguro che il federalismo passi non solo perchè ci ho lavorato ma perchè credo davvero che il cambiamento permetta al Paese di crescere e di uscire dalle difficoltà attuali».
«Chi vuole l’autonomia - ha rilevato, rivolto soprattutto ai romagnoli - vuole essere governato da politici responsabili, non da gente che spreca e butta via i soldi. Siamo stati testardi, siamo andati avanti e oggi siamo qui, ad un passo importante. Il paese, pian piano, non è più quello di prima, non ci credeva nessuno che saremmo arrivati fin qua ma bastava osservare per capire che il Paese andava rinnovato, che il cambiamento era necessario. In Romagna è stato più difficile convincere la gente rispetto alla Lombardia dove le elite economiche e politiche sono federaliste da sempre. Ma anche ai tempi del Carroccio la Romagna si è unita alla Lega Lombarda, è stato un alleato storico nella battaglia per la libertà dei comuni. Qui abbiamo dovuto lavorare duro».
Un ultima battuta, Bossi se l’è riservata per la Giustizia. Arrivato in sala mentre parlava Castelli non si è sottratto ad un commento. «Sulle riforme della giustizia non intervengo perchè è inutile farmi sparare dietro ma sicuramente il fatto che ci siano intere regioni importanti, come la Romagna, che non hanno un magistrato romagnolo è una cosa che la gente, pura e semplice, avverte a pelle. Ecco perchè - ha concluso - poi chiedono che venga cambiata la situazione. E possibile continuare così?».
Forte entusiasmo da parte degli oltre duecentocinquanta dirigenti. Il segretario federale ha sottolineato il carattere «profondamente democratico e popolare» del movimento
[Data pubblicazione: 08/11/2005]
da "laPadania" di oggi