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    Predefinito L'infanzia rubata a Machiavelli

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/S...hiavelli.shtml

    Machiavelli molestato da piccolo da un prete L'ha scoperto lo storico americano William Connell in una lettera del 16 gennaio

    Clicca per guardare l'immagine ingrandita della lettera scritta da Francesco Vettori, ambasciatore di Firenze presso il Vaticano, all'amico d'infanzia Niccolo' Machiavelli il 16 gennaio 1515
    NEW YORK – «Da piccolo Niccolò Machiavelli fu molestato per anni da un prete, Ser Paolo Sasso, che era anche il suo maestro di grammatica e latino». L’inedita scoperta (illustrata in esclusiva mondiale al Corriere online) viene da William J. Connell, docente di storia alla Seton Hall University, nonché uno dei più illustri studiosi americani di Rinascimento italiano.

    «Che Machiavelli fosse bisessuale era già noto, grazie agli studi realizzati anni fa dal prof. Mario Martelli, dell’Università di Firenze», racconta Connell, autore dell’ultima edizione in inglese del «Principe», pubblicata a gennaio in Usa – «ma dopo aver riletto con attenzione la corrispondenza tra Machiavelli e Francesco Vettori, suo amico d’infanzia, posso dichiarare senza ombre di dubbio che il giovane Macchiavelli fu molestato dal suo prete-maestro. E che questo abuso spiega l’ostilità da lui nutrita fino all’ultimo nei confronti della Chiesa cattolica».

    «Nella lettera in questione, del 16 gennaio 1515, Vettori parla dei genitori ben intenzionati e di un maestro depravato del suo amico», racconta al Corriere Connell, «spiegando che dietro all’amore di Machiavelli per gli uomini c’è una gioventù trascorsa con un maestro che ha avuto la “comodità farne a suo modo” con il giovane Machiavelli. Introducendolo anche ai poeti osceni: “gli lascia leggere qualcosa da fare risentire un morto», scrive Vettori.

    A che età è avvenuta la molestia?
    Dai 12 ai 14 anni, il periodo in cui seguiva le lezioni di Ser Paolo Sasso.

    Ci sono altri passi che possono lasciare presumere una molestia?
    Non mi risulta. Anche a quei tempi non si parlava apertamente di queste cose. Infatti nella lettera Vettori comunica che preferisce parlarne di persona e non per iscritto: «vorrei poter scrivere molte cose, le quale conosco non potersi commettere alle lettere».

    Com’era vista, allora, la molestia sessuale nei confronti di minori?
    Era un peccato, ma c’era una forte sottocultura di pedofili e omosessuali che si frequentavano nella Firenze bene di allora, descritta da un bellissimo libro di Michael Rocke.


    L’omosessualità era un tabù?
    Esisteva una certa flessibilità. Fra i giovani nobili fiorentini c’era una pratica, cui Vettori si riferisce nella lettera quando dice, «Tutti facciamo così, et errano in questo, più quelli a’ quali pare essere ordinati: e però non è da meravigliarsi ch’e nostri giovani sieno tanto lascivi quanto sono, perché questo procede dalla pessima educatione». Alcuni anni dopo questa lettera, arriva a Firenze il frate dominicano Girolamo Savonarola, che predica accesamente contro la sodomia ed è attaccato da Machiavelli come ipocrita, bugiardo e falso profeta.

    Com’era punito il pedofilo a quei tempi?
    Un sodomita, se scoperto, veniva punito con una multa, oppure portato in processione attraverso la città, con la gente che gli gettava addosso fango, infliggendogli punizioni corporali. Ma allora c’era una differenza tra ruolo attivo e passivo, e la sodomia coinvolgeva anche le donne, spesso prostitute, che venivano processate per questo «crimine».

    Quali altri passi si riferiscono all’omosessualità di Machiavelli?
    Verso la fine della lettera, Vettori scrive che “ciò che gli uomini dichiarano con la bocca è lontano da quello che hanno nel cuore”. Nel senso che con la bocca dicono, “sono un uomo virile e forte”, ma poi nel cuore possono anche amare altri uomini.

    E quando dice “Ah Coridon, Coridon”, che vuol dire?
    Si riferisce a un personaggio della poesia classica. Coridon è un giovane pastore, oggetto dell’amore di un uomo. Si tratta della poesia greca classica, dove il tema dell’omosessualità è chiaro, e si tratta dello stesso tipo di poesia che il maestro fece leggere al giovane Machiavelli.

    «Quae te dementia cepit», scrive Vettori. In che senso?
    Quale infamia ti ha preso, quale follia. Qui credo stia citando Virgilio o Orazio. E quando parla di “foia” si riferisce al desiderio sessuale smodato del suo amico.

    Perché parla della figura della madre?
    È ironico, e un po’ triste. Questa madre di Machiavelli, che crea un giovane così bello, ma facendolo attraente lo rende anche oggetto dei desideri degli uomini.

    Perché Vettori attacca la «pessima educazione»?
    Si riferisce all’usanza di mandare i ragazzi da pedagoghi e maestri che si rivelano cattivi. Si lamenta perché l’educazione non è più quella di una volta che rendeva i ragazzi onesti e virtuosi. Alla fine della lettera scrive che anche se lui e Machiavelli sono invecchiati, hanno ancora i costumi cattivi imparati da giovani, nel senso che hanno un’attrazione per gli uomini e non c’è rimedio.

    Come mai c’è voluto così tanto per interpretare in modo veritiero questa lettera?
    Per secoli scrittori e studiosi hanno voluto creare un proprio Machiavelli, e questo ha reso più difficile trovare la verità storica. Il massimo biografo del Machiavelli, il marchese fiorentino Roberto Ridolfi, ha pubblicato la sua biografia negli anni Quaranta. La sua opera era un tentativo di salvare Machiavelli sia dal fascismo, perché Mussolini creò un suo Machiavelli, sia dal comunismo, perché anche Gramsci aveva distorto le idee dello scrittore. Il Machiavelli del Ridolfi era un cattolico, che avevi dubbi ma che all’ultimo momento si confessò e si convertì, e la biografia è scritta in modo apologetico per difendere Machiavelli contro le accuse di essere stato anti-cristiano. Oggi invece il consenso tra gli scrittori è che Machiavelli fosse anti-cristiano e bisessuale.

    Secondo i canoni d’oggi, Machiavelli era di destra o di sinistra?
    Direi di sinistra, soprattutto perché era laico, repubblicano e contro la Chiesa, e poi vedeva un certo ruolo per il popolo nella politica. Ma è curioso che tutti i politici, di destra e di sinistra, cerchino di appropriarsene. Anche Berlusconi e Craxi hanno scritto prefazioni al «Principe»: è una tradizione antica che dimostra quanto le sue idee continuino ad avere un ruolo enorme nella politica italiana e del mondo. Non riesco a pensare a nessuno di più influente.


    William Connell
    CONNELL: CHI È - William Connell occupa la cattedra per gli studi italiani nella Seton Hall University (South Orange, New Jersey, Usa). Nato a New York nel 1958, si è laureato in storia antica a Yale nel 1980 e nel 1989 gli è stato conferito il dottorato in storia italiana nella University of California-Berkeley. In Italia ha pubblicato «La città dei crucci: fazioni e clientele in uno stato repubblicano del '400» e ha curato il volume «Lo stato territoriale fiorentino, sec. XIV-XV: ricerche, confronti, linguaggi». Nel gennaio 2005 è uscita una sua traduzione inglese con commento del «Principe» di Niccolò Machiavelli, mentre è di prossima uscita «Sacrilegio e ridenzione a Firenze nel Rinascimento». A dicembre terrà la conferenza a Urbino «Tra creazione del mondo e invenzione delle cose: il "De rerum inventoribus" di Polidoro Virgili».

    Alessandra Farkas
    07 novembre 2005

  2. #2
    Makeru ga, katta
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    Before you all die ghastly, horrible deaths, let me take the hour to describe my latest plan for world domination! Uhauhauha!
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    Gli zeri, per valere qualcosa,
    devono stare a destra.

 

 

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