Ricevo e giro volentieri nel caso foste interessati .

INACCETTABILE: Mediaset all'interno del già peraltro demenziale programma "La Talpa", girato in Africa, Kenia, ha sottoposto i partecipanti alla seguente prova: bere 60 litri d'acqua in un tempo prestabilito. I concorrenti si sono ingozzati di acqua fino a vomitare, il tutto davanti alle telecamere.
Il tutto in Africa, continente stretto dai morsi della sete e delle guerre per l'acqua. Vi inviamo un testo da inviare via mail ai seguenti indirizzi: triangle@triangle.it (produzione del programma) e italia1@mediaset.it
Per favore, mandate quante più mail potete (e fate girare!) in modo che almeno si rendano conto che la gente sa quanto siano STRONZI.
Buongiorno Vi scriviamo in merito a une delle ultime puntate del programma La Talpa di cui casualmente e purtroppo ci è capitato di vedere una puntata. In particolare vorremmo porvi la seguente domanda: chi è la persona che ha avuto lidea di inserire tra le attività da far svolgere ai partecipanti del programma, quella di bere 60 litri dacqua, considerando il fatto che il suddetto programma viene girato in AFRICA, laddove milioni di persone muoiono per non aver accesso allacqua potabile? Il 2003 è stato l'anno internazionale dell'acqua, anno in cui nel nostro paese sono state organizzate molteplici iniziative atte a sensibilizzare l'opinione pubblica italiana su questo problema, in particolare sui conflitti in corso per le risorse idriche in diverse parti del mondo (tra cui il Kenia, come si può leggere nel documento qui sotto riportato) e sulla carenza delle suddette risorse che sta causando l'agonia di molti paesi poveri, soprattutto africani. Il vostro programma rappresenta un insulto per tutte le persone che soffrono di queste gravi guerre e carestie. Il vostro programma veicola il messaggio che il Nord del mondo possa continuare a bere fino a VOMITARE, sfruttando quanta più acqua possibile (più del necessario) quando in altre parti del mondo ci sono popolazioni che muoiono per la mancanza di tali beni. Ci auguriamo che la produzione del vostro programma prenda coscienza non solo della gravità dell'atto che ha compiuto mostrando quelle immagini, in quel particolare contesto, ma anche della estrema ignoranza e insensibilità dimostrata davanti agli telespettatori. Con la speranza che la televisione diventi uno strumento, se non educativo, almeno decente nei messaggi da essa veicolati e augurandoci che questi messaggi non cadano nel vuoto, vi preghiamo di leggere con attenzione l'articolo in seguito riportato. Kenia: la guerra dell'acqua Inviato da Ottavio Pirelli (martedì, 19 luglio 2005 212 ) Hanno causato più di 70 morti gli attacchi dello scorso 12 luglio a Torbi, nel distretto settentrionale di Marsabit, in Kenia. Secondo quanto riferito dalla polizia, ci sono almeno 20 bambini tra le vittime del massacro. Dieci assalitori, invece, sono stati freddati durante un conflitto a fuoco con le forze di sicurezza. Secondo le fonti della Croce Rossa keniana, riportate da IRIN, almeno altri 18 sarebbero i feriti ricoverati nellospedale più vicino al piccolo villaggio. Robert Kipkemoi Kitur, assistente commissario del locale distretto di polizia, ha affermato che gli aggressori apparterrebbero all'etnia Borana. Non c'è ancora sicurezza sui numeri della carneficina. Alcune fonti, arrivano a contare almeno 95 vittime, smentendo i dati diffusi dalla polizia. Le forze di sicurezza, in seguito al raid, hanno comunque messo in moto una vasta operazione, riuscendo a recuperare molta della refurtiva razziata durante l'attacco. Secondo le notizie diffuse dalla Misna, le indagini delle autorità hanno già portato a risultati importanti. Sette individui armati sono stati fermati in queste ore: due di questi sarebbero coinvolti nel massacro della scorsa settimana. Antiche rivalità Quello del 12 di luglio è solo uno dei tanti massacri consumati in questi mesi in Kenia, quasi sempre per lo stesso motivo. Quelle dei Gobra e dei Borana sono due comunità di pastori tra le tante che condividono una terra estremamente arida e che più di una volta si sono trovate a combattere per lo sfruttamento delle risorse: i pascoli e le fonti idriche sono i motivi principali di ostilità tra le tribù. Si sono generate così le faide che hanno portato il numero degli assassinati a lievitare di parecchio negli ultimi tempi. L'elenco compilato dall'agenzia IRIN è impietoso: 22 morti a marzo negli attacchi al villaggio di El Golicha e altri 20 in un precedente scontro etnico tra Murule e Garre. Ancora 14 morti sono il tragico bilancio di un altro scontro in gennaio. In particolare, secondo quanto riferito dall'agenzia Afrol, gli assalti di marzo nel nord-est del paese sono stati particolarmente cruenti. Le fonti UNICEF, citate nel rapporto, riferiscono di un accanimento particolare con armi da fuoco e da taglio nei confronti dei bambini e dei più giovani. Una sorta di rabbiosa pulizia etnica, insomma, sempre per la stessa ragione: accaparrarsi qualche pozzo in più. Un fiume di rifugiati L'effetto collaterale più deleterio di questa serie interminabile di attacchi è la marea di profughi che abbandona le proprie case in cerca di rifugio dai possibili attacchi. Secondo le dichiarazioni dei portavoce della Croce Rossa keniana, riportate dalla IRIN, più di 9000 persone sarebbero fuggite dai villaggi più isolati dopo le uccisioni di martedì scorso. Gli sfollati, radunatisi per etnia, cercano scampo dalle pallottole e dalle lame delle opposte fazioni accampandosi nelle vicinanze di presidi della polizia. La Croce Rossa ha chiesto un contributo di circa 700 mila dollari per riuscire a sfamare coloro che hanno lasciato i villaggi e che, molto > > spesso, non hanno più alcun mezzo di sostentamento. Alcuni, infatti, si sono visti sottrarre preziosi capi di bestiame, rimanendo con un pugno di mosche in mano, in attesa che cessino per sempre le brutalità. TRATTO DA http://www.warnews.it/index.php/content/view/1820/29/