Maurizio Blondet
12/11/2005

WASHINGTON - Con i sondaggi che danno Bush in caduta libera, i maggiorenti del partito repubblicano USA temono di perdere le elezioni di medio termine del 2006, e perciò la maggioranza al Congresso.
Il Partito Repubblicano (GOP, «Gran Old Party») ha fatto circolare fra i suoi membri più selezionati un rapporto confidenziale, dove delinea le strategie per il recupero.
Prima strategia suggerita: un nuovo attacco tipo 11 settembre, di marca araba.
Un nuovo mega-attentato, si spiega, può «convalidare» a posteriori «la guerra mondiale al terrorismo».
Inoltre, «in tempi di dolore nazionale» gli americani «si uniscono dietro il loro presidente» (1).
Un bell'attentato di Al Qaeda è proprio quel che ci vuole per «restaurare l'immagine» di Bush come «guida di tutti gli americani».



E' un malcelato invito ad agire, e presto, agli stessi ambienti «musulmani» che l'11 settembre colpirono il World Trade Center e il Pentagono con tecniche ultrasofisticate: tecnologie disponibili al Pentagono e al viceministro Dov Zakheim, israelo-americano, rabbino, e proprietario di una ditta che produce apparati di teleguida per aerei.
Per la verità, il documento riservato del GOP esamina altri scenari capaci di risollevare le sorti di Bush e del partito:
la cattura di Osama Bin Laden, o almeno la prova della sua morte;
un drastico miglioramento dell'economia;
un «esito di successo della guerra in Iraq».
Si noti che il documento nemmeno parla di vittoria, ma di un qualche «esito» che possa essere esaltato come «un successo».
Più precisamente, come ha detto un anonimo insider del Partito, «un esito che consenta a noi di uscirne senza danni»: per esempio, bisognerebbe che la guerra civile in Iraq «non scoppiasse se non dopo le elezioni di medio termine».



I repubblicani, in fondo, non chiedono troppo.
Il «successo» che vogliono non è esagerato.
Ma, data la situazione in Iraq, nemmeno questo limitato «successo» è alla loro portata.
E nemmeno il «drastico miglioramento dell'economia» sembra facilmente conseguibile.
Forse la morte o la cattura di Osama?
Quella sì: si può confezionare a Hollwood un drammatico video che mostri la caduta del super-terrorista.
Ma la cosa presenta dei rischi.
No, lo scenario preferito resta «l'attacco terroristico islamico sul suolo americano», una replica dell'11 settembre: questa sì alla portata della Casa Bianca.
Questo spiegherebbe la vasta strategia della tensione in corso, dai disordini a Parigi («islamici» per gli americani) alle bombe di «Al Qaeda» (Al-Mossad) in Giordania, fino agli annunciati attentati islamici in Cina.



Pare però che alcuni maggiorenti repubblicani abbiano messo in guardia: un nuovo 11 settembre può essere interpretato dall'opinione pubblica USA come il segno che Bush «non ha fatto abbastanza per proteggere il Paese».
Al punto in cui siamo, è evidente che «gli americani non anno più fiducia nel presidente come elemento di unione», e un attentato potrebbe essere controproducente.
Il fatto è che il Grand Old Party è nel panico: ha perduto le votazioni per il governatore della Virginia e del New Jersey, e in California il repubblicano Schwarzenegger è stato sconfitto in una serie di referendum da lui proposti.
In Virginia, l'apparizione di Bush a fianco del governatore uscente, il repubblicano Jerry Kilgore, ha danneggiato il candidato anziché sostenerne le malferme fortune elettorali.
«E' stato Karl Rove», accusa un esponente repubblicano, «a convincere Bush che ha ancora abbastanza popolarità da fare la differenza» nel voto in Virginia: ma l'arma segreta si è rivelata un flop, anzi la bomba è scoppiata fra le mani di chi l'ha tirata.

Il senatore Rick Santorum della Pennsylvania ha detto pubblicamente alla radio che non vuole Bush al suo fianco, e che lui se ne starà alla larga dalla visita che Bush farà nel suo Stato.
Il presidente è ormai un appestato per il suo stesso partito, «radioattivo», dicono i sondaggisti repubblicani.
Il repubblicano Thomas Davis III (parlamentare della Virginia) ha constatato che solo «la nostra base rurale» resta solidamente a favore di Bush, ossia l'«estrema destra» retriva, cristiana e contadina della Bible Belt.
«Ma viviamo in un paese sempre meno rurale, e l'appoggio della base rurale ci fa pagare un alto prezzo».
Il partito non riesce ad attuare una nuova strategia di recupero proprio perché è dominato da questa «estrema destra» arretrata.
Non resta che pregare Al Qaeda.
E chiedere aiuto al Mossad (pardon, ad Al Zarkawi) perché escogiti un mega-attentato che, però, non riveli che «il presidente non ha fatto nulla per proteggere il Paese».
I migliori cervelli di «Al Qaeda» sono sicuramente già all'opera.

Maurizio Blondet




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Note
1) Doug Thompson, «GOP memo touts new terror attack as a way to riverse party's decline», Capitol Hill Blue, 10 novembre 2005.





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