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    Predefinito Come la Chiesa ha fatto l'Occidente

    OCCIDENTE, CIVILE PERCHE' CRISTIANO
    di Guglielmo Piombini
    Il Domenicale, 12 novembre 2005


    Dopo avere scalato nel 2004 la classifica dei libri più venduti negli Stati Uniti con una guida politicamente scorretta alla storia americana, lo storico Thomas E. Woods ha offerto una nuova prova di coraggio intellettuale pubblicando un studio, How the Catholic Church Built Western Civilization (Washington, Regnery, 2005), che capovolge molte idee correnti sulla storia del cattolicesimo. In questo libro, aggiornato con gli ultimi risultati della ricerca accademica, Woods dimostra in maniera convincente, elencando una impressionante serie di esempi, come la Chiesa cattolica non si sia limitata a dare un contribuito alla formazione della civiltà occidentale, ma l’abbia costruita dalle fondamenta.

    Uno dei miti più consolidati che Woods si propone di smontare è quello della presunta ostilità della Chiesa nei confronti della scienza, complice soprattutto il caso Galileo. Questa vicenda andrebbe però decisamente ridimensionata, non solo perché Galileo non subì in pratica alcuna punizione, ma anche perché si tratta dell’unico contrasto tra le gerarchie ecclesiastiche e uno scienziato che i detrattori del cattolicesimo sono in grado di ricordare.

    Uno sguardo d’insieme all’intera storia della Chiesa rivela una realtà ben diversa. Negli ultimi cinquant’anni quasi tutti gli storici della scienza, compresi A.C. Crombie, David Lindberg, Edward Grant, Stanley Jaki, Thomas Goldstein e J.L. Heilbron, sono arrivati alla conclusione che senza l’apporto spirituale e materiale del cattolicesimo l’Occidente non avrebbe conosciuto alcuna rivoluzione scientifica. L’idea di un universo creato da Dio e ordinato secondo leggi razionali si è infatti rivelata fondamentale per lo sviluppo della scienza. Nelle civiltà fondate su diverse tradizioni religiose, dove la divinità si confonde con la natura (come nell’animismo pagano o nel panteismo orientale), l’idea che il mondo fisico sia assoggettato a leggi fisse e prevedibili è inconcepibile, e per questo motivo il metodo scientifico ha incontrato grosse difficoltà ad affermarsi; lo stesso è accaduto nella tradizione islamica, che condanna i tentativi di scoprire le regolarità naturali come bestemmie che limitano la volontà libera e arbitraria di Allah.

    Anche sul piano concreto è difficile trovare un’istituzione che abbia dato più incoraggiamento alla scienza della Chiesa cattolica. La grande maggioranza degli scienziati europei furono uomini di Chiesa: ad esempio, padre Nicola Steno è riconosciuto come il padre della geologia; padre Atanasio Kircher è il fondatore dell’egittologia; padre Giambattista Riccioli è stato il primo a misurare il grado di accelerazione di un corpo in caduta libera; il geniale padre Ruggero Boscovich viene considerato il padre della teoria atomica; i gesuiti hanno dominato a tal punto lo studio dei terremoti che la sismologia venne chiamata “la scienza gesuitica”; per non parlare del contributo incalcolabile dato all’astronomia, tanto che trentacinque crateri sulla luna prendono il nome da scienziati o matematici gesuiti.

    Basterebbe inoltre addentrarsi nei sistemi d’insegnamento dell’università medievale, un’altra gloriosa invenzione del mondo cattolico, per escludere l’idea che la vita intellettuale dell’epoca fosse soffocata dalla superstizione o dall’autoritarismo ecclesiastico. Nelle università medievali, la cui autonomia venne spesso difesa dai papi, fiorì invece la più ampia libertà di ricerca intellettuale: era pratica comune che il maestro proponesse una questione da risolvere agli studenti, i quali dovevano confrontarsi tra loro dibattendone razionalmente tutte le possibili sfaccettature; per ricevere la laurea uno studente doveva inoltre dimostrare di saper “determinare” (cioè risolvere) da solo una questione. Questa enfasi che le università medievali davano allo studio della logica, osserva Woods, è rivelatrice di una civiltà che mirava a comprendere, dimostrare e persuadere, non a imporre o censurare. Solo da questo metodo di studio poteva svilupparsi una filosofia razionale, rigorosa e sistematica come la scolastica medievale.

    Gli uomini di Chiesa eccelsero non solo a livello teorico, ma anche nelle applicazioni pratiche. I monasteri medievali, particolarmente quelli benedettini, furono dei centri di avanguardia tecnologica, e il loro contributo alla civiltà occidentale è a dir poco immenso: tra i tanti meriti, i monaci ci hanno tramandato la cultura antica copiando i testi classici; hanno preservato l’alfabetizzazione scolastica nell’Europa invasa dai barbari; hanno aperto da pionieri vaste lande e foreste all’agricoltura; hanno introdotto nuove colture, nuovi alimenti e nuove bevande; hanno costruito i mulini ad acqua, perfezionato la metallurgia e introdotto in Europa un livello di meccanizzazione sconosciuto a tutte le civiltà antiche; si sono presi cura del paesaggio, riparando gli argini dei fiumi, i ponti e le strade; si sono impegnati nel soccorso ai viandanti e ai naufraghi e hanno alleviato la condizione dei bisognosi con numerose iniziative di carità.

    Non va dimenticata, infatti, l’origine cattolica di tutte le opere caritatevoli e assistenziali che esistono oggi, a partire dagli ospedali. Nell’antichità i poveri e i malati venivano generalmente trattati con disprezzo, ed era assente l’idea di fare del bene al prossimo senza ricevere qualcosa in cambio. I gesti di liberalità verso i poveri erano in genere compiuti da personaggi eminenti in cerca di fama e benevolenza, e venivano praticati in maniera indiscriminata senza guardare alle effettive necessità dei destinatari. L’impegno della Chiesa verso i bisognosi fu invece un fenomeno completamente nuovo, nello spirito e nelle dimensioni: nessun re o imperatore sarebbe mai stato in grado di mantenere, sfamare e curare tante persone come avveniva quotidianamente nelle istituzioni caritatevoli della Chiesa.

    Questi atteggiamenti nascevano da una nuova morale che, grazie alla predicazione della Chiesa, aveva gradualmente soppiantato le perversioni del paganesimo e le brutalità dei costumi barbarici. I principi etici fondamentali che ancora oggi prevalgono in Occidente derivano infatti dall’idea cristiana della sacralità della vita umana, che discende a sua volta dalla concezione teologica dell’unicità e del valore di ogni persona in virtù della sua anima immortale. Fu dunque merito delle energiche prese di posizione della Chiesa se vennero abolite quelle pratiche dell’antichità che mostravano un sommo disprezzo per la vita umana, come l’infanticidio e i giochi gladiatori. La Chiesa inoltre condannò la schiavitù, i duelli, il suicidio, l’aborto, la promiscuità, le perversioni sessuali e l’infedeltà coniugale. Se il cristianesimo delle origini attrasse tantissime donne, ricorda Woods, si deve anche al fatto che la Chiesa aveva santificato il matrimonio e proibito il divorzio, che nelle società antiche era generalmente permesso solo agli uomini. La donna trovò quindi negli insegnamenti della Chiesa una protezione della propria autonomia, e questo spiega l’alto numero di donne che hanno raggiunto la santità: in quali altre parti del mondo, fuori dal cattolicesimo, le donne avrebbero potuto liberamente fondare e gestire comunità religiose autorganizzate, scuole, conventi, collegi, ospedali e orfanotrofi?

    Queste elevate idee morali diffuse dal cattolicesimo si riverberarono nel campo giuridico, influenzandolo in maniera decisiva. La concezione tipicamente occidentale, secondo cui gli uomini possiedono alcuni diritti naturali per il solo fatto di esistere, non nasce affatto nel Seicento con John Locke o nel Settecento con gli illuministi. Riprendendo gli importanti studi recenti di Brian Tierney, Woods ricorda che l’idea dei diritti naturali nasce fra i giuristi della Chiesa del dodicesimo e tredicesimo secolo, i canonisti medievali. Partendo da questa elaborazione giusnaturalista, i pensatori cattolici hanno posto anche le fondamenta del diritto che regola i rapporti tra le diverse nazioni, compresa la teoria della guerra giusta. In particolare, il diritto internazionale nasce nel Cinquecento con il domenicano spagnolo Francisco de Vitoria, che prese le difese dei diritti naturali degli indios contro le usurpazioni dei conquistadores.

    E non è tutto, perché gli uomini di Chiesa hanno dato grandi contributi anche al pensiero economico moderno. Avvalendosi degli studi di Joseph Schumpeter, Murray N. Rothbard e Alejandro Chafuen, Woods ricorda che già nel Medioevo i francescani Giovanni Olivi e San Bernardino da Siena, e poi i tardoscolastici cinquecenteschi della scuola di Salamanca, anticiparono la rivoluzione marginalista di fine Ottocento concependo una compiuta teoria del valore soggettivo, di gran lunga più sofisticata della erronea teoria del valore-lavoro malauguratamente diffusa diversi secoli dopo da Adam Smith e dagli economisti inglesi, influenzati probabilmente dalla teologia calvinista.

    Come sarebbe oggi l’Europa se nella letteratura, nell’arte, nell’architettura, nella scienza, nella morale, nel diritto e nell’economia fosse mancata l’impronta della Chiesa cattolica? Si tratta di un interrogativo imbarazzante, che gli uomini occidentali di oggi, secolarizzati e desiderosi di sbarazzarsi delle proprie radici cristiane, preferiscono rimuovere.

  2. #2
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    WOW! Mai viste tante falsità in un solo post.
    Comlplimenti, credo sia un piccolo record!
    Mi ci vorrebbero diverse migliaia di caratteri per smentirle tutte.. troppo tempo!

    Per la cronaca, qualunque "Civiltà" mondiale ritiene di essere superiore alle altre, e dunque più civile delle altre. Se poi per "civile" intendiamo "piena di soldi" è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la cristianità non ne è stata sicuramente la causa.

  3. #3
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    la Civiltà Europea è superiore alle altre e non a caso quanto creato in Europa si è affermato nel mondo.

    Il diritto - in tutti i paesi del mondo (compresi quelli comunisti) è il diritto romano.
    La filosofia che guida il mondo, i sistemi politici di riferimento (siano essi anche i più estremi), le concezioni economiche e i derivanti sistemi economici, sono tutti concepiti e nati in Europa.

    Il Cattolicesimo salvò il meglio della cultura antica, civilizzò i barbari, permise la rinascita della civiltà.

    Se non ci fosse stato il Cattolicesimo l'Europa sarebbe solamente un ricordo (forse) lontano ed incomprensibile, un fenomeno sorto in una vasta penisola dell'Asia occidentale (perchè questo sarebbe l'Europa se non fosse quello che è stata) e poi scomparso.

    Solo se l'Europa riscoprirà le proprie radici CRISTIANE potrà risorgere e tornare ad essere quel faro di civiltà ai quali i popoli guardavano.
    Altrimenti perirà.


    Klemens Wenzel Nepomuk Lothar
    Fürst von und zu Metternich-Winneberg-Beilstein

  4. #4
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    Originally posted by Ophiucus
    WOW! Mai viste tante falsità in un solo post.
    Comlplimenti, credo sia un piccolo record!
    Mi ci vorrebbero diverse migliaia di caratteri per smentirle tutte.. troppo tempo!

    Per la cronaca, qualunque "Civiltà" mondiale ritiene di essere superiore alle altre, e dunque più civile delle altre. Se poi per "civile" intendiamo "piena di soldi" è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la cristianità non ne è stata sicuramente la causa.
    Beh.. finchè non avrai impegnato quelle migliaia di caratteri, che dici di essere in grado di produrre per obiettare, resta valida la tesi di Rothbardino, l'argomentum ex auctoritate, non essendo tu auctoritas, non vale.

    L'autostima delle altre civiltà non è in discussione qui, dove sono a tema i frutti che la nostra civiltà ha prodotto ed esportato ovunque, è dicibile altrettanto per le altre civiltà dall'ego senz'altro sviluppato? Nessuno ha parlato di consumismo & C., di cui, convengo con te, la Cristianità non è certo stata la causa.

  5. #5
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Originally posted by Ophiucus
    WOW! Mai viste tante falsità in un solo post.
    Comlplimenti, credo sia un piccolo record!
    Mi ci vorrebbero diverse migliaia di caratteri per smentirle tutte.. troppo tempo!

    Per la cronaca, qualunque "Civiltà" mondiale ritiene di essere superiore alle altre, e dunque più civile delle altre. Se poi per "civile" intendiamo "piena di soldi" è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la cristianità non ne è stata sicuramente la causa.
    bè sai.....per dire che sono falsità occorre portare le prove, non basta impegnare quel poco tempo solo per leggere e dire: wuaooooo quante falsità!!!........


    ITALIA LIBERA? SI, GRAZIE Al CATTOLICI LE RADICI DELL'OCCIDENTE SONO CRISTIANE

    di Alessandro Gnocchi

    18 aprile 1948: gli italiani a un bivio della loro storia.
    Vince la tradizione cattolica popolare e perde il socialcomunismo.
    L' Italia è così un paese libero. Massimo Caprara, allora segretario di Palmiro Togliatti:
    "Capimmo di aver perso quando sentimmo che la scelta diventava tra Cristo e la sua negazione".

    Diciotto aprile 1948, gli italiani l'Italia. Enunciata così, la tesi può sembrare persino semplicistica. Troppo lineare per pretendere di essere presa in considerazione dalla storia. Ma, se si cerca appena un poco di approfondirla, mostra una profondità che spiazza. anche il più scafato degli storici intenti a interpretare la vita degli uomini attraverso gabbie preconfezionate. Gli italiani, dunque, scelsero l' Italia e non diedero vita ad un referendum fra Unione Sovietica e Stati Uniti. È un passo avanti, ma non basta ancora a fare notizia. Lo fecero perchè scelsero di continuare ad essere cattolici.

    Questo dato, invece, può fare un po' di rumore. Tanto più che, a voler essere precisi, scelsero di continuare a essere cattolici e non di diventare democristiani.

    Palmiro Togliatti lo aveva intuito presto. Se lo scontro politico avesse preso i toni del confronto fra diverse concezioni dell'uomo, poteva avere un solo esito, la sconfitta della sinistra socialcomunista. Lo spiega con grande chiarezza Massimo Caprara, che allora era il braccio destro del segretario del Pci. "Alle elezioni del 1948", ricorda, "si arrivò dopo un confronto aperto e libero tra due visioni del mondo. Ma si sbaglierebbe se si pensasse che si scontravano sostenitori dell'Unione Sovietica e sostenitori degli Stati Uniti. Su quella base, qualsiasi risultato sarebbe stato possibile. Il Pci, e Togliatti in particolare, capì che non ce l'avrebbe mai fatta quando fu gettata sul tappeto la scelta fra la tradizione cattolica italiana e la sua antitesi. Il 18 aprile vinse il cattolicesimo italiano, nazionale e popolare. Dove per popolare va inteso come espressione del popolo e non come categoria partitica".

    Da questo è facile dedurre che gli italiani non scelsero di diventare democristiani. Se l'opzione fosse stata quella, valeva tanto quanto il suo opposto politico. Non fu la propaganda del partito di De Gasperi a fare la differenza. Furono i Comitati Civici di Luigi Gedda a segnare la svolta.

    "Quando sentimmo che la scelta diventava tra Cristo e la sua negazione, capimmo di aver perso", continua Caprara. "L'appello di Gedda interrogava le coscienze individuali e chiamava a una scelta di libertà. I comunisti non erano attrezzati per sostenere uno scontro su quel terreno. I comizi dei Comitati Civici erano quasi incomprensibili per l'apparato del Pci. Quello slogan cattolico che diceva 'Vita, Vita' non aveva alternative nel campo avversario. Diceva una concezione positiva dell'uomo e del suo esistere che non avevano il minimo contraltare".

    Dunque non rimaneva che cambiare strategia. Per questo Togliatti mise in atto la tecnica dell'avvicinamento, della contiguità con il mondo cattolico. Alle elezioni gli bastò mostrarsi come il vincitore nei confronti dei socialisti. Nella società, invece, sin da prima del 18 aprile, trovò più opportuno agganciarsi al mondo cattolico. Lo fece con l'unica parte del cattolicesimo disposta a cadere nella trappola. Quella elitaria, cattolica per formazione culturale. Quella decisamente non popolare. Quella rappresentata da intellettuali come Franco Rodano, per esempio. "Ma non fu una mossa vincente", dice ancora Caprara, che frequentò a lungo Rodano e il suo ambiente, "perché quegli intellettuali non potevano portare consenso. Soprattutto, non potevano portare consenso cattolico. La loro concezione del cattolicesimo politico era la negazione del cattolicesimo popolare. Avevano un abito intellettuale cattolico, se vogliamo, ma, senza giudicarne la fede, erano lontani dal sentire della gente cattolica. Fu molto più redditizia, invece, l'operazione dei Comitati Civici che sottrassero elettorato popolare alla sinistra".

    D'altra parte non poteva andare diversamente. Pur ammantandosi di amore per il popolo, gli intellettuali di sinistra sono sempre stati elitari. A maggior ragione se appartenenti a sacche di cultura religiosa. Critici nei confronti del Magistero e della gerarchia, perennemente tentati dal radicalismo anticattolico pretendevano di pensare per tutti. Ma la strada era proprio quella opposta, sostiene Caprara. "Vinsero quelli che invitarono le singole persone a usare la propria testa. Vinsero i cattolici come Guareschi, che non rinunciarono mai a interpellare la propria coscienza e che mostravano di farlo veramente. Vinsero coloro che avevano orrore di chiunque gettasse il proprio cervello all'ammasso del partito. I trinariciuti inventati dal direttore di 'Candido' diedero un gran fastidio a Togliatti perché colpivano nel segno. Il militante comunista era sostanzialmente così. Aveva la terza narice per scaricare il cervello e riempire la testa con le direttive del partito. Molti di coloro che tapparono la terza narice cambiarono strada. Era inevitabile. Anche in questo, direi specialmente in questo, si mostrò l'anima profondamente cattolica del popolo italiano.

    Gli italiani capirono che cattolico non è sinonimo di intruppato, ma sinonimo di uomo libero e scelsero la libertà. Attenzione, però, non un'idea disincarnata della libertà, ma piuttosto la sua applicazione, anche faticosa, nella vita di tutti i giorni".

    Erano magari anche i comunisti che andavano in edicola e ne uscivano con "l'Unità" ben in vista sotto il braccio, premurandosi però di controllare che l'edicolante vi avesse nascosto dentro il 'Candido'. Erano magari i comunisti come Caprara che, più tardi, avrebbe intrapreso il suo viaggio verso la libertà lasciando il partito comunista.

    Non è un caso che, proprio a Caprara, alla vigilia delle elezioni del 1948, toccò di affrontare un imprevisto decisamente rivelatore. Arrivò nella sede del Pci di Botteghe Oscure un sacerdote che chiese di benedire i locali. In assenza di Togliatti, toccò decidere al suo segretario.

    "Eravamo sotto Pasqua", ricorda lui. "Per me, come per molti altri militanti, la benedizione pasquale era un rito che avevamo vissuto sin da bambini. Mi lasciai prendere da quel ricordo e dissi al prete che poteva benedire. Lui era don Lucio Migliaccio, assistente ecclesiastico dei Comitati. Benedì e se ne andò. Allora non capii cosa significasse quel gesto per me.

    Lo feci solo molti anni dopo leggendo un racconto di Guareschi. Quello in cui Peppone controlla che don Camillo non abbia cancellato il suo nome dalla lista dei battezzati. Anche perché, forse sin da allora, l'importante era essere nella lista dei cristiani".

    Massimo Caprara è stato segretario di Palmiro Togliatti dal 1944 per circa vent' anni. Deputato nel Pci per quattro legislature, venne radiato dal partito nel 1969 con il gruppo del "Manifesto", del quale è stato uno dei fondatori. Sindaco di Portici, suo paese natale, negli Anni 50, è stato poi consigliere comunale a Napoli. Giornalista professionista, ha lavorato per "Rinascita", "II Mondo", "L'Espresso", "Tempo illustrato". Ha diretto "illustrazione italiana". Ora è editorialista del "Giornale". Ha pubblicato vari studi sulla storia contemporanea. Il più recente è "Paesaggi con figure", edito da Ares.

    Bibliografia

    Luigi Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell'artefice della sconfitta del Fronte Popolare, Mondadori, Milano 1998.
    Mario Casella, 18 aprile 1948. La mobilitazione delle organizzazioni cattoliche, Congedo Editore, Galatina (LE) 1992.
    Marco Invernizzi, Democrazia cristiana e mondo cattolico nell'epoca del centrismo (1947-1953), in Cristianità, n. 277, maggio 1998.
    Marco Invernizzi, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell'artefice della sconfitta del Fronte Popolare, in Cristianità, n. 281, settembre 1998.

    Cronologia

    2 giugno 1946: un referendum istituzionale decide la nascita della repubblica (12.717.923 voti per la repubblica contro 10.719.284 per la monarchia). Il re Umberto II va in esilio in Portogallo.

    2 giugno 1946: lo stesso giorno si tengono le elezioni per l'Assemblea costituente (le prime a suffragio universale). La Democrazia Cristiana ottiene 8.101.004 voti (35,2%), mentre socialisti e comunisti, che si presentano separati, ottengono rispettivamente il 20,7% e il 19% dei voti. Insieme, i due partiti di sinistra sarebbero stati maggioranza.

    22 dicembre 1946: 400.000 cattolici si radunano in Piazza San Pietro e il Papa Pio XII rivolge loro il discorso con la frase: "O con Cristo o contro Cristo". Grido raccolto da Luigi Gedda, che nel gennaio 1947 propone la fondazione di speciali comitati dei cattolici per contrastare l'anticlericalismo e l'avanzata comunista. È il preludio alla nascita dei Comitati Civici. Comincia la mobilitazione dei cattolici, anche se le elezioni sono ancora lontane.

    1 gennaio 1948: entra in vigore la Costituzione repubblicana.

    8 febbraio 1948: Luigi Gedda fonda i Comitati Civici. Ce ne saranno 18.000 con 300.000 attivisti che, con l'approvazione di Papa Pio XII, partecipano alla campagna elettorale.

    18 aprile 1948: si svolgono le elezioni politiche per formare il primo parlamento della Repubblica italiana. Questa volta. Comunisti e Socialisti si presentano uniti nel Fronte Democratico Popolare. Come si vede, l'Italia corre il serio pericolo di diventare un Paese a conduzione socialcomunista, privato, come è accaduto in tutta l'Europa orientale, della libertà e del benessere. Il Pci è il più forte Partito Comunista d'Occidente ed è apertamente schierato sulle posizioni dell'URSS di Stalin. Ma il Fronte viene sconfitto, ottenendo solo il 31% dei voti contro il 48,5% dei suffragi ottenuti dalla Democrazia Cristiana. Si deve per massima parte a Luigi Gedda e ai suoi Comitati Civici questo enorme balzo in avanti della Democrazia Cristiana. Anche Giovannino Guareschi, sul settimanale Candido, condusse una implacabile battaglia contro il comunismo italiano, satellite di quello moscovita. I suoi articoli e i suoi disegni, riprodotti nei manifesti elettorali, fecero il giro d'Italia e spinsero alla resistenza e alla riscossa la maggioranza della popolazione intimidita e forse rassegnata al peggio. I Comitati Civici mobilitarono i cattolici per le piazze di Italia, denunciando il pericolo comunista e invitandoli a votare compatti. La Democrazia Cristiana, avvantaggiata da tale mobilitazione, passò dal 35,2% dei voti ottenuti nel 1946 al 48,5%, raccogliendo 12.741.299 voti, quasi cinque milioni in più del 1946. Ma non seppe poi essere riconoscente con Gedda.

    13 luglio 1949: un decreto del Santo Uffizio dispone la scomunica dei comunisti.

    **************************
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  6. #6
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    Alcune, piccole considerazioni scevre da qualsivoglia intento polemico:
    1) La scrittura e l'alfabeto sono di origini semite, importate in grecia tramite i fenici, tant'è vero che le prime lettere dell'alfabeto greco ( alfa, beta, gamma) trovano corrispondenza in quello aramaico ( alef , vet, bet, ghimel, dalet)

    2) I caratteri numerici sono di origine araba e insieme l'invenzione dello zero e dell'algebra.

    3) La geometria e la filosofia occidentali sono di origine greca ( Aristotele ed Euclide)

    4) Il diritto è di origine romana con i vari corpus iuris, mentre il concetto stesso di democrazia è greco

    5) La religione è di origini semite ( ebraiche) con grosse influenze di radice latina

    6) La crescita esponenziale della civiltà occidentale si concretizza dopo la riforma luterana e quella anglicana con la separazione netta tra Stato e Chiesa .

    L'unico periodo durante il quale la presenza della Chiesa è stata fondamentale per la civiltà occidentale è nel periodo alto-medievale quando la Chiesa ha conservato il sapere antico pronto per la rinascita dal '300 in poi.
    non sarà mai possibile con la ragione pervenire a qualche verità assoluta

  7. #7
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    Mi sembra un po' una lettura ideologizzata questa. Rinascita dal '300 in poi, guarda caso il secolo dopo San Tommaso.
    Il XIII secolo, a dire il vero, fu un'età d'oro per la cultura europea.
    In questo periodo si diedero contributi alla teologia, alla cultura e all'umanesimo di una portatata e profondità incredibile, così immensi che per secoli non sono stati compresi, e solo la moderna esegesi, in particolare tomistica, li mette in luce.

  8. #8
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    Molto interessante il testo di Piombini, cui va, se ci dovesse leggere, il mio saluto.
    Mi ricorda in particolare gli studi di Gilson sulla filosofia cristiana.

  9. #9
    spirito libero
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    Quello che dici è vero, come è vero che S.Tommaso fonda la sua stessa esistenza su Aristotele, che è greco, e tutto il suo ragionamento e la sua logica sono di origini aristoteliche ed euclidee. E comunque non è una analisi, è storia.
    non sarà mai possibile con la ragione pervenire a qualche verità assoluta

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    Originally posted by simplicio

    2) I caratteri numerici sono di origine araba e insieme l'invenzione dello zero e dell'algebra.
    Qui devo correggerti: la civiltà islamica non ha mai prodotto nulla di originale, ma si è limitata (non sempre) a raccogliere e trasmettere quello che trovava dalle civiltà conquistate. Lo zero e l'algebra, in particolare, provengono dall'India preislamica.

    Il fatto che durante l'alto medio l'islam fosse "superiore" all'Europa dipende dal semplice fatto che i territori conquistati appartenevano ad una civiltà, quella bizantina, più avanzata rispetto a quella delle popolazioni germaniche dell'Europa occidentale. Nessun merito, quindi, all'Islam.

    Su questi punti si veda l'ottimo libro, appena uscito in inglese, The Politically Incorrect Guide to Islam (and the Crusade), di Robert Spencer: http://web.venet.net/libridelponte/det-libro.asp?ID=467 ad esempio alle pagine 87 e seguenti.

 

 
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