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18-11-2005
Retroscena/ Lega meno di governo e più di lotta. Ecco cosa farà Bossi dopo l'ok alla devolution

Ok, il Senato ha approvato la devolution in via definitiva. Ma ora, in attesa della battaglia sul referendum confermativo, cosa cambia per la Lega? Quali sono i prossimi obiettivi del Carroccio? Affari ha parlato con alcuni dei massimi dirigenti del movimento di Umberto Bossi e svela la stretegia padana.

Il primo punto riguarda proprio la tanto agognata riforma costituzionale, che per i leghisti non è affatto un 'regalo' di Berlusconi e Fini, ma semplicemente un atto dovuto. Il rispetto del programma elettorale, sottoscritto da tutti i leader della Casa delle Libertà prima delle elezioni del 2001. Semmai - fanno sapere da Via Bellerio - saremmo noi a dover alzare la voce. Il federalismo, infatti, è arrivato solo a tre mesi dalla fine della legislatura, anziché dopo i primi due anni come da accordi, e molto annacquato rispetto al progetto originale.

Il ragionamento del Carroccio è semplice: noi abbiamo votato senza fiatare tutte le leggi che Berlusconi e gli alleati ci hanno 'imposto' (dalla ex Cirielli alle rogatorie, solo per fare qualche esempio) e quindi la devolution non è certo un dono. Il secondo punto chiave è la legge elettorale. Come lo stesso Senatur ha più volte detto, e come Affari ha anticipato prima ancora del via libera della Camera, alla Lega il ritorno al proporzionale non piace affatto. C'è chi parla addirittura di vera e propria "schifezza". E' chiaro che senza i collegi elettorali il peso dei padani si ridimensiona notevolmente.
Con l'attuale sistema l'accordo con il Carroccio è decisivo per vincere in tutto il Nord, come dimostra la sconfitta di Berlusconi del 1996. Ora, con il nuovo proporzionale, i voti non si peseranno più (come piace a Bossi) ma si conteranno. In sostanza se la Lega dovesse raccogliere il 3,9% (come nel 2001) varrebbe solo per quel 3,9%. E basta. Insomma, "più o meno il doppio di Mastella", spiegano da Via Bellerio. E' vero che l'emendamento Giorgetti-Calderoli, quello sul premio di maggioranza su base regionale al Senato, restituisce al Carroccio una parte del peso politico perso con l'addio ai collegi uninominali, ma è soltanto un piccolo contentino. Nulla più. E proprio per questo, fanno capire dall'entourage del Senatur, ora ci muoveremo di conseguenza.

Come? Pur restando all'interno della Casa delle Libertà e confermando l'indicazione di Berlusconi-premier, nei prossimi mesi, con l'avvicinarsi delle elezioni, la Lega si smarcherà sempre più. "Il proporzionale ci penalizza? Vero. Però ci consente anche di recuperare la nostra identità", racconta un colonnello padano. E quindi? Quando il Carroccio riterrà di alzare la voce lo farà, senza paura di essere accusato di allontanarsi dal Centrodestra dopo aver ottenuto la devolution (come sostiene Storace). Così si spiega, ad esempio, la votazione contro la maggioranza sul decreto legge relativo all'influenza aviaria. "Nessuno spostamento a sinistra, si trattava di aiutare 71.000 aziende in difficoltà, quasi tutte al Nord, e quindi ci siamo mossi di conseguenza. D'altronde quando servono dei fondi per il Sud, An e Udc sono sempre in prima fila", spiega un parlamentare leghista.
Ed è chiaro quindi che da qui al 9 aprile il Carroccio, pur votando a malincuore il proporzionale al Senato, darà battaglia su quelli che sono i suoi temi più cari: lotta all'immigrazione clandestina e in particolare musulmana, no all'ingresso della Turchia in Europa (nonostante l'amicizia Berlusconi-Erdogan), dazi contro la Cina, no agli sprechi della Pubblica Amministrazione, in particolare, ovviamente, al Mezzogiorno. Insomma, una Lega meno di governo e più di lotta, che sfrutterà proprio la nuova legge elettorale per rimarcare la propria identità. Assieme, ovviamente, al successo sulla devolution, che verrà sventolato in campagna elettorale.

E dopo le elezioni? Gli scenari sono due. Se dovesse vincere la Casa delle Libertà la Lega resterà fedele alla coalizione, concentrandosi a quel punto sul federalismo fiscale. La vera riforma delle riforme. Perché, come sostiene lo stesso ministro Tremonti, senza soldi i poteri agli Enti Locali servono poco. Anzi, nulla. In realtà, in base alla legge costituzionale appena votata a Palazzo Madama, il federalismo fiscale è di fatto un atto dovuto. Il compito del Carroccio sarà quello di vigilare che venga effettivamente applicato, fino in fondo; sul modello siciliano, che prevede il trasferimento dell'autonomia in positiva alla Regione, la quale, ovviamente, vedrà diminuiti i trasferimenti da Roma. Proprio per non moltiplicare le tasse. Una parte della Lega vorrebbe anche provare a chiedere la devoluzione di altre materie, come la giustizia (dopo la sanità, l'istruzione e la polizia locale), ma l'ala governativa del Carroccio teme di irritare gli alleati e preferisce non parlarne nemmeno.
E' chiaro, però, che se dalle urne dovesse uscire un successo dell'Unione le cose andrebbero diversamente. Nella Lega sono in molti a pensare che Forza Italia si scioglierebbe come neve al sole in meno di due mesi. E che il Centrosinistra non arriverebbe a Natale, soprattutto se al Senato la maggioranza fosse risicata. A quel punto, il Carroccio è convinto che il governo dell'Unione naufragherebbe presto su Iraq, rapporti con la Chiesa, conti pubblici e molto altro.

La soluzione? Semplice. Una bella Grosse Koalition all'italiana con quello che sarà rimasto di Forza Italia, una parte di An, l'Udc e i riformisti di Centrosinistra. Esclusi Rifondazione, il Pdci, i Verdi, gli aennini che torneranno con la Mussolini e ovviamente la Lega. Insomma, un bel governissimo di unità nazionale, per sanare i conti pubblici e far felici i poteri forti, nonostante quel che dice sul Corriere Paolo Mieli.

Il tutto per arrivare al 2011, o anche prima, con una bella Democrazia Cristiana rinnovata, che, grazie al proporzionale, potrà governare per altri 40 anni. E il Carroccio? "A quel punto, allora sì che potremmo diventare una sorta di Csu bavarese, di partito regionalista. Rilanciando, ovviamente, la secessione". E tra i duri e puri padani, quelli che non hanno mai digerito l'ingresso nel governo e l'accordo con la CdL (almeno il 50% dei parlamentari), ci sarebbe addirittura chi sarebbe felice di questo scenario. Sperando di tornare presto a gridare: 'Roma ladrona!'.