Una premessa, sembra politica internazionale, invece e' completamente nazionale.

Venezuela, donna italiana rapita
con la figlia di tre anni

CARACAS - Una donna italiana è stata rapita martedì scorso insieme alla figlia di tre anni alla periferia di Ciudad Bolivar, in Venezuela. Si chiama Giorgina Frigo, ha 35 anni. Lo scrive oggi il quotidiano di Caracas La Voce d'Italia che precisa che la donna stava andando a casa della madre a bordo di un fuoristrada che è stato bloccato nel quartiere El Tigrito da quattro uomini armati.

Secondo il quotidiano Impacto di Anzoategui, la donna è proprietaria delle imprese Transporte Cafrica e dell'impresa di trasporto Reich.

La signora Frigo è sposata con un ingegnere salernitano che lavora in Venezuela nel commercio di macchinari pesanti per l'industria petrolifera. Il sequestro segue di 15 giorni quello avvenuto il 2 novembre scorso nella stessa città di Paola Carlesi d'Amico, proprietaria del Centro industriale Cantoni.
http://www.repubblica.it/2005/k/sezi...lianavene.html


Perche' sarebbe nazionale?
Perche' i rapimenti in Venezuela sono un problema comune, e l'Italia fino a poco tempo fa faceva qualcosa per contrastarli ( sopratutto quelli a danno dei nostri concittadini)

Invece da un po' di tempo e' stata smantellata l'unita' operativa che stava di stanza in Venezuela e che aveva contribuito a proteggere le vite dei nostri concittadini in loco.

Dal 2000 sono stati 54 i casi che hanno coinvolto nostri connazionali
Otto italiani rapiti in Venezuela. E il governo richiama la task force
Una ragazza l’ultima vittima. Smantellata la squadra antisequestri. Dopo il ritiro è salito il numero di azioni criminali

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Paola Carlesi D’Amico ha ventotto anni, una bambina di tre che piange inconsolabile, la pistola alla testa di una banda di sequestratori. E da qualche parte del Venezuela ci sono altri sette italiani come lei in ostaggio di altri rapitori. Eppure, niente. Non ne sappiamo niente. Peggio: per rosicchiare spiccioli nel fondo del barile là dove meno si notano i tagli, il nostro governo ha abolito la missione anti- sequestro che avevamo nel Paese sudamericano. E tiene da mesi la nostra comunità, che implora un aiuto, appesa al rinvio.
Forse domani, forse dopodomani, forse la settimana prossima...
E’ la cinquantaquattresima italiana rapita negli ultimi cinque anni, la giovane Paola. Meglio: 54 sono quelli di cui abbiamo notizia. Come Corrado Altomare, un vecchio pugliese arricchitosi col trasporto del petrolio aMaracaibo e soprannominato per la sua mitezza «Papa buono»: sequestrato il 25 gennaio 2004, forse dagli stessi banditi che un paio di anni prima avevano portato via il fratello Antonio, venne liberato sette mesi dopo. Quei mesi, però, erano stati troppo pesanti per il suo cuore di ottantenne: un mese dopo morì. Come erano morti prima di lui, nelle mani dei rapitori, Franco Guazzetti e Felice Colombo.
Ma in realtà, secondo gli investigatori, che già sono chiamati a occuparsi di circa 300 rapimenti «ufficiali» l’anno, il fenomeno sarebbe aggravato dal diffusissimo il sistema dei sequestri-lampo. Raramente denunciato dalle famiglie alle autorità e risolto nel giro di poche ore col pagamento di un riscatto contenuto. A volte poche decine di migliaia di euro. O meno ancora.
Figlia di un milanese e di un’abruzzese dell’Aquila, la Carlesi D’Amico, l’ultima vittima della lunga serie, lavorava nella direzione del «Centro Industrial Caronì», un complesso che riunisce vari laboratori e officine industriali amministrato dal padre a Ciudad Bolivar, nell’area orientale verso l’Orinoco. Cinque uomini armati, dei quali due vestiti come poliziotti, hanno fatto irruzione nel suo ufficio e se la sono portata via. Avevano già cercato di rapirla a gennaio. Da quel momento, nessuna notizia.
E così, nulla si sa di tutti gli altri. Come Renzo Botti, un calzaturiere rapito quasi due anni fa a Valencia. O Ornella Ferranti, una giovane signora laureata in ingegneria, figlia di un commerciante di legname di Tuscania e di una piemontese di Mondovì che sarebbe dall’agosto del 2004 nelle mani dei guerriglieri dalle parti di San Cristobal, la capitale dello Stato andino di Táchira.O di tutti quelli spariti negli ultimi mesi. Come Anita Capuozzo 36 anni, originaria di Pomigliano d’Arco, intercettata dai suoi sequestratori vicino a casa, a Caracas, il 20 agosto, mentre andava a fare jogging. O Marco Russo, 29 anni, rapito a maggio a Barquisimeto. O Guido Francesco Giovannone, sequestrato a San Cristóbal a fine luglio. O Silvio Stanca, scomparso il 6 agosto nel Táchira. E infine, il penultimo prima di Paola, Eliseo Lepore, un udinese di 68 anni portato via da quattro uomini armati il 9 settembre a La Fría, ancora nel Táchira, mentre portava la macchina dal meccanico.
Sono anni che i nostri emigrati italiani, che nel Venezuela sono arrivati soprattutto nei primi decenni del secondo dopoguerra, quando il Paese di Simon Bolivar era così ricco grazie al petrolio da essere ribattezzato «Venezuela saudita», sono tra i principali obiettivi dei sequestri. Forse perché a lungo si è favoleggiato sugli immensi patrimoni accumulati negli anni d’oro da uomini come Ernesto Padula, che fece fortuna inondando la peccaminosa Parigi e l’intera Europa della Belle Epoque con le sue piume di uccelli rari, o più ancora Filippo Gagliardi, che tanto si arricchì con l’edilizia e altro che negli anni Cinquanta arrivò a donare al paesello natio, Montesano, l’acquedotto, la cattedrale, la caserma dei carabinieri, l’asilo, il convento dei cappuccini e 105 case ai meno abbienti. Forse perché, dicono a torto o a ragione i venezuelani, certi italiani sono un po’ «ostentosi».
Fatto sta che il problema è talmente grave, per la nostra comunità, che Roma aveva deciso di mandare laggiù due specialisti, il vicequestore Filippo Bonfiglio e il tenente colonnello dei carabinieri Franco Fantozzi. I quali si erano dati da fare, girando in lungo e in largo il Venezuela, su due fronti. Il primo: pressare sui colleghi sudamericani perché spingessero a quei ritocchi legislativi (intercettazioni, pene severe per i mediatori e gli omertosi ma soprattutto blocco dei beni) che in Italia permisero di stroncare un fenomeno che per alcuni anni era stato devastante. Il secondo: stare vicino alle famiglie. Dimostrare che l’Italia non si ricorda degli emigrati, che con le loro rimesse le hanno permesso di diventare uno dei primi Paesi industrializzati, soltanto quando va a sfilare al Columbus Day o si commuove per una fiction o organizza un premio in diretta tv. Ma anche nei momenti di difficoltà.
Bene: questa squadretta, che al di là di questo appoggio psicologico ai parenti aveva mostrato di essere utilissima anche sul piano operativo, è stata smontata. Prima, nonostante le proteste anche in Parlamento di deputati di colore opposto come la diessina Marina Sereni o il nazional-alleato Marco Zacchera o la missione in Venezuela guidata dal senatore Riccardo Minardo, è stato richiamato Franco Fantozzi, premiato con un altro incarico, poi Filippo Bonfiglio, mandato a occuparsi del commissariato di Taormina.
Da quel momento gli italiani nelle mani dei banditi, che erano scesi a due, hanno ripreso ad aumentare: tre, quattro, cinque, sei... Fino all’angosciante record di oggi: otto ostaggi. «Siamo rimasti di nuovo soli—ha denunciato giorni fa su La Voce d’Italia la vicedirettrice Marisa Bafile —. Per una volta che un’iniziativa dell’Italia riscuoteva soltanto elogi, è stata bocciata». Di più, da quel momento è cominciato un imbarazzato tira e molla con la Farnesina che promette un giorno o l’altro l’arrivo di briciole, briciole, briciole...
Sono anni di vacche magre, le finanze sono in crisi, occorre tagliare... E chi lo vede un taglio nel lontano Venezuela? Anche poche decine di migliaia di euro possono far comodo. Meglio spostarli, elettoralmente, su qualche sagra della ciliegia o qualche fiera della castagna nei collegi giusti in giro per la Penisola: è da lì che arrivano i voti. Gian
Gian Antonio Stella
15 novembre 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...5/stella.shtml


Quindi il nostro Governo spende miliardi per fare lo schiavo dell'america, milioni per dotare di tecnologie mirabolanti ( il ddt...) il nostro paese, altri milioni per fare favori alla chiesa, e non trova qualche decina di migliaia di euro per proteggere i nostri concittadini all'estero.
Bella merda


Cristiano