I tre accusati di essere adepti del Gruppo salafita per il combattimento
diverse sentenze da gip di Napoli e di Brescia che li hanno giudicati
Algerini arrestati, per i giudici
valido solo uno dei fermi


Il palazzo dove vive Yamine Bourhami

BRESCIA - Magistratura divisa sui tre algerini fermati con l'accusa di essere affiliati a gruppi terroristi salafiti e di progettare attentati in Italia.

Il gip di Napoli Enrico Ceravone ha convalidato il fermo di Yamine Bouhrama, algerino di 32 anni, e ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, confermando in pratica tutte le accuse mosse dalla procura nei suoi confronti: associazione con finalità di terrorismo internazionale, ricettazione e falsificazione di documenti, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il gip ha ravvisato la sussistenza di elementi relativi alla partecipazione di Yamine Bouhrama ad attività della organizzazione terroristica algerina (il gruppo salafita per la predicazione e il combattimento). L'uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo di fiancheggiatore attraverso collegamenti in Italia e in diversi paesi europei, con personaggi legati al terrorismo internazionale.

Dalle indagini è emersa la sua adesione all' Islam radicale con un'opera continua di incitamento e propaganda per la Jihad e la raccolta di finanziamenti per le attività del gruppo salafita. Non sarebbero emersi invece elementi riguardanti un rischio immediato di attentanti.

Intanto rimangono in carcere, ma solo per l'accusa di ricettazione e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documento, invece i due algerini fermati nei giorni scorsi a Brescia su ordine della procura di Napoli. La decisione è del Gip di Brescia Roberto Spanò che ha invece escluso l'accusa di terrorismo internazione (270 bis c.b.) Khaled Serai e Mhoamed Larbi. Il Gip non ha inoltre convalidato i fermi per assenza del pericolo di fuga, e si è dichiarato incompetente trasmettendo gli atti nel capoluogo campano.

(18 novembre 2005