LO SPINELLO LIBERO VINCE IL REFERENDUM NEL COLORADO
Tratto da "la Stampa" del 04/11/2005



DROGHE LEGGERE: L'AMMINISTRAZIONE BUSH RESTA PROIBIZIONISTA

di Paolo Mastrolilli

NEW YORK, 4 novembre 2005 - Dopo i cowboy omosessuali del film «Brokeback Mountain», arrivano quelli «spinellati» di Denver. Gli abitanti della «Mile High City», in un referendum tenuto martedì scorso, hanno legalizzato il possesso di marijuana con la confortevole maggioranza del 54%. E' permessa solo la quantità massima di un'oncia, cioè 28 grammi, e il privilegio è riservato ai maggiori di 21 anni. In questo modo, però, la città più famosa del Colorado è diventata la prima negli Stati Uniti a legalizzare completamente la droga per uso personale ricreativo.

Gli scherzi, ovviamente, si sprecano. Denver viene chiamata la «Mile High City» perché sorge un miglio sopra il livello del mare, ma nel gergo americano «high» significa pure «tessere fatto». Perciò il giornale locale, il Rocky Mountain News, non ha perso l'occasione di titolare a tutta pagina: «OK of pot issue gives new meaning to Mile High City», ossia il via libera all'erba dà un nuovo significato alla città alta un miglio.

Chi sta già meditando di trasferirsi a Denver per lo spinello libero, però, deve riflettere anche sulle trappole che ancora lo aspettano fra le Montagne Rocciose. Il sindaco della città, John Hickenlooper, era assolutamente contrario alla misura: lui possiede una birreria, e preferisce che i cowboy continiuno ad uscire fuori di testa col metodo tradizionale dell'alcool. Perciò ha minacciato di ordinare alla polizia di applicare le leggi dello Stato del Colorado, che vietano l'uso della marijuana, invece di quelle libertine approvate dai concittadini nel referendum. Questo forse lo condannerà alla sconfitta nelle prossime elezioni municipali, ma intanto chi si farà beccare a fumare erba in mezzo alla strada rischierà il paradosso kafkiano di essere perdonato dalla legge locale e condannato da quella statale. Se poi lo scopriranno gli agenti federali dell'Fbi il suo destino diventerà il penitenziario, perché l'amministrazione Bush ha già chiarito da tempo che su queste storie non transige.

L'iniziativa di Denver, infatti, nasce dalla campagna nazionale per legalizzare le droghe leggere, che ormai va avanti da anni negli Stati Uniti. Fra i suoi sostenitori c'è anche il miliardario George Soros, che non a caso aveva sostenuto il candidato democratico John Kerry nelle presidenziali del 2004. Le idee alla base dell'iniziativa sono quelle condivise dai movimenti antiproibizionisti in tutto il mondo: le droghe leggere non sono dannose come quelle pesanti, non portano all'uso di sostanze più pericolose, non sono peggiori del tabacco, hanno un impatto sociale negativo inferiore a quello dell'alcool, legalizzarle toglierebbe un mercato ai trafficanti consentendo di regolarne e controllarne l'uso. A livello nazionale una dozzina di Stati, fra cui il Colorado e alcune città, fra cui Seattle e Oakland, avevano già reso il reato del possesso di droghe leggere come una priorità minima per la polizia, ma finora nessuno lo aveva completamente legalizzato. Nel 1996, poi, la California aveva approvato con un referendum la Proposition 215, che consentiva l'uso medico della marijuana prescritta dal medico. Diversi Stati l'avevano seguita, fra cui ancora il Colorado nel 2000, ma l'amministrazione Bush si è opposta e l'estate scorsa ha ottenuto che la Corte Suprema confermasse il diritto degli agenti federali di arrestare chiunque usi qualunque droga.

Impiegando grosso modo la stessa tattica, la Casa Bianca vuole che il massimo tribunale americano vieti anche il suicidio assistito legalizzato da un referendum in Oregon. Gli attivisti di Denver, però, non si sono lasciati intimidire. Bruce Mirken, portavoce del Marijuana Policy Project di Washington, ha detto di sperare che «il risultato di questo voto locale rilanci il problema su scala nazionale». Invece Mason Tvert, che ha guidato la campagna nella «Mile High City» con la sua associazione Safer Alternative For Enjoyable Recreation, è già passato ad applicare la volontà del popolo sovrano: «Abbiamo vinto il referendum, ora chiediamo che lo Stato cominci a dare le licenze per regolare la vendita della marijuana». Saranno pure cowboy, ma anche Bush fatica a riconoscerli.