L'invasione avanza, l'occupazione silenziosa perchè fatta senza armi , avanza e fra un po' sarà indebellabile !
Gli orientali acquistano i locali simbolo di un'altra immigrazione
Ceduto un bar su 4. Anche "Le Procope" sta per passare di mano
Parigi, addio alle brasserie
gli antichi locali parlano cinese
PARIGI - Scompare l'antica brasserie di Parigi. I vecchi bar, dove era possibile gustare un Pastis, un "cafè" o un bicchiere di bordeaux, vengono acquistati da cinesi e cambogiani che li ristrutturano e li trasformano.
L'assalto degli immigrati cinesi alle attività commerciali - che altre città europee, come Roma, conoscono bene- segna il tramonto di un pezzo di storia parigina. A gestire le brasserie, infatti, era una vera "dinastia", gli "auvergnat", figli di un'immigrazione interna che risale all'inizio dell'Ottocento. Dalla regione del Massiccio centrale, schiacciati dalla povertà, sbarcavano a Parigi dove accettavano il lavoro più umile e faticoso, quello di carbonaio: l'uomo andava su e giù per le case parigine a consegnare il carbone, la moglie, al piano terra, serviva vino al bicchiere che si faceva mandare dalla famiglia rimasta in Auvergne.
E gli "auvergnats", in una generazione, conquistarono i monopoli di entrambi i prodotti che trattavano. I figli dei figli dei figli di quei pionieri sono i moderni fratelli Costes, i Blanc, i Marion e tutte le antiche famiglie che gestivano fino a qualche anno fa brasserie e bistrot di Parigi.
Famiglie, però, che stanno passando la mano una dopo l'altra: non ce la fanno più con il costo della manodopera. I giovani di casa non vogliono più fare la fatica dei padri e servire bicchieri di rosso al tavolo. L'ultima trattativa in ordine di tempo è quella dei fratelli Jacques e Pierre Blanc, che stanno negoziando con un fondo di investimenti per vendere, entro l'anno, il loro impero. Del quale fanno parte celebri locali parigini, dal "Procope" al "Pied de Cochon".
I cinesi, capaci di lavorare fino a 18 ore al giorno, si sono già accaparrati un "bar-tabac" su quattro della regione di Parigi. I guadagni sono garantiti soprattutto dalla vendita delle sigarette. Le alte somme che servono per rilevare i locali - molte delle trattative sono al di sopra del milione di euro, gli affitti arrivano a 200.000 euro l'anno - arrivano ai cinesi da misteriose "eredità" o donazioni dalla madrepatria. E così, l'anno scorso metà delle transazioni di locali destinati a brasserie hanno visto nella parte dell'acquirente cinesi o cambogiani.
Soltanto alcuni grandi nomi, ai quali fanno capo catene di ristoranti e brasserie - come Flo, Bertrand, Costes, Bar & Co. - sono in grado di resistere all'assalto asiatico grazie a investimenti massicci e all'utilizzazione di manodopera selezionata. Moderni ed eleganti "serveur" i quali, a differenza dei figli degli "auvergnats" che non accettano più una vita da camerieri senza prospettive, hanno buoni motivi per tenersi stretto il posto di lavoro.