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    Predefinito Prodi, ritratto di famiglia

    Vi ricordate "Una storia italiana" del cavaliere mascarato?

    Questa invece è la storia NORMALE di una persona di grande successo.

    la moglie Flavia racconta
    di CONCITA DE GREGORIO


    Prodi con la moglie Flavia
    Insieme, il libro-biografia di Romano e Flavia Prodi, racconta quasi cinquant'anni di vita in comune. Lo abbiamo sintetizzato seguendo le sue parole-chiave.

    Famiglie e case. Sono sempre molto affollate. La famiglia di lui conta 101 persone. Sette fratelli e due sorelle nati fra il '25 e il '41, tutti laureati, otto sposati, trentuno nipoti di cui due sacerdoti, 35 bisnipoti. La madre di Romano, Enrica, maestra, faceva volontariato in parrocchia e nel Cid, associazione di donne per il reinserimento di ex prostitute. Mario, il padre ingegnere, veniva da una famiglia contadina. Provvedeva direttamente alle spese universitarie ma versava ogni mese una somma ai genitori per compensare il fatto che non lavorava la terra. Progettò il raddoppio della ferrovia Verona-Bologna, un secolo dopo ancora a binario unico. Al tavolo della casa di via Toschi, a Reggio Emilia, i fratelli studiavano tutti insieme. "Il silenzio ancora oggi lo distrae". Studiavano tutti musica ma Romano era un disastro, meglio in dattilografia. Il "castello" di Bebbio lo hanno comprato nel '63 per 9 milioni, uno per fratello. Il concorretnte all'acquisto era un allevatore di polli. Nelle vacanze Bebbio "è organizzata come un campo scuola, stesso menù per tutti, niente indulgenza coi capricci dei bambini, dolci divisi in piccoli pezzi e lotta per il 'bissino'". "Fermati a mangiare" l'espressione più frequente della madre di Prodi, che nelle discussioni prendeva sempre le parti delle nuore. Ospiti abituali Don Ciotti, Vittori l'astronauta con cui collabora un nipote fisico. "Nelle nostre case c'è sempre un disordine incontrollabile". Una regola per tutti: niente motorini fino a 18 anni. "Ho difeso con le unghie il nostro legame con Bologna". Certe volte telefonava il barbiere di piazza S. Stefano: intorno ai ragazzi ci sono tipi non raccomandabili. "Nel periodo di Bruxelles Romano ha imparato a cucinare da solo piatti sempre più complicati. Le telefonate più lunghe erano sul tempo di cottura delle melanzane". "Bisogna però anche fare manutenzione del matrimonio, e stare soli". Il viaggio con gli amici a Santiago: "Sette ciclisti e quattro mogli alla guida delle automobili a regolare la logistica. Lui aveva appena dato le dimissioni dall'Iri". Al matrimonio, nel '69, illustrò i doveri della famiglia don Camillo Ruini, allora assistente dei laureati cattolici di Reggio. "Il testimone, Beniamino Andreatta, arrivò in ritardo".

    Scuola, scuola, scuola. Romano ha fatto le elementari in un orfanotrofio: era una scuola per metà di orfani di guerra, l'altra metà bambini di famiglie del quartiere. "Ancora oggi passeggiando per Bologna incontra gli orfani: un architetto, un professore, un direttore d'orchestra". Maggio era il suo mese dell'anarchia: stava per ore a giocare al pallone poi si metteva "in spontanea autopunizione, a letto senza cena". Alla fine della terza media i prof gli consegnarono una lettera per i suoi: diceva che lo consigliavano di non proseguire gli studi. "Mi indica sempre la buchetta di scolo dove l'ha buttata prima di rientrare a casa. Dev'essere anche per questo che è così ostile a un sistema scolastico che obbliga a scelte precoci e definitive". Al Liceo classico vinse il viaggio premio del Rotary per la migliore maturità classica dell'Emilia. "Eravamo bravi a scuola. Dopo il primo esame all'Augustinianum, diritto privato, urlò a Treu: fra me e la presidenza del consiglio non ci sono più ostacoli". Anche Flick era nel corso.

    Parrocchia e dintorni. A Reggio lui frequentava la parrocchia di San Prospero lei quella di San Pietro. Secondo i programmi formativi dell'Azione cattolica le bambine erano "beniamine", i maschi "fanciulli". Entrambi sono stati catechisti. Lei a 14 anni aveva una sua classe. Si facevano gare di catechismo (quello di Pio X), si ascoltavano le partite alla radio, si leggeva il "Regno" dei padri dehoniani che pubblicava stralci dei lavori conciliari. "Romano venne da noi a presentare un romanzo tedesco, Il Vicario", critico su Pio XII e gli ebrei, "poi ci portò in gita a Milano a vedere il Galileo di Strehler". A San Bartolomeo le più lunghe conversazioni con Andreatta. Don Luciano, il parroco: "Bologna è una città a tre navate, i portici fanno sembrare una basilica anche i vicoli".

    Storie di città. Di ritorno da Scandiano dove erano sfollati la famiglia Prodi andò a vivere in un palazzo del Pci. Lui pagava l'affitto a Rino Serri, poi sottosegretario agli Esteri nel suo governo. Dalle finestre vedeva le prove della cerimonia per la morte di Stalin. Vengono gli anni del circolo Leonardo, con la guida di Ruini. "Un giorno demmo un passaggio al domenicano Chenu, padre conciliare. Si guastò l'850, dovemmo proseguire in autostop". Lei lavorava sull'opera di Don Milani "le cui tesi a quei tempi a chi lavorava nella scuola sembravano troppo aggressive". Lui con Ermanno Gorrieri. Gli anni al Mulino, convegni con Amendola e Agnelli. Andreatta, consigliere economico di Moro: quando parlava perdeva la nozione del tempo. Diceva "cos'è quel fuoco laggiù? 'Professore, è l'alba'".

    Imprese e territori. Racconta lui: "Ho visto a 10 anni la terribile crisi delle Officine meccaniche reggiane", materiale bellico, i genitori dei miei amici emigravano a Saint Etienne a cercare lavoro, poi tornavano e si arrangiavano: "Ricordo 'La Rettifica', una bottega dove si rettificavano prodotti di ogni tipo". Di Enrico Cuccia: "I nostri rapporti furono a volte molto difficili: professore, mi disse una volta, mi hanno detto che va sempre a visitare le imprese le sue imprese dell'Iri. Non lo faccia perché poi ci si affeziona". La capacità di sacrificio che c'era allora è "quello che oggi ci impressiona nei cinesi. Ma non si può essere ricchi e ignoranti per più di una generazione".

    Osservando la politica. Flavia racconta: fu Michele Salvati il primo a dire a Romano "la guida potresti essere tu", fu a Pavia una sera a casa di Rognoni. Gli incontri con Dossetti "nella cella tanto piccola che si doveva stare seduti sul letto". Con D'Alema e i giornalisti da depistare. Di come si formò il programma, raccolto in schede da Andrea Papini, ex studente di Romano, e discusso d'estate a Bebbio. Della telefonata alla prof di scienze del figlio per sapere le caratteristiche della pianta di ulivo. Dei consigli per la tv. "La cosa da temere di più è la forzatura che rischia di trasformarsi in ridicolo".

    Vita quotidiana nelle istituzioni. Dove Flavia dice che a Palazzo Chigi serviva per i figli una branda in corridoio e che a Bruxelles si passava la domenica a montare il porta cd Ikea. Del "lavoro delle mogli". Le domande di Bernadette Chirac e l'accoglienza di Hillary Clinton, che invita a "stendere pure le gambe sul divano". Hannelore Khol: "Stia vicina a suo marito la politica a volte è cattiva". Di quella volta che accolse in casa a Bologna le nonne di Plaza de Mayo sapendo che stava arrivando Romano, "così parlarono a lungo e alla fine il governo si costituì parte civile nel processo". Della Cina, dove "il welfare non c'è". Del Papa Giovanni Paolo amatissimo.

    Parlando di welfare. Di Flavia la frase "essere affezionati allo Stato", che poi il marito tradusse in "voler bene allo Stato": un programma. L'impegno sociale è per lei passione e lavoro: insegna Scienze sociali all'Università. Illustra le sue tesi su temi che "ci hanno visto formarci lungo percorsi diversi ma insieme".

    Educare a. Un po' di sobrietà: "Non abbiamo mai dato la paghetta ai nostri figli, c'era una ciotola in soggiorno con dei soldi. A volte ero io che prendevo da loro quel che avevano messo da parte. Gli abbiamo insegnato a non farsi venire bisogni più che a rinunciare". Evitare lo spreco. "Romano è molto attento in particolare alla luce. Lo si sente spesso dire da una stanza all'altra: 'Non sono mica il presidente dell'Enel'". Il compromesso nell'educazione dei figli tra "essere cittadini del mondo e stare nella comunità". Ha prevalso la linea di Flavia, "anche se poi i ragazzi sono andati anche all'estero. Romano è così: a chi gli chiede un libro da consigliare ai ragazzi risponde I fratelli Karamazov. Ecco, lui è innovazione e fratelli Karamazov".

  2. #2
    AL SAHAF
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    Predefinito

    BELLISSIMA QUESTA DEL PRESIDENTE DELL'ENEL,VERAMENTE GENIALE,PECCATO ALTRIMENTI ORA L'ENEL SAREBBE IN ATTIVO COME L'IRI,IL GRANDE CONDOTTIERO SI VENDEVA TUTTE LE CENTRALI REALIZZANDO RICAVI ENTUSIASMANTI.

  3. #3
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    In Origine Postato da AL SAHAF
    BELLISSIMA QUESTA DEL PRESIDENTE DELL'ENEL,VERAMENTE GENIALE,PECCATO ALTRIMENTI ORA L'ENEL SAREBBE IN ATTIVO COME L'IRI,IL GRANDE CONDOTTIERO SI VENDEVA TUTTE LE CENTRALI REALIZZANDO RICAVI ENTUSIASMANTI.
    Grazie per l'autoironia,

    AL SAHAF, UN UOMO SINCERO

  4. #4
    AL SAHAF
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    In Origine Postato da maimaria
    Grazie per l'autoironia,

    AL SAHAF, UN UOMO SINCERO
    CHE VUOI,TRA BUGIARDI CI SI INTENDE ,VERO TRANSVIGNAIOLO?

  5. #5
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    In Origine Postato da AL SAHAF
    CHE VUOI,TRA BUGIARDI CI SI INTENDE ,VERO TRANSVIGNAIOLO?
    ????

  6. #6
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    Questa cagata di intervista è buona per un libro: "Romano Prodi, una storia italiana"

    ...mannaggia, manca la zia suora, niente da fare....

 

 

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