| Lunedi 21 Novembre 2005 - 13:41 | Mario Consoli |

L'arresto di David Irving in Austria rappresenta l'apice di una repressione antirevisionista che dura da molti anni, ma che nelle ultime settimane si è manifestata con una escalation di azioni pesantissime.
Ernst Zündel è stato arrestato in Canada, Siegfrid Verbeke in Belgio, German Rudolf negli USA. Tutti e tre sono stati estradati in Germania dove subiranno un processo per aver espresso pubblicamente opinioni che si discostano dalla storiografia ufficiale gradita agli attuali padroni del mondo.
Siamo proprio, come aveva lucidamente previsto George Orwell, al tempo dello psicoreato. E il "Grande Fratello" controlla tutti e, attraverso i suoi molteplici tentacoli, riesce a colpire in ogni parte del mondo.
I giornali titolano a più colonne che "Irving ha negato l'Olocausto". E questo è proprio il modo di snaturare il vero significato dell'arresto dello studioso inglese.
Quelle che sono le conclusioni storiche - qualunque esse siano - cui è giunto il personaggio in questione, dopo aver pubblicato migliaia e migliaia di pagine ricche di documentazioni, ricostruzioni e testimonianze, rappresentano un argomento da dibattere su riviste specializzate, in aule universitarie, in convegni e simposi. Mai nelle aule dei tribunali.
Nessuno cada nel trabocchetto: l'arresto di Irving non deve servire per focalizzare e qualunquisticamente criminalizzare il contenuto delle ricerche revisioniste; deve invece evidenziare il fatto che il potere mondialista si arroga illegittimamente il diritto di carcerare e processare degli uomini solo perché questi si sono liberamente espressi su libri, riviste, pubbliche conferenze o Internet.
E' una questione che riguarda tutti. Nessuno escluso.
Oggi la scusa è quella dell'Olocausto, domani potrebbero ingabbiare chi mettesse in dubbio l'esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein o le responsabilità di Osama Bin Laden negli attentati dell'11 settembre 2001, o chi denunciasse l'uso del fosforo a Falluja.
L'attuale repressione manifesta solo il criminale delirio d'onnipotenza di quelle forze internazionali che condizionano il mondo attraverso la finanza, le banche centrali, l'uso spregiudicato del potere, degli eserciti e dei servizi segreti e, soprattutto, il totale controllo delle fonti d'informazione.
Gli uomini liberi staranno ancora, passivamente, a guardare? O, ognuno nel proprio àmbito e secondo le proprie possibilità, cominceranno a manifestare sdegno e ribellione?
Se sarà così, come ci auguriamo, l'arresto di Irving potrebbe rivelarsi un potente boomerang.
Il fronte della lotta per la libertà oggi si trova dove, in nome di qualsiasi forma di psicoreato, si colpisce un uomo che pensa e vuole continuare a manifestare il proprio pensiero.
Libertà!
Mario Consoli