da www.noreporter.org
Intervista di Carlos al Corriere della sera
e risposta di Adinolfi

PARIGI — Dalla sua cella nello storico carcere della Santé, Ilic Ramirez Sanchez, detto Carlos «lo sciacallo», nega qualsiasi complicità o connivenza nella strage di Bologna. Detenuto in massima sicurezza, Carlos può parlare solo con il suo avvocato italiano, Sandro Clementi. Al mattino, per più di tre ore, analizza e contrappone decine di attentati per concludere che «la commissione Mitrokhin cerca di falsificare la storia»: i gruppi armati marxisti non hanno «mai organizzato stragi indiscriminate», ma hanno sempre colpito «nemici o traditori ben identificati». (...)
Ricevute le domande del Corriere, al pomeriggio Carlos ha dettato in italiano quattro fitte pagine di risposte scritte. Le ha rivedute e corrette per quattro ore. E poi le ha datate e firmate.
Cosa ha saputo della strage di Bologna, quando e da chi?
«Siamo sempre stati convinti che sia stata organizzata dai servizi americani e israeliani: i veri "padroni del terrore nero" in Italia. Poco tempo dopo la strage ho ricevuto dalla Germania Ovest un rapporto scritto, che è molto importante e dovrebbe essere ancora negli archivi della nostra Organizzazione dei rivoluzionari internazionalisti (Ori). Il rapporto dice che un compagno tedesco era uscito dalla stazione pochi istanti prima dell'esplosione. Ho ricordato il suo nome leggendo il Corriere: Thomas Kram. Era un insegnante comunista di Bochum, rifugiato a Perugia. Il giorno prima della strage era a Roma, pedinato da agenti segreti che lo seguirono anche sul treno per Bologna. Kram aveva solo un sacchetto di plastica con oggetti personali, ma se fosse morto nell'attentato, sarebbe stato facile attribuirgli ogni colpa».
Kram era un suo uomo? Le risulta che la notte prima fosse all'albergo Centrale di Bologna?
«Kram non è mai stato membro della nostra Ori. Bisognerebbe chiedere a lui se abbia dormito a Bologna e perché: io lo ignoro».
Conosce Abu Saleh Anzeh?
«Saleh Abu Anzeh è ormai noto, dopo 30 anni, come il rappresentante in Italia del Fronte popolare per la liberazione della palestina (Fplp). Per noi l'Fplp era l'organizzazione madre, unita a noi da relazioni politiche e personali».
Le risultano minacce palestinesi contro l'Italia dopo l'arresto di Saleh, con l'autonomo Daniele Pifano, per i missili Strela sequestrati il 7 novembre '79 a Ortona?
«Quello era solo un trasporto logistico attraverso l'Italia e gli arresti furono una provocazione degli agenti nemici all'interno dei servizi italiani. Il Fplp non aveva bisogno di fare azioni contro l'Italia e ha sempre rispettato gli accordi bilaterali. Saleh manteneva contatti ufficiali con i servizi italiani civili e militari».
Cosa pensa della condanna definitiva di Mambro e Fioravanti?
«La mia opinione è che, se sono colpevoli, avevano qualcuno dietro. Qualcuno capace di manipolare giovani neofascisti. Come per piazza Fontana. Il fatto che non abbiano mai parlato, però, mi fa ritenere che siano innocenti».

Lei sconta l'ergastolo per l'omicidio di due poliziotti francesi, ma resta indagato anche per due bombe sui treni: 5 morti il 29 marzo '82, due vittime il 31 dicembre '83.
«Noi non c'entriamo con le stragi sui treni e gli stessi atti giudiziari lo confermano. La prima bomba era posizionata dietro lo schienale riservato a Jacques Chirac, che noi abbiamo sostenuto dal 1974 al 1998. Io non ho mai attentato alla vita di Chirac. E la seconda bomba fu addirittura anticipata da una confessione del legionario mercenario Talbi».
Sarebbe disposto a farsi interrogare dai magistrati italiani?
«Dev'essere chiaro che io non sono un informatore della polizia e che non denuncerei mai militanti politici. Ma sono pronto a testimoniare contro tutti i traditori».

--------------- LA REPLICA-------------------------------------------

Nulla da eccepire sulla lettura politica e geopolitica del massacro di Bologna né su chi fossero i mandanti. Abbiamo sempre creduto che la strage di Bologna fosse inserita in un processo geoterroristico ad ampio respiro pilotato da Tel Aviv e Carlos non c’insegna alcunché in merito.

Né il fatto di rigettare la matrice “marxista” o quella “palestinese” della strage ci trova in disaccordo. Solo un imbecille o una persona in mala fede può pensare ad una matrice rossa o palestinese per la strage di Bologna.

Alcune considerazioni ci sembrano però dovute in margine alle sue dichiarazioni:

1) Carlos sostiene che le organizzazioni marxiste non colpivano indiscriminatamente nel mucchio a differenza di quelle fasciste. Falso. Non solo perché non vi sono ancora prove di stragi fasciste (dunque dire che lo stragismo è fascista è un semplice assioma teologico determinato dai comunisti e del tutto privo di fondamento) ma perché proprio le stragi comuniste si sono susseguite in Europa dagli inizi del ‘900: Dobbiamo alle Brigate Rosse la grande svolta: “basta tritolo!” e di questo bisogna rendergliene atto. Ma fino ad allora le bombe rosse si sprecavano (dal Circolo XXII Marzo ai GAP di Feltrinelli) per non parlare dell’anarchico Bertoli, direttamente venuto da un kibbutz israeliano a compiere una strage a Milano.

2) Per spiegare Bologna, nel dare per scontata la “manovalanza” neofascista, Carlos ricorre ad un assioma che altro non è se non una leggenda metropolitana. Definire “fascista” la strage di Piazza Fontana è un luogo comune ma i processi hanno dimostrato ben altro. Dire dunque che a Bologna si è ripetuto lo schema di Piazza Fontana, posto che sia vero, il che è tutto da dimostrare, non significa alcunché.

3) Carlos si definisce amico dei palestinesi. Sarà, ma la sua azione militare più famosa, compiuta a Vienna, servì a indebolire il fronte arabo dell’Opec all’indomani della Guerra del Kippur rafforzando inoltre la ricomposizione neocapitalista intorno al narcodollaro. Inoltre Carlos assassinò il rappresentante palestinese a Parigi. Strana come amicizia.

4) Nella sua intervista Carlos conferma che Thomas Kram si trovava a Bologna il giorno della strage. Nessuno ha mai sostenuto che fosse necessariamente l’attentatore; la difesa di Ciavardini dice: “non sono state mai seguite altre piste” e mentre nulla dimostra la presenza di Ciavardini a Bologna (semmai ci sono prove in senso opposto) la presenza del Kram nel capoluogo emiliano in quel giorno – elemento da cui partono i “revisori” del processo - viene confermata proprio da Carlos.

5) Kram magari non sarà stato l’attentatore, il “manovale” di Bologna, ma un’atra considerazione emerge dalle affermazioni di Carlos. Dice che “era pedinato da agenti segreti”. E perché? Era un membro di un gruppo terrorista internazionale? E in tal caso perché non fu arrestato ma solo pedinato? A quale formazione parallela e sporca faceva capo? Quale potenza lo copriva? Carlos nello scagionare il Kram da un’accusa forse infondata non fa che confermare l’esistenza di un verminaio.

Ciò premesso aggiungo che sono perfettamente in linea con Luigi e con il Comitato l’ora della verità e che non pretendo affatto che Kram sia colpevole o che lo sia Carlos, bensì che Ciavardini sia innocente e che la magistratura non abbia voluto indagare in altre direzioni ma solo verso i capri espiatori prescelti. Dagli stragisti e dai loro complici e lacché. E che ciò sia accaduto proprio Carlos ce lo conferma nella sua intervista

Gabriele Adinolfi