"Sul fronte dell’occupazione l’Italia ha una marcia in più rispetto all’Europa, ma non decolla il lavoro temporaneo e ancora tre ragazzi su dieci entrano nel mercato del lavoro senza una qualifica.


Difficile per la donna conciliare il ruolo di lavoratrice con quello di madre, tanto che una su otto abbandona l’impiego alla nascita di un figlio. Lo segnala il Rapporto Isfol 2005 presentato questa mattina a Roma. «L'Europa - spiega Sergio Trevisanato, presidente dell'Isfol - è stata messa a dura prova dalla stagnazione economica, dai conflitti internazionali e dall'allargamento. Malgrado ciò è continuata la marcia, sia pur a velocità più contenuta, verso nuovi e migliori posti di lavoro. L'Italia, con un forte distacco iniziale e problemi atavici come i divari territoriali, di genere e nei livelli di istruzione della forza lavoro, oggi mostra una marcia in più rispetto alla media dei Paesi Ue».


Occupazione
L’Italia accelera sul fronte dell’occupazione: lo scorso anno ha registrato una crescita dello 0,8%, contro un aumento dello 0,5% in Europa. Nel Mezzogiorno è stato registrato il miglioramento più significativo della disoccupazione femminile e l’Italia, insieme a Gran Bretagna, Grecia, Spagna e Finlandia, ha registrato la diminuzione più veloce della disoccupazione strutturale. Rallenta, però, il tasso di partecipazione (62,4% nel secondo trimestre 2005), come è in calo la partecipazione giovanile. «Un Paese - sottolinea Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare - nella direzione giusta, ma ancora arretrato».
Sul fronte del lavoro a termine nel giro di dieci anni è dimezzata la quota di chi, dopo un contratto a termine, resta inattivo o disoccupato. Aumenta, però, il numero di chi resta nella condizione di occupazione temporanea. Un esempio in un’immagine: se 10 anni fa sull’autobus del tempo determinato a ogni fermata, quindi a ogni scadenza di contratto, scendevano 26 persone su 100, oggi ne scendono 13, mentre le altre rimangono a bordo. La quota di trasformazione in altri tipi di occupazione (prevalentemente dipendente a carattere permanente) è tra il 35 e il 40%; si è ridotta la quota di uscite verso la disoccupazione o l’inattività (dal 26 al 13%), bilanciata dalla crescita della permanenza, passata dal 38 al 47 per cento.
Fra le tendenze osservate, aumenta l’occupazione dipendente, non decolla il lavoro temporaneo (siamo all’11,9% contro il 13,4% della media europea, con punte del 32,1% in Spagna), si riduce l’occupazione a termine e un giovane su tre è impiegato a tempo determinato.
Continua la diffusione del part time, che negli ultimi dieci anni ha visto raddoppiare il numero dei lavoratori, 2 milioni e 800mila in tutto, che rappresentano il 13% degli occupati.
Per le donne restano bassi i livelli di partecipazione al mondo del lavoro (50,6%), perché pesano molto i problemi di conciliazione tra tempi di vita e lavoro. Se, in generale, una donna su 8 abbandona il lavoro alla nascita di un bebè, la situazione è ancor più difficile nel Sud, legata sia al minor sostegno delle strutture pubbliche, sia alle minori opportunità di ricorso al part time. Dall’indagine Isfol risulta che circa la metà delle donne fatica a ritagliarsi un po’ di tempo libero.


Formazione
Nel 2003 la spesa pubblica per istruzione e formazione professionale ha toccato quota 65 miliardi di euro, pari al 4,98% del Pil. Il sistema formativo è in accelerazione: la licenza media è appannaggio di tutti i giovani, nove ragazzi su dieci continuano a stare sui banchi di scuole per gli studi superiori. Nell’anno scolastico 2003/2004 il tasso di maturità ha raggiunto il 76,5%, quello di passaggio all’università, nello stesso anno accademico, il 76 per cento. Sette giovani su 10 fra i 20 e i 24 anni conseguono un diploma, sei su dieci tra i 19 anni e i 21 entrano nelle università.
Negli atenei gli iscritti sono aumentati del 7% in quattro anni e oggi si laurea un iscritto su due.
Nell’ambito della formazione professionale sono stati realizzati nel 2003/2004 oltre 56mila corsi, frequentati da 790mila studenti. Forte l’ausilio giunto dal Fondo sociale europeo che negli ultimi 5 anni ha coinvolto più di 3 milioni e 800mila persone in 179mila interventi, con buoni esiti sul fronte dell’occupazione. Non mancano, però, anche le ombre: dalla dispersione scolastica e formativa (il numero di drop out resta al 4,5%, 100mila in termini assoluti) al problema di chi si affaccia al mondo del lavoro senza avere in tasca un diploma o una qualifica professionale.
La formazione continua registra una flessione degli interventi, visto che solo un quinto delle imprese vi fa ricorso e solo un quinto dei diplomati vi accede. Attualmente si attende una fase di rilancio, visto che attraverso i fondi interprofessionali sono stati messi a disposizione oltre 120 milioni di euro.

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