I tradizionalisti, sono soliti bestemmiare la memoria del santo padre Paolo VI di f.m., insinuando il fatto che egli non credeva al Santo Sacrificio della Messa, e in base a questa sua presunta eresia, avrebbe voluto riformare la Messa per eliminare la concezione sacrificale.

In questo, sono soliti citare l'art. 7 dell' IGMR, come se esso fosse l'intenzione del messale (mentre invece essa ¨¨ una mera descrizione liturgica, senza pretesa di esaustivit¨¤ e completezza), espressione dell'intenzione della Chiesa.

Invece sentiamo cosa dice, a proposito della Messa, Paolo VI, negli anni in cui si ultimava la riforma liturgica:

"¦_¦Ïi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virt¨´ del potere ricevuto nel sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e di membri del suo Corpo Mistico, ¨¨ il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di l¨¬ a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, ¨¨ una presenza vera, reale e sostanziale (Cf CONC. DI TRENTO, Sess. XIII, Decr. De Eucharistia: Dz.-Sch. 1651).

Pertanto Cristo non pu¨° essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realt¨¤ stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realt¨¤ stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le propriet¨¤ del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa ¨¨ chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realt¨¤ obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicch¨¦ da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Ges¨´ ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino (Cf Ibid.: Dz.-Sch. 1642, 1651; PAOLO VI, Encicl. Mysterium Fidei: AAS 57 (1965), p. 766), proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutri-mento e per associarci all'unit¨¤ del suo Corpo Mistico (Cf Summa Theologiae, III, q. 73, a. 3).

L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel cielo non ¨¨ moltiplicata, ma ¨¨ resa presente dal sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che ¨¨, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed ¨¨ per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia Santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo incarnato, che essi non posso no vedere e che, senza lasciare il cielo, si ¨¨ reso presente dinanzi a noi.
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