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  1. #101
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    "Il film di Kean Loach ricostruisce efficacemente oltre al mutamento di stato d'animo popolare dopo gli scontri del maggio 1937, anche una delle contrapposizioni più aspre durante la guerra civile, quella tra milizie o esercito. Prevalse, contro le impostazioni libertarie (ma non necessariamente caotiche e disordinate, come furono dipinte) delle milizie, la scelta della ricostruzione di un esercito regolare in cui le donne non potevano fare che le cuciniere o le infermiere, e i criteri di disciplina erano ricalcati su quelli del vecchio esercito reazionario, colonialista e inefficace: compresa la pena di morte per l'insubordinazione, applicabile assurdamente persino ai volontari!"

    Quello di Ken Loach è un film piacevole ma se dovessimo trarre delle conclusioni da quel film dovremmo dire che il fascismo ha vinto perchè la Rivoluzione non fu abbastanza radicale. La questione secondo me è proprio opposta. Anzi la questione è che in Spagna si stava svolgendo una rivoluzione democratica e non una rivoluzione socialista. E chi, con una fuga in avanti, premette per la radicalizzazione della rivoluzione fece un grandissimo favore a Franco. Non parliamo poi dei preti ammazzati, delle chiese chiuse o addirittura trasformate in bordelli (anche se vi è stata molta propaganda su questo). Queste azioni promosse non dai comunisti ma dagli anarchici e dalla sinistra repubblicana non fecero bene alla Repubblica. Per non parlare della socializzazione delle terre o dell'autogestione delle aziende. Invece di estendere l'alleanza sociale iniziale, si indeboliva sempre più la base sociale della Repubblica democratica. La guerra fu persa innanzitutto sul fronte delle alleanze sociali più che su quello militare. Il Partito Comunista da piccolo partito si trasformò in grande forza proprio perchè seppe difendere la democrazia lealmente, senza altro fine nascosto...non la Rivoluzione, non il Socialismo semplicemente la democrazia.
    Certo quando si combatte contro un esercito disciplinato allora ci vuole anche dall'altra parte un esercito disciplinato. L'Armata Rossa quando l'URSS fu aggredita dalla Germania, abolì la "direttiva Kronstadt" che prevedeva la rimozione dei comandanti da parte della truppa. Un esercito alla fine deve essere disciplinato altrimenti con le milizie in una guerra come fu quella spagnola non si va da nessuna parte. Possono servire in un determinato frangente. E comunque l'Unione Sovietica fu l'unica che diede aiuto concreto alla Spagna assieme al Messico di Cardenas (in misura molto minore però).

  2. #102
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    -L'Italia non è un paese povero è un povero paese(C.de Gaulle)
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow
    " Per non parlare della socializzazione delle terre .
    non fu il pce a volerlo?
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  3. #103
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow
    Uno dei lasciti più duraturi della propaganda trotkista, che era simmetrica a quella nazista è la leggenda nera dell'antisemitismo stalinista. Questa è poi venuta a coincidere con le esigenze dello stato ebratco una volta che il sionismo entrò nelle grazie degli americani e con l'estrema destra sionista neocon che non ha caso si compone tutta di ex-trotzkisti.

    Di Stalin si diceva che lui stesso fosse ebreo dato l'assonanza ebraica del cognome Dhzugasvili. I suoi figli erano tutti sposati con ebrei, e i suoi nipoti, quelli che teneva in braccio, erano ebrei.
    Lazar Kaganovic che sostituiva Stalin quando questi era assente da Mosca era ebreo, Lev Meklis capo dei commissari politici dell'Armata Rossa durante la guerra era ebreo(secondo Hitler tutti i commissari politici dell'Armata Rossa erano ebrei).
    Era ebreo il direttore della Pravda che inizio la campagna di stampa contro i cosmopoliti (sionisti), Erano ebrei numerosissimi ufficiali dell'Armata Rossa (Cercniakovsky comandante del Fronte della Prussia Orientale). Membri dell'NKVD (Etijngton che aveva organizzato l'assassinio di Trotzky) e con ogni probabilità lo stesso Beria,
    La campagna contro i medici ebrei (che vennero liberati da Beria) venne messa in campo da Ignatev. Stalin dubitava parecchio della colpevolezza dei medici tanto che sospettava fosse una manovra degli anglo-americani per fare passare l'URSS come antisemita, proprio in un momento che ebrei americani fuggivano in URSS per sfuggire alla caccia alle streghe che fu anche caccia agli ebrei. In realtà i documenti degli archivi tendono ad attribuire questa manovra a Ignatev e Kruscev contro Beria che appunto si diceva fosse ebreo. Beria infatti liberò i medici e Ignatev prese il posto di Beria dopo che questi fu fatto condannare da Kruscev.
    Comunque era questa la propaganda dei trotzkisti contro l'URSS ed è ovvio che questo facesse incazzare i comunisti e in generale i reduci della guerra civile che tenatrono un paio di volte di far fuori Trotzky motu proprio. Sebbene non sapessero ancora che molti trotzkisti erano nel libro paga dei servizi americani e inglesi,
    Proprio uno di questi l'infame delatore George Orwell sconsigliò di usare l'arma dell'antisemitismo per combattere l'Urss.
    Comunque l'equazione antisionismo=antisemitismo è una invenzione dei trotzkisti poi passata alla propaganda della estrema destra (che questa sì era antisemita fino all'altroieri)
    Guarda, io faccio parlare i dati, non certo le interpretazioni. Una cronologia

    Durante il Grande Terrore, tra i dieci milioni di vittime delle purghe, fu eliminato circa mezzo milione di ebrei. Tra i più rilevanti, fu ucciso Lev Borisovic Kamenev,no dei cinque massimi dirigenti bolscevichi, cognato di Trotzkij, che dopo la morte di Lenin aveva fatto parte con Stalin della trojka al governo. Assieme a lui, dopo un grande processo pubblico, fu giustiziato l'ex capo del Comintern Grigorij Evseevic Zinov'ev, il cui vero cognome era Radomyl'skij, anche lui ex membro della trojka. Nikolaj Ivanovic Bucharin, il "beniamino di tutto il Partito" Lenin), che aveva appoggiato Stalin contro Zinov'ev e Kamenev, come già lo aveva appoggiato contro Trockij, per ironia della sorte fu accusato di trotzkismo e giustiziato nel 1938.

    Questa operazione continuò anche negli anni Quaranta. "Un'intera generazione di ebrei ha trovato la morte nelle prigioni sovietiche, nei campi, in esilio", ha scritto il dottor Julius Margolin, che venne detenuto in vari campi di concentramento nella regione del Baltico e del Mar Bianco dal 1940 in poi. Margolin ha anche detto che nel mondo esterno nessuno, nemmeno i sionisti, hanno fatto alcunché per salvarli. (David Dallin e Boris Nikolaevskij, Il lavoro forzato nella Russia sovietica, Sapi, Roma 1949).

    Il fatto che gli ebrei epurati fossero così numerosi non passò inosservato nell'Unione Sovietica. Un vecchio ufficiale zarista avrebbe detto al suo compagno di cella: "Finalmente i sogni del nostro amato Nicola [II], che egli era personalmente troppo debole per tradurre in realtà, si sono realizzati. Le prigioni sono piene di ebrei e bolscevichi" (Roy A. Medvedev, Lo stalinismo, Mondadori, Milano 1972, p. 436).

    Un anno prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, il direttore dei campi di concentramento sovietici, Genrich Jagoda, venne giustiziato assieme a Nikolaj Ivanovic Bucharin, a Rykov, a Lev Grigor'evic Levin e agli altri imputati degli ultimi processi pubblici della purga. Erano quasi tutti ebrei. A Jagoda succedette N. Ezhov, che gestì il terrore per quattro anni.

    A Ezhov succedette Lavrentij Pavlovic Berija. Era nato il 29 marzo 1899 a Mercheuli (ad alcuni chilometri dal Mar Nero), un villaggio i cui abitanti appartenevano alla popolazione dei Mingreli. Ma la madre di Berija proveniva da Tekle, un villaggio abitato soprattutto da ebrei e da un popolo affine, i caraiti. Secondo Georges Bortoli (The Death of Stalin, Phaedon, London 1975, p. 193) Berija era ebreo per parte di padre. Quando Berija assunse l'incarico di capo della polizia segreta, che contava un milione e mezzo di agenti, erano ormai pochi gli ebrei di rilievo che rimanevano nelle gerarchie del partito, delle forze armate e degli organi di sicurezza. Tra costoro, Berija ebbe il compito di liquidare Béla Kun (Kohen), il capo della rivoluzione comunista ungherese del 1919, poi esecutore del terrore in Crimea. Béla Kun, che era in prigione dal 1937, fu ucciso il 30 novembre 1939.

    Stalin epurò anche tutti i capi delle sezioni ebraiche che si erano adoperati sotto la sua direzione per cancellare la vita ebraica organizzata. Quasi tutte le istituzioni culturali ebraiche che rimanevano in vita - comprese 750 scuole in cui si insegnava in yiddish - furono chiuse tra il 1934 e il 1939. Il principale strumento di Stalin in tale operazione fu Samuel Agurskij, già anarchico e membro del Bund ebraico, che aveva diretto la prima campagna di Stalin contro le organizzazioni politiche, religiose e culturali ebraiche. Costui venne gettato in una cella e accusato di far parte della "clandestinità ebraica fascista", alcuni membri della quale, come Moishe Litvakov e Esther Fromkin, furono giustiziati.

    Il 3 maggio 1939 Stalin licenziò improvvisamente il ministro degli esteri Maksim Litvinov, un ebreo che aveva ricoperto questa carica per dieci anni, e lo sostituì con l'ariano V.M. Molotov, che firmò di lì a poco il patto di non aggressione tra l'URSS e il Terzo Reich.

    Subito dopo, a Brest Litovsk, Stalin fece consegnare alla Germania circa seicento membri del partito comunista tedesco, per lo più ebrei. Uno di costoro era Hans David, il compositore di "musica degenerata".

    Dal settembre 1939 al luglio successivo, in seguito alle annessioni sovietiche, due milioni di ebrei dei tre stati baltici, della Polonia orientale, della Bessarabia e della Bucovina passarono sotto l'URSS. I dirigenti delle società ebraiche attive presso queste comunità furono mandati in Siberia; tutte le organizzazioni e le istituzioni ebraiche furono chiuse.

    Nella zona polacca occupata dai Sovietici, a partire dal febbraio 1940 l'NKVD di Berija arrestò e deportò circa mezzo milione di ebrei. Molti morirono durante il viaggio per la Siberia. Arthur Koestler avrebbe definito questa azione di Stalin e Berija "deportazioni in massa su una scala finora non riscontrata nella storia, [deportazioni che] furono i principali metodi amministrativi di sovietizzazione" (Il Yogi e il commissario, Bompiani, Milano 1947, p. 282).
    Le liste di Berija erano divise in varie categorie, una delle quali era la "controrivoluzione nazionale ebraica", che comprendeva sia i sionisti sia i bundisti antisionisti. Uno degli ebrei polacchi arrestati era Menachem Begin, giovane dirigente sionista; furono arrestati anche Henryk Ehrlich e Viktor Alter, fondatori del Bund polacco, il partito ebraico più importante del paese. Nel 1941, dati i legami dei due dirigenti del Bund con i sindacati americani, Berija approvò in linea di principio che essi organizzassero un comitato ebraico antinazista con base nell'URSS; ma Stalin scrisse sulla richiesta che gli era pervenuta in relazione a tale progetto: "Rasstrelijat oboich" (Fucilarli tutti e due). La loro fucilazione scatenò una tempesta nell'ebraismo statunitense.

    Per controbilanciare questo scandalo, nel 1943 furono inviati in missione negli USA l'attore e regista teatrale Solomon Mikhoels, alias Vovsi (fondatore del Teatro Jiddish di Mosca) e il noto poeta jiddish Icik Solomonovic Feffer, in qualità di rappresentanti del Comitato Antifascista Ebraico. Quando giunsero in America, furono accolti da Nahum Goldmann, Albert Einstein, Chaim Weizmann, Marc Chagall e altre celebrità del mondo ebraico. In settembre, i due conclusero un accordo di assistenza coi funzionari del Joint Distribution Committee of American Funds for the Relief of the Jewish War Sufferers, la potente organizzazione ebraica nata il 27 novembre 1914 per iniziativa di banchieri quali i Warburg (Felix M. Warburg ne fu appunto il presidente), gli Schiff, i Kuhn, i Loeb, i Lehmann e i Marshall, i Rosenwald.

    Quando i due fecero ritorno nell' URSS, nel febbraio 1944, Mikhoels pensò di poter estendere e sviluppare le attività del Comitato antifascista ebraico e sollevò presso Molotov la questione dell'aiuto del Joint per la costituzione di un insediamento di ebrei nella penisola di Crimea. Nel marzo 1944 il Comitato indisse un'assemblea di massa, alla quale tremila ebrei intervennero per ascoltare Solomon Mikhoels, Icik Feffer, Il'ja Erenburg e altri.

    Il'ja Grigorevic Erenburg, in particolare, aveva preparato assieme allo scrittore e giornalista ebreo Vasilij Grossman (ex membro del Comitato Antifascista Ebraico) un Libro nero in cui si affermava che erano stati sterminati un milione e mezzo di ebrei sovietici. Il libro era pronto in bozze, ma il governo, allarmato per l'intensa attività ebraica, ne proibì la pubblicazione. Erenburg, comunque, ne pubblicò alcuni estratti sulla rivista jiddish "Znamja" (La bandiera), sotto il titolo "Assassini di popoli". Il titolo si riferiva ai Tedeschi, ma in esso veniva anche vista un'allusione ai Sovietici.

    Svetlana Allilujeva, la figlia prediletta di Stalin, andata sposa a un ebreo, accuserà suo padre Conoscevo fin troppo bene l'ossessione di mio padre, che vedeva complotti 'sionisti' in ogni angolo" (Svetlana Alliluieva, Soltanto un anno, Mondadori, Milano 1969, pp. 164-165). Ai funerali di Mikhoels, il poeta, drammaturgo e romanziere jiddish Perec D. Markis recitò una lunga trenodia, nella quale faceva di Mikhoels una delle tante vittime dell'Olocausto. Un anno dopo fu arrestato anche lui.

    Il sostegno dato dal governo dell'URSS a Israele e il voto favorevole espresso dall'URSS alle Nazioni Unite, vennero interpretati dagli ebrei sovietici come un'autorizzazione ad esprimere solidarietà all'entità politica sionista.

    "Per tutte queste ragioni, negli anni 1947-1948, fra gli ebrei sovietici si levarono onde di commozione che giunsero al culmine (nei giorni più neri di Stalin) quando nelle strade adiacenti alla Sinagoga di Mosca, migliaia di persone si radunarono, per singola iniziativa di ognuno, per accogliere la prima ambasciatrice d'Israele, Golda Meir, mentre il canto di Ha-Tikvà esplodeva tra il pubblico e grida di 'Am Israel chai' (il popolo d'Israele vive') echeggiavano nell'aria. Oggi sappiamo pure che ci furono ebrei tanto ingenui da presentare alle autorità sovietiche la domanda di potersi arruolare nell'esercito di difesa di Israele per servire quali artiglieri, carristi, marinai o aviatori, nelle sue unità combattenti. Allora il dittatore decise che, per spegnere la fiamma ebraica che cominciava a riaccendersi era necessario versare sugli ebrei, e particolarmente sulla loro cultura, e sui loro sentimenti, torrenti di acqua gelata.
    Il 21 novembre 1948 il Comitato Antifascista Ebraico venne sciolto d'autorità, perché era diventato un "centro di propaganda antisovietica". Le pubblicazioni edite dal Comitato furono proibite, in particolare il giornale jiddish "Einikai", al quale collaborava l'élite intellettuale dell'ebraismo sovietico. Nelle settimane successive, tutti quanti i membri del Comitato Ebraico Antifascista furono arrestati.

    Nel febbraio del 1949 la stampa lanciò una vasta campagna anticosmopolita. I critici teatrali ebrei furono denunciati per la loro "incapacità di capire il carattere nazionale russo". "Quale idea possono avere un Gurvic o uno Juzovskij del carattere nazionale dell'uomo russo sovietico?" si chiedeva la "Pravda" del 2 febbraio 1949. Nei primi mesi del 1949 centinaia di ebrei furono arrestati, soprattutto a Leningrado e a Mosca.

    Il 7 luglio 1949 il tribunale di Leningrado condannò Akila Grigor'evic Leniton, Il'ja Zejlkovic Serman e Rul'f Aleksandrovna Zevina a dieci anni di internamento nel Gulag. Gli imputati furono riconosciuti colpevoli di aver "lodato gli scrittori cosmopoliti" e di aver "calunniato la politica governativa sovietica sulla questione delle nazionalità". In appello, gl'imputati furono condannati a venticinque anni dalla Corte Suprema, che riconobbe gl'imputati colpevoli di aver "condotto agitazione controrivoluzionaria basandosi su pregiudizi nazionalistici e affermando la superiorità di una nazione sulle altre nazioni dell'Unione Sovietica".

    Il siluramento degli ebrei fu eseguito in maniera sistematica, soprattutto negli ambienti della cultura, della stampa, della medicina. Ma gli arresti ebbero luogo anche in altri settori: nel complesso industriale metallurgico fu arrestato un gruppo di "ingegneri sabotatori", che furono condannati a morte e quindi giustiziati il 12 agosto 1952. Il 21 gennaio 1949 venne arrestata e internata nel Gulag la moglie di Molotov, Pavlina Zemcuzina, dirigente superiore nell'industria tessile. Nel luglio 1952 fu arrestata per spionaggio e quindi fucilata la moglie di Aleksandr Poskrebysev, segretario personale di Stalin.

    Il 1948 vide l'inizio della fine dell'attività del Joint in varie democrazie popolari. In Unione Sovietica il Joint non operava più dal 1938; solo fra il 1943 e il 1945 era stato consentito l'invio di pacchi in territorio sovietico. Nel 1949 la Polonia espulse i rappresentanti del Joint e la Cecoslovacchia fece lo stesso. L'Ungheria permise solo la somministrazione di aiuti attraverso la Comunità ebraica locale; anzi, nel 1949 il capo del Joint in Ungheria, Israel Jakobson, venne arrestato. In quel medesimo anno, in Ungheria veniva condannato e giustiziato, assieme ad altri, l'ex ministro degli Esteri László Rajk.

    (continua...)

  4. #104
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    Citazione Originariamente Scritto da bsiviglia
    A Ezhov succedette Lavrentij Pavlovic Berija...
    Già, e Beria invece che fine fece???
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  5. #105
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    Citazione Originariamente Scritto da Corsair
    Stavolta ti devo dare abbastanza ragione;
    sul fatto delle discriminazioni tra caduti della resistenza e caduti della RSI, però, c'è da pensare che la Repubblica Italiana (che a te piaccia o no) è nata dalla lotta partigiana ed ha la costituzione antifascista; perciò è naturale che vengano commemorati solo i resistenti (anche perchè la stragrande maggioranza della popolazione vuole così).
    La Repubblica e' nata in sostanza dalla sconfitta e la democrazia ci e' arrivata sui carri armati alleati.I Resistenti ( ma certamente NON tutti ) ebbero i loro meriti, ideali , valori , motivazioni .Alcuni pero' volevano solo instaurare una
    democrazia..........popolare !

    La maggioranza della popolazione neppure commemora il 25 Aprile ! Ben poche le bandiere alle finestre e la gente in generale non commemora un bel nulla salvo forse in un paio di regioni..............

  6. #106
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    Predefinito Continua. il copmplotto dei medici ebrei (per red shadow)

    Nel 1951 c'erano in URSS 215.000 medici. Circa 35.000 erano ebrei. Al grado supremo della categoria dei medici sovietici si trovava il gruppo dei medici del Cremlino. L'élite della medicina sovietica lavorava nell'ospedale del Cremlino, dove venivano curati i dignitari del PCUS e dei partiti comunisti "fratelli".

    Alla fine dell'agosto 1948 morì, nell'ospedale del Cremlino, Andrej Aleksandrovic Zdanov, che aveva diretto la campagna ufficiale contro la cultura formalista e cosmopolita. Un rapporto stilato per gli organi di sicurezza affermò, sulla base degli elettrocardiogrammi di Zdanov, che la malattia di quest'ultimo non era stata diagnosticata correttamente. Il reparto elettrocardiografico era diretto da un'ebrea, Sofija Karpaj. Fu solo venne arrestato il primo medico del Cremlino, il professor Jacov Etinger, membro del Comitato antifascista ebraico. Il secondo arresto fu quello dell'elettrocardiologa Sofija Karpaj. Sia Etinger sia la Karpaj erano accusati di avere deliberatamente falsificato la diagnosi dell'elettrocardiogramma di Zdanov. Nei diciotto mesi successivi furono arrestati il cardiologo Binijamin Nezlin, suo fratello il dottor Solomon Nezlin e altri celebri medici ebrei. Il complotto dei medici sarebbe stato denunciato pubblicamente il 13 gennaio 1953.

    Nell'ottobre 1952, Stalin convocò il XIX Congresso del PCUS. Circa milletrecento delegati, in rappresentanza di sette milioni di iscritti, registrarono il proprio nome sotto trentasette nazionalità, tra le quali non figuravano gli ebrei. (Kaganovic e Mechlis erano semipensionati). Si realizzò così una battuta che già circolava: "Mosè ha fatto uscire gli ebrei dall'Egitto, Stalin li ha fatti uscire dal Comitato Centrale". Al congresso, Malenkov disse che agenti stranieri stavano tentando di "sfruttare elementi instabili della società sovietica per i propri obiettivi infami". Poskrebysev collegò i crimini economici, come quelli denunciati a Kiev o nell'organizzazione del partito in Ucraina, con lo spionaggio e l'accerchiamento capitalistico. Tutti sapevano che i funzionari economici e politici epurati in Ucraina erano ebrei ormai in procinto di essere giustiziati.

    (La prima moglie di Poskrebysev era un'ebrea e nel 1949 Stalin lo aveva invitato a divorziare. Una notte, tornato a casa, non trovò più la moglie. Si rivolse a Stalin, il quale gli disse: "Hai bisogno di una moglie? Ne avrai una nuova". Rientrato a casa quella sera, Poskrebysev aveva trovato ad attenderlo quella che sarebbe diventata la sua seconda moglie, una russa autentica).


    Dopo la fine del XIX Congresso, si intensificarono le nuove purghe, con una campagna mirante al rafforzamento della disciplina di partito e con una serie di condanne a morte emesse contro funzionari dell'industria tessile ucraina: H.A. Khain, J.E. Jaroseckij, D.I. Gerson, tutti ebrei. [/COLOR]Nel medesimo periodo in cui gli ebrei del partito comunista ucraino venivano epurati, molti dei più importanti dirigenti comunisti dei paesi dell'Europa orientale - per la maggior parte ebrei - erano in carcere e stavano per essere giustiziati.

    A Mosca, circa una dozzina di medici del Cremlino andò a raggiungere i dottori Etinger, Kogan e Karpaj. Nel frattempo, veniva allestito a Praga il processo Slansky,[/COLOR] "un modello pilota della purga ai vertici moscoviti che Stalin andava preparando" (Robert Conquest, Power and Policy in the USSR. The Study of Soviet Dynastics, Phaeton, New York 1975, p. 173). Alla fine del 1951 Stalin aveva ordinato al presidente cecoslovacco Klement Gottwald di arrestare il presidente di quel partito comunista, Rudolf Slansky, come agente di Israele e del sionismo. Tra il 20 e il 27 novembre 1952, quattordici dirigenti di primo piano del partito comunista e del governo cecoslovacchi, undici dei quali ebrei, furono processati con l'imputazione di aver tentato di complottare con i sionisti per assassinare il presidente Gottwald, rovesciare il governo popolare e restaurare il capitalismo. L'atto d'accusa letto dal pubblico ministero puntava il dito contro il Joint, "gli avventuristi sionisti", "Israele e l'America", i "cosmopoliti", i "nazionalisti borghesi ebrei", i "trotzkisti, i lacchè della borghesia e altri nemici del popolo ceco". Appena ebbe inizio il processo, su case e negozi di ebrei apparvero scritte di questo tenore: "Via gli ebrei!", "Abbasso gli ebrei capitalisti!" Si continuavano ad arrestare ebrei di spicco, tra i quali Eduard Goldsucker, ministro plenipotenziario cecoslovacco in Israele. Quest'ultimo sarebbe riemerso, ai vertici dello Stato cecoslovacco, nel corso della breve "primavera di Praga", assieme ad altri ebrei come Ota Sik. Nella prima giornata del processo, Slansky confessò tutto: i rapporti coi Rothschild, con Ben Gurion, con Bernard Baruch, con Henry Morgenthau. Avevano orchestrato un complotto sionista per distruggere la Cecoslovacchia: "Il movimento sionista del mondo intero - disse alla corte - è di fatto il mondo degli imperialisti, soprattutto di quelli americani". Slansky e gli altri confessarono che nel complotto erano coinvolti i massoni ebrei, il Joint, le spie israeliane e americane.
    Il più grande scrittore cecoslovacco, Ivan Ulbrecht, scrisse: "Davanti alla corte siedono undici ebrei cosmopoliti, uomini senza onore, senza carattere, senza patria, gente che ama soltanto la carriera, l'iniziativa privata e il denaro".

    Le accuse contro il Joint, che fin dal 1950 era impegnato in interventi in Cecoslovacchia, sarebbero state ripetute a Mosca sei settimane più tardi, nel contesto del complotto dei medici. Gli accusatori dissero che il Joint era un "ramo segreto del servizio di spionaggio americano", che operava sotto la copertura dell'organizzazione assistenziale. Dissero che "lo spregevole traditore Slansky" (nato Salzman) era sempre rimasto "un lacchè della borghesia" e del sionismo internazionale e che aveva legami diretti con il diplomatico israeliano Ehud Avriel. "Rude Pravo" (quotidiano del PC cecoslovacco) descrisse gli "occhi insolenti e perfidi" e la "faccia da Giuda" di Slansky e scrisse che era un "serpente calpestato", un "cannibale" che sarebbe stato ripagato con la sua stessa moneta. Slansky fu accusato di aver cercato di assassinare il presidente servendosi di medici come "il massone dottor Haskovec". Slansky ammise che lui e il medico massone avevano effettivamente tramato per far morire Gottwald, al quale sarebbe dovuto subentrare Slansky stesso.

    Al processo testimoniarono due cittadini israeliani che si trovavano in carcere da un anno: i cugini Mordechai Oren e Shimon Ohrenstein. Oren era un dirigente del partito comunista israeliano, il Mapam, mentre Ohrenstein era stato un funzionario dell'ufficio commerciale della legazione israeliana a Praga. Oren confessò di essere stato in Russia e di avervi incontrato dei medici ebrei, nonché il defunto caporione sionista Solomon Mikhoels.

    Il 4 dicembre 1952, qualche giorno dopo la fine del processo, undici condannati furono impiccati. I loro cadaveri furono cremati nel carcere di Ruzyn e le ceneri furono raccolte in un sacco di patate. Un autista, con due agenti della polizia segreta, portò il sacco alla periferia di Praga, dove le ceneri furono disperse sulla strada ghiacciata. Tre imputati, tra cui l'ex sottosegretario agli esteri, Arthur London, furono condannati all'ergastolo.

    I giornali israeliani e statunitensi, come "New Republic" del 27 novembre 1952, collegarono le accuse formulate nel corso del processo ai Protocolli dei Savi di Sion. Il "New York Times" del 23 novembre 1952 scrisse che la vasta cospirazione ebraica evocata dal processo di Praga riecheggiava "ancora una volta gli infami Protocolli dei Savi di Sion (...), ma in una versione stalinista alla quale il terreno fu preparato quattro anni or sono dalla campagna contro il 'cosmopolitismo' scatenata nella stessa Russia sovietica (...) le cui vittime furono prevalentemente ebrei". L'affare Slansky, concludeva il "New York Times", "può segnare l'iniziare l'inizio di una grande tragedia, mentre il Cremlino tende sempre di più verso un antisemitismo mascherato da antisionismo".

    In Romania, dove la popolazione ebraica assommava a 400.000 individui (i quali avevano accolto entusiasticamente l'Armata Rossa e in moltissimi casi avevano aderito al partito comunista, entrando così nell'amministrazione statale e accedendo rapidamente agli uffici dei ministeri, della polizia e dei quadri dirigenti del Partito) l'eliminazione degli ebrei dall'amministrazione statale e soprattutto dalla polizia cominciò nel 1947. Furono anche epurati i quadri superiori del Partito, perché non si volevano indisporre gli elementi cristiani che vi si trovavano e che già avanzavano riserve sulla presenza di Anna Pauker e di altri ebrei alla testa del movimento. Le sedi delle organizzazioni ebraiche di Bucarest furono assaltate da militanti comunisti. Ma questi ultimi trovarono gli ebrei muniti di armi bianche e preparati a difendersi. Fu il solo caso di resistenza attiva dell'ebraismo esteuropeo negli anni del socialismo reale.

    Alla fine, tra gli ebrei arrestati vi fu la stessa [COLOR=?red]Anna Pauker, figlia di un rabbino, diventata dirigente del Komintern e ministro degli esteri di Romania [/COLOR]nonché eminente "pensatrice" marxista-leninista. Radio Bucarest annunciò: "Anche tra noi ci sono criminali, agenti sionisti e agenti del capitale internazionale ebraico. Li smaschereremo ed è nostro dovere distruggerli" (Meir Cotic, The Prague Trial: The First Anti-Zionist Show Trial in the Communist Bloc, Herzl Press, New York 1987, p. 144).

    Secondo un dossier che fu consegnato a un emissario di Berija, Anna Rabinsohn Pauker, "figlia di un piccolo borghese, era istitutrice in una scuola ebrea di Bucarest e insegnava lingua ebraica. Si innamorò del suo direttore e ne divenne l'amante (...) Conobbe Marcel Pauker, traditore della classe operaia e che doveva poco dopo sposare. Introdotta da lui nel movimento socialista, ella nutriva per il proletariato la stessa ostilità del marito, ma seppe meglio nascondere il proprio gioco. Ritornò in Romania, dove le condizioni di lotta erano tali ch'ella poté usurpare un posto direttivo nel partito, dopo aver denunciato alla polizia i militanti che si erano opposti alla sua ascesa. Dopo il 1930, Anna lascia il paese e si stabilisce dapprima a Parigi, dove conduce una vita poco conforme alle regole della morale comunista e del semplice buonsenso. Al suo ritorno, la polizia l'arresta in condizioni che non abbiamo ancora potuto chiarire. Comunque il suo arresto fu seguito da quello di numerosi membri del partito, allora clandestino. In prigione Anna Pauker ebbe una vita facile. Era, tra l'altro, rifornita di viveri da suo zio, proprietario d'un giornale borghese di Bucarest, mentre gli altri prigionieri morivan di fame" (Camil Ring, Stalin le aveva detto, ma..., Mondadori, Milano 1953, pp. 221-222).

    Abbiamo visto che dopo il XIX Congresso del Pcus fu arrestata una quindicina di medici ebrei, tra i quali il dottor M. B. Kogan. Suo cugino, il cardiologo e internista Boris B. Kogan, aveva avuto in cura sia Dimitrov e Zdanov, che erano morti entrambi: la dottoressa Lidija Timasuk sosteneva che la morte di Zdanov era un caso di omicidio medico. Boris Kogan era l'aiuto di Vladimir N. Vinogradov, direttore dell'ospedale del Cremlino e medico personale di Stalin. Questi fu arrestato il 9 novembre 1952, con l'accusa di aver deliberatamente prescritto cure sbagliate a dirigenti del partito e del governo e di avere "svolto azione di spionaggio per conto della Gran Bretagna". Due giorni dopo fu arrestato uno stretto collaboratore di Vinogradov: Miron Semionovic Vovsi, consulente del consiglio terapeutico e sanitario del Cremlino, cugino di Solomon Mikhoels, col quale aveva lavorato nell'ormai disciolto Comitato Antifascista Ebraico

    Dopo Vovsi e Vinogradov, nella seconda settimana di novembre furono arrestati altri nove medici del Cremlino, tra i quali Boris B. Kogan. Poco dopo gli arresti dei medici, il maresciallo I.S. Konev, comandante in capo delle forze di terra nonché ispettore generale dell'Armata Rossa, scrisse a Stalin una lettera in cui lo avvertiva che stavano avvelenando anche lui, con "le stesse medicine usate per ammazzare Zdanov".

    Il 13 gennaio 1953 la "Pravda" uscì con un titolo a tutta pagina: "Arrestato un gruppo di medici sabotatori", sotto il quale veniva riportato un comunicato della Tass di dieci capoversi.. L'editoriale che accompagnava l'annuncio era intitolato: "Miserabili spie e assassini con la maschera di professori e medici". Il comunicato menzionava nove medici che avevano partecipato al complotto terroristico, i cognomi dei quali rivelavano l'appartenenza ebraica: Vovsi, Vinogradov, Egorov, Feldman, Etinger, Grinstein, Majorov, M. B. Kogan, B.B. Kogan. Costoro, secondo la "Pravda", erano "collegati con l'organizzazione nazionalista borghese ebraica internazionale Joint, creata dallo spionaggio americano col falso scopo di fornire aiuti materiali a ebrei di altri paesi". Vovsi, in particolare, aveva confessato di aver ricevuto dagli Stati Uniti, tramite il Joint e "il noto nazionalista borghese ebreo Mikhoels, l'ordine di eliminare i massimi quadri dell'URSS". Il comunicato aggiungeva che Vinogradov, M.B. Kogan e Egorov erano "agenti di vecchia data dello spionaggio inglese". I criminali avevano confessato di avere ucciso Zdanov "diagnosticando scorrettamente la sua malattia, nascondendo che aveva avuto un infarto al miocardio" e prescrivendo "un regime controindicato per la sua grave malattia". Allo stesso modo, i criminali avevano fatto morire anche il compagno A.S. Scerbakov: "gli hanno prescritto un regime che per lui era mortale e così lo hanno portato alla morte". Inoltre, il gruppo dei medici ebrei, "questa banda di criminali antropoidi", cercava di "compromettere la salute di comandanti militari sovietici, per ridurli all'inattività e indebolire la difesa del Paese". Le vittime designate erano tre marescialli, un ammiraglio e un generale.

    Tutta la stampa sovietica partecipò alla campagna contro la banda criminale. La rivista sindacale "Trud" affermava che l'imperialismo statunitense e britannico agiva a stretto contatto con il sionismo e in particolare con l'organizzazione ebraica del Joint.

    La "Literaturnaja Gazeta" smascherò una cellula sovversiva, annidata nel comitato scientifico dell'Istituto della Biblioteca di Mosca, che era guidata dagli ebrei Abramov, Levin, Fried e Eikenvolts. "Medicinski Rabotnik" pubblicò un lungo elenco di ebrei che lavoravano alla Clinica centrale di psichiatria legale. I medici di quella clinica avevano anche propagato le teorie di Bergson e di Freud e avevano rifiutato di applicare ai pazienti la psichiatria russa, optando per i metodi di derivazione psicanalitica. Il quotidiano della Lituania metteva in guardia contro gli "elementi nemici, nazionalisti borghesi e sionisti ebrei" che svolgevano mansioni importanti nel ministero della carne e del latte e che potevano avvelenare tali alimenti. "Krokodil", la rivista satirica, scriveva: "Il nero odio per il nostro paese ha unito in un solo campo i banchieri americani e inglesi, i colonialisti, i re degli armamenti, i generali di Hitler che sognano la rivincita, i rappresentanti del Vaticano e i fedeli membri del Kahal sionista". I medici ebrei, "personificazione della bassezza e dell'abominio", come Giuda Iscariota", avevano tutti quanti frequentato una nota scuola: quella "diretta dall'ipocrita Mikhoels, per il quale nulla era sacro e che aveva venduto l'anima per trenta denari".

    Secondo le "Izvestija", i processi contro i sionisti che venivano celebrati in Ungheria, Bulgaria, Polonia e Albania costituivano la prova dell'esistenza di un piano spionistico americano di ampia portata, un piano che vedeva sionisti e americani collaborare in maniera solidale.

    In Ucraina, a Zitomir, furono arrestati venti medici ebrei, definiti dai giornali ucraini "assassini di bambini". La "Pravda Ukrainij" dedicò a tre sabotatori giustiziati a Kiev un editoriale in cui si leggevaTutti questi Kohain e Jarosecki e Grinstein (...), i Kaplan e i Poljakov (...) suscitano l'odio profondo del popolo".

    Quattro informatori degli americani nella Germania occidentale dissero che le accuse contro i medici erano il segnale di una purga imminente. L'economista Konstantin Krylov diceva da anni che Stalin si sarebbe servito dell'antisemitismo per una purga su vasta scala. Vjaceslav Artem'ev, ex poliziotto della polizia segreta, disse che forse il 25% dell'MGB erano ebrei e che certamente sarebbero stati radiati; questo comunque sarebbe stato solo l'inizio di una vasta epurazione. Effettivamente gli ebrei dell'MGB furono epurati e alcuni di loro, come ad esempio il tenente generale Raichman, furono arrestati.

    Frattanto Berija mandò i suoi uomini ad arrestare il medico di Mao Tse Tung, che era un ebreo proveniente dall'URSS.

    S. Eliashiv, diplomatico israeliano a Mosca, in un messaggio del 10 febbraio 1953 disse: "L'elemento principale comune a tutti questi articoli e discorsi è l'accerchiamento da parte di potenti nemici stranieri e la costruzione di una quinta colonna all'interno"; tuttavia "lo Stato d'Israele non è ancora un bersaglio primario, diretto", come lo era stato nelle "esplicite accuse della Cecoslovacchia e della Polonia. (...) Ciononostante, esiste una collera grave e violenta contro i sionisti e il sionismo". Eliashiv esprimeva inoltre una grave preoccupazione per il proliferare di denunce contro criminali ebrei, specialmente in Ucraina, Bielorussia e Moldavia, dove vivevano numerose comunità ebraiche.

    In Israele, quando la notizia del complotto dei medici giunse via radio, il rabbino Jacob Kolmess, che aveva lasciato Mosca nel 1933, si portò la mano al petto e morì per una crisi cardiaca. Il 19 gennaio, il ministro degli Esteri Moshe Sharett denunciò come calunniosa la campagna sovietica. I sovietologi israeliani indicavano, tra i fattori della campagna antiebraica, il tentativo dell'URSS di avvicinarsi al mondo islamico.

    Intanto in Unione Sovietica la campagna di stampa dava i suoi frutti: Uljanovsk, ventisei insegnanti, per lo più ebrei, furono espulsi dalla scuola magistrale in cui insegnava la vedova di Mandel'stam. Duecento ebrei furono licenziati dall'università di Odessa; tutti i laureati ebrei della facoltà di medicina furono mandati nelle zone orientali più remote della Siberia, come la Kamcatka e la Jacutia.

    Fuori dall'URSS, è da notare che nella Repubblica Democratica Tedesca i capi delle comunità ebraiche furono sottoposti ad interrogatorio da parte delle forze di sicurezza. A Berlino Est, mille ebrei chiesero il visto per gli Stati Uniti. Il 15 gennaio, quattro esponenti di primo piano della comunità ebraica tedesco-orientale, tra cui Julius Meyerr, fuggirono a Berlino Ovest.

    In Ungheria, "Szabad Nép" scrisse, il 15 gennaio, che il Joint era solito "nascondere veleno e pugnali" tra i "vestiti usati" che spediva agli ebrei.

    In Cecoslovacchia, il 16 gennaio "Rude Pravo" affermò che i "'doni' inviati dal Joint" erano in realtà "ordini di uccidere".

    Dmitrij I. Cesnokov, da poco condirettore del "Bolsevik", capo di una nuova sezione del Comitato Centrale e nuovo membro del Presidium, redasse un opuscolo per spiegare perché gli ebrei dovevano essere deportati. L'opuscolo, stampato dalla casa editrice del MVD in un milione di esemplari, era intitolato Perché gli ebrei devono essere trasferiti dalle regioni industriali del paese.

    Contemporaneamente veniva stilato il testo di una "Dichiarazione Ebraica", destinata a essere pubblicata sulla prima pagina della "Pravda" dopo la celebrazione del processo contro i medici e la loro esecuzione sulla Piazza Rossa. La "Dichiarazione Ebraica", che avrebbe recato in calce le firme di qualche decina di ebrei "leali", sarebbe stata adoperata, se Stalin non fosse provvidenzialmente morto nel frattempo, per giustificare la deportazione di quasi tutti gli ebrei sovietici nel Kazakhstan e nel Birobidzan. La "Dichiarazione", secondo la ricostruzione che ne è stata fatta in base alle testimonianze di Ilja Erenburg, sarebbe stata formulata più o meno nei termini seguenti:

    "Ci appelliamo al governo dell'URSS, e al compagno Stalin personalmente, perché salvino la popolazione ebraica da possibili violenze conseguenti alle rivelazioni sui medici-avvelenatori e sul coinvolgimento di cittadini sovietici rinnegati di origine ebraica, colti in

    flagrante a partecipare a un complotto americano-sionista per destabilizzare il governo sovietico. Ci uniamo al plauso di tutti i popoli sovietici per la punizione dei medici assassini, i cui crimini esigevano la pena capitale. I sovietici sono naturalmente indignati di fronte al continuo ampliarsi delle trame del tradimento e al fatto che, e ciò ci addolora, molti ebrei hanno aiutato i nostri nemici a costituire in mezzo a noi una quinta colonna. Cittadini semplici, fuorviati, possono essere spinti a reagire colpendo indiscriminatamente gli ebrei. Per questa ragione, vi imploriamo di proteggere il popolo ebraico mandandolo nei territori orientali in via di sviluppo, dove sarà impiegato in un lavoro di utilità nazionale e sfuggirà alla comprensibile collera suscitata dai medici-traditori. Noi, in quanto personalità di spicco tra gli ebrei fedeli all'Unione Sovietica, respingiamo totalmente la propaganda americana e sionista che afferma che in questo paese c'è antisemitismo. Si tratta soltanto di una cortina fumogena per nascondere il loro tentativo fallito di assassinare dirigenti sovietici e deviare le critiche del mondo dalla questione dell'antisemitismo americano del caso Rosenberg e degli intenti genocidi americani contro la popolazione nera statunitense. Nell'Unione Sovietica, invece, il razzismo è vietato dalla costituzione e non esiste affatto".

    Tra i firmatari della "Dichiarazione Ebraica" vi furono lo scrittore Vasilij S. Grossman, l'accademico Isaac Mints, il fisico Lev Davidovic Landau (Premio Nobel nel 1962), il violinista David Ojstrach, il compositore Matveij Blanter e altri ebrei di una certa fama.

    A quanto si è detto, il piano di Stalin prevedeva che i medici dovevano essere giustiziati subito dopo l'emissione della condanna. Sarebbero stati impiccati nella Piazza Rossa, sulla Lobnoe mesto, una piattaforma di pietra circolare accanto al Cremlino, adoperata nel Medioevo per le esecuzioni. Poi sarebbero scoppiati degli incidenti: violenze contro ebrei, pubblicazione della "Dichiarazione Ebraica", pubblicazione di lettere che chiedevano l'adozione di provvedimenti. Allora gli ebrei dell'URSS (l'87% dei quali era concentrato nelle grandi città: Mosca, Leningrado, Kiev, Odessa, Riga, Kharkov) sarebbero stati trasferiti in campi a est degli Urali.



    Nel periodo di sei settimane intercorso tra l'annuncio del 13 gennaio e la morte di Stalin, si diffuse la notizia che si stavano approntando mezzi di trasporto sufficienti a spostare intere masse di persone. Tra i pochi ebrei che rimanevano nei gradi elevati degli organi di polizia, dei ministeri e dell'esercito, alcuni erano a conoscenza di particolari specifici relativi a vagoni merci vuoti che restavano fermi, in attesa, sui binari di raccordo. Un medico di rango elevato, che durante la deportazione delle otto nazionalità sovietiche era stato responsabile del controllo delle condizioni sanitarie sui treni utilizzati per le evacuazioni, nel 1952 venne a conoscenza dei piani per la deportazione degli ebrei. Il trasporto sarebbe stato organizzato con gli stessi criteri seguiti per le deportazioni del periodo bellico. (Cfr. B. Z. Goldberg, The Jewish Problem in the Soviet Union: Analysis and Solution, Crown, New York 1961, pp. 148-149). Comunque, lo stesso sistema dei trasporti sarebbe stato ben presto depurato dalla presenza ebraica. Si dice che Stalin avesse ordinato di preparare nei maggiori nodi ferroviari per il febbraio 1953 un grande numero di carri bestiame; in realtà, data la complessità dell'operazione, le deportazioni non potevano avere inizio prima di aprile o maggio. Tra l'altro, erano state mobilitate squadre di funzionari dell'MGB per inventariare i beni che gli ebrei avrebbero abbandonato.

    Secondo gli ebrei che videro i campi dopo il periodo di Stalin, erano stati costruiti baraccamenti appositi, puliti e nuovi. Vladimir Lifshitz, un tecnico ebreo che lavorò per la marina russa nella Siberia occidentale dieci anni dopo il complotto dei medici, il 9 novembre 1987 raccontò a Louis Rapoport (Stalin's War against the Jews, The Free Press, New York 1990, p. 203) di aver visto un campo mai utilizzato con file e file di baracche. Questo campo si trovava sugli altipiani non lontani da Barnaul, una cittadina nella regione del Kuzbass, a nordest del Kazakhstan e a sud di Novosibirsk e della zona petrolifera della Siberia occidentale. Quest'area, il doppio dell'Italia, era costellata da centinaia di campi di concentramento. Il campo che il tecnico e i suoi uomini avrebbero visitato era una città fantasma di baracche fatiscenti, che si estendeva su un paio di chilometri quadrati.

    Nel 1956 furono trovati nel Birobidzan altri due campi simili a questo; altri baraccamenti, situati sull'isola di Novaja Zemlja, a nordest di Arcangelo, erano stati costruiti per diretto ordine di Stalin.

    Si parlò anche di un grandioso piano di sviluppo per trasformare la Siberia in un impero industriale. Alle schiere di lavoratori in condizioni di schiavitù si sarebbero aggiunti circa due milioni di ebrei e altri due o tre milioni di nuovi prigionieri politici.

    Tra le centinaia di migliaia di ebrei che già si trovavano nel Gulag c'era anche Iosif Berger, uno dei fondatori del partito comunista in Palestinache all'inizio degli anni Trenta era tornato nell'Unione Sovietica dove era incappato nei rigori della Grande Purga. Berger si convinse che si stava progettando la liquidazione degli ebrei. (J. Berger, Shipwreck of a Generation, Harvill Press, London 1971, pp. 131-132).

    In ogni caso, erano già cominciati gli arresti e le retate. Alcuni ebrei, come il dottor Jakov Rapoport, che era stato arrestato a metà gennaio 1953, venivano coinvolti direttamente nel caso dei medici del Cremlino. Altri, come il dottor Solomon Nezlin, arrestato verso la fine di gennaio, furono collegati indirettamente al complotto attraverso un parente: il fratello era uno dei medici che avevano visto nel 1948 le cartelle cliniche di Zdanov. Anche i familiari di ebrei giustiziati, come Perec D. Markis (il letterato che aveva eseguito la lamentazione funebre ai funerali di Mikhoels), furono arrestati in seguito all'annuncio del 13 gennaio. La polizia segreta arrestò tutta quanta la famiglia Markish: David, la madre Esther, la sorella Olga, il fratello Simon, il cugino Juri. Condannati a dieci anni di confino, furono spediti nel Kazakhstan settentrionale su un vagone piombato. Sul medesimo vagone viaggiava anche Marija Iusefovic, moglie di un funzionario sindacale che aveva svolto attività nel Comitato Antifascista Ebraico. Il 30 e il 31 gennaio furono arrestati i familiari di altre personalità del Comitato Antifascista Ebraico: l'attore e condirettore del Teatro Jiddish di Mosca Benjamin Zuskin, sua moglie (l'attrice Eda) e la loro figlia; la famiglia di Leib Kvitko, scrittore ebreo, già membro del Comitato Antifascista Ebraico; la famiglia di David Bergel'son, il poeta jiddish che era stato membro del Comitato Antifascista Ebraico. Furono arrestate anche le mogli dei medici del Cremlino.

    Secondo Roy Medvedev, Stalin progettava di deportare la maggior parte degli ebrei non in Siberia o nel Birobidzan, ma nelle regioni settentrionali del Kazakhstan, dove lo spazio per i due milioni di ebrei sovietici era più che sufficiente. Il solo campo di Karaganda, che si estendeva per più di 450 chilometri, poteva accoglierne una gran parte.

    Nella zona intorno al villaggio di Karmacij, dove arrivò la famiglia Markis, c'erano già molti altri ebrei. Oltre a un'intera colonia di ebrei della Bessarabia, deportati dopo l'annessione della Bessarabia all'URSS, c'erano ebrei provenienti da Bukhara, da Kiev, da Odessa e da altre città.

    Dopo l'annuncio del 13 febbraio, la campagna della stampa e della radio contro i "medici stranieri" e i "cani arrabbiati di Tel Aviv" proseguì ininterrotta. Un lungo saggio di Ladislao Carbajal, intitolato La questione ebraica non esiste nella società socialista, accusava il primo ministro israeliano Ben Gurion, il ministro degli esteri Moshe Sharett e l'ambasciatore all'ONU Abba Eban di essere gl'ispiratori di un'attività spionistica che veniva sviluppata per conto degli USA e dell'Inghilterra. A metà febbraio fu scoperta una rete spionistica ebraica nella Transcarpazia. A Odessa vennero alla luce altri complotti, anche questi alimentati da ebrei.

    La "Pravda" del 6 febbraio diede la notizia dell'arresto degli ebrei S.D. Gurevic e J.A. Taratuta: il primo, già direttore di "Moscow News", era un agente bundista-menscevico-trotzkista al servizio degli USA, mentre la seconda era una dipendente dell'Accademia delle Scienze dell'URSS. Fu arrestato anche il direttore del Teatro dell'Arte di Mosca, Igor Neznij, un vecchio amico di Mikhoels accusato di far parte del centro sionista diretto dal pianista Grigorij Ginzburg.

    Tutto ciò indusse l'ebraismo statunitense a mobilitarsi in difesa degli ebrei dell'URSS. I dirigenti del B'nai B'rith andarono al Dipartimento di Stato a esprimere i loro timori per la situazione dell'ebraismo sovietico. Un gruppo di quarantanove personalità ebreo-americane di grande rilievo (tra le quali Eleanor Roosevelt, la vedova del presidente) il 12 febbraio rivolse un appello a Eisenhower affinché parlasse pubblicamente dei milioni di ebrei del blocco sovietico che si trovavano esposti a "una nuova epidemia di pogrom, ad aggressioni istigate dai comunisti"; il presidente americano veniva invitato a pronunciare una "solenne condanna pubblica e l'avvertimento che questo attacco contro il popolo ebraico costituisce un incitamento al massacro". Il 16 febbraio il senatore Robert C. Hendrickson presentò la risoluzione numero 71 del Senato, firmata da lui e da altri due senatori, che paragonava l'antisionismo comunista all'antisemitismo nazista.

    Alle parole si accompagnavano i fatti. Il 9 febbraio una violenta esplosione scosse il centro di Tel Aviv: un attentato distrusse la legazione dell'URSS, sicché rimasero feriti tre cittadini sovietici. L'attentato terroristico era opera della vecchia Banda Stern di Yitzhak Shamir. Tre giorni dopo, l'URSS ruppe le relazioni diplomatiche con Israele. Ben Gurion dichiarò alla Knesset che la rottura diplomatica faceva parte di una massiccia campagna diffamatoria sovietica, nuovo atto di una storia di quattromila di odio, calunnie, torture, distruzioni e massacri subiti dal popolo eletto.

    Il 14 febbraio le "Izvestija" spiegavano che il funzionario del Dipartimento di Stato americano William Draper, aiutato dal Joint e dagli istituti bancari Dillon, Read e Harriman Bros., stava realizzando il piano segreto dell'ex ministro del tesoro Henry Morgenthau, del deputato Emanuel Celler e del senatore Jacob Javits, che consisteva nel fare di Israele la principale base antisovietica del Vicino Oriente. Tra gli uomini del Joint e Tel Aviv, diceva l'articolo, c'era "la feccia della società, trotzkisti, nazionalisti borghesi e cosmopoliti sradicati d'ogni sorta, che per un pugno di dollari hanno venduto il loro onore, il loro popolo e il loro paese".

    A parte Lazar Moiseevic Kaganovic, che era l'ebreo sovietico di rango più elevato, il generale dell'NKVD Lev Zacharovic Mechlis era l'ultimo dirigente sovietico di origine ebraica che ancora fosse presente nelle gerarchie del regime. Mechlis aveva arrestato il proprio padre, un impiegato ebreo di Odessa, e aveva testimoniato contro di lui davanti ad un tribunale della polizia segreta. Secondo le memorie di Khruscev, assieme a Kaganovic aveva organizzato la morte di centinaia di migliaia, forse milioni di persone. In particolare, aveva epurato il corpo ufficiali. Nell'ottobre del 1950 era stato sollevato dal suo ultimo incarico, quello di ministro del controllo statale. Nell'ottobre del 1952, al XIX Congresso del PCUS, fu eletto nel comitato centrale. Dopo l'annuncio del complotto dei medici, Mechlis si allontanò di soppiatto da Mosca e andò a Saratov, dove si ammalò. Portato a Mosca per essere curato nell'infermeria dell'MVD nel carcere di Lefortovo, vi morì, stando alla "Pravda", venerdì 13 febbraio, per un attacco di cuore conseguente alla degenerazione del cervello e dei vasi del cuore e del sistema nervoso. Il cadavere di Mechlis venne cremato e le sue ceneri furono collocate nel muro del Cremlino.

    Nel periodo del complotto dei medici, tutti i funzionari sovietici di alto rango che erano sposati con donne ebree furono sottoposti a pressione affinché divorziassero. Vi furono anche casi di divorzi fittizi, attuati allo scopo di passare indenni attraverso la tempesta.

    Il maresciallo Kliment Efremovic Vorosilov (già nel 1940 sollevato dall'incarico di commissario per la difesa), che era sposato anche lui con un'ebrea, Ekaterina, si rifiutò di divorziare. Nel febbraio 1953 scacciò con la pistola alla mano quattro agenti dell'MGB che si erano presentati a casa sua (la più imponente e sontuosa tra le dacie dei grandi della Rivoluzione) per arrestare Ekaterina.

    Alla fine di febbraio, Vorosilov fu invitato a una riunione del Presidium in cui si sarebbe dovuto discutere del trasferimento degli ebrei una riunione del Presidium. Alla riunione, Stalin rivelò i particolari del suo piano per combattere il complotto imperialista e sionista contro l'Unione Sovietica e disse che si rendeva necessaria l'immediata deportazione in massa nell'Asia centrale e nel Birobidzan. Quando ebbe terminato di parlare, tra la ventina di persone sedute intorno al tavolo delle riunioni cadde un silenzio totale. A un certo punto Kaganovic domandò con voce esitante se sarebbero stati deportati tutti gli ebrei sovietici senza eccezioni. Stalin rispose: "Un certo settore". Kaganovic non replicò. Molotov, la cui moglie era già scomparsa in territori lontani, osò dire che il trasferimento degli ebrei avrebbe avuto un impatto negativo sull'opinione pubblica mondiale; Mikojan annuiva. Intervenne allora Vorosilov, il quale affermò che un'azione del genere avrebbe destato nel mondo la medesima reazione che già c'era stata contro Hitler. Poi, con gesto teatrale, gettò la tessera del PCUS sul tavolo, dicendo che il piano di trasferimento violava l'onore del Partito e che lui non voleva appartenere a un'organizzazione come quella. Stalin gli gridò: "Compagno Kliment, deciderò io quando non sarai più autorizzato a tenere la tessera del Partito!" E si infuriò a tal punto, che ebbe una crisi e crollò al suolo.

    Il 22 e il 23 febbraio la campagna contro i nemici del sistema sovietico rallentò improvvisamente. Dopo il 25 febbraio non si ebbero più notizie di arresti di elementi ebraici. La campagna si interruppe il 1 marzo; il 2 marzo, per la prima volta dal 13 gennaio, la "Pravda" non parlava più dei medici avvelenatori.

    Non meno di trentasei ore dopo che il cuore di Stalin aveva cessato di battere, alle 7 del mattino del 4 marzo Radio Mosca annunciò al mondo che il Padre dei popoli dell'URSS era gravemente malato. "Il Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica e il Consiglio dei ministri dell'Unione Sovietica annunciano la disgrazia che ha colpito il nostro Partito e il nostro popolo: la grave malattia del compagno Iosif Visarionovic Stalin".

    L'annuncio venne letto da Juri Levitan, un annunciatore ebreo.

  7. #107
    più arcipreti, meno arcigay
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    Falso. I disguidi avvenuti nell'ascesa al potere del governo socialista furono principalmente di responsabilità del popolo, che con il nuovo potere progressista (che aveva finalmente dichiarato la laicità dello stato ed aveva giustamente tolto i privilegi ed i beni in eccesso al clero) vedeva l'opportunità di avere una rivalsa su secoli di oscurantismo religioso. Ovviamente il governo non potè fare nulla in nessun modo per fermarli.
    Quando poi scoppiò l'alzamiento e le forze cattoliche dichiararono guerra alla repubblica, i sostenitori di quest'ultima non ebbero più nessun motivo per lasciare tante ricchezze intatte.

    No, falso ciò che dici tu. I furti e le ruberie erano moti popolari coperti benevolmente dal regime, essi erano guidati da esponenti locali anarchici e comunisti; il governo, lo dice anche il Preston, avrebbe potuto fermarli ma non lo fece perchè ideologicamente anticristiano.
    Il regime infatti non aveva dichiarato tanto la laicitàdellos tato, quanto fatto leggi evrsiverche privavano intere categorie di cittadini spagnoli dei diritti fondamentali alla proprietà Non esiste alcun diritto di esproprio, e lo stato non poteva permettersi di togliere presunti "beni in eccesso".
    Inoltre, i "beni" vennero saccheggiati, specialmente quelli preziosi, mentre le chiese vennero distrutte tutte o adibite ad altri usi. Il che non è un comportamento ammissibile nello stato che dicesi di diritto.



    Quello di Guernica fu un massacro in ogni modo chiamato dai franchisti e condannato a Norimberga nel '46; e questo non fa altro che incriminare ulteriormente coloro che combattevano per un regime militare capeggiato da un ultranazionalista boia, perdipiù dichiaratamente reazionario ed antidemocratico.

    il regime repubblicano si era reso illegittimo avendo mancato al suo fine, cioè il bene comune dei cittadini. era un regime criminale e pertanto ogni resistenza e azione contro di esso era ed è legittima. i boia rossi hanno avuto poi la loro ricompensa col piombo una volta ripristinata la legalità.

  8. #108
    più arcipreti, meno arcigay
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Citazione Originariamente Scritto da Ferruccio
    La Repubblica poteva anche avere ragione ma al suo interno aveva forze
    che contribuirono largamente alla guerra civile ed a perderla.Quello di Stalin fu il bacio della morte !

    Neppure a me Franco sta poi simpatico ...........ma non dimentichiamo che fu Franco a redigere in pratica la nuova Costituzione Spagnola e a preparare il nuovo Capo dello Stato Re Juan Carlos dopo averne respinto il padre per il motivo che si era esposto nella Guerra Civile ma non a favore dei repubblicani........il contrario !

    Interrogato da un generale italiano che gli chiedeva chi avesse combattuto meglio durante la guerra civile rispose: i Nazionali. E poi? Chiese l'italiano : .........e poi i Repubblicani rispose Franco deludendo il Generale
    italiano che si attendeva invece che quello dicesse.........gli italiani !

    Comunque come disse Churchill tutti gli spagnoli si batterono bene e con
    coraggio: Oggi pero' nessuno strumentalizza quelle guerra civile a proprio fine e gli animi spagnoli sono in pace e si' che quelle guerra fece quasin un milione di morti.

    Noi invece tuttora siamo incapaci di disarmare veramente gli animi neppure
    nei cimiteri dove sono sepoltin i Caduti della Resistenza e quelli dove sono sepolti i Caduti della RSI perpetuando cosi' gli odi , le divisioni , i rancori di allora ! Il peggio che puo' capitare ad un popolo ! Morte di una nazione ha scritto Enrico Santi della Loggia !

    NIENTE DI NUOVO ALL'ALCAZAR !

    ernesto galli della loggia

  9. #109
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Citazione Originariamente Scritto da Corsair
    Il film propagandistico, per me, conta quanto 3200 (2800 nella versione corretta) metri di cellophan (per non dire peggio);
    Quello dell'Alcazar, secondo vari dati imparziali, fu un assedio qualsiasi a cui non è neppure data molta rilevanza.
    Molte storie antirepubblicane evidentemente se le sono inventate i fascisti, io non le ho viste in nessuna fonte autorevole ed abbastanza imparziale.
    L'assedio dell'Alcazar come film è 100 volte superiore alla propaganda di ken loach e dei cineasti rossi al par suo... perlomeno non inventa e non dipinge come eroi gente poco raccomandabile.
    non fu un assedio qualsiasi, e non fu inventato: fu la sonora sconfitta dei repubblicani, come dicono le fonti imparziali, quali il Preston (che peraltro ha una certa simpatia per la sinistra, quindi poi tanto imparziale non è).

  10. #110
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    Citazione Originariamente Scritto da Ferruccio
    La Repubblica e' nata in sostanza dalla sconfitta e la democrazia ci e' arrivata sui carri armati alleati.I Resistenti ( ma certamente NON tutti ) ebbero i loro meriti, ideali , valori , motivazioni .Alcuni pero' volevano solo instaurare una
    democrazia..........popolare !

    La maggioranza della popolazione neppure commemora il 25 Aprile ! Ben poche le bandiere alle finestre e la gente in generale non commemora un bel nulla salvo forse in un paio di regioni..............
    Beh, rispetto le tue idee sui resistenti e ne abbiamo già parlato un po' di volte.

    Ormai non va neppure più di moda il mettere le bandiere alle finestre, se si eccettuano quelle della pace e quelle dell'Italia per quando vince la nazionale
    Però la maggioranza assoluta degli elettori resta comunque antifascista, e non credo proprio che voterebbero per togliere il 25 aprile dall'elenco delle festività...
    Î Viva la vida muera la Muerte !

 

 
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