Guzzanti a tutto campo in una intervista televisiva.
Le presenta come «verità pazzesche» di quello che è uno dei misteri più fitti della storia d'Italia: il caso Moro. A evocare il fantasma degli anni di piombo è Paolo Guzzanti, senatore di FI e presidente della commissione Mitrokhin che svela retroscena inediti del sequestro dello statista democristiano rapito il 18 aprile 1978 e ucciso dalle Br dopo 55 giorni di prigionia. Guzzanti accusa in particolare Romano Prodi di aver taciuto, pur sapendolo, sul covo nel quale il presidente della Dc fu tenuto segregato. E subito scoppia la polemica.
Tutto nasce dall'intervista che Guzzanti rilascia a «Nessuno Tv», piattaforma Sky, dove il senatore azzurro anticipa alcuni degli elementi della prossima relazione finale della commissione che guida. Racconta Guzzanti: «Aldo Moro fu catturato con una vera e propria operazione di commando, l'unica messa in atto dopo la seconda guerra mondiale. Tutta la scorta fu assassinata ed era presente anche un tiratore scelto straniero che non fu mai preso e del quale non si è mai parlato. Moro è stato poi tenuto nascosto in un luogo, peraltro noto a Romano Prodi». Il riferimento è all'appartamento di via Gradoli, il covo utilizzato dalle Brigate rosse morettiane come quartier generale per la preparazione della strage di via Fani e il rapimento del presidente della Dc.
E' storia che il 2 aprile del '78 Prodi partecipò a una seduta spiritica in una casa di campagna di alcuni amici. Raccontò, quando fu chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro, che nel corso della seduta il «piattino» utilizzato avrebbe composto la parola Gradoli. La rivelazione fu comunicata agli inquirenti che andarono a cercare Moro nel paese di Gradoli, nel Viterbese. Ma non trovarano nulla.
Alle telecamere di «Contro Adinolfi», trasmissione condotta dal giornalista di Europa Mario Adinolfi, Guzzanti ricorda l'audizione alla Mitrokhin dell'attuale leader dell'Unione: «Quando l'ho interrogato per chiedergli i motivi, in commissione, con me ha farfugliato sputacchiando. Ma poiché nessuno crede agli spiriti, alle sedute spiritiche o ai piattini che girano, sta di fatto che il professor Romano Prodi sapeva che Moro era prigioniero a via Gradoli. Disse Gradoli senza dire via: qualcuno volle capire Gradoli paese. Moro fu messo in un luogo dove gli fu organizzato una sorta di tapis roulant con documenti che entravano ed uscivano. Nel corso della prigionia scomparvero dalla cassaforte del ministro della Difesa, che mi pare fosse Ruffini, tutti i documenti militari top secret della Difesa Nord dell'Italia, che poi ricomparvero dopo la morte di Moro. Tornarono nella cassaforte del ministro della Difesa con le loro gambe. Il capo dei servizi segreti di allora, l'ammiraglio Martini, ebbe su questo punto un alterco violentissimo con il ministro della Difesa».Il caso Moro e la seduta spiritica
Il 10 giugno 1981 Romano Prodi fu chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro perché aveva dichiarato di aver partecipato per gioco, il 2 aprile 1978, ad una seduta spiritica in una casa di campagna di alcuni amici. Prodi raccontò agli inquirenti che nel corso della seduta, il piattino utilizzato avrebbe "composto" la parola "Gradoli": Aldo Moro, rapito 17 giorni prima, il 16 marzo 1978, era al momento tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse, e Prodi ritenne di poter segnalare che potesse trovarsi nel paese di Gradoli, sul lago di Bolsena, vicino Viterbo.
Ecco le parole di Prodi, dai verbali della testimonianza:
«Era un giorno di pioggia, facevamo il gioco del piattino, termine che conosco poco perché era la prima volta che vedevo cose del genere. Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito immediatamente».
Il professor Prodi, in seguito alla seduta, si recò a Roma, solo due giorni dopo, il 4 aprile, per trasmettere l'indicazione ad Umberto Cavina, capo ufficio stampa dell'on. Benigno Zaccagnini.
L'informazione fu ritenuta attendibile, al punto che quattro giorni dopo, il 6 aprile, la questura di Viterbo, su ordine del Viminale, organizzò un blitz armato nel borgo medievale di Gradoli alla ricerca della prigione di Moro. Tuttavia, fu trascurata un'altra indicazione che la moglie dell'onorevole Moro avrebbe ripetutamente fornito, relativa all'esistenza a Roma di una "via Gradoli".
Conclusione di Guzzanti: «Moro fu ucciso perché non poteva essere lasciato vivo e fu il veicolo di tramite di segreti militari. Il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro fu gestito dai servizi segreti dell'Est. Ci sono le carte. Tra due settimane andremo a Budapest perché abbiamo ricevuto documenti scritti dalla Repubblica d'Ungheria in cui è provato che moltissimi brigatisti rossi, tra cui Antonio Savasta, erano semplicemente agenti operativi della Stasi e del Kgb. Ci sono le carte, non le chiacchiere. Se uno va a vedere le direttive del Kgb, su ordine del Pcus, c'era l'indicazione di compiere nei paesi occidentali atti di terrorismo cieco, affinchè venissero scardinati i servizi di sicurezza interni di ogni singola nazione occidentale. C'era il terrorista Carlos, che era titolare di un'agenzia internazionale terroristica, e nelle carte dei paesi dell'est abbiamo trovato la certezza che è stato Carlos a far saltare il treno 904. Anche sulla strage di Bologna bisogna indagare ancora».
Parole che scatenano l'immediata reazione di Prodi che tramite il suo ufficio stampa parla di «gravissime insinuazioni» e annuncia querele contro il senatore azzurro.
Perchè Prodi, che evidentemente sapeva da fonti vicine alle BR o ai servizi (dato che "seduta spiritica" non è una risposta), ha detto Gradoli Paese e non GRADOLI VIA? Perchè gli inquirenti si sono fidati ciecamente solo di lui? Per quale motivo le indagini sono state SVIATE da questo personaggio?
ma soprattutto...
Come si sarà sentito Prodi scoprendo che il covo era stato abbandonato da poco, e che se lui non avesse sviato le indagini li avrebbero probabilmente presi? Come si sarà sentito ad aver (volontariamente o meno) facilitato l'uccisione di Moro, che forse si sarebbe potuta evitare con un blitz nel posto giusto?