Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12
Risultati da 11 a 12 di 12
  1. #11
    Bananas
    Data Registrazione
    21 Sep 2005
    Località
    Milano
    Messaggi
    5,639
     Likes dati
    95
     Like avuti
    93
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Naitmer
    In furbi brittanici che appena una decina di anni fa' erano messi peggio di noi, non adottando l'euro, hanno avuto un boom che nel giro di 5 anni li ha portati ai vertici dei paesi europei, gli stipendi sono i più alti in assoluto quindi almeno hanno i soldi per pagare gli aumenti degli immobili, noi che ci siamo fatti appioppare l'euro non solo abbiamo avuto questi aumenti di stipendio, dobbiamo anche sorbirci le prese per il culo degli inglesi in prima pagina.
    Oranon esageriamo. Noi te lo dico sinceramente siamo messi veramente male e l'euro ci ha parato il culo!!! Il nostro è anche un problema di sistema economico errato e da cambiare... Chi parla male dell'euro lo fa solo per propaganda politica e le sue argomentazioni sono solo delle accuse ingiustificate.

  2. #12
    Silvioleo
    Ospite

    Predefinito

    TASSI BCE E CICLO ECONOMICO

    Il prossimo dicembre la Bce muoverà i suoi tassi di riferimento fermi al 2.0% dal lontano giugno 2003. E li muoverà al rialzo, quasi sicuramente di un quarto di punto. La notizia l’ha data direttamente il suo presidente, Trichet, dopo che per un paio di mesi si erano sprecate le dichiarazioni in libertà dei diversi membri del consiglio direttivo.
    La Bce si è spaccata nelle ultime settimane tra falchi, moderati e colombe, ma i falchi hanno avuto la meglio, e il costo del danaro in zona euro è ora destinato a futuri incrementi.
    Come può giudicarsi questa mossa?
    Gli osservatori direttamente interessati, e cioè politici, imprenditori e sindacati, hanno finora mostrato una triste convergenza di giudizio, naturalmente negativo, sulle possibili ripercussioni sull’economia europea, che avanza al rallentatore, sciancata e claudicante.
    E alcuni economisti hanno subito spennellato di nero cupo gli orizzonti possibili, spiattellando tutte le conseguenze nefaste in termini di apprezzamento dell’euro sui mercati valutari, della riduzione di competitività delle nostre merci all’estero, dei maggiori interessi da pagare sul debito pubblico e sui prestiti privati. Insomma, con l’Europa che arranca, che fatica a riformare le sue strutture socio-economiche e ad aggiustare i conti pubblici, alzare i tassi proprio ora significherebbe darle il colpo di grazia, e gettare al vento l’occasione di godere di un dollaro debole per un po’. Sarà pure come dicono loro, ma tutti questi argomenti assomigliano maledettamente a delle banali scuse per la loro inerzia.
    I politici, ad esempio, cominciamo da loro. Non hanno fatto fino in fondo le riforme di liberalizzazione dei servizi e del mercato del lavoro necessarie al Vecchio Continente, se non in parte, e spesso in maniera pasticciata e concertata con i soggetti coinvolti, depotenziandone l’efficacia. Le privatizzazioni, poi, hanno marciato a fasi alterne, e ci sono anche politici (come i socialisti e certa destra gollista in Francia) che vedrebbero di buon’occhio un ritorno alla socializzazione di alcuni settori. Hanno infine mancato in maniera grave l’obiettivo di una finanza pubblica sana e sostenibile, regalandosi un nuovo Patto di stabilità con un atto di estrema auto-indulgenza ed irresponsabilità, dandogli da subito una interpretazione lassista e di comodo, lasciando andare le spese correnti e ripristinando la più deleteria delle politiche di deficit spending. In assenza di vero rigore sul fronte dei conti pubblici, si distolgono sistematicamente risorse dai settori privati e si ostacola qualunque tentativo serio, e quindi durevole, di ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie.
    Ai politici europei un basso costo del danaro serve per indebitarsi meglio e continuare a rimandare all’infinito ciò che dovrebbe rientrare fra le loro responsabilità.
    Ci sono poi gli imprenditori, sempre pronti a chiedere tassi bassi sui prestiti, così come i sussidi all’esportazione, dazi e contingentamenti all’importazione, barriere di ogni tipo all’ingresso nei rispettivi settori, protezioni, difese, fondi, gratifiche, aiuti e sostegni di ogni tipo e grado. Salvo poi elogiare la concorrenza e la competitività, per gli altri.
    Agli imprenditori europei, che subiscono un elevato livello di fiscalità e regolamentazione bisogna ricordare che la lotta si fa su queste leve e non chiedendo denaro a buon mercato. Il danaro facile aiuta solo la speculazione improduttiva e facilita gli investimenti più fragili e rischiosi, in settori che altrimenti, in assenza di bassi tassi, non sarebbero affatto profittevoli. Gli economisti della Scuola Austriaca (ieri Mises, Hayek, Rothbard, oggi Garrison, Selgin, Cochran, Huerta de Soto, Shostak) parlano di malinvestiments, investimenti sbagliati. Ma di questo problema i nostri imprenditori poco si curano. Così come non si curano dei pericoli derivanti dai bassi tassi di riferimento i sindacati, ben consapevoli che con un sistema bancario accomodante riescono a spuntare ai padroni aumenti salariali al di sopra dei livelli di crescita della produttività effettiva. E non se ne preoccupano nemmeno quegli economisti che non disdegnerebbero affatto una banca centrale che avesse come priorità la crescita, e si ponesse quindi dei target più o meno espliciti anche sui tassi di cambio.
    È del tutto evidente come agli occhi di simili soggetti, abituati a vivere incartapecoriti e protetti, non vi siano lati positivi per questo possibile rialzo. Eppure la crescita di un paese, e quindi anche dell’Europa, non dipende da quanto denaro c’è in giro, ma vale esattamente l’opposto: è la crescita della produzione e degli scambi che determina la necessità di una maggiore quantità di mezzi di pagamento in circolazione.
    E la crescita della ricchezza dipende da fattori reali e non monetari, come i guadagni di produttività dei fattori produttivi, i miglioramenti dei processi, le innovazioni di prodotto, i progressi tecnologici. Sono questi i fattori che incidono sull’offerta, e normalmente vengono stimolati da una fiscalità e una regolamentazione ridotta all’osso. Il denaro a basso costo, invece, dispiace dirlo e deludere le classi dirigenti continentali, non crea ricchezza, se non illusoria, e determina non tanto un problema sul livello generale dei prezzi (inflazione), che è solo una eventualità, ma soprattutto una pesante distorsione dei prezzi relativi tra i beni di consumo e beni capitali.
    Poiché i prezzi sono le informazioni su cui gli imprenditori basano le loro aspettative e disegnano i piani d’investimento, questa distorsione dei prezzi relativi (indotta dai tassi bassi) si traduce in un flusso continuo di informazioni sbagliate, in quanto incongruenti rispetto agli elementi reali dell’economia, come le preferenze e i gusti delle persone, la distribuzione della ricchezza e la redditività dei diversi settori industriali.
    Con i tassi più bassi del dovuto si forniscono informazioni incoerenti, rendendo profittevoli investimenti altrimenti non redditizi.
    Questa redditività artificiale crea piccole e grandi bolle di settore, sostenibili solo fino a quando l’autorità monetaria riesce a manipolare il costo del danaro. Non appena la politica monetaria cambia orientamento, mutano anche le informazioni per gli agenti economici, che scoprono di aver sbagliato nell’indirizzare le proprie risorse, bruciando in parte del capitale. Dunque? Dunque, per essere coerenti con la lezione Austriaca del ciclo economico, la Bce non dovrebbe neanche esistere, ma dovremmo avere un’offerta di moneta liberalizzata.
    Dato però che con la Bce dobbiamo fare i conti, la sua prossima mossa è non solo positiva, ma persino tardiva. Questo rialzo giunge infatti in ritardo, dato che l’analisi monetaria segnala una liquidità abbondante e in crescita da troppo tempo, con il settore creditizio fin troppo allegro nel fornire prestiti al settore privato. Insomma, le condizioni di finanziamento in zona euro sono già abbastanza drogate, possono tranquillamente iniziare un periodo di disintossicazione.
    Possiamo quindi dire che una Bce indipendente e meno accomodante, di questi tempi, è la cosa migliore che si possa avere. Speriamo solo che la classe politica incapace di riformare il sistema non decida di seguire ancora una volta la via più facile, ridimensionando l’autonomia dell’istituto di Francoforte anziché assumersi le proprie responsabilità.

    da http://www.ilpungolo.com/

 

 
Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12

Discussioni Simili

  1. Emergenza Euro: La benzina è alle stelle!!!
    Di Naitmer nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 87
    Ultimo Messaggio: 27-04-08, 20:44
  2. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17-01-08, 17:59
  3. Bankitalia: I tassi sui mutui in Italia sono anomali
    Di denty nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 07-06-07, 18:24
  4. La Bce alza i tassi al 3,50%. Più pesanti i mutui casa
    Di Oli nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 08-12-06, 13:46
  5. Bce: Consumatori, Con Aumento Tassi Mutui Piu' Cari 155 Euro
    Di anconanera (POL) nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 02-03-06, 17:59

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito