il partito democratico e il metodo democratico

[Jan Hus]

Ottimo!

[Arsenio]

Ottimo!

Per la prima volta, ma è quella decisiva, sono in totale disaccordo con te: la relazione della Sbarbati è pessima, tre volte pessima, pessima al punto che è inutile anche commentarla.
Per me sono dunque venute totalmente meno le ragioni per continuare a stare nel MRE: tornerò ad impegnarmi quando ci saranno da raccattare i cocci che con ogni probabilità tale disegno (cioè il tentativo di eutanasia del MRE, il tentativo di assassinio per annichilimento tramite inglobamento in un enorme e deforme blob politico - fondamentalmente, la dalemiana "cosa 3" - dell'unica presenza laica e di sinistra non marxista nello schieramento politico nazionale) produrrà, ma non certo a fianco di coloro che si sono imbarcati in questa impresa dissennata.
Buona fortuna di cuore a chi resta.

[Paolo Arsena]

Caro Arsenio,
è da molto che combatto dentro di me la pulsione che hai manifestato. Una pulsione che mi anima e mi consuma terribilmente.
L'essere repubblicani, l'aderire ad un filone e ritrovarsi a seguito di un partito di cui non si condivide la prospettiva suicida è un vero tormento. Perché non si tratta semplicemente di non condividere una linea politica. Fosse solo quello, un partito normalmente consente margini di dialettica interna in cui confrontare le diverse posizioni e far prevalere la maggioranza, dando comunque spazio e dignità alle tesi minoritarie.
Il problema è che qui la divergenza investe la sorte e l'esistenza stessa del movimento in quanto tale. Si tratta cioè di aderire ad una prospettiva, come dici anche tu, "dissennata", vòlta ad annichilire e sciogliere il nostro gruppo in una cosa diversa, dove l'essere "repubblicano" non avrà più valore in sé, e non farà differenza con l'essere "cattolico" o "riformista".
In più, quei margini di dibattito sono sempre più stretti, come dimostrano sia il continuo rinvio di un congresso (improrogabile, in circostanze come queste), sia l'evidente discrasia tra i tormenti della base e la compattezza bulgara del CN.
Nonostante questo, io credo che se siamo repubblicani, dobbiamo continuare a tenere alta la nostra bandiera: abdicare significherebbe gettare la spugna e mandare al macero ciò in cui crediamo. Il mondo repubblicano, in fondo, è in fermento. Molte cose si muovono, e da qui al dopo elezioni, molto può cambiare. Bisogna resistere. E lavorare per salvare il salvabile.

[Lincoln (POL)]

Il tuo punto di vista sulla questione ripetutamente espresso con coerenza(e coraggio)è chiaro.Detto questo,c'è un punto però che invece non mi è chiaro riguardo alla dinamica conflittuale che, stante quello che tu e gli altri raccontate,attraversa il cosiddetto mondo repubblicano collocato a sinistra.

E' senz'altro vero,che tra Ossorio e la Sbarbati o tra questa e quella sigla e l'MRE,vi siano contrasti e dissidi in ragione di rancori pregressi,di incomprensioni personali o di diverse aspettative dei singoli.La politica si sa è fatta anche(quando non soprattutto)di queste cose e quindi non c'è nulla di cui scandalizzarsi.
Ma da un punto di vista prettamente politico?Dove sono le differenze?
Io non le vedo,o se ci sono e magari mi sono sfuggite tu sarai così cortese da farmele presenti.
Nel frattempo,correggimi se sbaglio;
prendiamo il movimento di Ossorio e l'MRE.

-L'mre e i Repubblicani Democratici sono divisi dalla collocazione politica,cioè dalla politica di alleanze?Non direi proprio.Entrambi dicono di voler stare con questa sinistra e quindi con i soggetti che ne fanno parte.

-Sono forse divisi circa l'indicazione della guida della coalizione,cioè del candidato premier?Anche qui direi di no,entrambi dicono di volere Prodi come premier tanto è vero che entrambi lo hanno appoggiato alle primarie con tanto di manifesti.

-Sono però divisi sulla prospettiva politica e sul ruolo in essa dei repubblicani?
Non sembra assolutamente,sempre che io sappia leggere.Entrambi dicono di condividere e di voler aderire al disegno del partito democratico o del partito unico riformista o come accidente si vorrà chiamare ed entrambi affermano con tutta la chiarezza di questo mondo che la componente repubblicana che sta a sinistra,deve confluire in questo progetto il che significa per la nota proprietà transitiva,che entrambi non ritengono desiderabile,auspicabile o viceversa fattibile e realistico, costruire o preservare che sia una presenza politica autonoma dei repubblicani nel(cosiddetto)centro-sinistra.

Dunque,dove sono le differenze politiche e sottolineo il termine poltiche?Io non metto in dubbio ed anzi apprezzo la tua onestà intellettuale(che è rara anche qui dove "discutiamo")indipendemente dal merito delle cose che dici.Ma mi sfugge il senso politico di una critica radicale(in sè legittima ci mancherebbe giusta o meno giusto che sia) alla Sbarbati fatta vestendo al tempo stesso i panni di un movimento politico terzo come si suol definirlo,che politicamente afferma esattamente le stesse cose della Sbarbati.
Lo dico con il rispetto e la discrezione ma anche con l'obbiettività di chi non si sente nemmeno lontanamente coinvolto nella cosa e con la cautela di chi può non aver compreso o capito come stanno esattamente le cose.Confido in questo caso che tu possa "illuminarmi".

[Paolo Arsena]

Alcune ragioni mi impediscono, attualmente, di essere completamente esplicito ed esauriente circa le domande che poni (e che anche altri hanno posto).
Premesso che l'obiettivo (mio personale, ma anche di chi si pone oggi come "terzo") è sempre stato quello di lavorare ad una sola forza repubblicana della sinistra, che sappia valorizzare tutte le risorse presenti sul territorio nazionale, le differenze esistono.
Sono differenze strategiche. Nel senso che il Mre, per voce del suo segretario, individua nel Partito Democratico l'approdo finale, la ragion d'essere di questo movimento, immaginandolo (a torto) come componente fondante e dignitosa di questo progetto, rinunciando a percorrere una strada autonoma.
Gli altri, invece, aderiscono anzitutto all'Unione. E in seconda istanza al Partito Democratico, perché lo ritengono al momento l'unico luogo fisico dove ricercare concretamente l'unità del popolo repubblicano.
In sostanza, per questi ultimi, l'obiettivo primario è l'unità e il rilancio dei repubblicani (e anche dei liberali, possibilmente) e il Partito Democratico è un mezzo, non un fine. Per la Sbarbati invece, il Partito Democratico è il fine. E l'unità dei repubblicani, a tutt'oggi, un mistero.

[Lincoln (POL)]

Hmmmh....
Grazie per la risposta comunque.

[Jan Hus]

Per la prima volta, ma è quella decisiva, sono in totale disaccordo con te: la relazione della Sbarbati è pessima, tre volte pessima, pessima al punto che è inutile anche commentarla.
Per me sono dunque venute totalmente meno le ragioni per continuare a stare nel MRE: tornerò ad impegnarmi quando ci saranno da raccattare i cocci che con ogni probabilità tale disegno (cioè il tentativo di eutanasia del MRE, il tentativo di assassinio per annichilimento tramite inglobamento in un enorme e deforme blob politico - fondamentalmente, la dalemiana "cosa 3" - dell'unica presenza laica e di sinistra non marxista nello schieramento politico nazionale) produrrà, ma non certo a fianco di coloro che si sono imbarcati in questa impresa dissennata.
Buona fortuna di cuore a chi resta.

Arsenio, lasciatemelo dire: sbagli.

Ripensaci.

Conta fino a dieci e riflettici. Non prendere decisioni d'impulso.

Sta' tranquillo, nessuno di noi vuole essere fagocitato.

[nuvolarossa]

Solidarietà ai servizi segreti dopo le parole di Brutti

La segreteria del Pri esprime piena e completa solidarietà ai servizi segreti dopo le parole del Senatore Brutti pronunciate nella seduta del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di intelligence. Se il senatore Brutti ha degli elementi per pensare che i nostri servizi abbiano giocato una qualche parte, o che qualche parte intendano giocare, nella prossima campagna elettorale a favore di eventuali dossier del premier, farebbe bene a denunciarli chiaramente, anche in ossequio della carica istituzionale che egli detiene in quanto membro del Copaco.

Altrimenti le parole da lui pronunciate a chiosa dell'audizione del generale del Cesis, Emilio Del Mese, appaiano come una semplice intimidazione, inaccettabile da chi ha il dovere di rappresentare il parlamento della Repubblica. La segreteria politica dei Ds dovrebbe perlomeno invitare il senatore Brutti a presentarsi ai magistrati e rendere note le ragioni per le quali egli sospetta un'attività parainvestigativa del presidente del Consiglio, fondata sulle informazioni dei servizi. E questo invito lo riterremmo, vista la gravità delle parole del senatore Brutti, non solo un dovere costituzionale, ma anche un dovere morale.

tratto da http://www.pri.it

[Paolo Arsena]

A Brutti, compete da sempre il ruolo del coglione.
E lo sa fare benissimo.