Era il 25 ottobre, giorno della votazione finale alla Camera, armati di slogan e centinaia di striscioni, circa 150 mila manifestanti, in maggioranza studenti medi e universitari, ma anche ricercatori, docenti, lavoratori dell'istruzione e persino qualche rettore, sfilano uniti per il centro della capitale, in un coro unanime di protesta contro "il ministro della distruzione della scuola e dell'università pubblica", ma anche con striscioni contro i suoi predecessori, gli ex ministri del "centro-sinistra", Berlinguer e Zecchino. Vogliono raggiungere Montecitorio, per impedire il varo del ddl, rivendicare l'abrogazione della "riforma" della scuola e le dimissioni della Moratti. Ci riescono per la prima volta da quando il 2° governo del neoduce è al potere! Ma non è stato facile perché la piazza è stata loro proibita dalla Questura romana, con lo scopo evidente di dirottarli verso la meglio controllabile Piazza Navona, "È proprio sotto al Senato!", spiegano suadenti gli agenti in borghese mentre blindati e corpi antisommossa sbarrano le stradine che da Corso Vittorio portano al dedalo che si snoda verso il Pantheon, nel "triangolo" del potere borghese: Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Montecitorio.
Il corteo rimane compatto e si inchioda all'altezza del Teatro Valle, in via di Torre Argentina e dintorni, l'assemblea di piazza ha deciso "tutti davanti Montecitorio". Dopo lunghe "trattative" la polizia riceve (dal ministro dell'interno Pisanu?) l'ordine di caricare i manifestanti; un blindato sfreccia ad alta velocità per disperdere la folla, i celerini colpiscono alla cieca con i manganelli gli studenti. Tre feriti sanguinanti vengono portati al Pronto soccorso, tra cui la deputata del Prc Elettra Deiana. La marea umana però non si arrende e coraggiosamente riesce ad intrufolarsi tra piazza dei Caprettari e i vicoli limitrofi, per ricongiungersi con la massa di studenti provenienti dalla Sapienza, fino ad ingigantire il piccolo presidio "autorizzato" di docenti e ricercatori che è già lì, nello spiazzo fuori Montecitorio, all'ombra dell'obelisco.
I primi ad arrivare sono i medi, poi gli universitari e via via tutti quelli sfuggiti alla furia delle "forze dell'ordine". Nella piazza le transenne vibrano sotto le loro mani, si canta "Bella ciao" e anche "Bandiera Rossa", si scandiscono gli slogan contro Berlusconi e il governo guerrafondaio e neofascista, vengono fischiati i parlamentari che si stanno recando a votare. In piazza c'è anche il rettore dell'università La Sapienza, Guarini: "Sono qui perché è un dovere essere chiari e trasparenti. Il mio appoggio alla protesta è incondizionato".
La polizia circonda tutta la zona. I movimenti nervosi dei carabinieri dall'altro lato del Palazzo svelano che l'assedio sta riuscendo. Intorno alle 14 alcuni deputati di An, tra cui Ignazio La Russa, Mario Landolfi, Daniela Santanché, Italo Bocchino, Danilo La Morte, Roberto Menia e Gustavo Selva decidono di provocare i manifestanti e aizzare gli agenti a caricare. Gli studenti li sommergono di fischi al grido di "fascisti, fascisti" e "Gustavo Belva". L'"ex" mazziere Roberto Menia e Daniela Santanché alzano il dito medio in direzione degli studenti, La Russa, a petto in fuori, si porta le due mani all'inguine: gesti platealmente provocatori che svelano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, tutto l'incommensurabile odio dei fascisti per le masse popolari e giovanili.
Dalla formazione di celerini e carabinieri in assetto antisommossa si moltiplicano le provocazioni contro i ragazzi della prima fila, si apre il portello sul tetto di un blindato e un carabiniere punta il lanciagranate contro gli studenti: il regime neofascista mostra il suo orribile volto, come a Genova. Mussi (Ds), "per distendere gli animi", manda i commessi della Camera a distribuire acqua a studenti e carabinieri; il sottosegretario al Minculpop, Valentina Aprea, offre a studenti e docenti un "incontro con la Moratti". "Ormai è tardi. Sospendete i lavori. L'Italia non vuole questa riforma", gridano gli studenti. Intanto i gerarchi della casa del fascio hanno già in mente quello che avverrà; La Russa sbava in aula parlando di "inutile filantropia".
Quando alcuni studenti, percorrendo via del Corso, si spostano sotto Palazzo Chigi sono le 17,20. Passano appena 10 minuti che un gruppo di agenti del "reparto mobile" scavalca la ringhiera per caricare nuovamente. Un funzionario di polizia tenta invano di bloccarli, sono quelli della mattanza alla scuola Diaz di Genova durante il G8. I picchiatori fanno almeno cinque feriti tra i quali un fotografo della carta stampata e un operatore tv, raggiunti dai manganelli e portati dalle autoambulanze nel vicino pronto soccorso del San Giacomo. Una giornalista di Sky, Jana Gagliardi, si collega e si mette ad attaccare i manifestanti in diretta tv. Gli studenti giustamente la contestano al grido di "serva di Murdoch". Alle 18 il ddl viene approvato con 259 sì e l'ovazione interminabile del "centro-destra".
Via del Corso intanto è paralizzata dal traffico, la manifestazione è praticamente finita, gli studenti stanno tornano chi verso la stazione Termini, chi verso l'università per riunirsi in assemblea. È a quel punto che si scatena una vera e propria rappresaglia contro chi ha osato arrivare fin sotto le finestre del neoduce Berlusconi: carabinieri e poliziotti danno la caccia ai manifestanti, la gente scappa, arretrando lungo il Corso o cercando di infilarsi nell'antistante Galleria Colonna, a quell'ora piena di turisti. Gli agenti, alcuni a volto coperto, hanno ordini precisi, cercano le "avanguardie", quelli della Sapienza, studenti bolognesi e padovani, prendono a calci e manganellate una studentessa, sfasciano la testa ad un'altra, picchiano il fotografo Stefano Montesi. Anche il cameraman di Telenorba viene prima insultato, la telecamera oscurata, poi malmenato. Solo una sequenza di SkyTg24, riesce a riprendere il pestaggio di un ragazzo che poi si vede trascinato da due agenti in borghese con casco e manganello. Graziella Mascia del Prc impedisce che un paio di feriti siano trascinati in questura: "i più arrabbiati mi sono sembrati i più anziani, ossia i più esperti", riferirà poi in un'intervista. Una parte del corteo torna alle facoltà occupate, gridando a gran voce sotto la sede del quotidiano "Il Messaggero": "Verità, verità'".
Ufficialmente i feriti delle numerose cariche sono otto, ma sono molti di più quelli, memori di Genova, che hanno preferito non farsi curare. Emblematico il racconto di una studentessa romana che non è tra i feriti ufficiali degli ospedali: "Avevo rimosso tutto. Ricordo solo di essere caduta a terra e una ragazza mi ha sollevata. Solo vedendo le foto che avete pubblicato ho ricostruito quello che mi era accaduto e sono riuscita a spiegarmi tutti i lividi... La manifestazione era finita e stavo tornando verso piazza Esedra dove avevo lasciato il motorino. Ero sola perché mi ero persa i miei compagni. Quando la polizia è partita ho solo accelerato il passo invece di scappare tornando indietro come hanno fatto gli altri. Non mi sarei mai aspettata che mi accadesse una cosa del genere, anche perché non avevo nulla e non ero a volto coperto...Si tratta della mia prima esperienza politica. Al ritorno all'università eravamo tutti sconvolti per quello che era accaduto e abbiamo discusso di tutto, dalle provocazioni di An ai perché della carica in piazza Colonna. Ma l'importante è che in appena 15 giorni siamo stati capaci di mettere in piedi una manifestazione enorme, da soli, e siamo riusciti ad arrivare nel luogo in cui volevamo pacificamente portare il nostro dissenso". Ce l'ha con i mass-media che "ci raccontano come la generazione Lara Croft" o come "quelli dei clic e delle chat" e invece "non hanno scritto una riga delle occupazioni e di quello che chiedevamo fino alle cariche di martedì. Domani al corteo dei senza casa ci sarò anch'io".
Le menzogne del regime neofascista
Mentre la tv di regime archivia velocemente la notizia, la casa del fascio, come al solito, prova a capovolgere la realtà dei fatti, criminalizzando gli studenti. Il presidente della Camera, Casini, che a caldo aveva rimbrottato il comportamento "provocatorio" dei parlamentari di An, afferma: "Non mi preoccupano gli slogan contro il parlamento, contro Casini, contro Berlusconi o altri. Quello che mi preoccupa è quando questi slogan lasciano il posto a manifestazioni violente e inaccettabili, su questo bisogna avere tolleranza zero, perché la libertà di manifestare ha un limite, che è la libertà di tutti: la libertà dei consiglieri comunali di Bologna di riunirsi liberamente e dei deputati di accedere a Montecitorio". Il fascista Maurizio Gasparri, da allievo di Goebbels, si dice "preoccupato" per il fatto che i giornali avrebbero "sottovalutato" quanto accaduto alla Camera: "Tutti ne parlano, ma non si registra un livello di condanna adeguato a quanto di sconcertante si è verificato". Giuliano Amato del "centro-sinistra", per non essere da meno, parla di "pochi facinorosi che con il centrosinistra non hanno niente a che fare"; il leader dei Ds Piero Fassino, pilatescamente, dice che "quella di ieri è stata una grandissima manifestazione che non può essere offuscata da episodi, tutto sommato, marginali".
L'unica dichiarazione fuori dal coro delle istituzioni in camicia nera è quella dell'europarlamentare Vittorio Agnoletto, raccolta soltanto dall'Ansa: "ancora una volta hanno cercato di sostituirsi alle forze dell'ordine incitando costoro a caricare gli studenti. una scena già vista a Genova, quando Fini, da una sala operativa dei carabinieri, ordinò l'assalto contro pacifici manifestanti... Ieri come allora, tra le vittime, ci sono stati anche dei giornalisti che cercavano di documentare le modalità non proprio costituzionali con le quali venivano trattati i manifestanti... l'obiettivo di questo governo è chiaro: vietare il dissenso, imbavagliare l'informazione e cercare di trascinare il movimento nella spirale della risposta colpo su colpo. Tentano di trasformare scelte sociali fortemente impopolari, come la distruzione della scuola pubblica e dell'università, in problemi di ordine pubblico".
In un comunicato stampa gli studenti medi e universitari affermano: "la violenza repressiva del governo non ci ha spaventato, anzi acceso: questa giornata è stata l'alba di una mobilitazione studentesca che ha preso coscienza di sé, e si esprimerà ancora in modo clamoroso.


vedete come e' pericolosa la polizia!!