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  1. #11
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    3d dedicato alle nomine del Santo Padre.

  2. #12
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Citazione Originariamente Scritto da Gilbert
    NOMINA DEL TEOLOGO DELLA CASA PONTIFICIA

    Il Santo Padre ha nominato Teologo della Casa Pontificia il Rev.do Padre Wojciech Giertych, dell’Ordine dei Frati Predicatori, Membro del Consiglio Generale dell’Ordine, Professore di Teologia morale presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma e nello Studium della Provincia domenicana di Polonia a Cracovia.

    Rev.do P. Wojciech Giertych, O.P.

    Il Rev.do Padre Wojciech Giertych, O.P., è nato a Londra (Gran Bretagna) il 27 settembre 1951 da famiglia polacca.
    Ha emesso la professione nell'Ordine dei Frati Predicatori il 15 agosto 1976.
    E' stato ordinato Sacerdote il 20 giugno 1981.
    Ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino in Roma; è anche Magister in Storia.
    E' stato Maestro dei Frati studenti della Provincia domenicana di Polonia, alla quale appartiene.
    Ha pubblicato alcuni libri e articoli.
    E' stato Socio del Maestro Generale dell'Ordine per l'Europa Centrale e Orientale (1998-2002) e, attualmente, per la Vita Intellettuale.
    E' Membro del Consiglio Generale dell'Ordine dal 1998.
    E' Professore di Teologia morale presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino in Roma e nello Studium della Provincia domenicana di Polonia in Cracovia.
    Conosce il polacco, l’inglese, il francese, l’italiano, lo spagnolo, il tedesco e il russo.

    1-12-05 www.vatican.va


    Rev.do P. Wojciech Giertych, O.P.

    Padre Giertych e' dell'Ordine dei Frati Predicatori e professore di Teologia morale presso la Pontificia Universita' San Tommaso d'Aquino a Roma. Il nuovo teologo della Casa pontificia, nato a Londra 54 anni fa da famiglia polacca, e' stato maestro dei Frati studenti della Provincia domenicana di Polonia, alla quale appartiene. Poliglotta (conosce il polacco, l'inglese, il francese, l'italiano, lo spagnolo, il tedesco e il russo) e' professore nello Studium della Provincia domenicana di Polonia in Cracovia.
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  3. #13
    Lefevriano in attesa
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    dalle foto viste, mi sembrano dei porporati simpatici, sia il padre polacco dal nome assai impronunciabile, che l'altro bravo orientalone dal nome ancor più lesivo dell'alfabeto e della salute psichica. Dai visi sembrano gioviali e paciosi, seme buono della Chiesa. Mi piacciono, si!

    il Papa sa cosa fa, sempre. Ho fiducia in lui... (tranne che per i nomi: ma scegliere uno che si chiamasse Vuski e l'altro Pang no eh? aspettiamoci quindi un futuro "monsignor von Ermannfersentztein zu Oderwerstaufendorf")

    e poi nel film si vede il cardinale che dice alla vista del voto "Voiltila" al posto di "Voitiua"....volevo veder ben io se fosse stato eletto uno di questi due, che caos succedeva.
    †Extra Ecclesia nulla salus†

  4. #14
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    Ranjith, dallo Sri Lanka

    Di Paolo Luigi Rodari

    Accanto al pio cardinale Francis Arinze arriva un nuovo numero due che, in realtà, teologicamente e culturalmente parlando è a tutti gli effetti un numero uno. Si tratta della svolta data ieri da Ratzinger alla curia vaticana nominando segretario della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (di cui il capo è, appunto, l’africano cardinale Arinze) lo srlinakese monsignor Malcom Ranjith, finora a capo della diplomazia vaticana in Indonesia e Timor Orientale.
    Una nomina intensa di significati per svariati motivi.
    Primo. Benedetto XVI ha dimostrato di non ascoltare, o probabilmente di non leggere, le voci diverse che talvolta i giornali fanno circolare circa gli spostamenti e le nomine che devono avvenire nella curia vaticana. Nessuno, infatti, si sarebbe aspettato che Ratzinger andasse a pescare nel continente asiatico il segretario dell’ufficio vaticano che deve occuparsi della corretta promozione e regolamentazione della liturgia . E, invece, come è capitato per monsignor Levada “prelevato” dagli Stati Uniti per essere nominato a capo dell’ex sant’Uffizio (la carica ricoperta da Ratzinger prima che divenisse Papa), anche nella nomina di Ranjith Benedetto XVI ha dimostrato di essere perfettamente a conoscenza di cosa secondo lui sia giusto fare, quando agire e con quali criteri (e cioè i suoi).
    Secondo. La liturgia ha una parte fondamentale nella vita della Chiesa perché la Chiesa si vede com’è da come prega. E per Benedetto XVI è fondamentale che la Chiesa preghi nel modo giusto. Dopo gli anni d’oro dei grandi teologi maestri di liturgia (Guardini, Moglia, Lercaro, Schuster, Papa Pio XII con i suoi scritti “Mediator Dei” e “Mysticis Corporis”), la Chiesa ha visto, dopo un breve periodo caratterizzato da uomini ancora di valore, l’avvento di superficiali sperimentatori che, magari in buona fede, hanno cercato di avvicinare la liturgia alla gente senza rendersi conto che, con i loro tentativi, altro non hanno fatto che allontanare, e di parecchio, la gente dalle Chiese. Oggi, anche grazie a queste sperimentazioni, esitono Chiese, anche in Italia, che se raggiungono il 4% di fedeli praticanti è ancora tanto. Dopo il Concilio Vaticano II si è dovuto assistere alla fine della musica sacra, sostituita da musiche da balera che forse neanche a San Remo avrebbero trovato spazio. Si è dovuto assistere a traduzioni di parti del messale del tutto infedeli al testo originario. E ancora, a Chiese con un’architettura da spavento. Si è dovuto assistere a tante abusi che con la millenaria tradizione liturgica della Chiesa hanno poco a che vedere. Certo, non basterà Ranjith a far cessare tanto sopruso, ma la sua nomina potrebbe aiutare la Chiesa a tornare gradualmente verso una liturgia più ordinata e fedele alla sua Tradizione, quella, per intenderci, con la “T” maiuscola.
    Infatti - e siamo al terzo punto - di Ranjith bisogna innanzitutto dire che ha sempre portato la liturgia a popoli diversi senza tradire la tradizione della Chiesa. Laureato in sacra scrittura, uomo di grande cultura, conoscitore di cinque lingue, Ranjith ha alle spalle un’esperienza pastorale in Sri Lanka, un lavoro in Vaticano come segretario aggiunto della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e il compito di nunzio apostolico in Indonesia. Incarichi in cui è riuscito - è questa la sua caratteristica - a coniugare le esigenze universali della Chiesa con quelle particolari, dimostrando cosa significhi insegnare la liturgia alle culture diverse, anche le più lontane dal cattolicesimo.


    © Il Tempo 11 dicembre 2005

  5. #15
    Lefevriano in attesa
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    quando dico che il nostro teutonen sa quello che fa.....

    cito, da "Conan il barbaro":
    Ho!.....Un altra vittoria! E' bene questo.
    †Extra Ecclesia nulla salus†

  6. #16
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    Predefinito S.E. Mons Pietro Sambi Nunzio negli USA

    RINUNCIA DEL NUNZIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA E OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI AMERICANI (O.A.S.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Papa ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti d’età, da S.E. Mons. Gabriel Montalvo, Arcivescovo tit. di Celene, dall’incarico di Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America e di Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani (O.A.S.), ringraziandolo per il suo lungo servizio alla Santa Sede, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi S.E. Mons. Pietro Sambi, Arcivescovo tit. di Belcastro, finora Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina.
    Gilbert

 

 
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