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furbo
Nei primi otto mesi di quest'anno, rispetto a circa 21 miliardi di evasione accertata e iscritta a ruolo, le esattorie hanno prodotto un gettito per l'erario di soli 487 milioni di euro pari al 2,24% del totale.
Se non si risolve questo problema scovare gli evasori diviene INUTILE.
Comunque tanto per cominciare il SECIT e' in via di LIQUIDAZIONE!
Da CORRIERE ECONOMIA
Fisco Ricordate il Secit? L’ultima relazione risale al 2003. I 50 segugi sono ridotti a 28, sette distaccati al ministero
Superispettori, un costoso declino
Il servizio che doveva stanare i grandi evasori è ormai inattivo. Che combinazione
L’ultima relazione annuale risale al 2003. L’ultima delibera pubblicata, idem. Da 50 che dovrebbero essere, i superispettori sono ridotti a 28 e, di questi, sette sono distaccati presso gli uffici del ministero, con compiti che nulla hanno a che vedere con la lotta all’evasione fiscale. Nella lista reperibile sul sito Internet si trovano nomi come quelli del professor Mauro Marè, presidente del Mefop, il consulente pubblico per i fondi pensione, assegnato al Tesoro, Simone Ungaro, consigliere del direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, Patrizia Nardi, del dipartimento delle Politiche fiscali, ora braccio destro del capo di gabinetto del ministero dell’Economia, Vincenzo Fortunato, Giovanni Di Macco, buon amico del ministro della Funzione pubblica Mario Baccini e presidente del collegio sindacale dell’Unire, l’ex sottosegretario alla Giustizia nel governo di Giuliano Amato, Marianna Li Calzi, magistrato, e l’esperta di comunicazione Daniela Bracco, a lungo stretta collaboratrice di Grilli ora in forza al dipartimento del Tesoro.
In molti casi si tratta dell’unica scelta possibile per risolvere (l’incarico ha durata triennale ed è remunerato con la rispettabile cifra di 130 mila euro lordi l’anno), situazioni complicate. Generando tuttavia uno stato di cose oggettivamente imbarazzante.
Creato all’inizio degli anni Ottanta con l’obiettivo di stanare i grandi evasori, il Secit è ridotto ormai a un ectoplasma, anche piuttosto costoso: il prossimo anno costerà 15 milioni 276 mila euro contro 14 milioni 271 mila quest’anno, di cui 13,1 milioni per il personale. Non che non siano mancate le discussioni su come il servizio funzionava in passato. Nel 1994 Alleanza nazionale ne propose la soppressione. Violente polemiche scoppiarono poi nel 1995, quando venne diffuso uno studio del Secit che metteva la provincia di Catania in testa alla lista dell’evasione Iva. Vincenzo Visco fece propositi di rafforzamento della struttura, mentre il suo successore, Ottaviano Del Turco, di fronte a un allarme circa una possibile invasione di «cartelle pazze», dichiarò: «L’unica cosa pazza che ho fatto finora è non aver messo in crisi una struttura autoreferente che racconta sciocchezze con toni magniloquenti».
E quando, nell’agosto del 2004, arrivò dal Secit una critica alla riforma fiscale con due aliquote (23% e 33%), dal ministero dell’Economia allora retto da Domenico Siniscalco giunse una replica gelida: «Opinioni personali». La missione del Secit era forse impossibile ma in ogni caso è fallita.. E a questo punto non resterebbe che una cosa da fare: scrivere la parola fine.
SERGIO RIZZO