Dopo tsunami. A che punto è l’Italia?

di Mattia Bianchi/ 12/12/2005

Ad un anno dalla tragedia del sudest asiatico, il Pime e la Caritas fanno il punto sull’efficacia degli aiuti del nostro paese e sulle strategie di intervento. Appuntamento stasera a Milano.

Tsunami, un anno dopo è tempo di bilanci. Che fine hanno fatto gli aiuti in denaro raccolti nei giorni dell’emergenza? E cosa è rimasto dell’emozione di tutto il mondo di fronte alle migliaia di vittime del maremoto del 26 dicembre 2004? Domande a cui ogni realtà impegnata nei soccorsi cerca di dare oggi una risposta. Stasera toccherà al Pontificio istituto missioni estero di Milano e alla Caritas ambrosiana, che hanno organizzato un incontro sul tema "Tsunami, un anno dopo, la solidarietà oltre l'emozione”. Un’occasione per conoscere e condividere le tante esperienze messe in campo in favore delle popolazioni del Sudest asiatico, ma anche capire il grado generale di utilizzo dei fondi raccolti da istituzioni, governi e Ong.

Alla serata sono stati invitati Guido Bertolaso, capodipartimento Protezione civile Italiana, Sergio Marelli, presidente Associazione Ong italiane, Paolo Beccegato, responsabile area internazionale Caritas Italiana, don Roberto Davanzo, direttore Caritas Ambrosiana e padre Davide Sciocco, coordinatore campagna Pime per le vittime dello tsunami.

Quanto all’impegno nelle aree devastate dallo tsunami, Caritas Ambrosiana, in coordinamento con Caritas italiana e con Caritas internazionale, ha sostenuto, nella prima emergenza, progetti avviati in India, dove sono stati allestiti 86 campi di accoglienza in cui hanno trovato assistenza circa 100 mila persone, e in Sri Lanka, dove sono state aiutate 625 famiglie.

Da parte sua, il Pime, in coordinamento con i propri partner locali, sin dalla fase d’emergenza, ha avviato progetti in India (Tamil Nadu e Isole Andamane e Nicobare) e Thailandia. A causa dell’immensa devastazione e dei molteplici bisogni, è in India che si concentra il maggior numero di progetti. Nel Tamil Nadu, in collaborazione con i padri del Pime e le Missionarie dell’Immacolata, nella fase di emergenza sono stati distribuiti viveri, medicinali, acqua potabile. Poi gli interventi sono stati rivolti alla promozione delle attività produttive e comunitarie attraverso acquisto di barche da pesca, supporto agli studi, sostegno alle attività di ospedali e campi medici mobili.

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