ok ok scusa e grazie per la correzioneOriginariamente Scritto da maimaria
ok ok scusa e grazie per la correzioneOriginariamente Scritto da maimaria
Syntax error.
Non c'è di che. Se posso rendermi utile...Originariamente Scritto da kenshiroIT
Originariamente Scritto da kenshiroIT
........... Shakespeare direbbe ................ " C'è del marcio in Danimarca" ............ ...............!!!
Originariamente Scritto da Airbus A-380
........... Verissimo .............. Il sangue dei nostri soldati è troppo prezioso per barattarlo con petrolio che gli americani useranno per produrre beni ad un costo inferiore di un terzo ai corrispettivi in Europa...........!!!
vorrei rispondere alla Pasionaria. Per me in Irak non è
proprio il caso di differenziare "pace enduring con pa-
ce forcing". Con l'intervento demenziale dei Pentade-
menti, sostenuti dagli (ormai) cinque cagnetti scodin-
zolanti, si tratta solo di guerra civile del tipo mordi e
fuggi, peggio che in Kossovo.
Fossi nei panni del CSX farei come Zapatero: via su-
bito tutti i 3000 e che gli USA-UK facciano quello pu-
re tutto il casino che possono, tanto ormai ...
O B H, der Oberbefehlshaber
Giusto. Ma quello di cui si parlava non era l'Iraq ma altre operazioni di intervento bellico che possono essere di peace keeping (interposizione) o di peace enforcing (pacificazione forzata). La guerra in Iraq dei Pentadementi (come efficacemente li chiami tu) non è di nessuno dei tipi cui sopra. La guerra in Iraq ha creato addirittura un neologismo per definire questo intervento unilaterale e illegale: GUERRA PREVENTIVA.Originariamente Scritto da O B H
La dittatura è finita
A Baghdad affermata una quieta fiducia nel futuro democratico
E' una giornata importante per l'Iraq, dove la popolazione del paese sfida nuovamente le bombe dei terroristi per andare al voto. La speranza di avere a portata di mano un'affermazione democratica, di essere rappresentati, di mettere fine alla dittatura e quindi di porre le basi per uscire una volta per tutte dalla violenza, è forte e si sta mostrando radicata. Tanto che l'inviato delle Nazioni Unite ha detto che c'è "una quieta fiducia perché le cose vadano bene".
Questo significa che le migliaia di morti che hanno insanguinato l'Iraq in questi anni non sono bastate a piegare la volontà di riscatto di quelle genti e quelle etnie diverse che credono nella convivenza pacifica e in uno sviluppo di diritti e di possibilità che era stato negato dal regime di Saddam.
Per questa ragione il presidente statunitense George Bush non ha avuto molte difficoltà a riconoscere gli errori commessi con la guerra. Saddam non era una minaccia immediata, forse non aveva legami con al Qaeda, ma ciononostante l'autodeterminazione irachena è un successo che l'amministrazione americana può vantare. Oggi l'Iraq è un esempio per tutto il Medioriente ed un monito per tutte le dittature dell'area. Capiamo bene che il presidente iraniano Ahmadinejad sia tanto inquieto e si presenti come un paladino del mondo arabo alzando i toni. Il suo regime, per quanto legittimato dal voto, si rivela fragile e all'interno del suo paese la scelta conflittuale esasperata compiuta può dimostrarsi perdente. Oltretutto Ahmadinejad compie un altro errore grave, quale quello di presentarsi come una minaccia per lo Stato ebraico, il principale avversario del piano di pace fra israeliani e palestinesi ed il fomentatore dei gruppi più estremistici. Non ci stupiremmo che per questa ostentazione di arroganza e di aggressività finisse nel mirino. Come Saddam anch'egli ha scelto la strada di alzare i toni e cercare lo scontro. Come Saddam, potrebbe uscirne con le ossa rotte, soprattutto quando nel Medioriente si respira un clima diverso, a Baghdad come a Beirut e perfino a Gaza. L'idea della tolleranza e del rispetto reciproco è infatti più conveniente alla lunga di quanto possa esserlo il fuoco dell'odio. E le prime a comprenderlo sono proprio quelle popolazioni sulla cui pelle si sono sperimentati gli effetti nefasti della guerra. Se viene loro data la parola, i facili demagoghi ed i tiranni ne fanno le spese.
Roma, 15 dicembre 2005
Questa cosa non sta in cileo né in terra. I nostri militari non sono per fare la guerra a nessuno, quindi non c'entra niente questo discorso.Originariamente Scritto da Airbus A-380
Anche io credo che non ci sia nulla da rimproverare ai soldati, quello che abbiamo visto nel "video di nassirya" era semplicemente quello che c'era da aspettarsi, avremmo potuto vedere anche di peggio.
E' giusto anche ricordare che nelle "missioni di pace" si spara: missione di pace significa semplicemente andare a sparare sufficientemente per evitare che si spari ancora di più, ecco perchè le missioni di pace non esistono. Le missioni di "pace" si fanno con i medici e i diplomatici. Questi sono soldati mandati li per svolgere azioni di guerra. Che poi l'obiettivo finale sia il raggiungimento di una pace indefinita nel tempo, è caratteristica comune a TUTTE le guerre della storia: non si fa una guerra per fare la guerra, si fa una guerra per uscirne vincitori nella pace finale. Le previsioni dei belligeranti su dove, come e quando dovrebbe arrivare questa pace, certo non fanno venir meno il connotato bellico. Neppure un certo tipo di legalità internazionale, che avrebbe potuto legittimare questo intervento come diverso da guerra, sussiste. Legalità non ce n'è, legittimazione niente, solo armi, azioni di guerra quotidiane ed un intervento deciso unilateralmente da un paese che invade un altro. Non mi risulta che, nonostante oggi in iraq ci siano le condizioni per far svolgere delle elezioni, gli USA si siano mai sognati di proporre agli iracheni un REFERENDUM sul ritiro immediato delle truppe americane. Cosa gli manca per essere una guerra?
..Perchè i giudici invece di applicare la legge la interpretano
E sopratutto per keeppare la peace bisogna che la peace ci sia, altrimenti che cippa keeppy? E quando noi siamo andati in Iraq la peace col cavolo che c'era, ma il nanetto aveva fretta di prendere le pacche sulle spalle dalla scimmietta texana.Originariamente Scritto da kenshiroIT