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  1. #11
    Piu Stato e meno mercato
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    VARESE, non gettiamo alle ortiche, per inseguire il potere, la nostra Fede più antica e le ragioni più vere.
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    Citazione Originariamente Scritto da Alvise Nutti
    Esiste un brutto vizio diffuso, ovvero che, ogni qual volta si legge la parola "mercato", si alza una barriera psicologica.

    Tale vizio non è molto diverso da quello che alza tale barriera al comparire della parola "sociale".

    Il mercato e la libera iniziativa privata sono molto più antichi del capitalismo moderno. C'erano durante l'antichità e durante il medioevo, e molto prima della riforma prostestante.

    Lo stesso Weber, nel suo celebre saggio, si premura di chiarire che con "capitalismo" lui non intende il capitalismo in generale (quale quello medievale, quello antico, quello tradizionale...) bensì il capitalismo moderno, al quale era sottesa una certa etica del profitto fine a sé stesso come sommo valore morale, un determinato geist, sul quale egli disserta ampiamente.
    L’economia di mercato (capitalismo) è la forma esasperata del naturale principio della libertà d'impresa e della propensione dell’uomo alla proprietà privata.
    Credere di rendere sociale il capitalismo è come illudersi di far diventare vegetariano un leone.
    Una forma di economia sociale di mercato è stata realizzata in Italia durante il fascismo regime, ma come fase di transizione verso uno Stato Sociale Organico basato sulla socializzazione in un contesto corporativo il quale è stato molto teorizzato ma poco realizzato, se non durante gli ultimi mesi della Rsi.

  2. #12
    DESTRA O SINISTRA? OLTRE!
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    Citazione Originariamente Scritto da Giò91
    per "adottare" l'Economia Sociale di Mercato...se è quel "di mercato" che di dà fastidio, beh nn so che dirti
    L' economicismo è una forma mentale, e di certo non si riuscirà ad uscirne dichiarandosi in qualche misura favorevoli "al mercato", ma "decolonizzando l' immaginario": Latouche docet

  3. #13
    email non funzionante
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    In discussioni del genere si rischia di discutere di etichette ("economia di mercato", "economia sociale", "socialismo"...) senza affrontare i contenuti concreti.
    Sarebbe meglio affrontare direttamente, senza la mediazione di etichette ambigue, questioni come:
    - a chi spetta la proprietà e la gestione dei mezzi di produzione?
    - vanno posti limiti alla libertà di commercio (nazionale e internazionale)? quali?
    - le istituzioni pubbliche devono intervenire nell'ambito economico? come?
    - come deve essere organizzato il rapporto lavoratori/imprenditori?
    ...

  4. #14
    DESTRA O SINISTRA? OLTRE!
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    Citazione Originariamente Scritto da Franzele
    In discussioni del genere si rischia di discutere di etichette ("economia di mercato", "economia sociale", "socialismo"...) senza affrontare i contenuti concreti.
    Sarebbe meglio affrontare direttamente, senza la mediazione di etichette ambigue, questioni come:
    - a chi spetta la proprietà e la gestione dei mezzi di produzione?
    - vanno posti limiti alla libertà di commercio (nazionale e internazionale)? quali?
    - le istituzioni pubbliche devono intervenire nell'ambito economico? come?
    - come deve essere organizzato il rapporto lavoratori/imprenditori?
    ...
    Appunto. Su queste tematiche, il rischio di finire col discutere di aria fritta è dietro ogni angolo

  5. #15
    Alvise
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    Citazione Originariamente Scritto da Franzele
    In discussioni del genere si rischia di discutere di etichette ("economia di mercato", "economia sociale", "socialismo"...) senza affrontare i contenuti concreti.
    Bravissimo.

    Sarebbe meglio affrontare direttamente, senza la mediazione di etichette ambigue, questioni come:
    - a chi spetta la proprietà e la gestione dei mezzi di produzione?
    - vanno posti limiti alla libertà di commercio (nazionale e internazionale)? quali?
    - le istituzioni pubbliche devono intervenire nell'ambito economico? come?
    - come deve essere organizzato il rapporto lavoratori/imprenditori?
    ...
    Ed anche qui devo darti ragione, per quanto (forse) le risposte che io e te daremmo a queste domande sarebbero differenti.

  6. #16
    Piu Stato e meno mercato
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    VARESE, non gettiamo alle ortiche, per inseguire il potere, la nostra Fede più antica e le ragioni più vere.
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    Citazione Originariamente Scritto da Franzele
    In discussioni del genere si rischia di discutere di etichette ("economia di mercato", "economia sociale", "socialismo"...) senza affrontare i contenuti concreti.
    Sarebbe meglio affrontare direttamente, senza la mediazione di etichette ambigue, questioni come:
    - a chi spetta la proprietà e la gestione dei mezzi di produzione?
    - vanno posti limiti alla libertà di commercio (nazionale e internazionale)? quali?
    - le istituzioni pubbliche devono intervenire nell'ambito economico? come?
    - come deve essere organizzato il rapporto lavoratori/imprenditori?
    ...
    Ci provo.
    l’Azienda non è un fatto “privato” ma la cellula base dell’economia nazionale che, al pari della famiglia – altra cellula della società -lo Stato ha il dovere di tutelare, ma solo per il bene del suo popolo e non per salvare dalla bancarotta gli imprenditori incapaci
    L’imprenditore che opera in un’ottica sociale ha un motivo in più per lavorare bene: la consapevolezza che con la sua opera contribuisce a fare grande la sua Nazione e non solo il suo conto bancario.
    L’operaio in un contesto sociale non si limita a prestare la sua opera per lo stipendio ma anch’esso lo fa anche per il bene della “sua” Azienda e di conseguenza per la “sua” Patria.
    Ciò si realizza solo in un contesto di socializzazione e di economia sociale dove tutti i soggetti di un’Azienda (operai, impiegati e azionisti) siedono allo stesso tavolo e decidono insieme, nell’ambito delle rispettive competenze, condividendo gioie e dolori, sapendo però che lo Stato non li abbandona in caso di necessità.
    Se nel consiglio di amministrazione della Parmalat o della Cirio, solo per fare due esempi clamorosi, ci fossero stati non solo i dirigenti (collaboratori stipendiati dal “padrone”) ma anche i rappresentanti di tutte le categorie produttive dell’Azienda non sarebbero avvenuto quello che conosciamo.
    Se le nostre Aziende fossero socializzate non assumerebbero extracomunitari e non chiuderebbero in Italia per riaprire all’estero.
    In sintesi l’economia come mezzo di elevazione e di benessere sociale per l’intera nazione e non come esclusiva fonte di profitto per gli imprenditori e di puro sostentamento per gli operai.
    L’economia o è sociale o è di mercato. Decidiamoci.

  7. #17
    Alvise
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    Excalibur, quello che hai sopra esposto, nel concreto, si avvicina molto a ciò che accadeva nelle grandi aziende tedesche nei casi in cui venne applicata la "cogestione" (che peraltro presenta qualche non superficiale affinità con la socializzazione della RSI). E la cogestione è nata, ed è stata storicamente attuata, in un contesto di Economia Sociale di Mercato.

    Peraltro, in quello che hai sopra espresso, non c'è nulla (ma davvero nulla) che confligga con il concetto di "mercato".

    Sul modello tedesco, peraltro, sono stati sprecati fiumi di inchiostro nel ripetere espressioni come "alto grado di corporatività", "economia cooperativa", "impresa consociativa".

  8. #18
    Cuore Nero
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    Citazione Originariamente Scritto da EXCALIBUR
    Ci provo.
    l’Azienda non è un fatto “privato” ma la cellula base dell’economia nazionale che, al pari della famiglia – altra cellula della società -lo Stato ha il dovere di tutelare, ma solo per il bene del suo popolo e non per salvare dalla bancarotta gli imprenditori incapaci
    L’imprenditore che opera in un’ottica sociale ha un motivo in più per lavorare bene: la consapevolezza che con la sua opera contribuisce a fare grande la sua Nazione e non solo il suo conto bancario.
    L’operaio in un contesto sociale non si limita a prestare la sua opera per lo stipendio ma anch’esso lo fa anche per il bene della “sua” Azienda e di conseguenza per la “sua” Patria.
    Ciò si realizza solo in un contesto di socializzazione e di economia sociale dove tutti i soggetti di un’Azienda (operai, impiegati e azionisti) siedono allo stesso tavolo e decidono insieme, nell’ambito delle rispettive competenze, condividendo gioie e dolori, sapendo però che lo Stato non li abbandona in caso di necessità.
    Se nel consiglio di amministrazione della Parmalat o della Cirio, solo per fare due esempi clamorosi, ci fossero stati non solo i dirigenti (collaboratori stipendiati dal “padrone”) ma anche i rappresentanti di tutte le categorie produttive dell’Azienda non sarebbero avvenuto quello che conosciamo.
    Se le nostre Aziende fossero socializzate non assumerebbero extracomunitari e non chiuderebbero in Italia per riaprire all’estero.
    In sintesi l’economia come mezzo di elevazione e di benessere sociale per l’intera nazione e non come esclusiva fonte di profitto per gli imprenditori e di puro sostentamento per gli operai.
    L’economia o è sociale o è di mercato. Decidiamoci.

    condivido pienamente tutto quello che hai scritto ma non vedo tutte queste differenze con quanto esposto da Alvise se non sui termini da adottare.
    sarebbe molto proficuo per i partiti d'area portare queste tematiche in campagna elettorale dimostrando di poter essere una forza responsabile in grado anche di governare, anzichè politiche fatte di slogan.

  9. #19
    Alvise
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    Il punto è sempre capire cosa ci sarebbe di male nel "mercato" in quanto tale.

    Io quando parlo di "Economia Sociale di Mercato" più che a un modello teorico faccio riferimento ad un sistema concretamente e storicamente definito, che ritengo valga la pena di conoscere ed esaminare.

  10. #20
    Alvise
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da C@scio
    L' economicismo è una forma mentale, e di certo non si riuscirà ad uscirne dichiarandosi in qualche misura favorevoli "al mercato", ma "decolonizzando l' immaginario": Latouche docet
    La forma mentis dell'economicismo non attiene al grado di libertà economica, dacché "economiciste" sono state in pieno anche le società collettiviste del novecento.

 

 
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