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Risultati da 1 a 10 di 30
  1. #1
    MazingaZ
    Ospite

    Predefinito Chi difende gli ex islamici ?

    Chi difende gli ex islamici ?
    La prima indagine sul fenomeno dei musulmani convertiti al cristianesimo in Italia. Sono centinaia, molti si sentono abbandonati. Minacciati di morte e soli, chiedono aiuto ai cristiani e allo Stato, in nome dei diritti umani
    di Roberto Beretta, Avvenire.it del 10/11/2005

    Oggi che la conversione non è più tabù (anzi diventa talvolta status symbol...) fanno dunque ancor più indignare le «storie di musulmani convertiti» che i giornalisti Giorgio Paolucci e Camille Eid - ambedue ben noti ai lettori di Avvenire e proprio per la loro competenza sull'islam - si sono decisi a mettere in pubblico nel libro d'imminente uscita “I cristiani venuti dall'islam” (Piemme, pp. 216, euro 12,90). Infatti non ci sono soltanto gli italiani che passano al Corano e magari diventano leader con folto seguito di telecamere; esistono pure immigrati che nella Penisola compiono il cammino opposto, affascinati dal Vangelo, e chiedono il battesimo. Però costoro restano assai più nascosti, e non perché la loro vicenda faccia meno notizia (anzi...), né per ritrosia naturale: ma perché rischiano molto, spesso addirittura la vita. «L'islam ha solo una porta: quella d'ingresso», ripetono i testimoni; ed Eid e Paolucci riportano il caso recente di una ragazza pakistana che, scoperta dai genitori a Londra con un Vangelo in camera, è stata spedita in «vacanza» nel Paese d'origine e lì è misteriosamente «scivolata» in un fiume, affogando. Il martirio per i neo-cristiani provenienti dall'islam non è dunque una metafora e il libro lo documenta; o, se fortunatamente la conversione non approda a tali esiti estremi, essa rimane sempre un drastico cambio di vita, uno strappo spesso definitivo dalla patria e sovente anche dalla famiglia. L'algerino Antonio, per esempio, convertitosi ascoltando Radio Maria, racconta della fatica nel farsi riaccettare dalla madre e dai fratelli. Il turco Antuan (oggi novizio gesuita) ha sentito il padre minacciarlo di morte se avesse continuato nei suoi propositi, narra delle persecuzioni telefoniche ricevute quando si era rifugiato in Italia e ha dovuto affrontare una vera battaglia legale per farsi cambiare sui documenti l'indicazione della religione professata. Sara, giovane tunisina, non ha potuto confidare nemmeno alla madre il suo nuovo credo, così come la marocchina Fatima, e Amina - figlia di un egiziano fondamentalista e di un'italiana... C'è chi va a messa solo in chiese lontane dal quartiere in cui è conosciuto, chi si rifiuta di narrare la propria storia ai giornalisti e chi chiede un ferreo anonimato... Eppure - ecco il paradosso - come documenta in un impeccabile saggio introduttivo il gesuita Samir Khalil Samir (autorità indiscussa in islamologia), né il Corano né gli hadith (i «detti») del Profeta impongono una punizione per l'apostata, tanto meno la pena capitale. La convinzione che quanti «rinnegano la fede» musulmana meritino la morte deriva invece da due tardi hadith spesso sbandierati dai fondamentalisti, ma sulla cui derivazione da Maometto molti teologi islamici nutrono serissimi dubbi. Ciò non toglie, purtroppo, che nei documenti internazionali gli Stati islamici sottopongano sempre il riconoscimento dei diritti fondamentali alla sharia, cioè alla legge islamica; persino la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, ad esempio, nella sua traduzione araba modifica l'articolo 14 (sulla «libertà di cambiare religione») in «diritto di invitare ad entrare nell'islam» e la libertà di «pensare o credere ciò che si vuole» è limitata a «che ciò avvenga entro i limiti stabiliti in proposito dalla Legge islamica (art. 12)»... Non a caso, dunque, Paolucci ed Eid parlano di «tempi delle catacombe» per i convertiti dall'islam (tra l'altro, il loro libro tenta un primo arduo censimento in proposito e giunge a concludere che «è verosimile che attualmente in Italia vivano alcune centinaia di cristiani provenienti dall'islam e che il fenomeno sia destinato a crescere») e chiedono precisi interventi: alle comunità islamiche in Italia, perché denuncino «alle autorità competenti quanti vogliono ergersi a giustizieri privati in nome dell'islam» e prevengano «la formazione di un clima ostile nei confronti di chi decide di aderire a una diversa esperienza religiosa»; alle forze dell'ordine, «perché venga assicurata la tutela necessaria a quanti, dopo aver compiuto il fatidico passo, si sentono in pericolo»; ai cattolici italiani, perché aiutino i neoconvertiti «a sentirsi parte della comunità cristiana... La solitudine, alla quale in molti casi si accompagnano le accuse, le minacce e talvolta le violenze, è una delle insidie maggiori con la quale deve fare i conti chi si converte». «Noi ci sentiamo abbandonati - denuncia infatti Nora, maghrebina ex islamica -. Dopo la conversione non abbiamo nessuno che ci sostenga. Perché il cristiano che diventa musulmano può manifestare tranquillamente la propria fede, addirittura si fa della pubblicità senza rischiare nulla, mentre il musulmano che diventa cristiano vive nella paura ? Chiediamo aiuto alla Chiesa e all'Italia: proteggeteci! Difendeteci!». È un appello che dovrebbe riguardare tutti, cristiani e «laici». Avvenire.it del 10/11/2005
    ….
    Oggi che la conversione non è più tabù (anzi diventa talvolta status symbol...) fanno dunque ancor più indignare le «storie di musulmani convertiti» che i giornalisti Giorgio Paolucci e Camille Eid - ambedue ben noti ai lettori di Avvenire e proprio per la loro competenza sull'islam - si sono decisi a mettere in pubblico nel libro d'imminente uscita “I cristiani venuti dall'islam” (Piemme, pp. 216, euro 12,90). Infatti non ci sono soltanto gli italiani che passano al Corano e magari diventano leader con folto seguito di telecamere; esistono pure immigrati che nella Penisola compiono il cammino opposto, affascinati dal Vangelo, e chiedono il battesimo. Però costoro restano assai più nascosti, e non perché la loro vicenda faccia meno notizia (anzi...), né per ritrosia naturale: ma perché rischiano molto, spesso addirittura la vita. «L'islam ha solo una porta: quella d'ingresso», ripetono i testimoni; ed Eid e Paolucci riportano il caso recente di una ragazza pakistana che, scoperta dai genitori a Londra con un Vangelo in camera, è stata spedita in «vacanza» nel Paese d'origine e lì è misteriosamente «scivolata» in un fiume, affogando. Il martirio per i neo-cristiani provenienti dall'islam non è dunque una metafora e il libro lo documenta; o, se fortunatamente la conversione non approda a tali esiti estremi, essa rimane sempre un drastico cambio di vita, uno strappo spesso definitivo dalla patria e sovente anche dalla famiglia. L'algerino Antonio, per esempio, convertitosi ascoltando Radio Maria, racconta della fatica nel farsi riaccettare dalla madre e dai fratelli. Il turco Antuan (oggi novizio gesuita) ha sentito il padre minacciarlo di morte se avesse continuato nei suoi propositi, narra delle persecuzioni telefoniche ricevute quando si era rifugiato in Italia e ha dovuto affrontare una vera battaglia legale per farsi cambiare sui documenti l'indicazione della religione professata. Sara, giovane tunisina, non ha potuto confidare nemmeno alla madre il suo nuovo credo, così come la marocchina Fatima, e Amina - figlia di un egiziano fondamentalista e di un'italiana... C'è chi va a messa solo in chiese lontane dal quartiere in cui è conosciuto, chi si rifiuta di narrare la propria storia ai giornalisti e chi chiede un ferreo anonimato... Eppure - ecco il paradosso - come documenta in un impeccabile saggio introduttivo il gesuita Samir Khalil Samir (autorità indiscussa in islamologia), né il Corano né gli hadith (i «detti») del Profeta impongono una punizione per l'apostata, tanto meno la pena capitale. La convinzione che quanti «rinnegano la fede» musulmana meritino la morte deriva invece da due tardi hadith spesso sbandierati dai fondamentalisti, ma sulla cui derivazione da Maometto molti teologi islamici nutrono serissimi dubbi. Ciò non toglie, purtroppo, che nei documenti internazionali gli Stati islamici sottopongano sempre il riconoscimento dei diritti fondamentali alla sharia, cioè alla legge islamica; persino la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, ad esempio, nella sua traduzione araba modifica l'articolo 14 (sulla «libertà di cambiare religione») in «diritto di invitare ad entrare nell'islam» e la libertà di «pensare o credere ciò che si vuole» è limitata a «che ciò avvenga entro i limiti stabiliti in proposito dalla Legge islamica (art. 12)»... Non a caso, dunque, Paolucci ed Eid parlano di «tempi delle catacombe» per i convertiti dall'islam (tra l'altro, il loro libro tenta un primo arduo censimento in proposito e giunge a concludere che «è verosimile che attualmente in Italia vivano alcune centinaia di cristiani provenienti dall'islam e che il fenomeno sia destinato a crescere») e chiedono precisi interventi: alle comunità islamiche in Italia, perché denuncino «alle autorità competenti quanti vogliono ergersi a giustizieri privati in nome dell'islam» e prevengano «la formazione di un clima ostile nei confronti di chi decide di aderire a una diversa esperienza religiosa»; alle forze dell'ordine, «perché venga assicurata la tutela necessaria a quanti, dopo aver compiuto il fatidico passo, si sentono in pericolo»; ai cattolici italiani, perché aiutino i neoconvertiti «a sentirsi parte della comunità cristiana... La solitudine, alla quale in molti casi si accompagnano le accuse, le minacce e talvolta le violenze, è una delle insidie maggiori con la quale deve fare i conti chi si converte». «Noi ci sentiamo abbandonati - denuncia infatti Nora, maghrebina ex islamica -. Dopo la conversione non abbiamo nessuno che ci sostenga. Perché il cristiano che diventa musulmano può manifestare tranquillamente la propria fede, addirittura si fa della pubblicità senza rischiare nulla, mentre il musulmano che diventa cristiano vive nella paura ? Chiediamo aiuto alla Chiesa e all'Italia: proteggeteci! Difendeteci!». È un appello che dovrebbe riguardare tutti, cristiani e «laici».
    19/11/2005

  2. #2
    itloox
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da MazingaZ
    Chi difende gli ex islamici ?
    La prima indagine sul fenomeno dei musulmani convertiti al cristianesimo in Italia. Sono centinaia, molti si sentono abbandonati.
    .................................................. ...............
    e chi difende gli islamici come daki,assolto con formula piena da qualsiasi accusa ed espulso solo per razzismo antiislamico?

  3. #3
    Tremendo
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    Nessuno scende in piazza per difenderli e sostenere la laicità dello stato?.............strano, .....anzi, è normale, il nemico è la chiesa, i mussulmani sono i grandi alleati per combattere u.s.a, israele e la chiesa.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Tremendo
    Nessuno scende in piazza per difenderli e sostenere la laicità dello stato?.............strano, .....anzi, è normale, il nemico è la chiesa, i mussulmani sono i grandi alleati per combattere u.s.a, israele e la chiesa.
    Aspettano la mezza età poi si trasformano in belve aggressive come la Fallaci o Ferrara anche loro prima erano come i difensori della laicità

  5. #5
    Tremendo
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da itloox
    e chi difende gli islamici come daki,assolto con formula piena da qualsiasi accusa ed espulso solo per razzismo antiislamico?
    I sinistrati difendono soggetti come daki, se fosse stato bin laden o al zarkawi era lo stesso.

  6. #6
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    Questo articolo l'ho postato anch'io diverse settimane fa; rileggendolo non mi ero accorto dell'ultima frase; vi mette bene in evidenza cosa glie ne freghi alla sinistra mondialista degli immigrati; gli interessano solo se diventano come loro, in questo modo possono accaparrarsi un contenitore di diverse migliaia di voti in futuro, quando costoro avranno diritto al voto. Bè in effetti io l'ho sempre detto, alla sinistra in particolare gli è mai interessato della dignità umana, no mai e allora hai fatto bene mazingaz a ripostarlo

  7. #7
    Tremendo
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    Citazione Originariamente Scritto da tigermen
    Aspettano la mezza età poi si trasformano in belve aggressive come la Fallaci o Ferrara anche loro prima erano come i difensori della laicità
    la sinistra si indigna sempre senza coerenza,...sono tutti della 3 età?

  8. #8
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    E chi difende la laicità dello stato?
    ..Perchè i giudici invece di applicare la legge la interpretano

  9. #9
    Tremendo
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    Citazione Originariamente Scritto da tigermen
    Questo articolo l'ho postato anch'io diverse settimane fa; rileggendolo non mi ero accorto dell'ultima frase; vi mette bene in evidenza cosa glie ne freghi alla sinistra mondialista degli immigrati; gli interessano solo se diventano come loro, in questo modo possono accaparrarsi un contenitore di diverse migliaia di voti in futuro, quando costoro avranno diritto al voto. Bè in effetti io l'ho sempre detto, alla sinistra in particolare gli è mai interessato della dignità umana, no mai e allora hai fatto bene mazingaz a ripostarlo
    Straquoto.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Tremendo
    I sinistrati difendono soggetti come daki, se fosse stato bin laden o al zarkawi era lo stesso.
    daki non aveva prove a sufficenza per condannarlo!!se ne approfittato il governo per mostrare il suo succo razzista mussoliniano per espellere daki con una scusa che si poteva evitare. infatti ci e' voluto poco

 

 
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