AVV.PAOLO SCAGLIARINI
SEGRETARIO REGIONALE PUGLIESE DEL MOVIMENTO idea SOCIALE:


L'AGRICOLTURA ITALIANA NELLE MANI DEL WTO

Al di là delle pretese capacità manageriali vantate dai nostri ministri, è un dato di fatto che i poteri degli Stati esistenti nel mondo, fatta eccezione per unici più che rari casi di resistenza, sono passati progressivamente, a decorrere dal termine del secondo conflitto mondiale, e con ritmo più incalzante dalla caduta del muro di Berlino, nelle mani di organizzazioni internazionali che sfuggono al controllo ed alla partecipazione democratica. Tra questi riveste un ruolo di particolare eccellenza il WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Dal 13 dicembre, Hong Kong ospita 148 delegazioni di Paesi membri che, ancora una volta non riescono a trovarsi daccordo sul tema agricoltura. L'Italia, la cui agricoltura non è stata mai abbastanza considerata come possibile settore trainante l'economia nazionale e la cui sottostima ha da sempre raggiunto l'apice nel mezzogiorno, è rappresentata dal ministro del Commercio Estero Adolfo Urso, il quale, in una dichiarazione ha già riassunto quale sarà la nostra posizione: "è assolutamente necessario trovare un'intesa realistica, anche se minimalista". In quelle "realistica" e "minimalista" si sommano tutte le preoccupazioni dei coltivatori italiani che rischiano di dover entrare in concorrenza con chi lavora per una manciata di riso al giorno, senza assistenza sanitaria, senza contributi previdenziali, senza dignità, senza... , senza... , senza... , senza una storia di civiltà millenaria del lavoro alle spalle. Proprio i paesi privi di questa tradizione oggi bussano alle porte del WTO chiedendo che si applichi alla lettera il principio liberista del libero mercato e che quindi i Paesi con tradizioni di difesa del lavoro e dei lavoratori cessino di sostenere i propri agricoltori con sovvenzionamenti. Cinque milioni di indiani hanno sottoscritto una petizione con la quale non chiedono maggiori diritti, non chiedono maggiori previdenze, non chiedono migliori condizioni di lavoro, chiedono semplicemente un "commercio mondiale equo". Un milione di africani, in maniera molto più esplicita, chiede la fine dei sussidi dei Paesi ricchi alla produzione del cotone. I nodi sono dunque arrivati al pettine ed il sistema capitalista, che impera indisturbato sul globo, deve una risposta sia agli agricoltori italiani, sia agli agricoltori dei paesi in via di sviluppo. Cosa farà il Ministro Urso il cui partito, AN, ha sposato le teorie del libero mercato? e soprattutto cosa inventerà in campagna elettorale per i nostri agricoltori? La strada da intraprendere, ancora una volta, sembra essere un'altra per imboccare la quale sarà necessario fare qualche passo indietro. Oltre c'è il precipizio.