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    Predefinito Il ritorno delle saghe cristiane.

    ANALISI
    Da Tolkien a Lewis, torna il tempo delle grandi saghe cristiane: la costruzione fantastica ha un fortissimo senso religioso

    Il fantasy di Dio


    Nel ciclo di Narnia - il cui film esce mercoledì nelle sale italiane - il leone Aslan è modellato dalla figura di Cristo
    In libreria arriva intanto la serie «Gormenghast» di Mervyn Peake, da cui la Bbc trasse la fiction televisiva del millennio


    Di Alessandro Zaccuri



    Bene, adesso ci sono tutti. Il Signore degli anelli e la Regina bianca, usurpatrice della terra di Narnia. E Tito de' Lamenti, futuro conte di Gormenghast. Per la prima volta, insomma, il parterre nobiliare del fantasy anglosassone è presente al gran completo nelle librerie italiane. Il gran cerimoniere, neanche a dirlo, è l'infaticabile J.R.R. Tolkien, la cui opera omnia è riproposta da Bompiani in versioni sempre più accurate e sontuose, realizzate in collaborazione con la Società tolkieniana italiana. Tutto merito della trilogia cinematografica diretta da Peter Jackson, non c'è dubbio, tant'è vero che un analogo effetto kolossal è auspicato per un'altra grande narrazione fantastica nata tra Oxford e dintorni, Le cronache di Narnia di Clive Staples Lewis, dal cui romanzo inaugurale, Il leone, la strega e l'armadio, è tratto il film diretto da Andrew Adamson, in uscita mercoledì nei cinema italiani. Mondadori, che ha da tempo in catalogo il capolavoro di Lewis, lo offre tra l'altro in una robusta brossura arricchita da un saggio dell'autore rimasto finora inedito in Italia (pagine 1.156, euro 20,00). L'attenzione giustamente dedicata alla riscoperta del regno incantato di Narnia rischia tuttavia di oscurare quello che può essere considerato il vero evento dell'anno per quanto riguarda l'importazione del fantastico britannico nel nostro Paese. Adelphi porta infatti in libreria Gormenghast di Mervyn Peake (traduzione di Roberto Serrai, pagine 594, euro 24,00), secondo volume di una saga che la stessa casa editrice aveva iniziato a proporre nel lontano 1981 con la pubblicazione di Tito di Gormenghast. Ancora poco conosciuto dal pubblico nostrano, Peake è molto amato e apprezzato dai lettori di lingua inglese, per i quali l'eccentrico pittore-narratore sarebbe il solo possibile concorrente del torrenziale Tolkien. Senza dimenticare Lewis, certo, al cui singolare esperimento di apologetica fantastica è dedicato il documentatissimo Il mondo di Narnia di Andrea Monda e P aolo Gulisano (San Paolo, pagine 182, euro 14,00). Che le Cronache siano una riuscita trasposizione del messaggio evangelico in chiave narrativa è ormai fuori discussione. A confermarlo basterebbe la lettera, da poco divulgata, in cui lo stesso Lewis ammette che sì, il leone Aslan - il più suggestivo fra i personaggi che animano l'epopea - è modellato dalla figura di Cristo, il Messia prefigurato dalle Scritture come «leone di Giuda». Qualcosa del genere accade nel Signore degli anelli, che il cattolico Tolkien aveva inizialmente concepito come mera costruzione fantastica, salvo poi rinvenire nelle peripezie di Frodo e compagni un indiscutibile significato di ordine spirituale. Un'analogia che non stupisce, se si considera che Il Signore degli anelli e Le cronache di Narnia furono composti a ridosso della Seconda guerra mondiale da due scrittori legati da una profonda amicizia, appartenenti entrambi agli Inklings, il gruppo di intellettuali cristiani che aveva deciso di dare nuovo impulso all'immaginario religioso. Anche il ciclo di Gormenghast (un castello-contea al quale non sono estranee le inquietudini dell'universo concentrazionario) fu ideato da Peake negli anni del conflitto, ma in una prospettiva molto diversa da quella perseguita da Tolkien e Lewis. Figlio di una coppia di missionari protestanti, lo scrittore elaborò la grandiosa metafora di Gormenghast come atto di ribellione a ogni convenzione formalista, anche di tipo religioso. Nel romanzo appena pubblicato da Adelphi, in particolare, la critica si rivolge al sistema scolastico, al quale sarebbe demandata l'educazione del protagonista, l'adolescente Tito, e che rischia invece di provocarne la distruzione. Eppure, nonostante tutto, anche quella di Peake è letteratura spirituale: contraddittoria e drammatica, forse ancora più schiettamente novecentesca di quella vagheggiata dagli Inklings, ma meritevole di essere meglio conosciuta e discussa. Come dite? Ci vorrebbe un film per lanciare la Gormenghast-man ia? Beh, in Gran Bretagna l'hanno già fatto: quella ispirata alle opere di Peake fu la «fiction televisiva del millennio», varata dalla Bbc per salutare il XXI secolo. Chissà che, presto o tardi, non se ne accorga anche qualche tv italiana.


    Avvenire - 18 dicembre 2005

  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    La sottile magia di Narnia

    Intervista a Michael Coren, autore di un libro su C.S. Lewis

    TORONTO, domenica, 11 dicembre 2005 (ZENIT.org).- Il film “Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio” può offrire agli adulti un’opportunità di parlare della fede, ma non bisogna aspettarsi che i bambini colgano i temi cristiani contenuti nella pellicola.

    E’ ciò che afferma Michael Coren, autore, editorialista e giornalista televisivo, che recentemente ha scritto il libro “C.S. Lewis: The Man Who Created Narnia” (“C.S. Lewis: l’uomo che ha creato Narnia”), una biografia dell’autore dei libri da cui è tratto il film.

    La pellicola, la cui uscita in Italia è prevista per il 21 dicembre prossimo, è stata prodotta dalla Walt Disney con un budget di 180 milioni di dollari.

    La storia racconta le avventure di quattro fratelli – Lucy (Georgie Henley), Edmund (Skandar Keynes), Susan (Anna Popplewell) e Peter (William Moseley) – che durante la Seconda Guerra Mondiale scoprono il mondo di Narnia, al quale accedono attraverso un armadio magico mentre giocano a nascondino nella casa di campagna di un vecchio professore.

    A Narnia scopriranno un mondo incredibile abitato da animali che parlano, folletti, fauni, centauri e giganti che la Strega Bianca – Jadis (Tilda Swinton) – ha condannato all’inverno eterno. Con l’aiuto del leone Aslan, il nobile sovrano, i bambini lotteranno in una spettacolare battaglia per vincere il potere che la Strega Bianca esercita su Narnia e per riuscire a liberarlo dalla maledizione del freddo.

    In questa intervista concessa a ZENIT, Coren sostiene che la maggior parte degli adulti comprenderà la sottile allegoria cristiana di Lewis, che ha la virtù di instillare semi di fede nei bambini.

    Cosa devono sapere i cattolici su C.S. Lewis?

    Michael Coren: Dovrebbero sapere che non era cattolico, ma questo non significa che non avrebbe potuto diventarlo. G.K. Chesterton è diventato cattolico nel 1922 ma lo era già vent’anni prima. Lewis nacque a Belfast, nell’Irlanda del Nord, e crebbe quindi come anticattolico, come la maggior parte dei ragazzi protestanti del luogo. Aveva questo tipo di radici, ma il suo modo di vedere il mondo era molto cattolico: credeva nel Purgatorio, nei sacramenti, si confessava. È stato il miglior apologista cristiano della modernità ed era capace di comunicare il messaggio evangelico in modo accessibile.

    Secondo lei, è sfacciato l’uso che C.S. Lewis fa di Aslan come figura di Cristo nella serie di Narnia?

    Michael Coren: Lo è e non lo è. A differenza di molti scrittori cristiani moderni, Lewis era sottile e implicito. Quando ho letto il libro da piccolo sono rimasto colpito dalla sua grandezza, ma non mi sono reso conto del messaggio cristiano finché non sono diventato adulto. Diventa esplicito quando sei grande, ma non penso che si debba per forza spiegarlo ai bambini; dobbiamo lasciare che lo scoprano da sé. Non hanno bisogno di un commento in diretta. Lasciamoli leggere e immergersi nel testo anche se ancora non si rendono conto di ciò che stanno percependo.

    Quali sono i parallelismi più notevoli tra Gesù e il leone Aslan in “Il leone, la strega e l’armadio”?

    Michael Coren: Ci sono molti parallelismi in questo libro e negli altri sei della serie, ma i più ovvi sono questi: la rottura della lapide e la distruzione della legge antica; è inverno ma mai Natale e il Natale non arriva finché non arriva Aslan; Aslan muore per un peccatore, un bambino che rappresenta qualsiasi persona, e prende su di sé i suoi peccati; Aslan risorge e ricrea il mondo.

    Nella scena precedente al sacrificio di Aslan per il bambino Edmund, la Strega Bianca dice: “Perché ha peccato, è mio” e intende uccidere Edmund. E Aslan dice: “Ma io mi posso offrire al suo posto”. La strega accetta e lo uccide, ma poi Aslan risorge.

    Possiamo imparare da Lewis l’integrazione tra opere immaginarie popolari e valori cristiani? Pensa che gli scrittori moderni lo seguano?

    Michael Coren: J.K. Rowling dice che Lewis ha avuto una grande influenza su di lei, ma molta gente mette in discussione Harry Potter. Ho sentito molti scrittori dire che sono stati influenzati da Lewis e che cercano di imitarlo. Tutti quei libri sono pallide imitazioni. Egli era frutto del suo tempo e ha scritto in un momento storico concreto. Alcuni dei suoi personaggi non possono essere trasportati alla nostra epoca. Se qualcuno scrivesse oggi un libro con quei personaggi, i bambini non potrebbero relazionarsi con loro. Parliamo di un uomo morto nel 1963.

    Cosa significa l’uscita di un altro film cristiano prodotto a Hollywood dopo “La Passione” di Mel Gibson?

    Michael Coren: Non credo che “Il leone, la strega e l’armadio” sia un film cristiano; dobbiamo usare molta cautela nel definirlo in questo modo. Non credo che “La Passione” abbia portato alla produzione di questo film. Penso che lo abbia fatto, invece, “Il Signore degli Anelli”. La cosa più significativa è il fatto che non ci siano stati altri film biblici dopo “La Passione”. Avrebbero potuto fare un brutto film e avrebbe funzionato finanziariamente perché c’è fame di film su temi cristiani, ma Hollywood farebbe qualsiasi altra cosa prima di un film cristiano. E’ sorprendente che non ci sia stato nulla dopo “La Passione”.

    Quali sono le sue speranze e i suoi timori circa “Il leone”? Spera che porti frutti come testimonianza di Cristo e del messaggio evangelico?

    Michael Coren: Non ho potuto vedere scene tratte da “Il leone, la strega e l’armadio”. Qui in Canada il mondo cristiano non è organizzato come negli Stati Uniti. Quando uscirà, andrò con qualcuno alla proiezione di mezzanotte. Non ho timori circa il film. Ci saranno sempre dei cristiani che definiranno la loro fede in base a ciò che li offende e per i quali non ci sarà nessuno abbastanza puro. Ci sarà gente che dirà che questo o quello è sbagliato, e alcuni che penseranno che il film non avrebbe dovuto essere girato.

    Penso che la pellicola sarà un valido aiuto per parlare del cristianesimo. La gente leggerà Lewis, parlerà della fede e del film, e di altri aspetti positivi per lo stile. Ho letto il libro quando avevo sei o sette anni. Non sono cresciuto in una famiglia cristiana e non ho avuto un ambiente cristiano. Vent’anni dopo sono arrivato alla fede e sono convinto del fatto che i semi siano stati gettati da quel libro. Credo che la mia fede sia iniziata allora. Non aspettiamoci, però, che qualcuno che vedrà il film abbia un’esperienza evangelica, che esca dal cinema in ginocchio e dica “Salvami!”.

    Non dovremmo quindi pensare che cambierà qualcosa com’è avvenuto con “La Passione”?

    Michael Coren: Sono soltanto film. Lo Spirito Santo può usare un film, ma non ne ha bisogno.

    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

 

 

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