WASHINGTON - Per 4 anni ha negato a 116 mila dipendenti ed ex dipendenti l’
intervallo di colazione di mezz’ora previsto dalla legge, e ieri ne ha
pagato il prezzo: 172 milioni di dollari tra multa e risarcimento danni,
circa 1.500 dollari a testa, quasi tre volte tanto la somma richiesta dai
querelanti, un gradito regalo di Natale.
Li ha imposti alla Wal-Mart, la
massima catena di grandi magazzini al mondo e il massimo datore di lavoro
negli Stati Uniti, la giuria del Tribunale superiore della Contea di Almeda
in California. Un serio infortunio per la società, che aveva sostenuto di
avere adottato gradualmente l’intervallo di colazione, e che ha subito
annunciato il ricorso in appello. All’inizio del mese, i sindacati l’avevano
attaccata assieme ad altre controverse ditte in una campagna mediatica a
domanda e risposta: «Dove farebbe gli acquisti di Natale Gesù?». «Non alla
Wal-Mart!».
Al processo, la Wal-Mart ha protestato che la legge fu introdotta nel 2001,
che venne applicata in ritardo anche da altre compagnie, e che oggi viene
pienamente rispettata. Ma a nome dei 116 mila, l’avvocato Mike Christian ha
ribattuto che la società non li compensò mai con l’ora di straordinario
dovuta in cambio del mancato intervallo di colazione. Per la giuria, è stata
la prova determinante dello sfruttamento. La megamulta ha destato scalpore.
Secondo Harley Shaiken, docente di diritto del lavoro all’università di
Berkeley, «è un campanello d’allarme per tutte le società americane e un
precedente inquietante per la Wal-Mart, che l’anno scorso in Colorado aveva
evitato un processo simile indennizzando dipendenti e ex dipendenti con 50
milioni di dollari».
La Wal-Mart si è fatta la fama di «Scrooge», il super avaro della favola
natalizia di Charles Dickens, a causa dei suoi bassi salari, lunghi orari,
scarsi contributi alla assistenza, ripetuti scontri coi sindacati,
aggressività in tribunale. I suoi critici affermano che, a differenza di
«Scrooge», non si è ancora ravveduta, anzi mesi fa, in un documento
riservato, ipotizzò l’assunzione di giovanissimi e il licenziamento del
personale di mezza età per ridurre le spese mediche. Negli anni, la Wal-Mart
fu multata per l’impiego d’immigrati clandestini e per abusi sul lavoro.
Attualmente pendono sul suo capo fino a una quarantina di processi, da Los
Angeles a New York e da Miami a Seattle. Nel processo principale, che
potrebbe coinvolgere centinaia di migliaia di persone, il massimo del
genere, è accusata di pagare le donne meno degli uomini.
La campagna «Dove farebbe gli acquisti di Natale Gesù?» contro la Wal-Mart e
altre ditte è scaturita da una strana alleanza tra i sindacati, lo zoccolo
duro della sinistra politica, e i conservatori cristiani e gli evangelici,
la punta di lancia della destra. Per contrattaccare la Wal-Mart fu tra i
primi a soccorrere le vittime dell’uragano Katrina. Ma stando a Shaiken non
sarà sufficiente: «L’immagine non dipende tanto dalle iniziative esterne
quanto dalle riforme interne» ha dichiarato lo studioso. «Credo anche che le
convenga economicamente cercare di rispettare maggiormente i diritti dei
lavoratori e ricorrere di meno ai tribunali».
Ennio Caretto