Originariamente Scritto da
Peucezio
Non sono molto d'accordo.
Ho conosciuto gente convertita agli evangelici: si tratta in genere di persone di scarso livello culturale, scarsissime capacità critiche e a volte anche evidenti turbe o comunque una personalità un po' instabile. Si tratta cioè di gente influenzabile. Si diventa evangelici più o meno per lo stesso motivo per cui si diventa "testimoni di Giuda" o si entra in scientology o in qualche altra setta analoga. E tra l'altro questo di solito crea semmai forme di emarginazione sociale, più che di promozione, e spesso di autoemarginazione, cioè tali gruppi tendono ad essere chiusi verso il mondo esterno, dei profani non redenti dal verbo che questi ciarlatani gabellano per verità, e ad isolarsi dalla società normale, che, come è logico, li ricambia con la diffindenza e additandoli come persone strane, quali di solito essi sono.
La conversione all'Islam è una questione in parte diversa (ma non del tutto): avviene spesso per matrimonio, ma non solo. Avviene anche individualmente, perché l'Islam attira. E attira perché è una dottrina relativamente semplice che pare contrastare, con la sua etica rigida e il suo spirito esclusivista, col nichilismo della società d'oggi e soddisfa quegli spiriti per i quali la complessa dogmatica e ritualità cattolica risulta troppo sofisticata e lascia di fatto spazio a una troppo grande integrazione con la società contemporanea e i suoi valori.
Ciò che c'è dietro alla conversione all'Islam o alle stette evangeliche è un disagio analogo, che nasce da una società sfilacciata e con pochi punti di riferimento. Però mentre gli evangelici, come i "testimoni di Genova", si "convertono", diciamo meglio, cadono nella trappola, perché sono persone molto labili e cercano una realtà che ne annulli completamente la personalità, un occidentale che sceglie l'Islam è comunque una persona un po' più sana, che cerca una religione vera, con una sua storia e che in sé non ha fini di lucro. Si tratta cioè di una scelta a mio avviso sbagliata, ma che nel disordine della società nostra ha una sua logica o quantomeno una sua spiegazione che non si può ridurre a semplice plagio.