| Mercoledì 21 Dicembre 2005 - 136 | Giuseppe Fontana |

No. La parola può nascondere la verità, ma non per sempre. La parola può imporre la bugia manipolando la storia degli uomini, i quali se non sono liberi e non hanno alternative fonti storiche, l’accettano come unica verità o come verità comoda in quanto alienati e/o complici del sistema o la subiscono perché impotenti, non liberi o per codardia. Gli uomini liberi sono tali soltanto se possiedono una sana coscienza, cioè un imperativo categorico anarchico; dunque immuni da paralisi mentali provate dai fossati ideologici o pseudo tali, nei quali soccombe la propria libertà, onestà intellettuale e obiettività razionale, lasciando fermentare pericolosi fondamentalismi. E’ assurdo fanatismo politico a danno della propria e dell’altrui libertà e qualità esistenziale che non è mai aliena alla propria. Perché se si semina il male ovunque lo si fa è sempre un focolaio che si diffonderà e come un boomerang prima o poi presenterà in qualche modo il conto a chi pensava di esserne immune semplicemente perché seduto sullo scranno del potere o arreso alla protezione dei padroni; vile opportunismo.
Se si è persone libere, oneste e sane, si ha l’ineludibile obbligo di lottare con i mezzi possibili ogni ingiustizia e di sostenere idee e buoni propositi a prescindere dalla ideologia “razza” , sesso e luogo di origine da cui esse provengono.
La verità appartiene alla verità! E ad essa la Storia, che non è quella scritta e imposta come vulgata apodittica dai più potenti ai più impotenti. Nei paesi civili e democratici a differenza dei paesi dove vigono regimi totalitari nei quali la vulgata storica è un diktat della propaganda al potere e dogma per i “sudditi” è possibile esercitare una continua e doverosa revisione della Storia che normalmente è sempre perorata e accettata con umiltà e coscienza da tutti coloro che hanno a cuore la verità anche quando questa può rivelarsi scomoda, perché l’onestà intellettuale, la dignità umana e l’imperativo categorico anarchico, devono prevalere sempre sulle debolezze dell’uomo; la bugia è una debolezza o una cinica azione criminale. Chi impedisce di studiare e revisionare la Storia lo fa perché è fazioso, capzioso, colpevole, complice di demagogica propaganda e teme la verità. Nella civile e democratica Europa e in tutto l’Occidente (“Impero del bene”) si continua a perseguitare e a seppellire in prigione dopo diaboliche azioni diffamatorie e calunniatrici, studiosi, ricercatori, scienziati e professori perché colpevoli di sete di verità vera; quella che è possibile dimostrare soltanto attraverso la necessaria e libera ricerca euristica. Si può non condividere l’ideologia di questi studiosi, ma non si può tacere quando costoro vengono perseguitati, imprigionati e torturati solo perché sostengono delle tesi e opinioni con l’intenzione di dimostrare pacificamente ipotesi infondate e demonizzate a priori con inaudita protervia, degna dell’inquisizione torquemadea e messa all’indice. Questo avviene in Occidente esportatore di civiltà e democrazie (sic). Un vergognoso barbaro crimine. Questa è la verità.
Diceva un pensatore illuminista: “Io non condivido le tue idee, ma sono pronto a lottare affinché tu le possa esprimere”; io, in quanto anarchico, ho il privilegio della libertà nonostante le mura della mia prigione. E questa non mi consente di esimermi dal dovere di dare anche il mio sostegno a favore dei perseguitati: Ernest Zundel, Siegfrid Verbeke, Germar Rudolf, Georges Theil, David Irving, Robert Faurisson, Renè-Louis Berclac, Israel Shamir, Vincent Reynovard, Gunter Kogel, Pierre Marais e tutti gli altri nel mondo vittime della scellerata e mafiosa polizia del pensiero che urlano Giustizia e Libertà.
Il prigioniero di Stato


Giuseppe Fontana